Speciale buoni pasto: la posizione dell’Anseb

di Davide PASSONI

Inizia oggi uno speciale di Infoiva dedicato al mondo dei buoni pasto. Un mondo fatto di attori diversi, criticità e opportunità per chi si serve dei ticket. Con tanti lati nascosti. Sentiamo, per cominciare, la voce dell’associazione che rappresenta le imprese emettitrici di ticket, l’Anseb. Il presidente Franco Tumino fa il punto sul mercato, le cifre, la normativa fiscale e molto altro.

Com’è il mercato dei buoni pasto in Italia, oggi?
La situazione del mercato ha visto una tendenza alla crescita fino a 2-3 anni fa, con committenze pubbliche e private che aumentavano, un crescente ricorso degli aventi diritto a all’utilizzo di questa modalità per assicurarsi la pausa pranzo. Ora il mercato si è assestato e probabilmente i recenti provvedimenti del governo in materia di spending review nel settore pubblico, che pesa circa un terzo del totale sul mercato dei buoni pasto, ne determineranno una contrazione. La fetta di introiti derivante dal pubblico non sarà compensata dal privato.

Quali le cifre?
Secondo uno studio dell’Universita Bocconi per Sodexho e Ristoservice, il mercato è costituito da 2 milioni e 300mila dipendenti pubblici e privati che utilizzano i buoni pasto, per un giro d’affari di oltre 3 miliardi e 400 milioni e circa 125mila esercizi commerciali convenzionati, tra GDO, ristoranti, bar e alimentari.

Cifre statiche però, mi pare di capire…
Come detto, la tendenza da un paio d’anni è a non crescere, ma crediamo che il problema sia più datato a causa degli evidenti problemi che l’economia italiana ha da almeno 15 anni, primo dei quali la debolezza del mercato interno. I dati Ocse dimostrano che tra i Paesi sviluppati siamo in coda per reddito medio delle famiglie, una tendenza che è doveroso spezzare assumendo politiche anticicliche che stimolino la domanda interna, in partcolare proprio quella delle famiglie. L’effetto macroeconomico che deriva dal sostegno al sistema dei buoni pasto è di 1 a 1: se metto a disposizione delle famiglie risorse come i buoni pasto, questi vengono immessi nel circolo economico per il loro intero valore, generando consumi e ricchezza. Inoltre, visto che il sistema dei ticket è completamente tracciato, utilizzandoli il sommerso è quasi impossibile. Altro beneficio per l’economia del Paese.

Chi è l’utilizzatore tipo dei buoni pasto? Dipendente, professonista…
Principalmente un dipendente. Il ticket copre un’esigenza primaria di chi lavora, indipendentemente da dove lavora.

Perché un’azienda o un professionista dovrebbero scegliere di servirsi di un buono pasto? Quali i vantaggi?
Il professionista titolare di uno studio avrebbe vantaggi fiscali, dal momento che può detrarre come spese di produzione importi che comprendono anche i pasti. Chi è collaboratore o subordinato, con il ticket può alimentarsi in modo corretto. Penso che si dovrebbe studiare un’ipotesi per stimolarne l’uso dei ticket negli studi professionali, anche se vedo per gli emettitori qualche difficoltà a organizzarsi data la capillarità degli studi stessi in Italia.

Quota defiscalizzata: perché aumentarla?
Intanto chiediamo che sia aumentata ad almeno 8 euro. Prima del passaggio alla moneta unica, l’importo defiscalizzato e decontribuito era pari a 10mila lire, passato poi a 5,29 euro. La legge stabilì che i governi potevano – ma non erano obbligati a farlo – agganciare il valore del buono all’inflazione. Naturalmente la cosa non è stata mai fatta. Si tratta di una politica miope, perché deprime la capacità di spesa delle famiglie; aumentando il valore del ticket, si potrebbe innescare un circolo virtuoso lungo tutta la filiera. Sempre lo studio della Bocconi che ho citato prima ha calcolato l’aumento dei prezzi alimentari dall’epoca pre-euro ad oggi e, parametrando i 5,29 euro a questo aumento, il valore del ticket dovrebbe corrispondere proprio a 8 euro. Anche i 7 euro che la spending review ha fissato come valore facciale del buono pasto per i dipendenti pubblici non basta. Dovrebbe essere pari a 8 solo per mantenere il valore di un tempo e anche la detraibilità fiscale dovrebbe essere portata alla stessa cifra.

Fipe lamenta una tendenza alla ricerca del massimo ribasso da parte di enti e aziende che si vogliono servire di buoni pasto: qual è la posizione di Anseb?
Condivido la lamentela e mi sono sforzato sempre di spiegare che ci possono essere comportamenti da parte degli emettitori non associati Anseb che approfittano di una posizione di forza verso gli esercenti, ma che sono i committenti che possono portare storture nel mercato. Se bandiscono gare al massimo ribasso e le società emettitrici decidono comunque di partecipare pur di non perdere fatturato, è chiaro che si devono adattare alle richieste dell’asta. Va da sé che, puntando al ribasso, ne va della qualità o del prezzo.

