Malati di hi-tech, ecco quanto spendono gli italiani

 

Tra i tanti record negativi di questo Paese, in un particolare indicatore l’Italia si conferma al primo posto d’Europa: siamo i maggiori acquirenti di hi-tech del vecchio continente. Lo studio Samsung Technomic Index, che ha coinvolto 5 mila persone di 5 Paesi europei diversi, evidenzia come gli italiani siano disposte a pagare più di qualsiasi altro cittadino europeo per avere nuovi dispositivi tecnologici. In tre mesi, infatti, la spesa media degli italiani in prodotti hi-tech e’ stata nettamente superiore a quella europea, con più di 550 euro destinati all’acquisto di nuovi device tecnologici contro i 360 euro dei cugini spagnoli, i 323 euro dei rigorosi tedeschi e i 223 euro dei vicini di casa francesi.

Sono addirittura 16 i dispositivi per nucleo famigliare, tra smartphone, TV, apparecchi elettrodomestici e altri device, per un totale di 8 ore di utilizzo giornaliero. Secondo le previsioni dell’azienda sudcoreana i prodotti più acquistati in Italia nei prossimi tre mesi saranno gli smartphone (16%), seguiti da tablet (13%), TV (11%) ed elettrodomestici per il lavaggio (9%).

Ad aggiudicarsi il trofeo del prodotto più ambito dagli italiani è il tablet, posseduto quasi dalla metà degli intervistati, utilizzano soprattutto per navigare su Internet (91%) ma anche per usare applicazioni scaricabili dalla rete (79%), per scattare foto in alta definizione senza l’ausilio della macchina fotografica (79%) e per e-commerce (70%).

JM

Startup hi-tech, ecco il paradiso

 

Gli Stati Uniti, la Cina, l’Italia? No, il vero paradiso per investitori e startupper nel mondo dell’hi-tech per i World Startup Report, mini guide che offrono una panoramica essenziale su mercato, popolazione, sbocchi, incubatori e opportunità di investimento in tutti i Paesi del mondo, sarebbe il Pakistan.

Nello Stato dell’Asia meridionale sono oltre 30 milioni le connessioni Web su 180 milioni di abitanti che fanno del Paese il sesto più popoloso del mondo, di cui più del 60% ha un età che va dai 15 ai 45 anni, una fascia di utenti ideale per diffondere smatphone e servizi web. Inoltre, secondo le previsioni, entro il 2019 i fruitori di banda 3 e 4g arriveranno a 110 milioni.

Nonostante la maggioranza popolazione pakistana viva con meno di 2 dollari al giorno e risultino tuttora inutilizzabili siti e social network come Twitter e YouTube, nel Paese si possono contare 32 poli accademici e Lahore, con altre 30 università, ospita anche il principale hub tencologico del Paese: l’Arfa Software Technology Park.

Una Silicon Valley in salsa islamica…

JM

Pmi, l’e-commerce per agganciare la ripresa

Si fa un gran parlare del 2014 come dell’anno della ripresa dopo 5 anni di crisi terribili che, soprattutto in Italia, hanno fatto strage di imprese e del potere di acquisto delle famiglie Se fosse vero, mai come in questo caso il modo migliore per agganciarla, da parte delle Pmi, è una politica seria di investimenti sul lato tecnologico.

Lo confermano anche i dati presentati nel recente convegno di Capri organizzato da Between “Digital per Italia” ed emersi da un’analisi di Google e Doxa Digital.

Nel 2012, il valore dell’e-commerce di prodotti e servizi a livello mondiale ha superato la soglia dei mille miliardi di dollari, con una crescita media del 21,1% rispetto al 2011. L’Italia, come spesso accade quando si parla di e-commerce, tecnologia, fa registrare dati sensibilmente inferiori rispetto a quelli mondiali, eppure in decisa crescita: solo nel 2012 gli italiani che hanno acquistato online sono cresciuti del 30%, avvicinandosi alla quota di 12 milioni di unità, circa il 40% degli utenti internet del Paese.

Nel 2013 si prevede che le vendite online cresceranno ulteriormente del 18,3%, raggiungendo la cifra di 1,298 trilioni di dollari. In Europa, il mercato e-commerce ha raggiunto nel 2012 un valore complessivo di oltre 305 miliardi di euro, con un incremento del 22% sul 2011.

Andando nello specifico sui dati che interessano le piccole e medie imprese italiane, solo 3 Pmi su 10 si avvalgono del commercio elettronico come canale addizionale di vendita o di acquisto. Dalle rilevazioni effettuate su oltre 5mila aziende di piccole e medie dimensioni, emerge come le imprese italiane che hanno commercializzato i propri prodotti online all’estero sono riuscite a compensare meglio la crisi o addirittura hanno ottenuto un incremento nel proprio fatturato.

Parallelamente alla crescita del livello di maturità digitale, aumenta anche la percentuale di Pmi che intrattengono rapporti internazionali di vario tipo e la percentuale di imprese che esportano, con risultati molto promettenti per le imprese di minori dimensioni.

Servono altri dati per convincerci della necessità per le Pmi di essere finalmente digitali a 360 gradi?