Imprese italiane fanno affari all’estero

Le imprese italiane sono sempre più propense a fare affari all’estero.
Complice la crisi, che ha reso stagnante il mercato interno, per sopravvivere spesso spingersi oltre i confini italiani può rappresentare una vera ancora di salvezza.

E questa mossa è anche avvantaggiata dall’euro, reso debole dalla situazione negativa, e quindi accessibile dalle monete estere.

Lo dimostrano i dati resi noti in occasione della presentazione del Position Paper “Accelerare sull’internazionalizzazione per uscire dalla crisi”, redatto ad Ancona nel corso della 23^ Convention delle Camere di Commercio Italiane all’Estero.

Ecco le parole di Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere: “L’Italia vanta oggi un esercito di 214mila imprese esportatrici, aumentate di oltre 2mila unità nell’ultimo anno anche grazie al sostegno del sistema camerale. Questi campioni del Made in Italy hanno puntato sulla qualità e sulla rappresentazione dei valori della nostra tradizione per affermarsi sui mercati mondiali anche grazie al prezioso impegno del Sistema delle Camere di commercio. Un’attività di supporto alle imprese che oggi è messa a rischio dai tagli imposti dal DL sulla Pubblica amministrazione della scorsa estate. E sulla quale incombono anche le ipotesi di una radicale ristrutturazione e revisione delle funzioni, contenute nel disegno di legge di riorganizzazione delle Amministrazioni pubbliche, attualmente in discussione in Parlamento, con il rischio di compromettere il lavoro e il successo di decine di migliaia di imprese che hanno come riferimento principale le Camere di commercio italiane”.

Vera MORETTI

Gli italiani le fanno meglio. Le case

Non è certamente un dato nuovo: le imprese italiane che meglio resistono alla crisi sono quelle maggiormente esposte all’estero, quelle che esportano e che, all’estero, compensano l’asfissia del mercato interno, incapace di assorbire i loro prodotti.

A sorpresa, ma forse neanche tanto, scopriamo che il discorso vale anche per le imprese della filiera edile. Fatturato triplicato negli ultimi otto anni, 63 miliardi di euro di contratti di concessione nell’ambito di raggruppamenti internazionali di cui quasi 18 miliardi appannaggio delle imprese italiane, una presenza in una novantina di Paesi nel mondo. Sono alcuni dei numeri più importanti contenuti nell’ultimo Rapporto Ance sull’industria delle costruzioni italiane nel mondo, presentato nei giorni scorsi alla Farnesina.

I dati dell’Ance fotografano una crescita della presenza delle imprese italiane all’estero, a fronte della crisi del settore all’interno dei confini nazionali. E dal momento che, come si suo dire, Italians do it better, gli italiani lo fanno meglio, grazie all’altissimo livello di know how tecnologico, le imprese tricolori sono riuscite a penetrare in mercati competitivi e selettivi come Canada, Stati Uniti e Australia.

Il fatturato estero nel 2012 è stato di oltre 8,7 miliardi di euro, con una crescita dell’11,4% rispetto all’anno precedente. In più, dal 2004 al 2012, l’estero è cresciuto del 196,2%, con una media annua del 14,5% e nel 2012 le nuove commesse hanno raggiunto quota 12 miliardi di euro. Tra i primi 10 mercati dove sono localizzate le nuove commesse, 4 appartengono all’OCSE (Cile, Grecia, Messico, Usa) e un altro fa parte dei cosiddetti Paesi BRIC, la Russia.

Sono risultati incredibili – ha detto il presidente dell’Ance Paolo Buzzetti che consentono di mantenere in vita molte aziende che sul solo mercato interno non sopravvivrebbero. La maggior parte delle grandi imprese italiane di costruzione, infatti, consegue all’estero oltre il 50% del proprio fatturato”.

Buzzetti ha anche sottolineato l’importanza della stabilità e della continuità d’azione del Governo. “L’instabilità non deve compromettere la linea di politica economica intrapresa, a cominciare dall’approvazione della legge di stabilità, per scongiurare il commissariamento del nostro Paese. E’ fondamentale confermare la cancellazione dell’Imu sulla prima casa e convertire in legge i provvedimenti a sostegno dell’edilizia”.

