Nuova patrimoniale sugli immobili all’estero: gli adempimenti

La nuova imposta patrimoniale sugli immobili all’estero è stabilita nella misura dello 0,76% del valore degli stessi, vale a dire il costo che risulta dall’atto di acquisto o dai contratti o, in mancanza, il valore di mercato ce si rileva nella località in cui è situato l’immobile.

Il D.L. 201/2011, che ha istituito l’imposta, è stato integrato dal D.L. 16/2012, che ha escluso dalla tassazione i casi in cui l’imposta non supera i 200 euro e ha modificato la base imponibile per gli immobili in Paesi che appartengono all’Unione europea o in quelli che aderiscono allo Spazio economico europeo e garantiscono un adeguato scambio di informazioni. Il criterio del costo storico o del valore di mercato sono utilizzati solo in via residuale.

In sostanza, gli adempimenti da assolvere in questi casi sono:

– indicazione delloimmobile nel Modulo RW (Sezione II);
– dichiarazione degli affitti percepiti nel Modello Unico PF;
– versamento della nuova imposta patrimoniale relatica all’immobile

Semplificazione fiscale: le nuove regole per IMU, IRPEF e IVA

Un decreto legge e una nuova delega fiscale in arrivo nei prossimi giorni. I punti all’ordine del giorno del governo Monti riguarderanno lotta all’evasione, IMU, aliquote IRPEF e IVA e riscossione dei debiti tributari.

Il tutto volto all’obiettivo di una semplificazione in materia fiscale e di adempimenti tributari. Occhi puntati sulla lotta l’evasione fiscale, dopo l’ultimo blitz della Guardia di Finanza a Courmayeur dello scorso weekend.

Punto primo: aliquote fiscali e IVA

Un pacchetto di emendamenti saranno contenuti nel nuovo disegno di legge, che andrà a riscrivere la delega fiscale del precedente governo Berlusconi.
Fra le manovre previste la riduzione delle aliquote fiscali IRPEF ( che attualmente si aggirano attorno al 23% e al 27%). Nessun aumento previsto per le aliquote IVA, come paventato dall’ultima manovra correttiva, che tramite la clausola di salvaguardia prevedeva invece un aumento dell’aliquota di mezzo punto percentuale dal 2014. Occorrerà attendere un “decreto regolamentare” per quanto concerne invece le agevolazioni fiscali, che ad oggi sono più di 700.

Punto secondo: IMU

Un punto caldo della riforma varata dal governo Monti riguarda l’esenzione riservata alla Chiesa e ai suoi immobili dalla nuova tassa chiamata IMU (Imposta municipale unica), che la manovra finanziaria ha sostituito alla vecchia ICI. L’esonero, secondo quanto previsto dal nuovo decreto, dovrebbe riguardare esclusivamente gli immobili non commerciali.

Insieme all’IMU dovrà essere presentata entro il 30 giugno 2013, la dichiarazione per gli immobili e pertinenze, ovvero la dichiarazione IMU. La dichiarazione dovrà altresì essere presentata entro l’anno successivo anche qualora sussista un cambio rilevante nella situazione del proprietario (es. la vendita dell’immobile in oggetto).

Punto terzo: lotta all’evasione fiscale

Una pioggia di nuove sanzioni in arrivo per chi non emette scontrini o fa dichiarazioni false. Il nuove decreto Monti prevederà anche che tutti i contribuenti soggetti agli studi di settore, incorsi in errori od omissioni, dovranno essere sottoposti ad accertamenti analitico – induttivi. In breve, non basterà più pagare una semplice sanzione pecuniaria come invece accade oggi.

La lotta all’evasione fiscale è al centro della nuova manovra allo scopo di alleggerire la pressione fiscale che grava sulle imprese e sui singoli cittadini.

Punto quarto: Equitalia

Nel nuovo decreto di semplificazione fiscale saranno previste norme volte ad alleggerire le modalità di riscossione dei debiti tributari da parte di Equitalia. Lo scopo è quello di evitare il blocco dell’attività per tutte le imprese morose nei confronti dello Stato per una dichiarata circostanza di difficoltà economica conseguente alle crisi.

