Mutuo? Scordatelo se hai un solo reddito

La crisi del credito non colpisce solo le imprese: anche le famiglie devono fare i conti con una stretta creditizia che, specialmente per quello che riguarda i mutui. Se infatti per un’azienda è sempre più difficile ottenere un finanziamento, per i nuclei familiari che intendono acquistare una casa la possibilità di accedere a un mutuo è spesso una chimera. Specialmente per le famiglie monoreddito, sempre meno propense a chiedere questo tipo di finanziamento.

Una tendenza figlia della crisi economica generale e di quella dell’edilizia in particolare, messa in luce da Mutui.it, che ha rilevato come solo il 2% delle richieste di mutuo arriva da famiglie monoreddito. Un’indagine svolta su un campione di oltre 160mila richieste di mutuo presentate negli ultimi sei mesi da famiglie con un solo reddito e almeno un figlio.

Qual è, dunque, l’identikit di questa persona con tanta voglia di mutuo? E quale importo riesce a finanziare prima di rischiare il tracollo delle finanze personali? L’età media di chi fa domanda di mutuo è di 42 anni, si tratta per lo più di uomini (76%) con un nucleo familiare superiore alle 3 unità e uno stipendio mensile più elevato della media, circa 2.100 euro netti. Il che porta queste persone ad avanzare una richiesta media di finanziamento pari a 122mila euro, da restituire in un periodo di quasi 23 anni. La percentuale da finanziare attraverso il mutuo si ferma al 52% del valore dell’abitazione.

Un trend che commenta così Lorenzo Bacca, responsabile business unit di Mutui.it: “Affrontare l’iter della richiesta di un finanziamento per l’acquisto di una casa potendo far fede su un solo reddito dimostrabile è piuttosto complesso; i casi sono limitati e le richieste formali arrivano solo da soggetti che dispongono di stipendi elevati e possono accontentarsi di finanziare circa il 50% del valore dell’immobile“.

Il 66% delle domande di mutuo è rivolta all’acquisto della prima casa, mentre solo il 6% delle richieste è destinata all’acquisto di una seconda abitazione e il 10% dei casi punta a rifinanziare un mutuo già in essere. Sulla tipologia di tasso non c’è partita: preferito è indubbiamente quello variabile (48% del campione), mentre il tasso fisso è fermo al 36%.

Tutti fattori che, per queste famiglie monoreddito, mettono al centro della questione il cosiddetto concetto di “rata sostenibile“: il reddito mensile, infatti, tolta la rata del mutuo ed eventuali altri finanziamenti deve consentire la conduzione di un normale tenore di vita e per questo i nuclei con una sola entrata mensile ottengono più difficilmente un mutuo da rimborsare con rate elevate. In più, l’età media più elevata di chi chiede un mutuo già con una famiglia da mantenere riduce la possibilità di avvalersi dei genitori come garanti.

Un’analisi, quella di Mutui.it, la quale non fa che confermare non solo e non tanto le difficoltà delle famiglie nella gestione di un bene primario come è la casa ma la difficoltà di un settore intero quale è quello dell’edilizia. Scarsi investimenti pubblici e privati, un indotto che frena, imprese artigiane che chiudono da una parte. Surplus di offerta, prezzi di mercato superiori alle capacità di spesa delle persone, stretta sui mutui dall’altra. Un settore che è stato sempre in prima linea nella ripresa dopo periodi di difficoltà economica ora non sembra avere le forze necessarie per risollevarsi. Speriamo di no: l’Italia è una repubblica fondata sul mattone.

Roma, si contrae il mercato immobiliare

In leggera contrazione il mercato immobiliare a Roma. Questo è quanto rileva l’Ufficio Studi Tecnocasa in un’indagine che ha preso in esame diverse zone della Capitale.

Nello specifico, nelle zone centrali la contrazione dei valori immobiliari è stata lieve, nell’ordine dello 0,4%; si mantengono stabili i valori nell’area del Centro storico, del Pantheon, del Ghetto Ebraico, di via del Corso, di via del Babuino e di piazza del Popolo.

Le richieste di abitazioni provengono in genere da professionisti, investitori, genitori di studenti, stranieri – con una tendenza che non sorprende e che vede prevalentemente farsi avanti russi e arabi, solo in parte minore americani ed inglesi – oppure da chi acquista per avviare bed and breakfast, anche se questi ultimi risultano in leggero calo vista l’alta presenza di questo tipo di attività.

Le soluzioni più ambite sono quelle già ristrutturate, posizionate ai piani alti, dotate di vista panoramica, terrazzi e ascensore. Il primo semestre dell’anno evidenzia, inoltre, un aumento di immobili in affitto sul mercato, anche se i canoni sono sostanzialmente stabili.

Clicca qui per scaricare lo studio di Tecnocasa.

Mercato immobiliare: prospettive incerte e prezzi giù

Il sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia, messo a punto da Banca d’Italia e Tecnoborsa, con la cooperazione dell’Agenzia del Territorio, mette in luce preoccupanti segnali di debolezza dal mercato immobiliare nel primo trimestre 2011.

Dall’indagine emerge una flessione dei prezzi delle abitazioni: nei primi tre mesi del 2011, la quota di agenti che hanno segnalato una diminuzione dei prezzi è aumentata infatti dal 40 al 44,2%, il numero di chi ha indicato un aumento delle quotazioni è diminuito, seppur di poco. Ne deriva un peggioramento del saldo negativo: -42,6 punti contro i -38 del quarto trimestre 2010.

Particolarmente colpiti dai ribassi il centro e Sud Italia. Per quanto riguarda le compravendite, le agenzie che nei primi tre mesi dell’anno hanno venduto almeno un immobile sono state il 69,3%, il -6% rispetto alla scorsa indagine.

Per quanto riguarda il lavoro delle agenzie immobiliari, nel primo trimestre 2011 il saldo delle giacenze di incarichi a vendere è salito al 28,8% dal precedente 16,6%, mentre il saldo tra le quote di agenzie che segnano un aumento e quelle che segnalano una diminuzione dei nuovi incarichi è salito al 20,8% dal 15,7%. Nei primi tre mesi dell’anno si è anche registrata un’invarianza del margine di riduzione dei prezzi di vendita (al 12%) e si è confermato appena superiore ai 7 mesi il tempo medio di completamento dell’incarico. Il mutuo risulta essere la modalità di finanziamento preferito (70,6%), anche se in calo. La flessione si è dimostrata più marcata nel Nord-Est e nel centro Italia.