Made in Italy ed eccellenze digitali

I digitalizzatori del Made in Italy hanno fatto la loro scoperta: i prodotti italiani sono sempre più apprezzati e ricercati in rete ed è bene che le imprese sfruttino questo treno digitale che sta passando, aumentando nel proprio organico le figure con competenze digitali, per far sì che le medesime imprese possano crescere grazie al successo del Made in Italy.

È questo il succo di quanto emerso dalla presentazione, avvenuta nei giorni scorsi a Firenze, della nuova edizione del progetto Eccellenze in Digitale, promosso da Google e Unioncamere. Un progetto che ha interessato ben 20mila imprese, 1500 delle quali supportate nelle strategie di sviluppo digitale.

Secondo Diego Ciulli, public policy manager di Google Italia, “negli ultimi due anni sono cresciute del 22% le ricerche di prodotti Made in Italy online su Google. Nei Paesi in via di sviluppo di nuova digitalizzazione, c’è mercato aggiuntivo per i nostri prodotti: i nuovi ricchi di tante parti del mondo utilizzano Internet per accedere per la prima volta al Made in Italy, ma vediamo che le ricerche crescono anche nei Paesi industrializzati, come gli Usa la Germania e la Francia“.

Secondo i dati della ricerca, dei prodotti Made in Italy online attirano più le immagini (+41%) e i video (+32%) rispetto alle news (-7%). Incoraggiante la crescita dello shopping online, +57%.

Per quanto riguarda invece i Paesi che più di tutti amano i prodotti Made in Italy, almeno online, ci sono l’Australia, gli Usa e la Gran Bretagna; si difendono bene anche Grecia, Canada, Svizzera, Germania, Belgio e Olanda.

Chiusura all’insegna del buon senso da parte del vicepresidente di Unioncamere e presidente della Camera di Commercio di Firenze, Leonardo Bassilichi: “La qualità è il nostro petrolio e chi cerca il Made in Italy la insegue disperatamente, per questo dobbiamo trovare ogni mezzo per far conoscere al mondo i nostri artigiani di qualità, digitalizzare le Pmi d’eccellenza è il modo più semplice ed economico per prendere al volo questa voglia mondiale e trasformarla in un motore potentissimo per la nostra economia”.

Italiani popolo hi-tech

Qualche dubbio già ce l’avevamo: gli italiani sono sempre più propensi ad utilizzare dispositivi digitali o, più generalmente, hi-tech.
E, a guardare cosa accade nelle strade delle nostre città, dove la maggior parte dei passanti ha in mano, o in tasca, o in borsa, smartphone e tablet, non si stenta a crederci.

Ora è stato presentato anche uno studio che attesta questa tendenza.
L’indagine, Accenture Digital Consumer Tech Survey 2014, ha coinvolto 23.000 persone in 23 Paesi, Italia inclusa.

Concentrando l’attenzione sul consumatore italiano, emerge un profilo attirato dai dispositivi digitali, anche più di uno a seconda dell’uso.
Qualche esempio? In media, gli italiani possiedono, oltre all’immancabile smartphone, almeno un televisore, una console per giochi e un GPS in auto.

La percentuale maggiore, il 77%, riguarda proprio lo smartphone, mentre il 58% possiede un televisore ad alta definizione. Si tratta, in entrambi i casi, di percentuali maggiori rispetto alla media mondiale, del 5 e del 6%.
Il 47% dichiara di possedere una game console che consente l’accesso ad Internet (e il 57% di loro la usa appunto per connettersi) ed il 45% di avere a bordo della propria auto un dispositivo GPS.

Il tablet sta diventando sempre più diffuso, tanto che è il 39% della popolazione a possederne uno e un ulteriore 14% ha intenzione di acquistarne uno a breve.
Il pubblico maggiormente interessato in questo caso è quello più giovane, appartenente, per il 46% dei casi, alla fascia di età 14-34 anni. La percentuale scende a 41% per i 34-54enni e al 13% gli over 55.

Il 31% possiede un dispositivo di gioco portatile e il 19% ha un lettore eBook.
Fanalino di coda (12%) si attestano i dispositivi di intrattenimento a bordo delle automobili.

