La tutela del patrimonio

La pianificazione finanziaria della gestione del proprio patrimonio pone il problema della tutela dei propri beni, vale a dire della protezione del patrimonio personale da eventi che potrebbero distruggerlo. Nessuno è esente da questi rischi.

Hai mai pensato a quale responsabilità ha l’amministratore di una società? O semplicemente a quali responsabilità ha un padre di famiglia? Facciamo qualche esempio.

L’Art. 28  della Costituzione dice che: “I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti”. L’Art. 2476 C.C.  dice che “Gli amministratori sono solidalmente responsabili verso la società dei danni derivanti dall’inosservanza dei doveri ad essi imposti dalla legge e dall’atto costitutivo per l’amministrazione della società”. E poi: “L’introduzione, nelle S.r.l., della possibilità spettante a ciascun socio,  indipendentemente dalla quota di capitale sociale sottoscritto, di promuovere azioni di responsabilità nei confronti degli Amministratori”. Il Decreto Legislativo 81/2008 definisce ‘Le responsabilità del committente nella sicurezza del cantiere’, dove committente viene definito come il “soggetto per conto del quale l’intera opera viene realizzata, indipendentemente da eventuali frazionamenti della sua realizzazione”. Cioè un banale lavoro di tinteggiatura nella propria abitazione genera una responsabilità del committente.

Avere una responsabilità significa doverne rispondere con i propri beni, presenti e futuri. E se il patrimonio viene distrutto, è evidente che non si potrà raggiungere nessun obiettivo. Esistono alcuni strumenti, legalmente riconosciuti, a tutela del patrimonio o degli eredi (per citarne alcuni, fondo patrimoniale, trust, vincoli di destinazione), il cui utilizzo (singolo o combinato) è strettamente legato alle persone da tutelare e alle loro esigenze. In un ambito di planning complessivo, è necessario quindi valutare se esistono dei rischi per il patrimonio e quanto sono probabili, quindi utilizzare gli strumenti più adatti alla protezione della famiglia.

Non è mio compito costituire trust o fondi patrimoniali (lo fa il notaio), ma è fondamentale capire di cosa il cliente ha bisogno e in quale misura, per poter indicare le soluzioni più efficaci, sempre considerando il patrimonio nel suo insieme. Il notaio annota quello che  il cliente dice di fare, nel rispetto della legge, ma non sa, perché non ne conosce tutti gli aspetti, se quello che egli decide è veramente adatto alla sua situazione. E’ necessaria anche l’assistenza di chi, come un consulente patrimoniale, ha chiaro il quadro complessivo e gli obiettivi della vita della persona, e non ha prodotti da vendere.

dott. Marco Degiorgis – Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

Visioni finanziarie della vita

Vorrei iniziare dal punto in cui ho terminato nello scorso articolo, traducendo per intero questa frase di George Kinder, padre del Life Planning:

In 30 anni di attività come consulente finanziario, ho scoperto una semplice ma potente verità, sulla gente e sul suo denaro. La gente non ha obiettivi finanziari: la gente ha degli obiettivi che richiedono risorse finanziare per essere soddisfatti. Imparando qualcosa che riguarda questi obiettivi, noi scopriamo sogni di libertà finanziaria dei clienti e le loro più entusiasmanti visioni della vita che vogliono condurre”.

Ora, che cos’è un sogno? Una fantasia, qualcosa che alberga nella nostra mente, nulla di concreto. Che cos’è invece una visione della vita? Un’idea di come ci piacerebbe che fosse la nostra vita, cioè qualcosa di più concreto di un sogno. Possiamo trasformare sogni e visioni in progetti di vita, se sono:

1) stimolanti
2) concreti
3) misurabili
4) raggiungibili con le risorse a disposizione, ora o nel futuro

Una volta che abbiamo stabilito un progetto (la rotta), che può comprendere uno o più obiettivi (i porti da raggiungere), dobbiamo stabilire come raggiungerli e cercare di individuare quali ostacoli ci possono essere.

Soprattutto, quali ostacoli ci possono mettere in difficoltà davvero. Per esempio: il progetto è andare in pensione in anticipo rispetto all’età pensionabile, mantenendo un potere di acquisto pressoché identico. Senza entrare nei dettagli numerici, quali ostacoli ci potrebbero essere? Uno potrebbe essere la variazione delle regole relative alle pensioni, che magari potrebbero ridurre l’importo della pensione o allontanare nel tempo la possibilità. Una difficoltà, certo, ma non insormontabile. Ma l’altra domanda che invece dovremmo farci è che cosa potrebbe impedire l’esecuzione del progetto: una malattia di un familiare, ad esempio, potrebbe distogliere le risorse necessarie, anche per sempre.

Quindi è fondamentale definire sia gli obiettivi che gli eventuali ostacoli, specificando quali obiettivi sono primari e quali secondari, quali ostacoli sono superabili e quali non lo sono e così via.

Non è una cosa facile, perché si tratta di mettere in relazione una parte emotiva (i sogni, le speranze, i desideri) con una parte razionale di noi stessi (cosa, quanto, quando) e soprattutto immaginare cosa potrebbe accadere se qualcosa andasse storto.

Ma un progetto finanziario “per la visione di vita” che vorremmo, se ben fatto, serve proprio ad evitare di trovarsi in difficoltà e ad avere da subito chiare quali sono le alternative percorribili. Non è un vantaggio da poco.

dott. Marco Degiorgis – Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis