Turismo, contributi diretti alle imprese: sbloccati 600 milioni, ecco per quali spese

Sono stati sbloccati fondi per 600 milioni di euro per il finanziamento e i contributi a fondo perduto delle imprese operanti nel settore del turismo. Le agevolazioni alle imprese arrivano dalla pubblicazione della delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) del 14 aprile scorso, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale numero 133 del 9 giugno 2022. Si tratta di contributi da assegnare alle imprese per investimenti riguardanti la sostenibilità ambientale, l’innovazione digitale e la riqualificazione energetica.

Aiuti alle imprese: mix di contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati per l’efficienza digitale, energetica e green

I nuovi contributi diretti alle imprese del turismo per l’efficienza digitale, energetica e green derivano dalle finalità del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) alla misura numero 4.2.5. In particolare, con obiettivo di assicurare finanziamenti per investimenti in riqualificazione energetica, in sostenibilità ambientale e per l’innovazione digitale, le imprese potranno beneficiare delle risorse fino al 31 dicembre 2025. I progetti di riqualificazione e di transizione dovranno avere un importo minimo di 500 mila euro; l’importo limite è invece fissato in 10 milioni di euro.

Qual è la copertura dei contributi e dei finanziamenti rispetto all’investimento delle imprese?

La copertura dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti agevolati a favore delle imprese è pari al 35% dei costi ritenuti ammissibili nel tetto di spesa totale di 40 milioni di euro. Il tetto di spesa è da considerarsi per ciascun singolo anno 2022 e 2023. Per il biennio successivo, i tetti di spesa sono innalzati a 50 milioni di euro. Per questi ultimi due anni (2024 e 2025) della misura è inoltre prevista una riserva del 50% per progetti che abbiano come obiettivo quello della riqualificazione energetica.

Incentivi alle piccole e medie imprese del turismo: mix di contributi e finanziamenti

La quota del progetto di investimento dell’impresa per  l’efficienza digitale, energetica e green che non è coperto dai contributi a fondo perduto o dai mezzi propri dell’azienda richiedente, può essere assistita mediante finanziamenti agevolati. Le condizioni stabilite per i prestiti riguardano la durata (fino a 15 anni, compreso il periodo di preammortamento fissato in tre anni). Inoltre, le imprese possono accedere alle garanzie sul finanziamento offerte da Sace. Le condizioni sono previste dalla legge numero 326 del 2003.

Quali sono le imprese che possono richiedere i contributi a fondo perduto per il turismo?

Le imprese ammesse alla richiesta dei contributi a fondo perduto e ai finanziamenti agevolati del settore del turismo possono essere:

  • gli agriturismi e gli alberghi;
  • le strutture ricettive all’aria aperta;
  • gli stabilimenti balneari;
  • i complessi termali;
  • le imprese operanti nel comparto dei congressi e delle fiere;
  • i porti turistici e i parchi tematici.

Contributi a fondo perduto per le imprese del turismo: si possono cumulare gli incentivi?

Gli incentivi relativi agli aiuti alle imprese del settore turistico per l’efficienza digitale, energetica e green sono alternativi rispetto ad altre misure. In particolare, agli incentivi previsti come contributi a fondo perduto e crediti di imposta dall’articolo 1 del decreto legge numero 152 del 2021. In linea generale, i contributi della misura del Pnrr 4.2.5 non si possono cumulare con altri incentivi, contributi e sovvenzioni statali ai quali le Pmi accedono per la stessa finalità di intervento.

 

Incentivi e garanzie alle imprese del turismo: le misure in arrivo anche per under 35

In arrivo nuove misure relative a incentivi e garanzie alle piccole e medie imprese operanti nel settore del turismo. E nuovi contributi per l’imprenditorialità nel settore sono attesi per i giovani under 35 anni e, in generale, fino a 40 anni di età. Gli incentivi andranno nella direzione della nascita di nuovi imprenditori e verso una maggiore competitività delle imprese del turismo. Si tratta degli obiettivi fissati dalla misura M1 C3 4.2.4 del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) “Sostegno alla nascita e al consolidamento delle piccole e medie imprese del turismo”. Nello specifico, il decreto legge numero 36 del 2022 del governo (decreto “Pnrr 2”), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero 10 del 30 aprile 2022, ha dato una maggiore accelerazione agli obiettivi del Pnrr per il settore turistico.

Imprese del turismo, maggiore garanzie dal Fondo

Una prima misura prevede l’estensione della garanzia alle piccole e medie imprese del settore del turismo. In particolare, ricalcando gli obiettivi della misura M1 C3 4.2.4 del Pnrr, il Fondo di garanzia delle Pmi avrà una dotazione di 58 milioni di euro per il 2022; di 100 milioni di euro per il prossimo anno; e di 50 milioni di euro per il 2024 e il 2025. La metà del fondo è disponibile per investimenti in ambito di riqualificazione energetica. Sul piano della garanzia delle piccole e medie imprese, il Consiglio di gestione del Fondo dovrà predisporre un modello per valutare i rischi economici e finanziari delle imprese turistiche che presenteranno domanda di garanzia.

Quali imprese turistiche potranno presentare domanda di garanzia al Fondo Pmi del turismo?

Le imprese del settore del turismo che potranno presentare domanda per la garanzia del Fondo del settore sono:

  • imprese alberghiere;
  • strutture di attività agrituristiche e all’aria aperta;
  • imprese ricreative, fieristiche e congressuali;
  • parchi tematici, complessi termali e porti turistici.

Quale garanzia può essere richiesta dalle imprese del turismo al Fondo?

Per le imprese comprese tra quelle ammesse alla garanzia del settore del turismo, la garanzia può essere richiesta a titolo gratuito. Inoltre, l’importo massimo a garanzia di ciascuna singola Pmi è stato aumentato a 5 milioni di euro. Per la richiesta della garanzia, le imprese dovranno avere al loro interno un numero massimo di dipendenti non eccedente le 499 unità. La percentuale di garanzia concedibile dipende dalla disciplina emergenziale.

Turismo, nuove agevolazioni per i giovani che vogliano avviare un’impresa

Per i giovani dai 18 ai 40 anni di età è possibile ottenere garanzie a sostegno dell’avvio di una nuova impresa esclusivamente nel settore dell’agriturismo. Per gli altri settori del turismo (dalle strutture alberghiere e ricreative a quelle turistiche, dai complessi termali ai parchi acquatici) i giovani under 35 potranno ricevere il sostegno del Fondo per avviare una nuova attività. Sia per le imprese già esistenti, che per le nuove imprese gli obiettivi dei sostegni vanno nella direzione di finanziare investimenti per innalzare la competitività delle imprese. In particolare, il finanziamento riguarda le spese per la digitalizzazione e per l’innovazione dell’offerta con nuovi servizi e prodotti.

Quali imprese del turismo possono ottenere la garanzia per la nascita e il consolidamento? Ecco i codici Ateco

Le imprese del settore del turismo che possono ottenere i finanziamenti dal Fondo di garanzia devono avere i seguenti codici Ateco:

  • 49.31, imprese di trasporto terrestre di passeggeri in aree urbane e sub urbane;
  • 49.39.01, gestione di funicolari, di ski lift e di seggiovie;
  • 55.10.00, gli alberghi;
  • 55.20.10, i villaggi turistici;
  • 55.20.20, gli ostelli della gioventù;
  • 55.20.30 i rifugi di montagna;
  • 55.20.40 le colonie marittime e montane;
  • 55.20.51 gli affittacamere per soggiorni brevi inclusi i bed and breakfast, i residence e gli appartamenti per le vacanze;
  • 55.20.52, le attività di alloggio connesse alle aziende agricole;
  • 55.30.00, le aree di campeggio, per roulotte e camper;
  • 55.90.20, gli alloggi per gli studenti.

Anche agenzie di viaggio e tour operator ammessi ai finanziamenti per le imprese turistiche

Anche i tour operator e le agenzia di viaggio sono ammessi ai finanziamenti per le piccole e medie imprese turistiche. In particolare, le imprese con i codici Ateco:

  • 79.10.00, le attività dei tour operator e delle agenzie di viaggio;
  • 79.11.00, le attività delle agenzie di viaggio;
  • 79.12.00, le attività dei tour operator;
  • 79.90.00, gli altri servizi di prenotazione e le attività connesse;
  • 79.90.2, le attività di guide turistiche e di accompagnatori;
  • 79.90.19, gli altri servizi di prenotazione e le altre attività di assistenza turistica non svolte dalle agenzie di viaggio non altrimenti classificate;
  • 79.90.11, i servizi di biglietteria per gli eventi sportivi, teatrali e di altri eventi di intrattenimento e ricreativi.

Finanziamenti alle imprese del turismo, ammessi anche scuole e società di organizzazione eventi

Ai finanziamenti del Fondo di garanzia delle Pmi sono ammessi anche determinate scuole e imprese che svolgono l’attività nell’organizzazione di convegni e fiere. In particolare, i codici Ateco corrispondenti sono:

  • 82.30.00, imprese di organizzazione di fiere e di convegni;
  • 84.13.8, imprese di regolamentazione degli affari e dei servizi riguardanti il turismo;
  • 85.59.30, scuole e corsi di lingua;
  • 91.03.00, gestione dei luoghi e dei monumenti storici e di attrazione simili;
  • 91.04.00, le attività di orti botanici, di giardini zoologici e di riserve naturali;
  • 93.21.00, i parchi di divertimento e quelli tematici;
  • 93.29.20, la gestione degli stabilimenti balneari, marittimi, lacuali e fluviali;
  • 93.29.90, le altre attività di divertimento e intrattenimenti non altrimenti classificate;
  • 96.04.20, gli stabilimenti termali;
  • 96.09.05, le organizzazioni di feste e cerimonie.

Contributi a fondo perduto imprese del turismo, via libera dell’UE: aiuti entro il 30 giugno 2022

La Commissione Europea ha dato l’ok nella giornata del 12 maggio ai contributi a fondo perduto, ai crediti di imposta e ai finanziamenti a favore delle imprese del turismo per un totale di 698 milioni di euro di aiuti. Gli incentivi rientrano nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) e nel quadro temporaneo per gli aiuti di Stato. I contributi a fondo perduto andranno a favore di tutte le imprese operanti nel settore turistico, comprese le agenzie di viaggio e i tour operator.

Quali tipologie di contributi a fondo perduto e crediti di imposta sono previsti per il settore del turismo?

Nell’ambito delle risorse stanziate per i contributi a favore delle imprese del turismo, il via libera della Commissione europea è stato dato in particolare per le sovvenzioni dirette e i crediti di imposta per le imprese operanti nel turismo. Gli aiuti andranno a copertura di una parte dei costi inerenti l’ammodernamento delle strutture e degli impianti. I contributi finanziano anche l’efficientamento energetico. In questo ambito, le imprese turistiche beneficiarie potranno avere diritto a una copertura fino al 50% dei costi ammissibili, nel tetto massimo di 100 mila euro per ciascuna impresa.

Crediti di imposta per le agenzie di viaggi e operatori turistici: quali incentivi sono in arrivo?

Il secondo via libera è stato dato dalla Commissione europea per i crediti di imposta per le agenzie di viaggi e per gli operatori turistici. I contributi vanno a coprire una parte dei costi inerenti la ristrutturazione delle imprese e le attività di sviluppo digitale. Le imprese turistiche beneficiarie potranno beneficiare di un credito di imposta che può arrivare fino al 50% delle spese ammissibili. Il massimale di spesa è pari a 25 mila euro per ciascuna impresa beneficiari. Gli incentivi a favore delle imprese del turismo non potranno eccedere i 2,3 milioni di euro per ciascuna impresa beneficiaria e il bonus sarà concesso entro il 30 giugno 2022.

Incentivi a fondo perduto per i servizi turistici a favore della disabilità, quali spese sono finanziate?

Tra i contributi a fondo perduto del settore turistico, rientrano anche i servizi volte a rendere più agevole la disabilità. Il relativo decreto del turismo per rendere le strutture ricettive e alberghiere più accessibili è previsto dalla scorsa legge di Bilancio. Il provvedimento sostiene la realizzazione di interventi che permettano alle persone con disabilità di fruire di una più ampia offerta turistica. Per questa misura il governo ha stanziato risorse per 6 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024. La misura sostiene, nel dettaglio, i servizi di rilascio delle certificazioni.

Turismo, chi può ottenere i contributi a fondo perduto per la disabilità?

Possono ottenere i contributi a fondo perduto per i servizi destinati a incrementare l’offerta turistica a favore dei soggetti disabili, le seguenti imprese:

  • gli hotel compresi nel Codice Ateco 55.10.00;
  • esercizi extra alberghieri che rientrano nei Codici Ateco 55.20.10; 55.20.20; 55.20.30; 55.20.40; 55.20.51; 55.20.52; 55.23.50; 55.30.00; 55.90.10; 55.90.20;
  • le strutture che svolgono attività sportive connesse alla fruizione turistica, sia del settore pubblico che privato.

Quali imprese turistiche possono ottenere i contributi a fondo perduto per le certificazioni sulla disabilità?

Nel dettaglio, il 35% dei fondi disponibili andrà a favore degli hotel e il 20% agli stabilimenti termali e balneari. Per le altre tipologie di imprese del settore turistico non vi sono limitazioni di fondi. Le spese ammissibili agli incentivi sono quelle necessarie per il rilascio delle certificazioni. Nello specifico, le certificazioni:

  • Uni Iso 21902:2022 sul turismo accessibile;
  • l’Uni Cei En 17210:2021 sull’accessibilità e sull’usabilità dei servizi turistici;
  • Uni Pdr 92:2020, inerente gli stabilimenti balneari, per le Linee guida sulla sostenibilità ambientale, sull’accessibilità, sulla qualità e sulla sicurezza dei servizi.

Per l’invio delle istanze si dovrà attendere il trascorrere dei 60 giorni dalla registrazione del provvedimento, dunque nella seconda metà di giugno. Al trascorrere dei 60 giorni, il ministero del Turismo inserirà, sul proprio sito internet, l’avviso pubblico per la presentazione delle domande.

Incentivi a fondo perduto del Pnrr al Turismo: possono partecipare pure le agenzie turistiche e i tour operator?

Ai fondi per le imprese del turismo previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) potranno accedere anche i tour operator e le agenzie di viaggio. Nel dettaglio, il ministero del Turismo autorizzerà le istanze delle due tipologie di imprese del settore per i 100 milioni di euro di fondi aggiuntivi inerenti gli incentivi a fondo perduto per le strutture turistiche e al credito di imposta, anche per le spese digitali delle imprese. La misura è compresa nelle istanze presentate per il bonus digitalizzazione, anche a favore dunque di tour operator e di agenzie di viaggio, rientranti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) M1 C3 Investimento 42.2.2.

Incentivi e credito di imposta per migliorare le infrastrutture turistiche: contributi anche ad agenzie di viaggio e tour operator

I contributi a fondo perduto verranno elargiti alle imprese turistiche, compresi tour operator e agenzie di viaggio, che hanno presentato domanda a decorrere dal 4 marzo 2022. L’allargamento della platea dei beneficiari della misura si integra con l’altro obiettivo, per il quale sono stati stanziati 98 milioni di euro, previsto dal decreto legge numero 152 del 2021. Si tratta della digitalizzazione delle imprese. La misura sostiene il miglioramento delle infrastrutture turistiche tramite l’assegnazione di crediti di imposta. Tra i destinatari, figurano: gli alberghi, gli agriturismi, le strutture termali e balneari.

Cosa sostengono gli incentivi a fondo perduto per il turismo?

Nel dettaglio, gli incentivi a favore del settore turistico, in relazione alle infrastrutture, sogno elargiti secondo un mix di interventi. In particolare:

  • un credito di imposta fino all’aliquota dell’80% delle spese ammissibili. Il beneficio fiscale può anche essere ceduto, ma si tratta di soggetti a regime controllato come banche e altri intermediari finanziari;
  • un contributo a fondo perduto entro il 50% delle spese ammissibili fino a un massimale di 40 mila euro. Il tetto può arrivare a 100 mila euro in presenza di specifici requisiti riguardanti la localizzazione delle imprese (purché nel Mezzogiorno), gli incentivi per l’impresa donna e la transizione digitale.

La misura, inoltre, sostiene il miglioramento delle strutture turistiche dal punto di vista infrastrutturale e dell’efficienza energetica, obiettivo al quale è destinata la metà delle risorse.

Contributi a fondo perduto per la digitalizzazione delle imprese turistiche: di cosa si tratta?

Ulteriori incentivi a fondo perduto sono a favore delle imprese del turismo per la transizione digitale. Anche per questa misura, l’invio delle istanze ha decorrenza dal 4 marzo 2022. La misura riconosce il 50% del credito di imposta per i costi sostenuti (purché ammissibili) per la transizione digitale. Il tetto massimo sostenibile è pari a 25 mila euro. Gli incentivi rientrano tra i fondi messi a disposizione dal decreto legge numero 152 del 2021. All’articolo 4 del provvedimenti, infatti, si stabiliscono le modalità di fruizione dei contributi dei tour operator e delle agenzie di viaggio. Il credito di imposta si può utilizzare in compensazione utilizzando il modello F24.

Contributi a fondo perduto turismo, si può già compilare il fac-simile della domanda

Le imprese che operano nel settore del turismo potranno presentare dal 28 febbraio 2022 le domande per i contributi a fondo perduto e per i crediti di imposta legati al Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr). Si tratta di contributi messi a disposizione per la riqualificazione dell’offerta turistica prevista dal decreto legge numero 152 del 2021. La misura del Pnrr interessata è la M1 C3, relativa al punto 4.2.1 “Miglioramento delle infrastrutture di ricettività attraverso lo strumento del tax credit”. Intanto è già possibile compilare il fac simile della domanda, prima dell’invio dell’istanza a partire dalla fine del mese.

Aiuti alle imprese del turismo, quali sono le tipologie di contributi ottenibili?

Gli aiuti alle imprese operanti nel settore del turismo si attueranno mediante:

  • un credito di imposta che può arrivare fino all’80% delle spese sostenute per i lavori inerenti il miglioramento della qualità delle strutture ricettive. I lavori devono essere realizzati entro al termine del 2024;
  • contributi a fondo perduto ottenibile fino al limite di 60 mila euro.

Quali imprese del turismo possono presentare domanda dei contributi a fondo perduto per la riqualificazione?

Le imprese operanti nel settore del turismo che possono presentare domanda per i contributi a fondo perduto e il credito di imposta per la riqualificazione sono:

  • le imprese alberghiere,
  • gli agriturismi;
  • le strutture ricettive all’aria aperta;
  • i porti turistici;
  • le imprese operanti nei comparti turistici, ricreativi, fieristici e congressuali;
  • i parchi tematici,
  • gli stabilimenti balneari;
  • i complessi termali.

Contributi a fondo perduto turismo, quali spese sono ammissibili?