Libia: situazione incerta. Ferma la spedizione degli imprenditori emiliani

Libia e Reggio Emilia avrebbero “dovuto avvicinarsi” grazie ad un progetto di crescita italo-libico inserito nell’iniziativa “Promozione della filiera dell’abitare costruire in Medio Oriente”, con la promozione della regione Emilia Romagna in collaborazione con ICE, Unioncamere Emila Romagna e il sistema camerale regionale. A partire dal 9 marzo avrebbero dovuto avviarsi i primi incontri al fine di definire partnership commerciali e produttive tra le imprese libiche e quelle emiliano romagnole che siano propositive e che portino profitto nel tempo. Purtroppo però a causa della crisi politica che sta colpendo il Paese africano il progetto è stato sospeso. I rapporti con questo mercato – recita la nota ufficiale – saranno ripresi non appena la situazione politica si sarà normalizzata. Augurandoci che la situazione torni velocemente alla normalità riportiamo comunque le specifiche del programma. Le imprese coinvolte si occupano dei settori macchine e attrezzature per l’edilizia, piastrelle, lavorazione del legno, materiali per costruzioni, ceramica, edilizia, legno.

Partecipare al programma è gratis, non si può parlare di date di scadenza fino al ripristino completo del progetto di crescita. Per prendere visione dei profili delle imprese libiche è possibile visitare il sito della camera di commercio alla voce news. Rodolfo Manotti, componente della Giunta camerale che segue per l’Ente il tema dell’internazionalizzazione ha espressa la sua fiducia circa le opportunità offerte dal progetto: “Per le nostre imprese è un’opportunità interessante poter aprire canali di dialogo con controparti libiche giocando in casa. Come Camera ospitiamo volentieri queste iniziative che portano contatti commerciali in casa a costo zero per le nostre imprese e ringraziamo l’ICE e la Regione per aver scelto proprio la nostra provincia come sede del workshop. Al di là della fase politica transitoria che conosciamo di alcuni paesi del Nord Africa, il Bacino del mediterraneo e il Medio oriente rimangono aree strategiche da presidiare nella quali la Libia si inserisce in modo autorevole. Sempre a sottolineare l’interesse che riveste l’area, questo workshop è la fase conclusiva di un più ampio progetto della Regione che aveva visto anche una missione di imprese della Regione a Tripoli e Bengasi lo scorso luglio“. I Paesi del Maghreb non sono nuovi a scontri politici simili a quelli che stanno colpendo in questi giorni la Libia, rimane l’augurio che i tempi per un totale ripristino siano veloci e che la situazione dei mercati internazionali non muti troppo repentinamente, scoraggiando gli investitori.

 

 

Mirko Zago

Tutti a Dubai: la CCIAA di Como, organizza una missione nella terra degli sceicchi.

Iniziativa importante della Camera di Commercio di Como, quella di organizzare una missione di networking imprenditoriale negli Emirati Arabi, a Dubai. Lo scopo è quello di creare punti di conttatto tra le imprese lombarde ed importatori, buyers, distributori locali per aumentare le esportazioni su quel territorio.

La missione partirà il prossimo 23 ottobre e durerà fino al 27 ottobre. Gli incontri con gli operatori locali saranno tutti programmati prima, in modo da avere un’agenda completa all’arrivo.

All’iniziativa potranno partecipare non solo le imprese comasche ma tutte le aziende lombarde interessate. Il costo di partecipazione alla missione è di 3.100 euro (+ Iva). A questo costo andrà però sottratto il contributo di 2.000 euro che la Regione garantirà a ciascun partecipante. Quindi l’effettivo costo per ogni azienda sara di 1.100 euro (+Iva).

Per aderire l’iniziativa e partire alla consquista di Dubai, le aziende interessate dovranno inviare la domanda di adesione entro il prossimo 10 settembre al seguente indirizzo mail: lombardiapoint.como@co.camcom.it