Uno dei dati che certamente colpisce di più è che i consumatori italiani, per il 60% dei casi, usa più dispositivi contemporaneamente, contro il 49% della media globale ed ovviamente questa tendenza appartiene di più ai giovani.
Secondo Massimo Morielli, Responsabile Media & Entertainment di Accenture, “Every consumer is a digital consumer. Ogni persona è oggi naturalmente un consumatore digitale e questo è particolarmente vero per gli italiani: il nostro mercato mostra infatti un forte interesse nei confronti delle tecnologie più innovative e dei servizi di intrattenimento digitali. La tempestività con cui le aziende del settore media rendono disponibili contenuti e servizi di qualità sui vari device è sempre più un fattore critico di successo”.

Inoltre gli italiani sembrano essere più tech savvy rispetto alla media mondiale: il 43% si considera “innovatore” o early adopter, con una spiccata propensione a provare prodotti e servizi di ultima generazione, contro solo il 34% degli intervistati a livello globale.
Fra gli innovatori le differenze di genere sono sempre meno evidenti: si percepiscono tali il 56% degli uomini ed il 44% delle donne.
Una correlazione più diretta si può stabilire fra la propensione all’adozione di nuovi dispositivi tecnologici e il reddito disponibile: il 30% degli innovatori si colloca nella fascia di reddito più elevata (più di 35.000€ all’anno).
La stessa correlazione si ritrova nella fascia di età dei più giovani (14-34 anni).

Circa le motivazioni alla base dell’utilizzo di servizi e device digitali: il 90% ritiene che diano la possibilità di fare le cose più velocemente, il 87% che rendano la vita più piacevole, il 83% che contribuiscano a mantenere i contatti con il proprio giro di amici e parenti, il 72% che offrano nuove opportunità per esprimere la propria creatività, mentre è relativamente bassa la percentuale di coloro che percepiscono un rischio per la privacy, il 56%.
Per quanto riguarda le motivazioni, non ci sono differenze sostanziali a seconda delle diverse fasce di età.

In Toscana imprese hi-tech in aumento

Uno studio effettuato dall’Osservatorio di Unioncamere Toscana e Scuola Superiore Sant’Anna relativo alle imprese hi-tech ha messo in luce il fermento che caratterizza le piccole e medie imprese, in crescita soprattutto se operanti nel settore dei servizi (+2,6%) mentre le aziende di grandi dimensioni puntano decisamente all’export.

La crescita delle imprese toscane riguarda soprattutto le produzioni a carattere innovativo e le politiche di marketing mirate alla diversificazione dei mercati di sbocco e che hanno registrato un continuo aumento dal 2013 (+0,7%) fino ad oggi (+1,4%).
Al contrario, numeri negativi per il settore manifatturiero (-0,6%), dovuti agli andamenti della meccanica.

Per quanto riguarda l’occupazione, registrata in aumento, deve i suoi dati positivi ancora una volta ai comparti riguardanti l’alta tecnologia (+2,6%, +1,0% il manifatturiero high-tech), ma il 2014 appare buono per tutte le tipologie di impresa.

Le migliori prospettive di crescita si registrano per le filiere life sciences, in particolare nel segmento della farmaceutica (+4,9%), Ict (+4,1%) e meccanica avanzata (+1,9%), ma un miglioramento decisivo si prevede per elettronica (+3,0%), servizi per l’innovazione (+2,6%), energia e ambiente (+1,1%).

Tali aspettative, legate all’andamento della domanda internazionale, riguardano soprattutto medie e grandi imprese (+3,2%), ed in parte anche le piccole (+2,5%) e micro-dimensioni (+0,4%).

I numeri, quasi sempre positivi, erano cominciati già nel 2013, quando è stato rilevato da una
intensificazione degli investimenti in ricerca e sviluppo (+2,2% l’andamento della spesa, positivo per tutti i settori e le tipologie di impresa): mediamente ogni impresa investe in R&S il 22% del proprio fatturato ed impiega il 39% del personale complessivo.
In crescita a ritmi superiori rispetto a quelli dell’occupazione complessiva anche le assunzioni di addetti high-skilled (+2,1%); nel 2013 il 47% degli addetti delle imprese high-tech sono ingegneri.

