Giustizia alternativa sempre più scelta da imprese e cittadini

Quasi 300mila domande di giustizia alternativa nel 2015, +12% rispetto all’anno precedente, pari a circa 32mila domande in più, non considerando i dati relativi alla negoziazione paritetica. È il quadro nazionale della giustizia alternativa nel 2015 che emerge dal Rapporto Isdaci, giunto alla nona edizione, promosso da Unioncamere, Camera di Commercio di Milano e Camera Arbitrale di Milano, presentato nei giorni scorsi.

Si tratta per circa il 66% di domande di mediazione amministrata (196.247, +9%) e per il 34% di conciliazione Corecom (101.672, +17%). 784 invece gli arbitrati amministrati (+10%).

Un anno positivo per la giustizia alternativa in Italia, anche se resta ancora da fare per promuovere la cultura della mediazione volontaria e dell’arbitrato”, ha dichiarato Massimo Maria Molla, presidente Isdaci.

Entrando nei dettagli della giustizia alternativa, partiamo dalla mediazione amministrata: 196.247 le domande di mediazione registrate nel 2015, +9% rispetto al 2014 e +27% rispetto al 2012, anno in cui era in vigore la mediazione obbligatoria che annoverava tra le materie in cui era possibile procedere il risarcimento del danno da veicoli e natanti (20,5% di tutte le domande presentate quell’anno). L’81,6% è costituito da domande di mediazione obbligatoria.

Le materie della mediazione amministrata: contratti bancari con il 23,5% del totale complessivo, diritti reali con il 13,7%, locazione con il 12%, condominio con l’11,9%, risarcimento del danno da responsabilità medica con il 6,6%, contratti assicurativi con il 6%, divisioni dei beni con il 4,8%, successioni ereditarie con il 4,2%. 137.862 euro il valore medio delle mediazioni (+24,6% in un anno), 103 giorni la durata media.

Gli organismi di mediazione si concentrano a Roma (12,5%), Napoli (7,5%), Milano (4%), Salerno (3,7%), Torino (2,2%), Bologna, Lecce e Palermo (2%).

Altro aspetto della giustizia alternativa è l’arbitrato amministrato: nel 2015 sono state registrate 784 domande di arbitrato amministrato, + 10% in un anno. 595 le domande (il 76%) ricevute dalle Camere Arbitrali delle Camere di Commercio. Il 95% degli arbitrati è nazionale e gli arbitrati internazionali sono gestiti totalmente dalle Camere di Commercio.

L’86% dei procedimenti riguarda controversie sorte tra due imprese o tra un ente ed un’impresa mentre il restante 12% riguarda procedimenti tra imprese e consumatori ed è gestito presso le Camere di commercio. 243.486 euro il valore medio delle procedure.

Roma (22%), Milano (10%), Genova (9%) e Bologna (5%) da sole concentrano quasi la metà di tutte le camere arbitrali attive in Italia.

Giustizia alternativa e conciliazione presso i Corecom: 101.672 procedure ADR nel 2015, in aumento del 17,3% (si tratta di procedure gratuite relativamente al contenzioso telefonico) rispetto al 2014 per, secondo dati 2014, un valore medio di 610 euro e durata media di 58 giorni. Nel 2015 l’accordo è stato raggiunto nell’83% dei casi.

La riassegnazione di nomi a dominio ha visto 25 domande nel 2015, in diminuzione rispetto al 2014 (-31%). Cinque i centri attivi, 4 privati e 1 pubblico, 1.500 euro il valore medio e 57 giorni la durata media dei procedimenti.

Bulgheroni (Confassociazioni) sulla riforma della giustizia civile

Il vicepresidente di Confassociazioni, Mario Bulgheroni, interviene nel dibattito sulla riforma della giustizia civile: “Standardizzare la giustizia civile senza sconvolgere l’impianto normativo esistente è l’uovo di Colombo. Attraverso procedure elaborate da commissioni composte da consulenti professionali dei Tribunali è possibile produrre vantaggi di carattere economico cospicui per la Pa, evitare passaggi farraginosi e inutili, rendere più rapida la risoluzione delle pratiche. Ed è per questo che abbiamo proposto al Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, il nostro apporto professionale”, scrive Bulgheroni in una nota.

