Welfare Index Pmi

Sono sempre di più le imprese che danno un’importanza rilevante al welfare aziendale. Non stupisce quindi il fatto che Generali Italia, con la partecipazione di Confagricoltura e di Confindustria, abbia promosso il Welfare Index Pmi, il primo indice di valutazione del livello del benessere aziendale nelle piccole e medie imprese italiane.

Nel progetto sono state coinvolte 2.140 le piccole e medie imprese, suddivise tra industria, agricoltura e terziario, grazie alle quali è stato costruito l’indice. Di fatto, uno strumento con il quale, ogni anno, le imprese potranno avere accesso a un servizio gratuito con il quale misurare le proprie iniziative nei confronti dei dipendenti e confrontarle con quelle più avanzate del loro settore di appartenenza.

Al momento c’è il massimo riserbo su quali sono le migliori e più interessanti case history uscite dall’indice: lo si saprà solo l’8 marzo prossimo quando, a Roma sarà presentato il Report 2016 e saranno appunto premiate le case history di successo.

Il commento di Philippe Donnet, country manager e amministratore delegato di Generali Italia: “Con il Welfare Index Pmi vogliamo stimolare un cambio culturale nelle piccole e medie imprese, con l’obiettivo di valorizzare la centralità del welfare nella vita quotidiana delle aziende, dei lavoratori e delle loro famiglie. Per un’impresa il welfare aziendale può essere un fattore distintivo sul mercato, segno di relazioni industriali evolute, e può favorirne la crescita“.

Generali cede le quote di Telecom Italia

Il sodalizio tra Generali e Telecom Italia si è sciolto: la società di assicurazioni, infatti, ha ceduto la sua quota del 4,3% che deteneva sul capitale della compagnia telefonica ammiraglia, percentuale che ha un valore ci circa 690 milioni di euro.
Benché tale operazione sia avvenuta ormai qualche settimana fa, la notizia è stata ufficializzata solo in questi giorni.

La decisione della compagnia del Leone è una conseguenza dello scioglimento di Telco, il veicolo finanziario costituito nel 2007 per rilevare il controllo della compagnia telefonica.
Dopo questa operazione Generali, Intesa SanPaolo, Mediobanca e Telefonica si sono viste assegnare direttamente quote della compagnia telefonica, avendo così la facoltà di disfarsene.

Ma questa uscita di Generali dal mondo delle telecomunicazioni segue la politica di Mario Greco, group ceo della società triestina, il quale ha infatti dichiarato: “Già nel 2013 ho detto che non avevamo partecipazioni strategiche e che avremmo disposto nelle maniere più opportune di tutte le vecchie partecipazioni strategiche e questo rimane vero. Siamo una società di assicurazioni e facciamo assicurazioni“.

A queste parole ha fatto eco anche il cfo Alberto Minali, che ha anche smentito voci relative a una vendita a termine della partecipazione: “Abbiamo fatto una protezione sul valore della quota di Telecom Italia, per cui ci siamo protetti da eventuali discese del valore. Non è una vendita“.

Vera MORETTI

Gli stranieri tornano ad investire nel Made in Italy

Il Made in Italy sta ricominciando ad essere appetibile agli investitori internazionali.
Dopo un periodo nero, con gli investimenti ridotti all’osso, che aveva determinato, tra il 2007 e il 2013, un crollo del 58%, il 2014 ha finalmente registrato una ripresa, con un’impennata di acquisizioni di imprese italiane per un controvalore di 20 miliardi di euro.

Questi dati sono stati resi noti dal rapporto Italia Multinazionale dell’agenzia Ice, in cui, comunque, si evidenzia ancora un gap da recuperare con gli altri paesi europei.
Se, infatti, il rapporto tra investimenti esteri e Pil del nostro Paese è di circa il 20%, meno della metà rispetto alla media Ue, che è assestata al 49%.

Ma secondo Riccardo Monti, il presidente dell’Ice, questi segnali di ripresa rappresentano una rinnovata fiducia nei confronti dell’Italia.

Le premesse ci sono, e sembrano molto chiare: il 2015 è iniziato con l’acquisizione di Pirelli da parte di ChemChina, una maxi opa da 7,5 miliardi di euro, e quella del progetto urbanistico di Milano Porta Nuova, 2 miliardi di valore ora in mano al fondo del Qatar.

Ma, se questi sono investitori orientali, la maggior parte di coloro che sono interessati al Made in Italy provengono da Nord America ed Europa, circa l’85% del totale.
Ma potrebbe trattarsi di una percentuale destinata a scendere, in favore proprio dei Paesi emergenti, come Cina, India, Russia e altri Paesi asiatici, i cui investimenti sono cresciuti del 255% dal 2000 a oggi, contro il +17,5% di Usa e Ue.