I contributi a fondo perduto per le imprese operanti nel settore del turismo si possono ottenere per finanziare le seguenti tipologie di spese:

  • gli interventi che mirano a incrementare l’efficienza energetica delle strutture e la riqualificazione antisismica;
  • i lavori per l’eliminazione delle barriere architettoniche;
  • gli interventi di realizzazione delle piscine termali;
  • l’acquisto di attrezzature per svolgere le attività termali;
  • le spese di digitalizzazione.

Quali tipologie di incentivi sono previsti alle imprese operanti nel turismo?

Per le imprese del settore del turismo che presenteranno la domanda dei finanziamenti, in caso di spese ammissibili, saranno concessi i seguenti incentivi:

  • il credito di imposta che può arrivare all’80% delle spese ritenute ammissibili. Le spese devono essere state sostenute per lavori realizzati a decorrere dal 7 novembre 2021 ed entro il 31 dicembre 2024. Sono ammissibili anche gli interventi iniziati dopo il 1° febbraio 2020 e non ancora arrivati a essere ultimati. In quest’ultimo caso è necessario che le spese inerenti gli interventi siano state sostenute a iniziare dal 7 novembre 2021;
  • contributi a fondo perduto che possono arrivare al 50% delle spese sostenute a partire dal 7 novembre 2021 e fino al termine del 2024. L’importo massimo dei contributi può arrivare a 40 mila euro.

Contributi a fondo perduto ulteriori per le spese ammissibili sostenute dalle imprese del turismo

I contributi a fondo perduto per le spese ritenute ammissibili e sostenute dalle imprese operanti nel settore del turismo possono beneficiare di ulteriori importo, in aumento dei 40 mila euro, nel caso di spese di digitalizzazione e innovazione tecnologica ed energetica delle strutture per almeno il 15% dell’importo totale degli interventi. In tal caso si possono ottenere contributi aggiuntivi per 30 mila euro.

Come si possono ottenere ulteriori contributi a fondo perduto di 20 mila euro aggiuntivi per le imprese del turismo?

Inoltre si possono ottenere ulteriori 20 mila euro di contributi a fondo perduto nei casi di:

  • imprenditoria femminile;
  • società cooperative;
  • di società di persone costituite per almeno il 60% da giovani;
  • società di capitali con quote di partecipazione di giovani di almeno i 2/3 detentori dei 2/3 anche degli organi di amministrazione;
  • imprese individuali di giovani.

I requisiti dei giovani comprendono l’età che deve essere compresa tra i 18 e i 35 anni. Quest’ultimo limite anagrafico non deve essere compiuto al giorno in cui viene presentata la domanda dei contributi. Si possono ottenere altri 10 mila euro di contributi a fondo perduto nel caso in cui l’impresa turistica abbia la sede operativa nelle regioni dell’Abruzzo, della Basilicata, della Calabria, della Campania, della Puglia, del Molise, della Sicilia e della Sardegna.

Domanda di contributi a fondo perduto imprese del turismo: come scaricare il fac simile?

Le imprese del settore turistico potranno presentare la domanda di contributi a fondo perduto e di credito di imposta a partire dal 28 febbraio 2022. La piattaforma per presentare le istanze è presente sul sito di Invitalia. Sullo stesso portale, già a partire dal 21 febbraio, è possibile scaricare il fac simile della domanda.

Come utilizzare il credito di imposta in caso di ammissibilità delle spese del turismo?

I contributi a fondo perduto alle imprese operanti nel turismo, in caso di accettazione delle spese e della domanda, sono erogati a mezzo di bonifico bancario. È necessario indicare nella domanda l’Iban per l’accredito. Il credito di imposta può essere utilizzato in compensazione dall’anno susseguente a quello nel quale gli interventi siano stati realizzati. Non si può andare comunque oltre il 31 dicembre 2025.