La nostra Confederazione, che ad oggi conta 201 associazioni professionali con più di 350mila professionisti iscritti non organizzati in ordini e collegi di cui alla Legge 4/2013 e al D.Lgs 206/07 – prosegue Bulgheroni, che è anche Presidente dell’AVI, Associazione Professionale Esperti Visuristi Italiani – può concretamente contribuire al miglioramento del funzionamento della Giustizia Civile con la standardizzazione, all’interno dell’impianto normativo esistente, delle procedure esecutive, fallimentari e civili, inerente i trasferimenti immobiliari. In tal modo si verrebbe a creare un iter operativo comune, più rapido, più efficiente e senza alcun costo, in tutti i Tribunali, liberando all’interno degli stessi, risorse in termini di tempo, sia per i Magistrati sia per le Cancellerie”.

La richiesta al Ministro – prosegue ancora il vice presidente di Confassociazioniguarda alla possibilità concreta di istituire presso la sede del Ministero una Commissione di Lavoro, possibilmente guidata da un delegato interno, formata da una selezione di professionisti che, oltre a seguire i Giudici delle esecuzioni immobiliari, Giudici Delegati ai fallimenti e Giudici Civili (custodi giudiziari, curatori, esperti visuristi, CTU, avvocati) possono emanare una linea guida operativa comune per tutti i Tribunali. In tal modo si andrebbe a ridurre anche la generale confusione in cui versa il cittadino che, approcciando superficialmente questi ambiti, si scontra molto spesso con spiacevoli sorprese”.

Con il supporto della mia personale esperienza di Presidente dell’AVI e di Vice Presidente di Confassociazioni – conclude Bulgheronisono certo che tutti noi professionisti, dialogando costantemente, possiamo raggiungere il nostro grande, strategico, obiettivo comune: contribuire in modo fattivo al progresso del nostro Paese”.

Confapi Giovani e Aiga, confronto sulla giustizia

I Giovani di Confapi provano a mettere la giustizia al centro dell’attenzione. Va in questo senso, infatti, il confronto organizzato dalla Fondazione Aiga Bucciarelli che si terrà a Roma al Campidoglio giovedì 26 febbraio dalle 16 nella Sala Pietro da Cortona dei Musei Capitolini, sul tema “Giustizia civile ed alternativa:  l’armonizzazione dei sistemi giuridici al tempo della globalizzazione delle professioni, esperienze internazionali a confronto, proposte e novità normative”.

Un tema importante e di spessore intorno al quale discuteranno, tra gli altri, il presidente nazionale dei Giovani di Confapi Angelo Bruscino, il sottosegretario al ministero della Giustizia Cosimo Ferri e il capogruppo dei Socialisti e dei Democratici al Parlamento Europeo Gianni Pittella.

Da anni – dichiara il presidente dei Giovani Imprenditori di Confapi Bruscino – si parla di riforma della Giustizia, in un’ottica di revisione costituzionale. A noi imprenditori, invece, piacerebbe parlare di un cambiamento della giustizia finalizzato a obiettivi pragmatici, come quelli di ridare efficienza e modernità a un paese come il nostro, nel quale la durata dei processi civili di primo grado è di 493 giorni, mentre nei Paesi aderenti al Consiglio d’Europa è di 287 giorni”.

Che cosa significa per questo Paese – prosegue Bruscinouna giustizia civile inefficiente? Si traduce in una riduzione degli investimenti, soprattutto di quelli provenienti dall’estero; crea asimmetrie nei tassi d’interesse tra diverse regioni del Paese; comporta rigidità nel mercato del lavoro; limita la concorrenza nei settori produttivi, nei servizi, e nelle professioni; provoca una distorsione della struttura delle imprese. Per fermarsi solo ai danni più rilevanti”.

Per attuare una riforma della giustizia che ridia a questo Paese anche la dignità giuridica che merita e che rilanci l’economia e gli investimenti utili per la crescita, basterebbero poche cose: disincentivare l’abuso processuale che rallenta le cause reali adeguando ad esempio il tasso legale a quello di mercato; incentivare la sottoscrizione di polizze di tutela legale a copertura dei costi processuali, sul modello di diversi Paesi europei; introdurre i sistemi di Alternative Dispute Resolution, come la negoziazione diretta con valore di titolo esecutivo in presenza degli avvocati, tavoli paritetici, mediazione e arbitrato; incentivare i tribunali che adottino più rapidamente il processo telematico; introdurre la pratica dei giovani nell’Ufficio del Giudice, ossia laureati selezionati secondo criteri qualitativi che affianchino il giudice, configurando la pratica (tra l’altro positivamente sperimentata a Milano) come normale procedura concorsuale per ottenere l’accesso alla magistratura e come tirocinio abilitante per l’avvocatura. Basterebbe poco, per dare una sterzata al nostro sistema”.

