Il franchising che fa bene all’Italia

Abbiamo parlato ieri delle tendenze emerse durante l’ultimo Salone Franchising Milano. Ora è tempo di bilanci per la 31esima edizione del Salone.

Sono stati oltre 200 i marchi rappresentati negli stand, con un balzo in avanti del 18% dei visitatori giornalieri, cioè dei potenziali affiliati o franchisee. In totale, i visitatori sono stati 14mila in 3 giorni di fiera, che erano 4 nella edizione 2015.

La 31esima edizione è stata caratterizzata dalla presenza delle maggiori catene del franchising (in totale operano in Italia 950 catene tra grandi e piccole), dalla ancora più accentuata specializzazione dei negozi, specie nei settori guida del food e della moda, e dalla crescente internalizzazione.

Presente in fiera una delegazione cinese, mentre il Salone Franchising Milano è stato ufficialmente invitato a organizzare un’area italiana alla Fiera del Franchising di Pechino, il 5 maggio 2017.

Uno dei temi discussi nel Salone è stato il controverso rapporto tra le catene del franchising (franchisor) e i 51mila affiliati che hanno aperto negozi o centri servizi in franchising. Ad oggi non sono più dell’8% i punti vendita in affiliazione che affiancano la vendita on line a quella in negozio, secondo uno studio del portale BeTheBoss.it.

Emergono una resistenza e una diffidenza di base dell’affiliato a portare la sua attività anche on line, come se la vendita in digitale possa essere concorrenziale con quella fisica nel punto vendita, come riportato da un sondaggio presentato in Salone da Confimprese e Largo Consumo.

La soluzione a questa empasse deve venire dal franchisor – ha spiegato Antonio Fossati, presidente del Salone e consulente aziendale di RDS and Company -: sta a lui sviluppare un format da proporre a tutti i suoi affiliati che sia attraente e vantaggioso, anche economicamente. Franchisor e franchisee devono essere accomunati dalla stessa dinamica digitale, bisogna concentrare le energie e non separarle. Comunque sta crescendo l’interesse per questa complementarietà di on line e off line, tanto più che i consumatori gradiscono la formula ‘click and collect’, cioè compro sul web e ritiro in negozio”.

Altra tematica affrontata durante il Salone è stata quella delle start up nel franchising: in Italia sono attive circa 6mila start up e alcune di queste hanno le potenzialità per entrare anche nel settore del franchising.

Franchising, il punto a Milano

Il mondo del franchising si è riunito a Milano per il Salone Franchising Milano dal 3 al 5 novembre scorsi. Nel convegno di apertura del Salone, Franco Borgio di Fiera Milano ha riferito che “Fiera Milano ha scommesso tanti anni fa sul franchising ed i cambiamenti nel mondo del commercio, dove il franchising si è ritagliato un ruolo importante, ci hanno dato ragione”.

Antonio Fossati, Presidente del Salone Franchising Milano, ha spiegato che “la crescita del settore si misura anche con l’aumento dei negozi di fascia alta che richiedono un investimento iniziale da 50 a 100mila euro e con un numero sempre maggiore di giovani sotto i 35 anni, di donne e di manager fuoriusciti da aziende”.

Il franchising in Italia può solo crescere, ha dichiarato Mario Rignano, vice Presidente di Assofranchisingdato che da noi rappresenta solo il 6% del totale del commercio (con più di 23 miliardi di fatturato), mentre in Francia la percentuale è del 15%, in Germania del 22% e negli Usa addirittura del 40%”.

Negli ultimi 7 anni, il franchising ha avuto un incremento del 4%, nonostante l’economia in recessione e “si prevede una crescita del 2-3% da oggi al 2020”, ha sostenuto Francesco Montuolo, vice Presidente di Confimprese.

Una delle frontiere del franchising sarà la necessaria integrazione tra la vendita in negozio e l’e-commerce, ha aggiunto Montuolo, che ha anche chiesto di destinare un Codice Franchising nelle Camere di Commercio per facilitare riconoscimento, credito e sostegno a questo comparto.