Lo stesso trend si nota negli investimenti in Borsa: in 20 società nazionali quotate, è presente almeno un investitore rilevante, con più del 20% delle azioni, che arriva da Paesi Arabi, Cina e Russia.

Altri esempi illustri sono Dainese, lo storico brand di abbigliamento per motociclismo ceduto al fondo d’investimento del Bahrain Investcorp, e la casa di moda vicentina Pal Zileri venduta al fondo del Qatar Mayhoola for Investment.

A farla da padrone, comunque, rimane il settore della manifattura, che è interessato da un terzo degli investimenti. Alcuni pezzi importanti dell’industria tricolore sono, infatti, finiti in mani esperi, come la società di compressori per elettrodomestici Acc di Belluno, passata sotto il controllo dei cinesi di Wanbao Group; Mangiarotti SpA, produttore di componenti per l’industria nucleare, petrolio e gas con sede a Pannellia di Sedegliano (Udine) e stabilimento a Monfalcone, finita nel perimetro degli americani di Westinghouse.

L’interesse degli investitori, inoltre, è sempre più pressante nei confronti di Generali, dove Blackrock, colosso americano del risparmio gestito, ha in mano il 2,61% del capitale, e People Bank of China possiede il 2,2%.

C’è da dire, a onor del vero, che le imprese italiane non fanno esclusivamente la parte delle prede, poiché il saldo entrate-uscite è ancora favorevole al Made in Italy. Sono 11.325 le imprese italiane con partecipazioni all’estero per 1,537 milioni i dipendenti e un fatturato di 565,3 miliardi di euro.
Nel 2013 i maggiori gruppi manifatturieri italiani con organizzazione multinazionale hanno prodotto il 67% dei loro beni all’estero e solo il 9% del fatturato è realizzato in Italia contro il 91% all’estero.

Vera MORETTI

Un altro cambio al vertice per Generali

Un’altra scossa per Assicurazioni Generali, che, dopo l’abbandono di Giovanni Perissinotto e Raffaele Agrusti, vede andar via anche Sergio Balbinot, storico manager della compagnia di Piazza Duca degli Abruzzi.

Con l’arrivo a Trieste di Mario Greco, Balbinot era stato messo in ombra e, per questo motivo, ha deciso di accettare l’offerta della concorrente Allianz, dove lavorerà come responsabile del business nei Paesi dell’area Western and Southern Europe, fra cui proprio l’Italia e la Francia, due dei mercati dove la compagnia del Leone l’ha sempre fatta da padrone.

E così, ecco la decisione di traslocare da Trieste a Monaco di Baviera, resa ancora più dolce ed accattivante da una proposta economica di quelle impossibili da rifiutare.

Dall’1 gennaio, dunque, Balbinot entrerà nel Cda di Allianz. Inoltre, la compagnia di assicurazione ha anche ufficializzato l’assegnazione del nuovo incarico al manager italiano assieme alle altre nomine che vedono Oliver Baete diventare il nuovo Ceo (dal 7 maggio 2015).

Ciò significa che è stata accettata la richiesta dell’attuale amministratore delegato di Allianz, ovvero Michael Diekmann, e di Clement Booth di non estendere i rispettivi mandati nel Board oltre il limite di età di 60 anni.
Michael Diekmann rimarrà comunque chairman del board of management di Allianz fino all’assemblea generale degli azionisti del 6 maggio 2015, mentre il mandato nel board di Clement Booth si concluderà il 31 dicembre 2014.

Vera MORETTI

Raggiunto l’accordo con Telefonica: Telecom è spagnola

Già si sapeva, ma ora la notizia è stata confermata: è stato raggiunto l’accordo tra Telefonica e Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo per salire dal 46 al 66% di Telco, la società che controlla il 22,4% di Telecom Italia e nomina la maggioranza del consiglio di amministrazione.

Questo significa che il principale gruppo italiani di telecomunicazioni è ora in mani spagnole, poiché è la Spagna a possederne la maggioranza.
L’accordo prevede che in una prima fase Telefonica acquisti a 1,09 euro per azione parte delle quote Telco per salire dal 46 al 66%, con un’opzione per incrementare in tempi brevi la partecipazione al 70%.

L’intesa tra Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo e Telefonica prevede la possibilità di una scissione di Telco a partire da giugno 2014.
I soci Telco “mantengono la possibilità di vedersi attribuire le azioni di Telecom Italia, uscendo così dal patto parasociale, attraverso la scissione di Telco, che potrà essere richiesta durante una prima finestra tra il 15 ed il 30 giugno 2014 ed una seconda finestra tra il 1 ed 15 febbraio 2015”.

