Giovanni Bazoli rieletto presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo

Nonostante le precedenti resistenze che Giovanni Bazoli aveva mostrato riguardo una sua riconferma alla presidenza del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, il banchiere bresciano ha deciso, dopo le insistenze dei principali azionisti dell’Istituto di credito, a cominciare dal Ceo Enrico Cucchiani, di proseguire il suo mandato.

A suscitare dubbi riguardo la sua candidatura era stata l’età, che Bazoli considerava un limite, e per la quale ha già dichiarato che, qualora dovessero emergere difficoltà, non esiterebbe a dimettersi e lasciare spazio ad altri.

Sono state le pressanti insistenze dei principali azionisti e del Ceo che mi hanno reso disponibile alla candidatura essendo stato posto anche un profilo, se non un’esigenza, non privo di fondamento che gli importanti aspetti di rinnovamento previsti nella governance della nostra società siano accompagnati da alcuni importanti e significativi elementi di continuità”.

Ad affiancarlo saranno i due vicepresidenti Mario Bertolissi e Gianfranco Carbonato.
In base ai voti presi in assemblea sono stati eletti 12 membri della prima lista presentata da Compagnia Sanpaolo e Fondazione Cariplo (45,4% del capitale votante), 5 della seconda lista presentata da Cariparo, CariFirenze e CariBologna (21,8%) e 2 della lista Assogestioni (9,2%).
Forte la presenza dei voti contrari a tutte le liste pari 20% del capitale votante e al 12,4% delle azioni.

Vera MORETTI

Giovanni Bazoli si ricandida alla guida del consiglio di Banca Intesa Sanpaolo

Giovanni Bazoli, il banchiere attualmente presidente del Consiglio di sorveglianza della banca Intesa Sanpaolo e presidente della finanziaria Mittel, si ricandida alla guida dell’istituto di credito per il triennio 2013-2015.

Il suo nome, infatti, è stato indicato a capo della lista comune presentata dalla Compagnia Sanpaolo e dalla Fondazione Cariplo.
Squadra che vince non si cambia?
Così sembrerebbe perché, oltre a Bazoli, nella lista ci sono molti “soliti noti”, primo fra tutti Jean Paul Fitoussi, già nel consiglio di sorveglianza di Banca Intesa Sanpaolo.

Gli altri nomi sono Gianfranco Carbonato, Rossella Locatelli, Beatrice Ramasco, Giulio Lubatti, Carlo Corradini, Monica Schiraldi, Giuseppe Berta, Franco Dalla Sega, Pietro Garibaldi, Piergiuseppe Dolcini, Marcella Sarale, Luca Galli, Carla Alberta Federica Bianchin, Fabrizio Gnocchi e Luigi Attanasio.

Vera MORETTI

Dove porterà la guerra santa di Diego Della Valle contro i “vecchi” della finanza?

di Gianni GAMBAROTTA

Che cosa sta succedendo nelle stanze del potere economico italiano? Da un po’ di giorni i signori che contano hanno iniziato una schermaglia interna che potrebbe essere una tempesta in un bicchiere d’acqua oppure montare, crescere e portare chissà dove.

Il tutto è incominciato con le dichiarazioni di Diego Della Valle di un paio di settimane fa. L’irruento proprietario della Tod’s se l’è presa con i due grandi santoni della finanza, vale a dire Cesare Geronzi, presidente delle Generali, e Giovanni Bazoli, presidente di Banca IntesaSanPaolo. Questi due signori, da sempre trattati con rispetto misto a una punta di timore in tutti gli ambienti economici, sarebbero nient’altro che “due vecchietti e farebbero bene a mettersi da parte” per lasciare spazio a una nuova generazione di imprenditori. E non è tutto: i “due vecchietti”, oltre al problema legato alla carta d’identità, avrebbero anche un difetto decisamente grave: il loro potere deriva dai soldi degli altri, cioè delle società che presiedono, mentre Della Valle investe soldi suoi.

Tutti coloro che seguono le vicende, per la verità non appassionanti, dell’establishment italiano, sono rimasti sbalorditi: raramente si assiste a prese di posizione così nette, che paiono delle sfide. E si sono chiesti: chi sta con (o dietro) Della Valle? E come andrà a finire questa bagarre? È in vista un cambio della guardia in quello che resta del capitalismo italiano?

Gli eventi dei giorni successivi hanno fatto capire che Della Valle, quando fa le affermazioni infuocate di cui si è detto, non è un cavaliere solitario, non parla sull’onda di un’arrabbiatura passeggera. Dietro di lui non c’è nessuno (perché non ha bisogno di particolari sponsor o supporter) ma di fianco a lui sì. Sono molti come i Benetton, i Del Vecchio, i De Agostini, i Caltagirone che non vedrebbero con dispiacere un cambiamento dei rapporti di potere all’interno del salotto buono. Non che vogliano una rivoluzione, ci mancherebbe: non sono ambienti giacobini questi, ma pur sempre salotti buoni. Semplicemente molti desiderano un rimescolamento, una riforma per dare più spazio e più voce a protagonisti che sono ormai più che consolidati, ma ai quali non viene ancora riconosciuto un ruolo centrale nel sistema. Quindi il movimento avviato da Della Valle porterà a qualche novità.

Ora lo scontro si è focalizzato sul tema del controllo del Corriere della Sera, dove  tutti (o quasi) i protagonisti del capitalismo italiano sono presenti. E qui il vecchio establishment, per così dire, ha fatto quadrato. Ma la vicenda non è chiusa. Mister Tod’s ha dalla sua l’età, la tenacia, e molti mezzi finanziari. E alla fine i capitali, anche in un capitalismo di serie B come l’italiano, contano.