Arriva il nuovo catasto urbano

In arrivo il nuovo catasto. Una riforma alla quale il governo vuole mettere mano al più presto e che porterà diverse novità: passaggio dall’attuale sistema per categorie e classi a un sistema basato sulla localizzazione e sulle caratteristiche edilizie, sostituzione del criterio del numero di vani con quello dei metri quadrati, adeguamento dei valori catastali degli immobili a quelli di mercato. La revisione del catasto sarà dunque la base su cui applicare tutte le imposte sugli immobili.

Ma perché il sistema catastale è inadeguato? Fondamentalmente perché la suddivisione in categorie e classi è ferma al periodo storico un cui è stato ideato il catasto urbano, con classi delineate dal suo impianto normativo originario. Gli unici aggiornamenti sono stati effettuati solo sulla base di comunicazioni dei soggetti interessati, in occasione di attività di ristrutturazioni e variazioni edilizie.

Cinque sono i criteri ispiratori del nuovo catasto:

– superamento del sistema per categorie e classi in relazione agli immobili ordinari, attraverso un sistema di funzioni statistiche che correleranno il valore del bene o il reddito dello stesso alla sua localizzazione e alle sue caratteristiche edilizie;
– superamento, per abitazioni e uffici, del vano come unità di misura della consistenza a fini fiscali, sostituendolo con la superficie;
– costituzione di un sistema catastale che contempli assieme alla rendita, il valore patrimoniale del bene;
– riqualificazione dei metodi di stima diretta per gli immobili speciali;
– rideterminazione della classificazione dei beni immobiliari.