Inizialmente Telefonica sottoscriverà un aumento di capitale per 323 milioni di euro per salire fino al 66% di Telco, poi successivamente realizzerà un secondo aumento di capitale da 117 milioni, dopo il via libera dell’Antitrust in Brasile e Argentina, in modo da arrivare al 70% della holding.
In attesa delle autorizzazioni delle Autorità Antitrust dei vari Paesi, Telefonica manterrà i diritti di voto al 46% esprimendo, come ora, il 50% dei membri del CdA della quota di Telco.

Questo importante passaggio non dovrebbe influire sul piano occupazionale, come ha anche confermato Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom: “Non sono intenzionato a licenziare proprio nessuno. Serve un modello sostenibile nel lungo termine, che favorisca gli investimenti e quindi regole stabili pro-competitive e pro-investimenti”.

Vera MORETTI

Generali vola in Russia

Tutto è pronto per l’ingresso di Generali nel mercato assicurativo russo.
La compagnia del Leone, infatti, sta per entrare nel Consiglio di amministrazione di Ingosstrakh, ovvero una delle principali compagnie di assicurazione della Russia, per il 38,5% di proprietà della società di Trieste.

E’ trapelato che, a seguito di questa acquisizione, Generali si riserverà la possibilità di nominare tre dei nove consiglieri di Ingosstrakh, e, secondo le indiscrezioni, ciò avverrà durante l’assemblea straordinaria prevista per il prossimo 1 ottobre.

Si tratta senz’altro di una buona notizia, anche se la strada si preannuncia in salita: i conti relativi all’ultimo trimestre presentati dalla compagnia russa non sono per niente incoraggianti, poiché l’utile netto, a causa di un incremento del 60% dei pagamenti per sinistri nel settore Rc Auto, è sceso del 64% su base annua attestandosi a quota 20 milioni di euro.

Vera MORETTI

E’ nata Generali Italia

Se prima erano indiscrezioni, ora è una certezza.

Nella sede di Ina Assitalia è stata costituita Generali Italia, ovvero la Direzione per l’Italia di Assicurazioni Generali, che sotto la sua ala avrà tutte le partecipazioni italiane del gruppo, come AlleanzaToro, Fata, Genertel, Genertellife, Banca Generali, Generali Properties e Genagricola.

La sede di Generali Italia è a Mogliano Veneto, suo presidente è stato nominato Sergio Balbinot, vicepresidente è Alberto Minali mentre Raffaele Agrusti è l’amministratore delegato.
Gli altri membri del cda sono: Antonio Cangeri, Giovanni Liverani, Monica Alessandra Possa e Paolo Vagnone. Il consiglio scadrà con l’approvazione del bilancio 2013.

Dopo questa prima fase l’integrazione proseguirà con l’incorporazione nella società, entro fine anno, delle attività assicurative dei marchi Toro, Lloyd Italico ed Augusta.
Generali Italia gestirà, al termine del percorso di integrazione, un perimetro di oltre 13 miliardi di euro di premi e 100 miliardi di attivi per conto di 10 milioni di clienti, attraverso l’impiego di circa 9mila dipendenti e una rete vendita di circa 3mila agenti e migliaia di produttori.

Vera MORETTI

Banca Generali verso la cessione

Le casse di Generali hanno bisogno di liquidità e, a quanto pare, il mirino punta su Banca Generali, che potrebbe portare alla compagnia del Leone ben 4 miliardi di euro.

Se la notizia fosse vera, Bancae Generali sarebbe entrata nella lista degli asset giudicati no core dal management della compagnia, e quindi veleggerebbe verso una prossima cessione.

Per ora, da Trieste arrivano solo secche smentite, anche se Mario Greco, amministratore delegato delle Generali, avrebbe comunque preso in considerazione la possibilità di rinunciare al controllo di Banca Generali ritenendo l’asset non strategico.

Per ora, comunque, nessuna decisione è stata presa, ma sono state avviate indagini di mercato e contatti esplorativi con alcune banche d’affari per capire l’interesse potenziale di investitori finanziari e fondi di private equity.

Dopo il collocamento lampo del 12,5% di Banca Generali, il gruppo triestino ha un lock up fino a ottobre. Ciò sembra sufficiente per mettere le basi per una operazione che potenzialmente potrebbe garantire alle Generali una plusvalenza importante.

d.S.

Oggi assemblea di Generali a Trieste

I soci e i vertici di Generali sono oggi a Trieste per un’assemblea che si preannuncia molto importante, se non epocale.
I soci infatti dovranno rinnovare per tre anni un cda che sarà costituito da 11 poltrone, delle quali 4 riservati alle donne, e non più da 19 componenti, come in passato, oltre al nuovo ad Mario Greco.