Oua si prepara a due giorni di astensione, il 29 e 30 maggio

L’Organismo Unitario dell’Avvocatura ha accolto con soddisfazione la decisione, da parte della Corte Costituzionale, di anticipare al 2 luglio l’udienza che era in precedenza stata fissata per l’8 ottobre relativa alla geografia giudiziaria del Friuli Venezia Giulia.

La decisione è stata motivata dall’entrata a regime del provvedimento a partire da settembre, considerata da più parti “una irrazionale e incostituzionale chiusura di circa 1000 uffici, sedi distaccate e tribunali“.

Nicola Marino, presidente Oua, considera l’anticipo della data “una buona notizia per la giustizia italiana. È bene che la Consulta esamini rapidamente questo provvedimento dai chiari profili di illegittimità. Non ha senso continuare, invece, ad accelerare questo processo di smantellamento del sistema con gravi danni per i cittadini. Al futuro Governo e al nuovo Parlamento chiediamo di intervenire con urgenza per evitare di distruggere la giustizia di prossimità e di mortificare interi territori del nostro Paese, sia dal punto di vista dei diritti sia sotto quello della competitività economica per le imprese“.

L’Oua ha anche fissato per il 29 e 30 maggio due giornate di astensione dal lavoro e una grande manifestazione a Roma il 30 maggio insieme al Coordinamento dei Fori Minori, gli Ordini e le Associazioni forensi, i sindacati dei lavoratori e dirigenti dei tribunali, i sindaci e i cittadini interessati dal provvedimento.

Vera MORETTI

Professional Day: ecco le richieste dei professionisti

Oggi è il Professional Day e, per celebrarlo a dovere, è stato organizzata, presso l’Auditorium della Conciliazione di Roma, un’assemblea virtuale dei professionisti italiani chiamati a testimoniare l’importanza delle libere professioni per lo sviluppo del Paese.

A collegarsi, oggi durante l’evento, saranno 100 città e potranno quindi confrontarsi con i rappresentanti di tutti i partiti politici circa le idee per il Paese degli Ordini professionali. Le esigenze, da parte dei professionisti, di aprire una nuova finestra di dialogo sulle prospettive di crescita del Paese sono nate in conseguenza della crisi profonda che stiamo attraversando.

In particolare, oggetto di discussione saranno alcuni temi molto “caldi”:

Lavoro e Welfare: Non c’è lavoro senza Previdenza, perciò i professionisti italiani devono essere sostenuti durante tutta la loro vita lavorativa. Un regime fiscale adeguato può liberare risorse da investire per lo sviluppo e la crescita del Paese e del lavoro.
Inoltre, non si nega che il mondo del lavoro ha urgente bisogno di semplificazione e sburocratizzazione, così come risulta indispensabile una diminuzione della pressione fiscale sulle aziende. Solo in questo modo potranno tornare ad assumere nuovi lavoratori.

Giustizia legalità e carceri: Tutti gli indicatori individuano in questi tre temi altrettanti freni allo sviluppo del sistema Paese, senza che finora si sia trovata una soluzione efficace. Le professioni impegnate in questi settori da tempo sostengono che in virtù delle specifiche competenze anche acquisite con il lavoro quotidiano, sia indispensabile un loro diretto coinvolgimento per quanto riguarda analisi, proposte e operatività.

Ambiente e sicurezza: Le professioni dell’area tecnica lanciano 11 proposte a costo zero su ambiente e sicurezza per ripensare e rigenerare lo sviluppo e l’occupazione del nostro paese. Sono riforme indirizzate alla crescita e all’innovazione, che le professioni pongono all’attenzione delle forze politiche in un’ottica di condivisione.

Salute: La progressiva dismissione del Servizio Sanitario Nazionale e la riduzione delle risorse dedicate alla tutela della salute dei cittadini pregiudicano un bene e un diritto. La salute può essere garantita solo quando i professionisti sono nelle condizioni di dare il proprio contributo, fatto di competenze e di formazione continua.

