Effetto Expo, cresce il commercio al dettaglio a Milano

Chiamatelo come volete: effetto Expo 2015, ripresina, ripartenza. Fatto sta che tra Milano città e area metropolitana nei primi tre mesi dell’anno, quelli che hanno portato dritti a Expo 2015, si è assistito a un generale risveglio del commercio al dettaglio, anche se leggero. Lo testimonia un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro delle imprese al primo trimestre 2015 e quarto trimestre 2014.

Nello specifico, sono 18.228 le imprese del commercio al dettaglio a Milano città nel 2015, +1% in tre mesi. Prevalgono le attività legate al commercio al dettaglio ambulante di tessuti, articoli per la casa o di abbigliamento (1.129 imprese), gli ambulanti di bigiotteria (1.006), il commercio al dettaglio di articoli di abbigliamento in esercizi specializzati (960), gli ambulanti di prodotti nca (708), i minimercati (687) e le attività legate al commercio al dettaglio via internet (626).

Estendendo lo sguardo alla provincia di Milano, sono 31.768 le imprese attive impiegate nel commercio al dettaglio al primo trimestre 2015. Erano 31.657 a fine 2014 (+0,4%) e 31.170 a fine 2013 (+2%). Per tipologia di impresa, nell’area metropolitana di Milano prevalgono le attività legate al commercio al dettaglio ambulante di tessuti, articoli per la casa o di abbigliamento (2.257 imprese), il commercio al dettaglio di articoli di abbigliamento in esercizi specializzati (1.464), i minimercati (1.275), gli ambulanti di bigiotteria (1.185), il commercio al dettaglio di prodotti del tabacco in esercizi specializzati (1.164) e il commercio online (1.067).

A crescere nell’area metropolitana di Milano negli ultimi tre mesi sono soprattutto le imprese legate al commercio al dettaglio di apparecchi per telecomunicazioni e telefonia (+4,3%), caffè torrefatto (+9,4%), commercio di articoli sportivi, biciclette e articoli per il tempo libero (+2,5%), commercio al dettaglio ambulante di prodotti alimentari vari (+5%).

L’effetto Expo sulle imprese del territorio

E alla fine Expo fu. Siamo entrati nella settimana che segna l’avvio di Expo 2015 tra ritardi, polemiche, imbarazzo ma anche tanto entusiasmo e orgoglio nazionale e cittadino da ostentare, sia come sia. Perché Expo 2015 non è solo una grande vetrina per l’Italia ma anche un’occasione unica per le imprese delle padrone di casa, Milano e la Lombardia.

Lo testimonia anche il primo “Monitor imprese della provincia di Milano” del 2015 realizzato dalla Camera di commercio di Milano con Ipsos. Secondo i dati del monitor grazie a Expo si tocca il livello più alto di fiducia da inizio crisi tra le imprese milanesi: il peggio della crisi è infatti già passato per il 22% di loro (+ 11% rispetto a ottobre 2014).

Le imprese tornano a investire, una su due in pubblicità e comunicazione, poco di più nel miglioramento del processo produttivo. Aumenta il numero di aziende che hanno assunto nuovo personale negli ultimi 3 mesi, passando dal 9% di ottobre all’11% attuale. In media si tratta di quasi due persone assunte a impresa.

Grazie a Expo, per la prima volta il numero di ottimisti supera la quota di pessimisti riguardo ai prossimi 12 mesi, non solo per la situazione dell’azienda, ma anche per quella di territorio e settore, con un saldo positivo del 2%. Anche per le aziende con meno di 10 dipendenti, più in difficoltà, gli ottimisti superano di ben 9 punti coloro che intravedono un possibile peggioramento.

Se le previsioni sono positive, anche la situazione attuale migliora. A gennaio l’effetto Expo ha fatto crescere del 5% rispetto a ottobre il numero di soddisfatti per la situazione del territorio e per quella del settore in cui opera l’azienda (+4%), mentre è rimasta stabile la soddisfazione per la situazione aziendale (49% di soddisfatti e 51% di insoddisfatti).

L’analisi delle variabili aziendali mostra uno scenario sostanzialmente stabile. Infatti:

  • nell’area finanziaria, se da un lato si riduce il gap tra coloro che hanno visto un aumento del fatturato e chi al contrario ne ha registrato una diminuzione (-36% contro il -46% di ottobre), dall’altro la situazione di ordini e tempi di pagamento dei clienti resta per lo più stabile (più negativa che positiva);
  • relativamente all’area degli investimenti, diminuisce il numero delle aziende che hanno fatto ricorso all’indebitamento e peggiora, seppur molto lievemente, il trend degli investimenti in beni materiali e immateriali: il saldo tra miglioramento e peggioramento passa dal -1 di ottobre al -5 attuale.

Le previsioni a 12 mesi mostrano, al contrario, un sensibile miglioramento delle dinamiche aziendali, grazie anche a Expo:

  • per fatturato e ordini il numero degli ottimisti supera quello di pessimisti rispettivamente di 4 e 2 punti percentuali; l’unica dimensione dell’area finanziaria a mostrare previsioni negative è il tempo di pagamento dei clienti;
  • nell’area degli investimenti è importante rilevare il sensibile miglioramento del livello occupazionale: per la prima volta dopo più di tre anni il saldo tra ottimisti e pessimisti non è negativo, bensì nullo.

Se da un lato si stabilizza il numero delle aziende che hanno investito negli ultimi 6 mesi, dall’altro aumenta la quota di quelle che hanno intenzione di effettuare investimenti nei prossimi 6 mesi, anche grazie a Expo. Più nel dettaglio crescono gli investimenti in beni materiali, in pubblicità e quelli legati al miglioramento del processo produttivo.

Aumenta sensibilmente il numero di aziende che hanno una linea di credito o un mutuo attivi, ma diminuiscono quelle che hanno chiesto un prestito o un finanziamento negli ultimi 3 mesi, a favore di coloro che non hanno chiesto alcun finanziamento perché non ne avevano bisogno.

Il peso dell’export, fondamentale in chiave Expo, sul fatturato totale è dell’8% rispetto al 7% di ottobre.

I principali segnali positivi giungono dal fronte lavoro, a confermare quanto già delineato in precedenza:

  • aumenta il numero di aziende che hanno assunto nuovo personale negli ultimi 3 mesi, passando dal 9% di ottobre all’11% attuale;
  • diminuiscono, seppur di un solo punto percentuale, coloro che hanno visto almeno un dipendente abbandonare la propria azienda.

Ma sono ancora una volta le prospettive per il prossimo futuro quelle che lasciano ben sperare. Infatti rispetto a ottobre si registra una significativa riduzione delle aziende che non hanno intenzione di effettuare nuove assunzioni nel corso dei prossimi 12 mesi, a favore di quelle che prevedono di inserire stabilmente nuovi dipendenti a tempo indeterminato (+3%) o a tempo determinato (+3%), ossia i 2 contratti che più di tutti saranno toccati dal nuovo Jobs Act.