Tante le novità, dunque, e tra queste la conquista, da parte della compagnia, della piena autonomia, visto che era dal dopoguerra che Mediobanca aveva cominciato ad esercitare il suo protettorato.
A proposito di Mediobanca, grande assente sarà Alberto Nagel, ora a Mediobanca, che dopo tre lustri non parteciperà all’incontro, a causa delle nuove norme sulle doppie poltrone.

Anche Greco è stato scelto da Mediobanca, ma, a differenza dei suoi predecessori, è un manager che arriva dall’esterno e non ha debiti di riconoscenza interni né particolari legami relazionali.
Il biglietto da visita con cui il nuovo ad si presenta oggi all’assemblea è di quelli ricchi e fa presagire una giornata interessante sotto molti punti di vista.

Non tutti sanno, infatti, che Mario Greco si era scontrato in passato, quando faceva l’assicuratore di Intesa Sanpaolo, con Corrado Passera, ma le divergenze non mancano anche nei confronti di Nagel, segnale che Greco è abituato ad esprimere le sue opinioni senza alcun timore reverenziale.
Ciò è parso evidente quando ha deciso le svalutazioni che hanno quasi azzerato l’utile 2012 delle Generali, a causa di 1,3 miliardi di write off solo nell’ultimo trimestre. Un giochino che per Mediobanca, che consolida l’utile delle Generali per la sua quota del 13,2%, significherà un taglio di 150-160 milioni nell’utile del 2013.

Per quanto riguarda il tema delle operazioni con parti correlate, prese in esame da Greco al suo arrivo a Trieste, è stato deciso di alzare il velo sugli investimenti delle Generali in attività riconducibili ai suoi soci. Su queste è stato dato molto rilievo ai veicoli finanziari dei soci veneti del gruppo Palladio guidato da Giorgio Drago e Roberto Meneguzzo.
Si tratta, per la parte più rilevante, di 100 milioni di strumenti finanziari investiti, attraverso vari fondi, nella società Pfh1 e di 160 di “commitment” nel fondo Vei.

Meno informazioni sono trapelate relativamente a Generali Immobiliare Sgr, che però figurano nel prospetto preparato per Greco.
Tra questi esistono tre fondi che fanno capo a IDea Fimit, la sgr del gruppo Dea Capital: nel fondo chiuso Ava (Atlantic value Added), scadenza 2019, sono investiti 25 milioni; nel fondo chiuso Rho, scadenza 2019, 10 milioni; nel fondo a raccolta di capitali Private Reale Estate, in scadenza nel 2013, 5 milioni.

Nel prospetto compare anche il fondo Apple, di cui già erano emersi profili di parte correlata perché riguarda attività immobiliari di Francesco Gaetano Caltagirone, vicepresidente confermato delle Generali.
Ad Apple fa capo il lotto residenziale completato nel 2011 a Tor Pagnotta dal gruppo Caltagirone (alloggi da locare con opzione di riscatto). La Sgr è quella del gruppo Finnat, Investire Immobiliare.
Si tratta di un impegno di 100 milioni (più 60 di debito), che sono stati sostenuti per il 10% dalla stessa Finnat e per il 90% dalle Generali, nel 2010.

La condotta tenuta finora da Mario Greco nei confronti dei suoi soci e del sda che si sta per formare sarà, come si presume, lineare e diretta, senza parole non dette o polemiche nascoste e questo, benchè faccia storcere il naso a qualcuno, potrà rappresentare un vantaggio per la società.

Vera MORETTI

Una buonuscita da quasi 10 milioni di euro

Giovanni Perissinotto, ex amministratore delegato del Gruppo Generali, che si era visto revocate le deleghe lo scorso 2 giugno, ha ricevuto, proprio grazie alla risoluzione anticipata dell’incarico, circa 9 milioni di euro lordi, incluso l’indennizzo per gli 11 mesi di carica residui e le 12 mensilità di preavviso.
La società ha poi stipulato con il manager un patto di non concorrenza per il quale si è impegnata a versare in 18 mensilità fino alla fine del 2013 un importo lordo di oltre 1,58 milioni di euro.

Il nuovo ceo della compagnia del Leone, Mario Greco, in carica dall’agosto scorso, ha percepito un compenso fisso per quasi 542 mila euro, cui si aggiunge un bonus di 1,3 milioni.
La parte variabile, invece, consiste in un incentivo di breve termine che sarà pari al 100% della remunerazione fissa nel caso di raggiungimento dei target previsti e da una componente in azioni per il raggiungimento degli obiettivi di lungo termine.

Vera MORETTI