Come vi muovete con Fipe?
Con Fipe cerchiamo di fare azioni comuni e ridurre la tendenza al prezzo aggressivo che produce i problemi a valle della filiera. Per esempio, Consip sta per bandire la gara per i buoni pasto edizione 6: spero che i miglioramenti consigliati dall’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici saranno accolti e che consentiranno che la gara sia bandita e aggidicata in maniera economicamente sostenibile per tutti gli attori. Si tratta di una gara che vale circa un quarto del mercato, è detto tutto…

Faccia uno “spot” per invitare i professionisti a usare i buoni pasto.
Consentono e chi ne ha diritto la massima libertà di scelta e consentono di uscire dallo studio o dall’azienda per prendere un po’ d’aria in pausa pranzo: una cosa che fa bene per socializzare e lavorare meglio al pomeriggio. Senza dimenticare, naturalmente, i vantaggi fiscali.

E’ necessario cambiare gli appalti per i buoni pasto

In merito ai recenti problemi sorti per quanto riguardo gli appalti per i buoni pasto, con liti in merito alla modalità da adottare tra i criteri del massimo ribasso e quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, l’Anseb si appella ancora una volta all’Autorità di vigilanza per porre rimedio al dubbio.

L’associazione emettitori buoni pasto aderente a Fipe-Confcommercio torna di nuovo sul tema in maniera chiara e forte: “Nella scelta tra il criterio del massimo ribasso e quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, la scelta deve cadere sul secondo e deve dare una reale importanza del progetto di servizio rispetto al prezzo“.

“L’offerta economicamente più vantaggiosa – afferma Franco Tumino, presidente Anseb – richiede all’impresa uno studio ed un progetto di servizio approfondito. Questo spingerà le imprese a investire in figure professionali (giovani e dotate di livelli di istruzione superiore) e sulle innovazione del processo e del prodotto. È soprattutto così che si può determinare una svolta per l’Italia: una scelta che sarebbe fondamentale per uscire dalla crescita stagnante e dalla produttività deludente del nostro Paese, visto che nei servizi si fa il 70% del Pil e dell’occupazione e che gli appalti di servizi sono la quota maggiore degli appalti pubblici”.

“Bisogna rafforzare la raccomandazione alle stazioni appaltanti – conclude Tumino – perché usino il criterio dell’offerta economica più vantaggiosa, richiamandole all’obbligo di motivare dettagliatamente ed in modo controllabile pubblicamente le decisioni di ricorrere invece a gare al massimo ribasso, anche in considerazione della delicatezza del settore caratterizzato da un’elevata manodopera (in riferimento soprattutto al lavoro presente negli esercizi pubblici affiliati) e importante per la qualità dell’alimentazione e per la salute dei lavoratori”.

Gare d’appalto buoni pasto, i sindacati contro il massimo ribasso

Franco Tumino, presidente Anseb, l’Associazione emettitori buoni pasto aderente a Fipe-Confcommercio, in relazione alla denuncia da parte dei sindacati dell’Università di Bari ha commentato: “Era ora che anche i sindacalisti si ribellassero contro le gare al massimo ribasso per l’aggiudicazione dei buoni pasto. Adesso però devono fare i nomi degli emettitori che operano in maniera scriteriata sul mercato. Anseb non può accettare che in un simile contesto non si facciano i distinguo“.

A seguito della gara Consip (società per azioni del Ministero dell’Economia che gestisce gli acquisti per conto dello Stato), l’ateneo pugliese ha assegnato alla Repas Lunch (non associata Anseb) l’emissione dei buoni pasto con uno sconto del 17,63% su un valore di spesa complessivo di 123 milioni di euro. Le percentuali richieste schizzano a cifre molto elevate infatti alla commissione dell’1,75% richiesta all’esercente va aggiunto un ulteriore 8,25% sostanzialmente richiesto agli esercizi in fase di convenzione che fa schizzare il valore reale della stessa commissione al 10%.

Tumino prosegue ricordando che in questo modo i baristi percepiscono molto meno di quanto sembra e “A Bari è successo quello che sosteniamo da sempre: le gare con ribassi insostenibili ledono i diritti dei lavoratori. Capisco che Consip sia stataa suo tempo vincolata dalla pronuncia della Autorità di vigilanza sui contratti pubblici ad accettare giustificazioni sostanzialmente fantasiose dei ribassi offerti, ma questo non ci limita nel sostenere la richiesta dei sindacati a voler procedere ad una nuova gara. Crediamo che vada verificato se esistono le condizioni per rescindere il contratto per violazione degli impegni contrattualmente assunti“.