L’Osservatorio di Unioncamere Toscana-Scuola Superiore Sant’Anna in cinque anni ha censito 1.560 localizzazioni high-tech sul territorio regionale; un universo in decisa crescita (+6,3%) rispetto a quello risultante dalla precedente rilevazione (inizio 2013), grazie ad un saldo positivo tra uscite (-64 unità) e nuovi ingressi nella popolazione di riferimento (+157).

Oltre un terzo delle unità locali è concentrato nel territorio di Firenze (34,4%), seguita da Pisa (18,0%) e Siena (7,8%). Lucca ed Arezzo pesano per oltre il 7% sul totale regionale, in ragione di una discreta evoluzione nella numerosità dell’imprenditoria high-tech a livello locale.

Sono ormai oltre 45.000 gli addetti che operano nel settore hi-tech su territorio regionale, e a questo proposito un ruolo importante è quello ricoperto dalle medie imprese ad alta tecnologia, attive sia nel manifatturiero che dei servizi e particolarmente presenti nei territori di Firenze, Lucca, Pisa e Arezzo.

In questo ambito sono alcune filiere ad elevata intensità di scala, tra cui elettronica e Life Sciences (in particolare, farmaceutica), quelle in cui la propensione ad investire appare più pronunciata (oltre 3 imprese su 4 prevede investimenti per il periodo 2014-2016). Beni materiali (27% delle imprese con investimenti) e beni immateriali (21%, in prevalenza diritti di proprietà intellettuale) assumono una uguale rilevanza in termini di tipologia di investimenti in programma: nel prossimo triennio, oltre il 50% delle imprese high-tech investirà in Ricerca di base, e ben il 20% lo farà in collaborazione con partner esterni.

Vera MORETTI

A Ravenna Festival ecologico hi-tech

La settimana scorsa, dal 21 al 23 maggio, Ravenna è stata capitale dell’alta sostenibilità, con una serie di eventi e di presentazioni a tema.

Questo festival ecologico hi-tech è stato organizzato, per la settima volta consecutiva, da labelab, il network di professionisti guidato da Giovanni Montresori e Mario Sunseri.

La manifestazione ha avuto luogo in 12 sale attrezzate in piazza del Popolo e nelle principali vie del centro, con una serie di conferenze, seminari di formazione e workshop per sensibilizzare i cittadini sul rispetto per l’ambiente.

Giovanni Montresori e Mario Sunseri, co-direttori dell’evento, hanno sottolineato l’importanza dell’hi-tech in campo ambientale: “E’ nel campo ambientale che l’utilizzo dell’hi-tech può permettere lo sviluppo delle aziende italiane del nostro settore creando soluzioni innovative. Il nostro network e l’evento ravennate permettono la promozione, la continua ricerca e la divulgazione delle migliori pratiche che emergono nei servizi ambientali”.

La giornata di conclusione del festival è stata quella più ricca di eventi, a cominciare dalla conferenza sul trattamento e lo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto.
Con la partecipazione di illustri relatori del panorama giuridico – tecnico e scientifico italiano è stata affrontata la problematica della dismissione delle 32 milioni di tonnellate di “eternit” ancora presenti sul nostro territorio.

A seguire, è stato dato il via al tradizionale labeCamp, una sorta di non-conferenza con la partecipazione di blogger, giornalisti, esperti ed appassionati di ecologia, tutti accomunati dalla voglia di praticare conversazioni sostenibili.

In chiusura, presso Ravenna Yacht Club, “Luci e ombre sulla gestione del ciclo di vita di uno scafo”, un’iniziativa che è stata definita come un vero e proprio festival formativo che ha coinvolto direttamente e materialmente tutti gli attori.

Vera MORETTI

Anche l’agricoltura è hi-tech

Anche l’agricoltura può essere hi-tech e, per questo, la Camera di Commercio di Caserta ha deciso di puntare sull’innovazione erogando contributi in conto capitale a favore delle imprese di Terra di Lavoro per la copertura parziale delle spese sostenute in acquisto di macchinari e attrezzature hi-tech.

