Intesa Sanpaolo si espande ad Est

L’asset management di Intesa Sanpaolo si rafforza grazie alla costituzione di HUB, nuovo polo nell’Est europeo, nato dalla collaborazione fra Eurizon Capital e la Divisione Banche Estere, che consoliderà tutte le attività del settore nell’area.

L’HUB, infatti, è nato da un progetto di razionalizzazione delle partecipazioni esistenti, nell’ambito del quale la slovacca Vub Asset Management assume il ruolo di sub holding a cui fanno capo l’ungherese Cib Investment Fund Management e la croata PBZ Invest.

Queste tre società, al 31 marzo 2013, avevano asset under management complessivi per circa 2 miliardi di euro che confluiscono nel perimetro di Eurizon Capital SGR.

Il polo è controllato da Eurizon Capital con il 50,1% e partecipato per il 40,6% dalla banca slovacca VUB Bank e per il 9,3% dalla croata PBZ Bank.

Vera MORETTI

H2biz, l’HUB delle imprese

di Davide PASSONI

Mai sentito parlare di aggregatori d’imprese? Sono senza dubbio una rarità in Italia, ma c’è una società che in pochi anni ha saputo sviluppare questo business in modo efficace e ora conta 25mila iscritti al proprio network. Parliamo di H2biz, il cui presidente, Luigi De Falco, ci ha rilasciato questa intervista.

Come nasce l’idea di H2biz?
H2biz nasce dalla constatazione che il 95% del tessuto produttivo italiano è costituito da piccole e medie imprese che non fanno sistema tra di loro. Il nostro ruolo è quello di aggregare imprese e professionisti e metterli in condizione di fare business. H2biz più che un social business network in senso stretto è un HUB, un centro di movimentazione di prodotti e servizi.

Possiamo definirvi la risposta italiana a LinkedIn?
Direi di no, sia per dimensioni che per obiettivi. Il focus di LinkedIn è sulla generazione di contatti e sul recruiting, mentre il nostro è sulla generazione di fatturato per i nostri iscritti. Non è un caso che tutti i nostri servizi tendono a trasformare un contatto in un cliente. Per questo motivo siamo l’unico network che ha una piattaforma di Info-Commerce per la promozione di prodotti e servizi e gli unici che gestiscono operazioni di cambio merci e gruppi d’acquisto tra imprese.

Quali segreti ci sono ancora da rubare a LinkedIn, secondo lei?
Forse solo la capacità di fare massa critica. LinkedIn ha 1 milione di iscritti in Italia, noi 25mila, anche se la metà dei nostri iscritti è premium (pagante). Per il resto non invidio nulla a LinkedIn, è un ottimo network, ma fa un mestiere diverso dal nostro.

Qual è l’utente tipo di H2biz?
Il nostro utente tipo è un piccolo imprenditore con una media di 7 dipendenti e una classe di fatturato tra i 500mila e i 2 milioni di euro. Questo target rappresenta il 70% degli iscritti. Il restante 30% è costituito da professionisti o grandi gruppi imprenditoriali, anche quotati in Borsa.

Quali sono i vostri piani di sviluppo?
Abbiamo aperto due sedi all’estero, una in Francia e una in Montenegro. Riteniamo l’Europa il nostro mercato strategico. Puntiamo a diventare l’HUB virtuale di riferimento del Mediterraneo. In Italia siamo leader, ma il vero mercato è l’Europa, soprattutto quella mediterranea che presenta dei tassi potenziali di sviluppo molto interessanti.

Come vive, da imprenditore, questo momento difficile per il Paese e l’Europa?
Più che una crisi mi sembra una recessione strisciante che ormai dura da 3 anni. La maggior parte delle imprese è al limite della capacità operativa, le banche hanno chiuso tutti i rubinetti e il sistema Paese sembra paralizzato dalla paura. Sembra un quadro da fine del mondo, ma per noi italiani è quasi ordinaria amministrazione. Come H2biz non sentiamo molto la crisi perché paradossalmente è proprio in momenti come questi che le imprese investono di più in canali innovativi come il nostro. Mi accorgo della difficoltà che ci circonda a causa dell’allungamento dei tempi di pagamento di alcuni nostri grandi clienti e da alcune scelte tattiche di altri clienti che, per esempio, puntano maggiormente su servizi che possono generare liquidità a breve invece di guardare a lungo termine. Ma questa è una naturale conseguenza dell’attuale fase economica.

Pensa che l’Italia ce la farà?
Detesto la retorica, ma mi sento di dire che l’Italia non ha alternative, deve farcela per forza. Ci sono alcune energie positive nel Paese che, forse, il nuovo quadro politico sarà in grado di valorizzare. Su queste bisogna puntare perché l’attuale classe dirigente, così come l’abbiamo conosciuta negli ultimi 20 anni, ha evidentemente fallito. Non mi illudo, non sarà facile né indolore, ma l’Italia ha tirato fuori il meglio di sé proprio nei momenti difficili. Incrociamo le dita.

Pubblica Amministrazione 2.0

La Pubblica Amministrazione sbarca on line. E’ stato inaugurato il portale dati.gov.it, il nuovo sito che punta a rendere più trasparente la Pubblica Amministrazione attraverso l‘Open Data. Grazie al nuovo sistema, i dati della Pubblica Amministrazione saranno fruibili e consultabili on line sia dalle imprese che sai singoli cittadini, in modo da creare un rapporto più efficiente e di rispetto dei canoni di trasparenza tra Imprese e PA. ‘Open government‘ è uno strumento in grado di rendere i “dati pubblici disponibili su supporti leggibili, modificabili e informato aperto”.

A promuovere e inaugurare il nuovo servizio online i ministri Brambilla e Brunetta, che durante la conferenza stampa di presentazione ha spiegato come il portale dati.gov.it è un progetta che aspira a diventare “hub degli open data della PA italiana. I dati saranno messi a disposizione di chiunque li voglia utilizzare per sviluppare applicazioni dedicate o per fini di analisi, in modo completo, libero da licenze e accessibile”.

E saranno proprio i cittadini e le imprese a diventare i protagonisti della rivoluzione 2.0 della Pubblica Amministrazione. Il Ministro Brunetta ha infatti lanciato “Apps4italy“, un contest che premierà le migliori app sviluppate da cittadini, associazioni, comunità di sviluppatori e aziende concernenti l’utilizzo dei dati pubblici. Lo scopo è di stimolare la partecipazione attiva delle piccole e medie imprese nello sviluppo di applicazioni basate sui dati messi in rete.

Ma dati.gov.it non è certo il primo portale italiano del settore pubblico a entrare nel mondo delle app. Già tre anni fa l’Inail aveva dato vita a una piattaforma tecnologica per la condivisione di dati online, impegnandosi nello sviluppo di “servizi web e applicazioni per smartphone, molti destinati anche ad aziende e consulenti del lavoro”.

Alessia Casiraghi