Vera MORETTI

Cassa forense apre al dialogo con Fornero e Severino

Alberto Bagnoli, presidente della Cassa forense, ha commentato l‘invito che il ministro del Lavoro ha rivolto agli enti previdenziali privati per discutere di previdenza in vista del prossimo 30 settembre 2012, termine per la presentazione al governo dei nuovi bilanci tecnici a 50 anni. “Apprezzo l’iniziativa presa dal ministro Fornero, e spero sia solo il primo passo di un cammino condiviso per affrontare le problematiche previdenziali dei professionisti”.

La stessa soddisfazione è stata espressa dal presidente della Cassa forense per le parole pronunciate dal ministro della Giustizia, Paola Severino, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario forense, quando ha manifestato la volontà di aprire un tavolo di consultazione con l’Avvocatura per affrontare le criticità della giustizia. “Vogliamo essere presenti ai tavoli di confronto per dare il nostro fattivo contributo affinchè le problematiche dell’Avvocatura e della sua previdenza siano affrontate parallelamente a quelle della giustizia: è solo attraverso il dialogo costruttivo -conclude Bagnoli- che si può sperare di trovare la soluzione migliore per tutelare presente e futuro dei professionisti”.

Liberalizzazioni forensi: il sì del CNF a Schifani

“Ciascuna categoria si lamenta. Io penso che qualche lamentela degli avvocati non sia del tutto infondata. Ma saranno l’aula e le commissioni ad affrontare la questione”. Con queste parole, il presidente del Senato Renato Schifani, ha espresso il suo interesse e il suo personale impegno in materia di liberalizzazioni e avvocatura.

Interessamento che è stato ben accolto e apprezzato dal Consiglio Nazionale forense, che, tramite il presidente Guido Alpa, riconosce come il presidente Schifani abbia manifestato grande attenzione alle ragioni di critica da parte dell’avvocatura riguardo alle previsioni normative in tema di riforma della professione.

Il CNF approva l’orientamento di Schifani nell’indicare il Parlamento come sede naturale dove discutere delle riforme della giustizia e della professione forense, dal momento che esse coinvolgono in prima persona tutti i cittadini e i loro diritti.

Grandi aspettative dunque da parte del Consiglio Nazionale Forense sul prossimo dibattito in Parlamento che dovrà discutere del decreto Cresci-Italia. Gli avvocati del consiglio si augurano che il confronto sia proficuo e costruttivo, e arrivi a soluzioni in grado di tenere conto sia delle ragioni economiche del Paese, che dell’ effettiva tutela dei diritti del singolo cittadino.

La corsa ad ostacoli della giustizia in Italia

Arrivare ad una sentenza, con le leggi entrate in vigore In Italia negli ultimi due anni, è diventata oggi una corsa ad ostacoli sempre più incerta e costosissima. A denunciarlo il Cnf – Consiglio Nazionale Forense, che chiede al Parlamento di ripensare in toto le ultime norme introdotte con il maxi-emendamento: “gli ultimissimi sviluppi della politica investono della piena responsabilità tutto il parlamento, non più solo il governo ancora in carica. – sottolinea il Cnf – Il parlamento ripensi a quelle norme contrarie ad ogni principio di civiltà giuridica e non solo, si dimostri autonomo da quei poteri forti che vogliono piegare alla ricerca del profitto la tutela dei diritti inviolabili dei cittadini e devono per questo privare di dignità e decoro le libere professioni, prima di tutte quella di avvocato”.

Tutte le rappresentanze dell’avvocatura sono pronte a riunirsi a Roma il prossimo 12 novembre per fare il punto sulle proposte concrete da indirizzare al Parlamento. All’ordine del giorno: la modernizzazione della professione, gli effetti perversi della liberalizzazione selvaggia, i costi della revisione delle circoscrizioni giudiziarie, le proposte per accelerare i tempi della giustizia. La giustizia rischia di trasformarsi in un vero e proprio campo minato, dalla legge 69/2009 fino alle norme contenute nel maxi-emendamento del governo al ddl stabilità, il quadro della magistratura che ne traspare è pieno di condizioni e condizionali.

La sentenza? Solo un miraggio. Il Cnf ha richiesto al parlamento perché un confronto per valutare i costi di una causa di valore medio prima e dopo il 2009, ovvero secondo le norme più recenti, comprese quelle contenute nel maxi-emendamento. Il risultato? Il valore della causa ante 2009 compare moltiplicato per 13 volte se lo si confronto con il costo della medesima causa post -maxiemendamento.