Altro fronte importante è quello della formazione, come ha spiegato Patrizia De Luise, Presidente di FederFranchising/Confesercenti, che va assicurata agli affiliati sia prima sia dopo l’apertura del punto vendita. “Poi c’è il discorso dell’estero – ha detto De Luise -, già molte catene italiane lavorano all’estero, ma dobbiamo essere in grado di vendere il brand Italia”.

Una delle iniziative più importanti emerse durante il Salone è stata presentata nella giornata di apertura: il progetto pilota “Tuscany – Italian Feeling”, voluto e pensato da Bamboo Capital Ltd, fondo di investimento di Hong Kong e da Sunshine100 società di Real Estate tra le più importanti della Cina. Si tratta di un’operazione dalla Cina verso l’Italia, con l’obiettivo di selezionare i migliori modelli di business italiani e inserirli all’interno dei complessi commerciali sviluppati in Cina da Sunshine100.

Franchising, numeri buoni anche per il 2016

Non delude neanche nella prima parte del 2016 il mercato italiano del franchising. Secondo i primi dati sull’andamento del settore nel 2016 ricavati dal Centro Studi del Salone Franchising Milano, elaborando le statistiche provenienti dalle 1.000 aziende del comparto che fatturano annualmente 23 miliardi di euro, il primo trimestre dell’anno è in crescita dello 0,3%, rispetto al primo trimestre del 2015.

Una crescita ancora poco marcata, sottolineano dal Salone Franchising Milano, che però conferma il rinnovato interesse delle aziende italiane per la formula della vendita in affiliazione.

Contemporaneamente, si assiste a una serie di cambiamenti significativi nei settori di maggior interesse del franchising: prosegue la crescita del food (+9%), crescono gli articoli per la persona (+12%) e l’abbigliamento (+11%), mentre calano di molto i servizi alle imprese (-29%) e il commercio specializzato (– 27%).

Salone Franchising Milano ha sentito, sulle prospettive di mercato dei tre settori più performanti (food, abbigliamento, articoli per la persona), tre aziende che hanno deciso di esporre alla 31esima edizione del Salone, in programma dal 3 al 5 novembre prossimi a Fieramilanocity.

Tutto il comparto food sta crescendo, sia nella distribuzione ordinaria sia nel franchising – conferma Paolo Aruta, di Fratelli La Bufalae pensiamo possa crescere ancora, sia in Italia sia all’estero. Abbiamo 70 ristoranti, di cui circa 15 all’estero, di cui 30 sono gestiti direttamente e il resto in franchising. Abbiamo aperto a Londra, Dubai, Shanghai, Il Cairo e puntiamo ad incrementare i piani di sviluppo internazionale. Presentiamo la tradizione gastronomica napoletana rivisitata in chiave moderna, con tante novità, come il Menù per Bambini elaborato dai nutrizionisti”.

Abbiamo oltre 300 negozi ‘Motivi’ in Italia, di cui 60 in affiliazione – gli fa eco Massimo Arnaldi, responsabile franchising di Miroglio Fashione vediamo che esistono ampi margini per uno sviluppo dei punti vendita in franchising. Quindi siamo ben lieti di interagire con i potenziali affiliati interessati al nostro marchio e il Salone milanese è la vetrina perfetta”.

La gioielleria rappresenta una delle eccellenze manifatturiere del nostro Paese – conclude Nicola Sarni di Sarni Oroed è molto apprezzata dagli italiani. Abbiamo già 100 negozi in Italia, ma abbiamo deciso di entrare nel franchising per poter aumentare le aperture e coprire tutte le regioni italiane. E’ una sfida, ma il nuovo progetto si basa su una linea di gioielli artigianali molto qualificata, oltre che oreficeria, orologeria, argenteria, bijoux ed altro”.