Possono accedere agli incentivi le imprese agricole, individuali o in forma societaria, che abbiano sede legale o unità locale in provincia di Caserta, iscritte al Registro delle imprese, attive e in regola con il versamento del diritto annuale e con gli obblighi relativi al pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei dipendenti.

Finanziabili sono le spese sostenute a partire dal primo aprile e fino a 31 ottobre 2014, per l’acquisto di:

  • macchinari agricoli che apportano innovazione di processo o di prodotto;
  • macchinari finalizzati all’ammodernamento delle attrezzature aziendali;
  • macchinari o attrezzature, finalizzati all’ottimizzazione dei sistemi irrigui e al risparmio idrico, con durata pluriennale o annuale, purché realizzate con materiali esclusivamente biodegradabili;
  • prodotti finalizzati allo sviluppo dell’informatica applicata all’agricoltura;
  • dispositivi di protezione individuale e collettiva nonché piccoli investimenti finalizzati al miglioramento dei livelli di sicurezza aziendale.

Il contributo può arrivare fino a 5mila euro ad azienda, a copertura del 40% massimo delle spese ammissibili.
L’importo complessivo di aiuti pubblici non può in ogni caso superare i 15mila euro in un arco temporale di tre anni, incluso l’anno in cui viene richiesto il finanziamento (anni 2011, 2012, 2013 e 2014).

La domanda per accedere al finanziamento va redatta utilizzando l’apposito modulo predisposto dal Servizio Promozione, scaricabile dal sito internet dell’Ente, Ce.camcom.it e trasmessa, in formato pdf, esclusivamente a mezzo Pec, all’indirizzo promozione@ce.legalmail.camcom.it.
Il termine ultimo per inviare le richieste è fissato al 31 ottobre 2014.

Vera MORETTI

Google e Unioncamere unite per digitalizzare le pmi

Una collaborazione fertile, quella tra Google e Unioncamere, che vede l’impegno, da parte di entrambi, nella digitalizzazione delle aziende anche grazie all’assegnazione di 104 borse di studio a giovani che per 6 mesi avranno l’opportunità di operare all’interno di 52 Camere di Commercio e affiancare le piccole e medie imprese nel loro percorso di digitalizzazione.

Questa importante iniziativa rientra nel progetto di Google e Unioncamere “Made in Italy: Eccellenze in Digitale”, patrocinata dal Ministero dello Sviluppo Economico e che si inserisce all’interno della campagna e-Skills for jobs della Commissione Europea.

Il progetto prevede la formazione di laureandi o neolaureati in grado di favorire la digitalizzazione delle PMI di oltre 50 aree in cui sono stati individuati prodotti di eccellenza del Made in Italy.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha commentato così il progetto: “Dopo l’esperienza pilota realizzata nel 2013, decolla oggi una nuova e più articolata iniziativa che coinvolgerà i territori a maggior presenza di produzioni di punta del nostro made in Italy. Già il progetto Distretti sul web dello scorso anno ci ha rivelato che quando si mette in moto la creatività, la voglia di fare innovazione e la capacità di rimboccarsi le maniche si possono dare risposte concrete sia ai nostri ragazzi, sia alle nostre imprese, tante delle quali hanno una vera e propria ‘sete’ di strumenti che siano in grado di renderle più competitive. E’ tempo di lanciare il cuore oltre la crisi, immaginando – è questo l’obiettivo concreto che ci poniamo – di portare sul web tutte le eccellenze che fanno grande ed unico il made in Italy”.

Ha aggiunto Fabio Vaccarono, country mangino director di Google in Italia: “Siamo convinti che il digitale possa giocare un ruolo fondamentale nella crescita economica del nostro Paese promuovendo, tra le altre cose, le eccellenze dall’artigianato e dall’agroalimentare Made in Italy sui mercati internazionali. Le cento borse di studio annunciate oggi rappresentano un importante tassello di questo progetto che, grazie alle competenze dei giovani digitalizzatori, aiuterà le piccole e medie imprese italiane a essere più competitive cogliendo le opportunità offerte dal web. Il progetto pilota sviluppato lo scorso anno ha dimostrato che le aziende che si aprono al digitale riescono a far cresce il proprio business e a far conoscere l’eccellenza italiana nel mondo. Google è un alleato fondamentale delle imprese del Made in Italy per vincere nell’economia digitale”.