Tempi lunghissimi, costi esorbitanti, mancanza di riforme organiche, mancanza di investimenti. La giustizia italiana è al collasso. E la soluzione non arriverà certo dall‘eliminazione delle tariffe – visto che i costi degli avvocati italiani sembrano essere quelli più bassi d’Europa – né tanto meno dalla riduzione del numero degli avvocati. Si tratta di solo di misure che fanno comodo ai poteri forti, denuncia il Cnf. La seduta è sospesa, non resta che attendere il verdetto.

Alessia Casiraghi

Manovra: il punto di vista degli Avvocati

Il decreto sulla Manovra all’esame in queste ore del Consiglio dei ministri è duramente criticato dal Consiglio Nazionale Forense: le misure in materia di giustizia disorientano le modifiche al processo civile e tutti gli interventi insieme sembrano dettati dalla frettolosa conclusione di un iter di riforma non condiviso con le categorie interessate.

Tra le critiche il fatto che siano previste ulteriori modifiche al codice di procedura civile, che creano disorientamento nella interpretazione e nella applicazione della legge la quale dovrebbe per contro assicurare ai cittadini un sicuro e garantito accesso alla giustizia; si sono tradotte in norme le best practices avviate in alcuni tribunali tenendo conto delle situazioni locali, senza peraltro precisarne i contenuti; si è introdotto un embrione di “ufficio del giudice” con l’ inclusione di giovani laureati.

Si è introdotto un nuovo rito per il risarcimento del danno in applicazione della c.d. legge Pinto; si sono introdotte nuove pene pecuniarie; si è aumentato il contributo unificato; tutte misure che sembrano dettate dalla frettolosa conclusione di un iter di riforma che avrebbe richiesto una meditata e approfondita discussione con tutte le categorie coinvolte nell’amministrazione della giustizia, senza peraltro la proposta organica di soluzione dei più gravi problemi inerenti l’attivazione del processo telematico in ogni sede, il completamento dell’organico (stanti anche gli imminenti pensionamenti di molti magistrati), l’indizione di concorsi per il completamento e il rafforzamento del personale amministrativo.

Il Cnf contesta la definizione di attività professionale in termini di attività d’impresa, come hanno riportato in questi giorni alcune bozze del provvedimento, dal momento che l’attività di lavoro indipendente per il suo contenuto non è equiparabile (come risulta dalla stessa Carta europea dei diritti fondamentali) a quella della produzione di beni e alla erogazione di servizi industriali o commerciali“.

 

Gli Avvocati criticano il disegno di legge 2612 sull’arretrato civile

Il Cnf ha espresso dissenso sul nuovo disegno di legge 2612 “Interventi in materia di efficienza del sistema giudiziario”: “Il principio della ragionevole durata è sì uno dei principi del giusto processo ma non consente di ignorare le questioni relative alla qualità della giustizia. L’intervento annunciato induce a dubitare che quest’ultima possa essere mantenuta per le controversie civili alle quali dovrebbero applicarsi le nuove disposizioni“.

Il Cnf giudica irragionevole la previsione di una motivazione breve nella misura in cui “se, come è stato osservato, la motivazione “breve” è sufficiente per far conoscere l’iter logico-argomentativo seguito dal giudice, la motivazione “estesa” appare del tutto superflua, a meno di non voler relegare la prima al ruolo di una mera apparenza di motivazione“. Viene criticata anche la differenziazione tra “motivazione breve” e “motivazione estesa” che obbliga il giudice a una doppia consultazione con un aggravio di lavoro.

Ulteriori critiche sono sollevate dal Cnf relativamente alla norma che prevede l’aumento della metà del contributo unificato per i giudizi di impugnazione e che la parte che chiede per prima la motivazione estesa paghi contestualmente il contributo unificato dovuto per il successivo grado di giudizio (art. 7 Modifiche in materia di spese di giustizia). Dal tenore della norma e dalla relazione tecnica risulta dunque che chi chieda la motivazione estesa e poi impugni è tenuto a pagare due volte il contributo unificato dovuto per l’impugnazione (una volta per ottenere la motivazione estesa ed un’altra volta all’atto dell’impugnazione). Il tutto al fine di finanziare l’indennità ai giudici ausiliari. L’intervento del Consiglio Nazionale Forense si è concluso ricordando l’esigenza di un adeguamento del numero “delle toghe” che attualmente è insoddisfacente per gestire l’ampia mole di processi.

Mirko Zago