Agricoltura, come accedere al fondo Agricat per danni meteo

Ismea, Istituto di servizi per il mercato Agricolo e alimentare ha pubblicato il 22 maggio un avviso per le imprese agricoleo che intendono accedere al Fondo Agricat per il risarcimento danni catastrofali alle produzioni vegetali causati da alluvione, gelo o siccità.

Catastrofi ambientali con danni all’agricoltura? Accedi al fondo Agricat

In Italia il clima rende sempre più difficile gestire delle aziende agricole che riescano a produrre utili, questo a causa delle avverse condizioni meteorologiche che nei vari anni colpiscono zone diverse, quest’anno, ad esempio è toccato all’Emilia Romagna dover fare i conti con ingenti perdite economiche legate a produzioni tipiche della zona, come le pesche, causate dall’alluvione. Per sostenere gli agricoltori è possibile stipulare polizze assicurative specifiche oppure accedere a fondi pubblici, tra questi vi è il fondo Agricat.

AgriCat è il Fondo Mutualistico Nazionale per la copertura dei danni catastrofali meteoclimatici alle produzioni agricole ed è stato istituito con la Legge n. 234 ( comma 216) del 30 dicembre 2021. Si tratta di uno strumento inserito all’interno del pacchetto PAC 2023-2027 ed è finalizzato a risarcire i danni alle aziende che hanno subito danni alle produzioni agricole a causa di eventi meteorologici, ad esempio un’alluvione o grandine.

Come funziona il fondo Agricat per risarcimento danni in agricoltura

Per presentare istanza è necessario accedere al sito www.fondoagricat.it si tratta di una procedura guidata di semplice utilizzo. Accesso avviene previa registrazione al Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN) e utilizzando le stesse credenziali usate per la registrazione al Sian. La domanda può essere presentata direttamente dall’agricoltore o attraverso un Centro Assistenza Agricola.

Ricordiamo che è necessario comunque autenticarsi con l’identità digitale ( Spid, Cie o Cns).

Deve essere sottolineato che si tratta di un fondo mutualistico e di conseguenza possono ottenere il risarcimento danni per eventi catastrofali come alluvione, gelo o brina, siccità solo gli agricoltori che abbiano aderito al fondo stesso.

Per il 2023 lo stanziamento previsto è di 350 milioni di euro. Di questo il 70% è rappresentato dal fondo Feasr ( Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale) il restante 30% è invece rappresentato dal prelievo del 3% sull’importo dei pagamenti diretti.

Per poter accedere al beneficio è necessario che le aziende agricole partecipanti al Fondo presentino una denuncia di sinistro.

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Grande freddo: spesa bollente

di Alessia CASIRAGHI

Le temperature scendono, i prezzi lievitano. E’ l’equazione modello che ha visto in questi ultimi giorni gonfiarsi prezzi di metano, gas e prodotti alimentari a causa delle nevicate oltre ogni aspettativa e delle temperature artiche che hanno congelato tutto lo stivale, da Nord a Sud.

La Cia-Confederazione italiana agricoltori ha stimato un aumento dei prezzi per i prodotti freschi, ovvero frutta, verdura, carni e pesci, di circa il 10% rispetto all’inizio di gennaio.

Effetto ‘accaparramento‘, gelate nei campi, difficoltà di distribuzione delle merci per via dei rallentamenti e dei blocchi sulle principali arterie della viabilità della penisola, senza dimenticare i fenomeni speculativi sui prezzi, hanno già portato, secondo Cia-Confederazione ad un esborso di 50 euro in più a famiglia sul bilancio mensile.

Si passa cioè da 467 euro, spesa media al mese per nucleo familiare, a 517 euro per famiglia. La corsa dei prezzi del carrello della spesa sembra inarrestabile, considerate anche le non rosee previsioni per i prossimi giorni.

Cia-Confederazione osserva infatti che la stima dei danni arrecati dal maltempo all’agricoltura è destinata a crescere ancora. Un costo per il settore primario pari a 250 milioni di euro, che potrebbero lievitare a 500 milioni se si considera l’intera filiera dell’agroalimentare italiano, dal campo ai trasporti al dettaglio. A ciò va aggiunto lo stop forzato di più di 50 mila aziende agricole, per la poca o assente disponibilità di luce e gas.