Sì per l’agevolazione all’acquisto di immobili a uso abitativo

La questione controversa riguarda la compatibilità del sistema di calcolo dell’imposta sull’acquisto di beni immobili con le varie normative comunitarie a tutela delle principali libertà sancite nei Trattati CE. In altri termini la Commissione, sottolinea la disparità di trattamento, a sfavore per quei soggetti passivi con immobili ubicati fuori dal territorio nazionale,  e chiede al governo ungherese di adottare i necessari provvedimenti per fare in modo che la normativa tributaria tratti parimenti le due fattispecie impositive.
L’imposta sui redditi
L’imposta sui redditi ungherese, prevede una riduzione sui proventi derivanti dalla vendita di immobili utilizzati poi per successivo acquisto di immobile ad uso abitativo. Tale agevolazione, poi rivista, sussiste se l’immobile ceduto è situato nel territorio nazionale.
La causa principale
Con lettera di diffida la Commissione europea sottolineava come  la normativa fiscale ungherese in merito al trattamento tributario relativo alla cessione di beni immobili sia in contrasto con taluni diritti garantiti dal diritto dell’Unione. Questa normativa è tale da discriminare l’acquisto, nel territorio nazionale, di un bene immobile a uso abitativo in concomitanza alla vendita di altro immobile parimenti destinato ad abitazione principale ubicato in un altro Stato membro. Nel caso di vendita di immobile ubicato nello stesso territorio nazionale, infatti, la controversa normativa fiscale prevede un trattamento di favore. Non sussistono, come espressamente dichiarato dalla Commissione, valide motivazioni o ragioni, specialmente di interesse generale, tali da giustificare il regime tributario previsto in caso di acquisto e vendita di immobile ad uso abitativo.
La questione pregiudiziale
La questione pregiudiziale, riguarda sostanzialmente il diverso regime impositivo, ungherese, riservato all’acquisto di immobili, per fini non strumentali ma di abitazione principale rispetto al trattamento riservato allo stesso tipo di operazione con riferimento, però, a unità immobiliari situate oltre il confine nazionale. La controversia nasce dal fatto che in questo secondo caso non si ha diritto a nessun tipo di beneficio nel calcolo della base imponibile. Per tutta risposta, l’Ungheria, rendeva nota l’intenzione e poi comunicava di aver apportato modifiche ad alcune disposizioni dell’imposta sui redditi proprio per evitare una disparità di trattamento, dei soggetti passivi, dovuto a un calcolo della base imponibile differente in luogo della diversa ubicazione dell’immobile oggetto di vendita. Non ritenendo la Commissione tali modifiche rispondenti a quanto espresso nella lettera di diffida decideva di avanzare ricorso innanzi ai giudici della Corte europea.
Le argomentazioni dei giudici 
Una prima considerazione, fatta dai giudici, è quella di sottolineare come le parti non siano d’accordo sulla qualificazione dell’imposta controversa ovvero se debba intendersi quale imposta indiretto o diretta. A prescindere dal carattere dell’imposta, essa non è soggetta al processo di armonizzazione ricadendo, quindi, nella competenza dei singoli Stati membri. Ma una differenza di trattamento, tra le due categorie di contribuenti di cui alla causa principale, sussiste soltanto laddove le situazioni di tali categorie siano comparabili. Ma secondo costante giurisprudenza della Corte, in materia di imposte dirette, residenti e non residenti si trovano in situazioni differenti in quanto il reddito percepito dal residente in uno Stato, il più delle volte è soltanto parte del reddito complessivo dell’interessato. L’esistenza di una discriminazione deve, altresì, essere stabilita alla stregua di una diversa lettura, quella data dall’ottica di legiferazione delle disposizioni nazionali. Come in precedenza stabilito dalla Corte, la necessità di tutelare la coerenza di un regime fiscale può giustificare una normativa impositiva come quella oggetto della controversia. Infatti, l’imposizione ungherese sugli immobili, considerato il sistema impositivo nel suo insieme, è volto a tassare la sola parte delle risorse investite per l’acquisto del bene immobile che non sono già state colpite da altra imposizione. Estendere l’applicazione del beneficio fiscale anche alla compravendita di immobili situati oltre confine rischia di compromettere il raggiungimento dell’obiettivo di evitare la doppia imposizione nell’ambito del territorio comunitario. Ecco che allora i togati europei, sulla base di queste motivazioni, hanno respinto gli addebiti in merito alle violazioni che l’applicazione della legge controversa causerebbe.
La pronuncia della Corte
I giudici della prima sezione della Corte di giustizia UE alla luce delle argomentazioni apportate dalle parti e dalle considerazioni da essi stessi svolte si sono pronunciati respingendo le richieste della parte ricorrente. Questo vuol dire, in altri termini, che il regime impositivo sull’acquisto degli immobili adottato nella Repubblica di Ungheria è da ritenersi lecito e conforme alla normativa europea. L’esclusione dal beneficio della riduzione della base imponibile fiscale nell’ambito delle compravendite di immobili, non strumentali, deve essere basata su considerazioni oggettive di interesse generale.
Fonte: fiscooggi.it

Case: il mercato in crisi a Roma e Milano

Il mercato immobiliare italiano cartina di tornasole della crisi economica. Nel primo semestre del 2011, secondo i dati diffusi dall‘Omi dell’Agenzia del territorio, la compravendita di case e immobili è calata nelle maggiori città italiane.

Bollino rosso per Roma e Milano: nell’hinterland e provincia milanese si è registrato un calo del numero delle transazioni del -1,7%. Ma la maglia nera della diminuzione percentuale del numero delle vendite va a Venezia, con un -9,2%, e a Roma con un -3,5%, e un lievissimo aumento dei prezzi (0,8%). Dati negativi anche per Napoli dove si registra una contrazione sia delle compravendite sia dei prezzi: nel 2011 le transazioni effettuate sono state 3.402, con un calo del -4,7%.

Segnali positivi vengono invece dai mercati immobiliari di Torino, dove le transazioni effettuate nel primo semestre del 2011 sono state 6.126 con un aumento del 4,7% rispetto allo stesso periodo del 2010, e un aumento dei prezzi del 2,7%. Tiepida risalita per Milano, con 9.855 transazioni effettuate, dove si registra un aumento dell’1,2% rispetto allo stesso semestre del 2010; la quotazione media al metro quadro e’ attualmente di 3.014 euro con un aumento dell’1%. Ad evidenziare un trend positivo la città di Genova, con un aumento del 3,8% del numero delle transazioni, in totale 3.576, ed un lieve aumento dei prezzi degli immobili (+0,8%).

