E’ Ferrari il marchio più potente al mondo

Il brand per eccellenza di fama mondiale? Non è Google, né Coca-Cola, ma Ferrari, un marchio tutto italiano simbolo di lusso, design e potenza, qualità che la Casa di Maranello riesce da sempre a condensare nelle sue autovetture.

A decretare che è proprio quello del Cavallino Rampante il marchio più potente al mondo è stata Brand Finance, azienda leader nella valutazione dei marchi, che ha stilato la classifica annuale dei brand più potenti.
Dietro Ferrari, nella lista dei 500 marchi più famosi al mondo, ci sono i colossi Google, Coca-Cola ed Hermes.

Il risultato è di quelli insperati e prestigiosi, soprattutto se si considera che nella classifica dei marchi con più valore in assoluto Ferrari è al 324° posto ed è molto distante da Apple, il brand più “ricco” in assoluto con un valore di 87,3 miliardi di dollari, contro i 3,64 mld del Cavallino Rampante

Che cosa, dunque, ha fatto balzare il Gruppo modenese in cima alla classifica dei marchi più potenti?
Brand Finance, nella sua analisi, ha tenuto conto di una serie di fattori, come il margine netto, il ricavo medio per cliente, la spesa in marketing e pubblicità ma anche la simpatia e la fedeltà al marchio.
E secondo questi valori, Ferrari si è mostrata imbattibile, ancora di più di tante multinazionali internazionali.

Stephen Bayley, critico d’arte di fama mondiale, dimostra di essere d’accordo con questa classifica: “Penso spesso che il genio italiano per il car design si trovi soprattutto nel linguaggio del loro saper fare. Il loro è un vocabolario fatto di parole che sulle caratteristiche di una vettura e altri dettagli semplicemente non esistono in inglese. Se si dispone di una parola per designarlo è una sola: la bellezza“.

La notizia ha fatto piacere anche a Luca Cordero di Montezemolo, presidente del gruppo: “È sempre un piacere essere in vetta a una classifica e lo è ancora di più quando la concorrenza è rappresentata dalle aziende più note al mondo, a testimonianza che l’Italia, anche in un momento economico così difficile, è in grado di presentare realtà d’eccellenza“.

Vera MORETTI

Capi di lusso dalle boutique al negozio sotto casa

Si sente sempre più spesso parlare di democratizzazione della moda e di lusso democratico. Concetti usati, e spesso abusati, per spiegare una tendenza molto diffusa nel fashion system che induce le più importanti maison di moda a stringere partnership con le cosiddette catene del fast fashion.

Il colosso svedese low cost H&M è stato tra i primi a stringere collaborazioni con i grandi marchi. Karl Lagerfeld, Stella McCartney, Jimmy Choo, Versace e, da ultimo, Marni hanno lanciato speciali capsule collection, in edizione limitata, al “nobile” scopo di avvicinare la moda al popolo. Sulla base del crescente successo delle partnership di H&M, il Gruppo Coin ha deciso di affrontare la sfida della moda democratica, prima con Elio Fiorucci che ha firmato una collezione per Ovs, poi con Ennio Capasa di Costume National che ha lanciato, sempre per Ovs, EEqual.

Oggi è il turno di Kristina Ti, maison di moda della stilista torinese Cristina Tardito, che, prima di approdare al prêt à porter delle passerelle milanesi, disegnava intimo e romantici costumi da bagno. Si chiama “Ti per Te by Kristina Ti” la label, approdata il 22 marzo 2012 nei grandi magazzini Ovs, che propone leziose sottovesti, reggiseni e slip su cui sono stampati romantici fiorellini, tratto distintivo dell’heritage della maison. A maggio sarà la volta dei costumi e del beachwear.

Una collezione, quella di Kristina Ti, vezzosa e bon ton, così come nell’animo del brand, rifinita e curata nei minimi dettagli (l’appendiabito, infatti, è realizzato in velluto perché la lingerie non scivoli via) ad un prezzo decisamente cheap: i costi sono a partire da 9,99 euro e raggiungono un tetto massimo di 39,99 euro.

Che il mondo della moda sia improvvisamente diventato buono e abbia smesso di avere quella puzza sotto al naso che da sempre lo contraddistingue? Ci chiediamo se, davvero, le grandi maison del lusso si siano inaspettatamente redente dallo snobismo e abbiano cominciato ad accettare l’idea di concedere al volgo di indossare i loro preziosissimi capi. Non sarà forse che il vento gelido della crisi si sta facendo sentire minaccioso anche sulle loro teste protette da cappelli Borsalino o avvolte in foulard di Hermès?

Sia come sia, il vero banco di prova per comprendere dove andrà questa tendenza sono i negozi sotto casa. Se queste maison cominceranno a realizzare collezioni da vendere anche nel negozietto all’angolo, allora la rivoluzione sarà davvero cominciata. Stiamo a vedere.