Carlo Calenda, viceministro allo Sviluppo Economico, ha infine dichiarato: “L’iniziativa è eccezionalmente coerente con gli obiettivi che ci siamo dati e gli strumenti che abbiamo messo in campo per aumentare il grado di internazionalizzazione del nostro sistema imprenditoriale. Vogliamo aumentare di oltre 20mila unità il numero delle PMI stabilmente esportatrici e agire su competenze digitali e potenzialità del canale e-commerce: significa aggredire una delle aree in cui le nostre imprese si mostrano in ritardo rispetto ai concorrenti internazionali. Scontiamo un gap dimensionale: aggiornare le conoscenze delle piccole imprese è proprio quello che stiamo facendo con il roadshow promosso dal Ministero (a cui partecipa attivamente lo stesso sistema delle Camere di Commercio), per rendere consapevoli le PMI che i mercati offrono enormi possibilità di crescita e che le aziende possono contare su strumenti di supporto pubblico ai processi di internazionalizzazione”.

Vera MORETTI

Imprese padovane sempre più hi-tech

Padova è regina dell’export nel settore hi-tech.
La città patavina, infatti, supera di gran lunga tutte le “avversarie” regionali, con un valore assoluto delle esportazioni registrato nel 2013 pari a 3,3 miliardi di euro nel comparto dell’hi-tech.

A fornire i dati è stata la Camera di Commercio, che si è basata su un’indagine condotta da Istat.

Sul valore totale dell’export a media e alta tecnologia nel 2013 vede ancora Vicenza al primo posto (31,5% per 4,6 miliardi) ma tallonata da Padova che sta rosicchiando posizioni e percentuali a gran velocità e che ora è al 22,2%, seguita da Verona (17,5%) e Treviso (15,8%).

L’incidenza percentuale dell’insieme di questi prodotti sul totale dell’export provinciale è del 37,5% (su 8,7 miliardi nel 2013).
Il dato è superiore sia a quello regionale Veneto (27,9%), sia a quello dell’Italia (32,3%) e mantiene ancora Padova al primo posto in regione seguita da Rovigo (30,8%), Vicenza (29,7%) e Verona (27,4%) con le altre province che denotano percentuali al di sotto del dato nazionale (Venezia, 25%, Treviso, 22,1% e Belluno, 16,1%).

Ha commentato Fernando Zilio, presidente della Camera di Commercio di Padova: “Ciò dimostra che le nostre imprese credono nella leva competitiva dell’innovazione e della ricerca per la produzione di prodotti e materiali ad elevato contenuto tecnologico“.

Vera MORETTI

Italia-Olanda, connubio hi-tech

In vista di Horizon 2020, tra i progetti avviati c’è anche quello di rafforzare la collaborazione tra Italia e Olanda su settori strategici ed altamente innovativi.
Se n’è parlato durante l’Innovation Forum, organizzato in collaborazione con l’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi in Italia e tenutosi presso la sede di Confindustria, al quale hanno partecipato Alberto Baban, presidente Piccola Industria Confindustria, Emanuele Fidora, direttore generale per la Ricerca del Miur, Jasper Wesseling, vicedirettore generale Imprenditoria e Innovazione del ministero olandese per Affari Economici e l’Ambasciatore dei Paesi Bassi in Italia, Michiel Den Hond.

Nel corso della giornata sono stati presentati i distretti italiani e olandesi più innovativi, con workshop tematici e interattivi dedicati ai settori della High Tech Mobility, dell’Agrofood Processing e del Life Sciences & Health. Inoltre sono state delineate azioni concrete di follow-up volte a rafforzare ulteriormente la collaborazione tra i due paesi come partner nell’innovazione.

Baban ha dichiarato: “L’Olanda è uno dei paesi leader nell’innovazione a livello mondiale e l’Italia vanta delle eccellenze nei settori hi-tech. I cluster italiani sono apprezzati su scala mondiale per la tecnologia e la qualità dei loro prodotti e rappresentano una componente del nostro settore industriale viva e capace di essere sempre più protagonista. Favorire un interscambio di conoscenze ed esperienze con un paese come l’Olanda, in questa fase, può contribuire a rafforzare quella cultura dell’innovazione oggi indispensabile per il rilancio economico e la crescita“.