Alessia Casiraghi

Roma, si contrae il mercato immobiliare

In leggera contrazione il mercato immobiliare a Roma. Questo è quanto rileva l’Ufficio Studi Tecnocasa in un’indagine che ha preso in esame diverse zone della Capitale.

Nello specifico, nelle zone centrali la contrazione dei valori immobiliari è stata lieve, nell’ordine dello 0,4%; si mantengono stabili i valori nell’area del Centro storico, del Pantheon, del Ghetto Ebraico, di via del Corso, di via del Babuino e di piazza del Popolo.

Le richieste di abitazioni provengono in genere da professionisti, investitori, genitori di studenti, stranieri – con una tendenza che non sorprende e che vede prevalentemente farsi avanti russi e arabi, solo in parte minore americani ed inglesi – oppure da chi acquista per avviare bed and breakfast, anche se questi ultimi risultano in leggero calo vista l’alta presenza di questo tipo di attività.

Le soluzioni più ambite sono quelle già ristrutturate, posizionate ai piani alti, dotate di vista panoramica, terrazzi e ascensore. Il primo semestre dell’anno evidenzia, inoltre, un aumento di immobili in affitto sul mercato, anche se i canoni sono sostanzialmente stabili.

Clicca qui per scaricare lo studio di Tecnocasa.

Puglia, il mattone conviene

La Puglia si conferma una regione nella quale poter fare ottimi affari a livello immobiliare. Secondo l’Osservatorio Casa.it, che ha analizzato il mercato immobiliare della regione, le quotazioni sono in calo in tutto il Tacco d’Italia. Se a Bari si registrano le quotazioni più alte nel centro storico per l’acquisto di un bilocale, Lecce si aggiudica il titolo di seconda provincia più cara, con una media di 2.750 euro al mq per l’acquisto della stessa tipologia d’immobile nelle zone centrali.

Secondo Daniele Mancini, Amministratore Delegato di Casa.it, “nel centro storico di Bari per l’acquisto di un immobile la media si attesta sui 3.100 euro al metro quadro. In generale, le tipologie maggiormente richieste sono i trilocali di piccole dimensioni in particolare dotati di box o posto auto le cui quotazioni oscillano in media tra i 2.000 e i 2.400 euro al metro quadro a seconda che l’immobile sia o meno da ristrutturare“. “Da un’analisi delle richieste pervenute al nostro portale abbiamo rilevato, inoltre, che la domanda immobiliare barese in questo ultimo anno sembra essersi concentrata maggiormente su zone meno centrali, dove sono presenti immobili di più recente costruzione con costi più bassi“, conclude Mancini.

Secondo l’osservatorio Casa.it, dopo Bari è Lecce la città pugliese più costosa, con la media di 2.750 euro al metro quadro per l’acquisto di un bilocale ristrutturato nel centro storico. Fuori dal centro, invece, i prezzi si attestano sui 1.500 euro al metro quadro. A Foggia, nelle zone centrali più ambite di Corso Garibaldi, Corso Roma e Corso Giannone, il prezzo medio si aggira sui 2.000 euro al metro quadro, mentre nel centro di Taranto vengono richiesti circa 1.550 euro per appartamenti in buone condizioni, che salgono fino a 2.300 euro se accompagnati da un garage. Più economica Brindisi, dove nei quartieri centrali di Bozzano e Corso Garibaldi il costo medio di un bilocale è di 1.450 euro al mq.

Poche sorprese anche dal mercato degli affitti. Bari si conferma la città più costosa, con una media di 650 euro mensili per un bilocale. Brindisi, Foggia e Lecce seguono con una situazione omogenea fra di loro di 550 euro circa per la stessa tipologia d’immobile nelle zone centrali. Taranto chiude la classifica con una media di 350 euro d’affitto per un bilocale in centro.

Casa in Italia? Da sogno a incubo burocratico

Sugli stranieri, l’Italia esercita un fascino notevole che spinge chi se lo può permettere ad investire in immobili nel nostro Paese.