“Il 30% dei raccolti in campo aperto (cavoli, radicchio, carciofi, indivia e cicoria) è andato perso, completamente ‘bruciato’ dal gelo – sottolinea Cia- Confederazione. – Ben il 5% delle piante, tra alberi da frutta, olivi e viti, è stato distrutto, e sono già morti per il freddo eccessivo 10 mila animali, tra mucche, pecore, cavalli, maiali e polli”. Viene da chiedersi come facevano i nostri nonni, che alle temperature polari erano di certo avvezzi.

Maltempo: agricoltura danneggiata per 500 mln

Mentre l’ondata di gelo polare sta avviandosi alla fine, l’agricoltura fa il suo doloroso elenco dei danni, che hanno già superato i 500 milioni di euro. Ma bisogna fare anche altri conti: quelli sui rincari, che da qualche giorno stanno facendo impazzire i prezzi di frutta e verdura sui banchi dei mercati e sugli scaffali della grande distribuzione.

“E’ il copione di un film già visto troppe volte – dicono al Centro Studi di Confagricoltura -. Il gelo ha colpito alcune produzioni come indivia, radicchio e cavolfiori, con una conseguente diminuzione dell’offerta. Ma i rincari al consumo non riguardano che minimamente gli incassi delle aziende agricole”. In altre parole, i prezzi di frutta e verdura, nei casi in cui sono aumentati per i consumatori, hanno determinato per gli agricoltori variazioni in positivo assolutamente marginali e solo per i prodotti colpiti da forti cali produttivi, mentre per la frutta le variazioni sono praticamente nulle. Il Centro Studi di Confagricoltura ha preso a riferimento i prezzi all’origine Ismea di alcuni ortofrutticoli dell’ultima settimana disponibile (5° settimana del 2012 che va dal 29 gennaio al 5 febbraio) e li ha confrontati con quelli della settimana precedente e della corrispondente settimana 2011. Ecco i risultati.

Per gli ortaggi, i maggiori rincari riguardano i prodotti più colpiti dal gelo (radicchio, indivia e cavolfiori). Per questi prodotti i rincari su base settimanale sono anche “a doppia cifra” (+22,4% per il radicchio, +13-14% per l’indivia e cavolfiori, +12% per finocchi e peperoni etc.) ma:

o   si tratta di rincari che in assoluto sono nell’ordine di qualche centesimo per chilogrammo! Stiamo parlando di 10-12 centesimi in più per un kg di radicchio o di peperoni, addirittura solo 2-4 centesimi in più a chilo per indivia, finocchi, lattuga e cavolfiori. Certo un aggravio che non può pesare più di tanto sul carrello della spesa dei consumatori. Evidentemente i rincari sono frutto di altri fattori e non certo dell’aumento dei prezzi all’origine.

o   Per alcuni prodotti orticoli le quotazioni all’origine sono ferme (pomodori in serra e ciliegini) e per altri, come le tanto “chiacchierate” zucchine, addirittura si registra un calo delle quotazioni all’origine, che sono arrivate a meno di un euro a kg con una riduzione di 14 centesimi per chilogrammo, quotazione pari al 12,5% in meno rispetto alla settimana precedente e leggermente inferiore a quella della stessa settimana dello scorso anno.

Non solo le zucchine ma anche altri prodotti oggi costano all’origine meno (anche considerevolmente in percentuale) di quanto accadeva un anno fa. L’indivia -6%; i finocchi -9% ed i peperoni -22%. Per ciliegini e patate comuni il calo è addirittura del 30 per cento. Per le cipolle le quotazioni sono inferiori di oltre il 47% rispetto al 2011.

·Per quanto riguarda la frutta, i prezzi sono praticamente fermi rispetto alla settimana precedente (e la cosa si giustifica anche considerando che a parte gli agrumi la fase di raccolta è già da tempo conclusa) e tutti in calo, anche fortemente (ad es. actinidia: -12,8%; mandarini: -17,4% e pere: -43,3%), rispetto alle quotazioni all’origine dello scorso anno.

“In conclusione – sottolinea l’analisi di Confagricoltura – se ci sono particolari rincari al consumo degli ortofrutticoli questi non dipendono dai produttori agricoli, che invece confermano, evitando eccessivi aumenti dei prezzi all’origine, il ruolo antinflattivo del settore a vantaggio dei consumatori. Questo anche se il reddito degli agricoltori è pregiudicato sia dalle minori entrate (influenzate dal calo di produzione dovuto al gelo) sia dai maggiori costi (collegati ai rincari energetici)”.

Fonte: agenparl.it