Le quotazioni in Borsa? Fanno bene al PIL

Più ti quoti, più fai crescere il Bel Paese – Bocconi docet.

La quotazione in borsa fa bene al Pil nazionale. E’ quanto indica uno studio realizzato da Borsa Italiana e Università Bocconi secondo il quale se le società quotate in Piazza Affari fossero 1.000 (contro le 291 aziende italiane di inizio 2010) il prodotto interno lordo del paese potrebbe salire fino all’1,5% in più.

Secondo la ricerca ci sarebbe un impatto positivo anche sull’occupazione (+137.000 posti di lavoro in un anno) e un aumento del gettito fiscale (+2,85 miliardi di euro).

Fonte | Ansa

La bolletta energetica sale, gli stipendi calano

di Vera MORETTI

Tra le bollette in aumento, c’è anche quella energetica, ovvero quella che il Paese “paga” per assicurarsi le materie prime necessarie al proprio fabbisogno.
Nel 2012 potrebbe arrivare a 65,3 miliardi di Euro, a fronte di una stima proveniente dall’Unione petrolifera, che anche per l’anno in corso ha calcolato un aumento di ben 8,9 miliardi rispetto al 2010, per una cifra totale di 61,9 mld.

Questo accade a causa dei continui ritocchi imposti dalle manovre, che hanno portato il gettito fiscale derivante da Iva e accise sui carburanti e sugli altri oli minerali a salire nel 2011 a 37,25 miliardi, in aumento del 6,3% rispetto al 2010. Secondo i calcoli dell’Up, l’aumento è stato del 3% per le accise (+700 mln a 24 mld) e del 12,8% per l’Iva (+1,5 mld a 13,25 mld).

E cattive notizie arrivano anche dalle retribuzioni lorde per unità di lavoro equivalenti a tempo pieno al netto della cig, che hanno segnato una crescita su base annua dell’1,4%, addirittura più bassa rispetto a quella del primo trimestre 2009, mentre a livello congiunturale registrano (+0,3%) il valore minimo dal primo trimestre 2009.

Per quanto riguarda i dati Istat delle retribuzioni lorde del terzo trimestre per Ula, è stato registrato un aumento dello 0,3% nei settori di industria e servizi, per un totale di crescita tendenziale generale dell’1,4%, che sale al 2,2% nell’industria e scende allo 0’7% nei servizi.

Considerando il solo comparto industriale, l’incremento più marcato delle retribuzioni, +4,1%, è avvenuto nel settore dell’estrazione di minerali da cave e miniere, grazie all’erogazione di consistenti incentivi all’esodo in alcune grandi aziende.

All’interno del terziario, l’aumento tendenziale più ampio riguarda il settore delle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+3,5%); si registra, invece, un calo nel settore del trasporto e magazzinaggio (-1,8%), per effetto del rinvio di alcuni premi di risultato solitamente pagati da alcune grandi aziende nel terzo trimestre dell’anno.

L’Istat precisa che la rilevazione riguarda salari, stipendi e competenze accessorie in denaro, al lordo delle trattenute fiscali e previdenziali, corrisposte ai lavoratori dipendenti direttamente e con carattere di periodicità, secondo quanto stabilito dai contratti, dagli accordi aziendali e individuali, e dalle norme in vigore. Si tratta perciò di retribuzioni di fatto, e non contrattuali, che invece riguardano solo le competenze determinate dai contratti nazionali di lavoro.

Riforma fiscale: le novità per le donne

Più spazio alle donne e ai giovani per superare l’attuale crisi. Sono queste le priorità espresse dal neopremier Mario Monti durante il suo discorso alle Camere, prima del voto di fiducia. L’obiettivo è trovare soluzioni che garantiscano un più facile accesso alle donne nel mondo del lavoro, in particolare per le mamme e le neomamme. Anche se è di oggi la notizia di un’infermiera che in 9 anni ha lavorato solo 6 giorni grazie a finte maternità, l’impegno di Monti è volto a trovare soluzioni alle “difficoltà di inserimento o di permanenza in condizione di occupazione delle donne”.

Ma quali sono le proposte?

Abbassare l’imposta pagata dalle lavoratrici, con corrispondente innalzamento per gli uomini, in modo da ridurre il costo del lavoro per le aziende che assumono donne. Questa iniziativa dovrebbe favorire l’accesso al mondo del lavoro da parte delle donne. Alzando di un punto percentuale l’Irpef degli uomini e abbassando corrispettivamente quella femminile si avrebbe un gettito fiscale invariato, ma di stimolo per l’assunzione “in rosa”. L’idea alla base d questo progetto nasce da un lavoro di due economisti, Alberto Alesina e Andrea Ichino.

Numerosi i riscontri favorevoli a questa iniziativa: l’aumento dell’imponibile sul lavoro maschile incrementa il gettito fiscale, ma non intacca la forza lavoro degli uomini, non causando cioè licenziamenti. Dall’altro lato, se si aumenta il numero delle donne impiegate a un’aliquota inferiore, si assiste ad una riduzione del costo del lavoro per le aziende, laddove il gettito fiscale rimarrebbe invariato.

Esistono però dei limiti a tale proposta. La disoccupazione femminile in Italia, la più alta in Europa, non è legata al costo del lavoro, ma è quanto più un deficit di tipo culturale. Il rischio per un’azienda che decida di assumere una donna al posto di un uomo è che la donna potrebbe lasciare temporaneamente il posto di lavoro per maternità. Inoltre, i maggiori problemi legati alla disoccupazione femminile sono riscontrabili nel Mezzogiorno, dove le famiglie in cui lavoro solo l’uomo sono più numerose. Un aumento dell’imponibile sul lavoro maschile colpirebbe dunque la capacità di spesa delle famiglie.

Una medaglia dalla doppia faccia, dunque la proposta avanzata dal nuovo governo Monti. Più facilmente attuabili appaiono invece le iniziative legate al sostegno alla famiglia per favorire il rapporto tra donne e lavoro. Qualche esempio? Garantire un accesso più facile agli asili nido e allungare il tempo scolastico. Ma siamo appena all’inizio, e la sfida si preannuncia difficile.

Alessia Casiraghi

Aumentano le entrate tributarie del 4,6%

Aumentano secondo i dati dichiarati dal fisco le entrate tributarie. Nel primo trimestre del 2011, secondo il Bollettino del Dipartimento delle Entrate del Ministero dell’Economia, sono salite  infatti del 4,6%. Analizzando i dati totali vediamo che il gettito è stato pari a 87.401 milioni di euro, +3.858 milioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente con una tendenza alla ripresa delle entrate ormai confermata.

Queste ultime sono tornate a livelli di crescita prossimi a quelli registrati nel periodo 2007-2008 (+5,6%) prima della crisi. Ottimi in particolare, gli incassi da ruoli relativi ad attività di accertamento e controllo con un incremento del 30,4% (+359 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La lotta all’evasione sta quindi funzionando bene.

Mirko Zago