Se, da una parte, si tratta di uffici, centri commerciali o parchi di logistica, sono i residenziali gli immobili che rappresentano l’oggetto del desiderio, soprattutto quando si tratta di location famose in tutto il mondo. Non solo Costa Smeralda, Toscana e lago di Como, ma anche Umbria e Salento, le cui quotazioni ultimamente si sono alzate, fermo restando l’interesse per le città d’arte, Venezia in testa.

Ma, se da un lato potrebbe trattarsi di uno scenario incantevole e irrinunciabile, il rovescio della medaglia si presenta infausto o, come scritto sul Wall Street Journal, un incubo burocratico. Dall’acquisizione del codice fiscale, indispensabile per acquistare ma difficile da ottenere se stranieri, fino ad un interminabile elenco di tasse da pagare, le formalità alle quali occorre sottoporsi rischierebbero di scoraggiare anche i più fervidi ammiratori dell’italian style.

Nonostante ciò, però, qualcuno disposto ad affrontare cavilli e spese elevate c’è, e sono soprattutto gli americani, aumentati negli ultimi mesi, e i russi che, dopo un colpo di fulmine per le coste italiane, si stanno ora spingendo anche nell’entroterra.

Ma anche gli scandinavi stanno diventando una discreta quantità a dimostrazione che, forse, spendere tempo, oltre che denaro, per diventare proprietari di una dimora made in Italy vale la pena.

Vera Moretti

8 famiglie su 10 hanno una casa di proprietà

Secondo uno studio condotto da dall’Agenzia del Territorio e dal Dipartimento delle Finanze, incrociando i dati delle ultime dichiarazioni dei redditi con quelli a disposizione del catasto è risultato che l’abitazione è un bene a cui non si rinuncia, di solito è anche molto spaziosa, in media ogni abitante ha oltre 60 metri quadrati a testa.

La media delle dimensioni è di 115 metri quadrati e quasi l’80% delle famiglie possiede la casa dove vive. Si tratta di una quota alta rispetto ad altri Paesi.$ Andando ad analizzare attentamente si vede però come solo il 4% degli intestatari siano under 30.

La percentuale effettiva di famiglie che possiedono abitazione di proprietà sarebbe del 79,1% con la percentuale che sale all’85% al Sud, mentre è in linea con il dato nazionale il Centro (79%) e, invece, si colloca più in basso il Nord (75,6%). Per quanto riguarda gli affitti il 10% dei canoni piu’ elevati supera i mille euro al mese, mentre il 50% di quelli più bassi è ben al di sotto dei 350 euro mensili. Bassa è la percentuale di abitazioni concesse ad uso gratuito, circa il 2,1%.

 

 

 

Estate, tempo di mare e… di case al mare

Scendono i prezzi delle case al mare nelle località turistiche italiane: nel secondo semestre 2010, i valori sono calati in media dello 0,5%, secondo quanto emerge da una ricerca effettuata da Tecnocasa, che ha monitorato il mercato delle case-vacanza lungo tutta la Penisola.

Secondo le rilevazioni, il mercato risulta sostanzialmente stabile e vede nelle località del Centro una contrazione dell’1,1%, seguite da quelle del Nord e del Sud con una diminuzione dello 0,2%. Le regioni in cui si segnala, invece, un aumento dei prezzi sono la Calabria (+2,8%), la Sicilia (+4,6%) e la Puglia (+ 0,5%). Prezzi stabili in Liguria, in Friuli Venezia Giulia, Abruzzo e Basilicata. I cali più forti si notano in Emilia Romagna (-1,2%), Toscana (-5,7%), Campania (-3,4%), Molise (-1,6%), Marche (-1%), Sardegna (-0,8%) e Lazio (-0,5%).

A cercare una seconda casa di vacanza sono soprattutto acquirenti di età compresa tra 45 e 64 anni; quasi sempre ad acquistare la seconda casa sono famiglie che hanno raggiunto una stabilità economica oppure pensionati che investono i risparmi per asquistare una casa di villeggiatura per sé o per i figli. Quali le tipologie più gettonate? Bilocali o piccoli trilocali (50-70), con giardino, terrazzo o balcone-veranda). Importante la presenza della vista mare, la vicinanza alla spiaggia e il posto auto o il garage.