Ha aggiunto Den Hond: “Sono piacevolmente sorpreso dal livello di interesse e partecipazione che durante questo forum sia le autorità che il settore privato italiani hanno dimostrato verso le conoscenze e le esperienze olandesi. È la dimostrazione che il modello olandese della stretta collaborazione tra autorità, istituti di ricerca, università e aziende, si può estendere anche a una fruttuosa cooperazione con i nostri partner italiani”.

Si tratta di un connubio prestigioso, poiché l’Olanda è uno dei paesi più innovativi, che vanta distretti molto tecnologici come, ad esempio, il Brainport Eindhoven (nominata nel 2011 la regione più intelligente a livello mondiale e più favorevole per gli investimenti dell’Europa dell’Ovest), la Food Valley NL a Wageningen e il Leiden Bio Science Park.

Queste realtà posizionano i Paesi Bassi all’ottavo posto nel campo della ricerca e dell’innovazione, con ben 8 università nella classifica delle top-100, ma anche in Italia ci sono esempi di eccellenza nei settori dell‘hi-tech e l‘obiettivo è crearne di nuovi.

Il nostro paese, infatti, mira al rafforzamento di collaborazioni con partner stranieri anche nell’ottica del perseguimento di obiettivi europei puntando allo sviluppo di cluster nazionali fortemente innovativi.
Le autorità italiane e il settore privato guardano con molto interesse alle conoscenze e alle esperienze olandesi in questi settori in virtù anche della stretta collaborazione tra autorità, istituti di ricerca, università e aziende, una delle chiavi di successo del modello olandese.

Vera MORETTI

Assinform: Crollano le vendite dell’ICT in Italia

Piano piano (fin troppo…) l’innovazione tecnologica sta penetrando nella società e nell’industria anche nel nostro Paese, trasformando i soliti modelli di consumo e di business, ma su basi ancora troppo limitate e a ritmi incredibilmente lenti, che impediscono di raggiungere quel livello elevato di pervasività che in altri paesi, non solo europei, costituisce la principale chiave della ripresa economica.Come se non bastasse, nel primo semestre del 2013 si è aggravato il trend al ribasso del comparto Ict, con un brusco calo del giro d’affari del 4,3%.

Alla discesa marcata dei servizi di rete delle tlc, -9,2%, dovuta al costante e imperterrito crollo delle tariffe, si affianca una naturale flessione della componente dispositivi, sw e servizi più ridotta, pari al -1,5%. D’altra parte, si rileva una crescita del 4,9% della pubblicità on line.

Dovrebbe essere il traino della ripresa, ma, come dimostra lo studio realizzato dalla NetConsulting, nemmeno l’hi-tech sembrerebbe resiste alla recessione. Persino le nuove tecnologie si piegano inermi alla crisi economica, mostrando percentuali sempre più in discesa e senza mostrare alcun segnale di inversione di tendenza, come sottolinea anche il presidente di Assinform Elio Catania.

Jacopo MARCHESANO

Imprese sempre più hi-tech

Un protocollo d’intesa tra Cna, Apre e Provincia di Roma mette a disposizione delle piccole e medie imprese tutti gli strumenti per far entrare in azienda ricerca e innovazione, dai check up tecnologici gratuiti al coinvolgimento di enti di ricerca nei processi di innovazione delle aziende, con il vantaggio che gli imprenditori possono contare su una consulenza di alto livello pur mantenendo la titolarità dei diritti sui brevetti.

I numeri parlano chiaro: a Roma l’impresa punta sull’innovazione. Sul totale delle 116 italiane che hanno partecipato nel 2011 al bando per le pmi del settimo Programma quadro Ue, una su cinque ha sede a Roma e provincia e di queste, due su tre sono di piccole e medie dimensioni. La provincia di Roma assorbe la quasi totalità dei soggetti del Lazio che hanno partecipato a tale bando. Circa 120mila euro è la media del contributo ricevuto da ciascuna, per un totale di 1,56 milioni di euro di finanziamenti.