Turismo, una stagione decisiva per le piccole imprese

 

di Davide PASSONI

Non è la prima volta che su Infoiva ci occupiamo dell’industria italiana del turismo. Lo abbiamo già fatto, per esempio, lo scorso anno, quando al tema abbiamo dedicato due focus proprio a cavallo dell’estate, per parlare di prospettive e bilanci. Oppure lo scorso febbraio, in occasione della Bit, la Borsa internazionale del Turismo di Milano

Torniamo sull’argomento a un anno di distanza dagli speciali estivi e lo facciamo perché siamo convinti che quello turistico sia uno degli asset più importanti che il nostro Paese può sfruttare per rilanciare la propria economia e che, guarda caso, vede nella piccola impresa, spesso familiare, il cardine sul quale gira la maggior parte delle realtà del settore.

Un settore che non si sottrae a un vizio tipico dell’impresa italiana: quello di andare in ordine sparso. Regioni, province, città tendono a promuoversi in maniera autonoma, mancano l’idea e la forza di una gestione centrale e unitaria della promozione turistica del Paese. Lo stesso portale Italia.it, che dovrebbe costituire l’ingresso principale per gli stranieri all’offerta turistica a culturale della Penisola, non è ancora al livello di analoghi portali di alte nazioni europee nostre “concorrenti”.

Se a questo si aggiunge una politica che spende sempre meno in tutela del patrimonio artistico e tende sempre di più a fare cassa nei settori che maggiormente possono essere “spremuti” (vedi tassa di soggiorno), ecco che, anche qui, i piccoli che fanno il grosso sono costretti a chinare il capo e a fare i conti con bilanci sempre più magri.

Hai voglia, poi, a parlare dell’apertura al turismo proveniente dai Paesi emergenti come la grande promessa per salvare il turismo… Quanti operatori, albergatori, ristoratori hanno gli strumenti giusti per capire e soddisfare i loro bisogni e le loro richieste, spesso molto singolari e lontani anni luce da quelli del turista straniero “standard”?

Solo due esempi di come, sul turismo, si sentono spesso solo chiacchiere e buoni propositi. Noi ancora aspettiamo fatti e, in questa settimana, cercheremo di capire che aria tira sul settore sentendo voci e analizzando dati. Anche perché la bella stagione (anche se il tempo finora è stato piuttosto ballerino) è ormai avviata e non possiamo fallire: un altro anno di vacche magre e questa volta per le piccole imprese turistiche che ancora tengono botta potrebbe essere la fine.

Fare Sistema: la chiave per la ripresa del turismo italiano

 

Infoiva non poteva non salutare questa settimana a tutto turismo senza interpellare Marco Serioli, direttore exhibitions Fiera Milano. La scorsa settimana il polo espositivo ha ospitato BIT 2013, fulcro D.O.C. di un sistema di networking intorno al quale hanno ruotato anche le piccole imprese legate al mondo dell’ospitalità e alle sue risorse. Com’è andata?

Quali prospettive sono emerse dall’ultima Bit relativamente al settore turistico italiano?
Bit 2013 si è aperta con un convegno inaugurale in cui il Ministro Gnudi ha presentato ufficialmente il Piano Strategico per il Turismo. Si tratta di un segnale forte di attenzione verso il settore, un piano atteso da anni. La scelta di Bit come sede privilegiata per presentarlo è la conferma che il settore fieristico, e la Borsa Internazionale del Turismo, in particolare, svolge un ruolo di traino importante.

Avete già avuto un feedback dagli espositori presenti?
Il feedback dei nostri espositori ci dice che, chi si è preparato bene alla manifestazione, ha fatto molto business, incontrando anche molti stranieri. Nonostante la crisi, infatti, il numero degli operatori professionali in Bit è rimasto costante, mentre abbiamo riscontrato un comprensibile calo nel pubblico.
Il punto sta proprio qui: prepararsi, fare sistema. Il turismo italiano ha ancora ampi margini di crescita: abbiamo asset unici al mondo, che nessuno può imitare. Ma, in un mercato sempre più globalizzato, non possiamo più andare in ordine sparso confidando che, per vedere Roma o Venezia, “tanto i turisti vengono lo stesso”.
Basti pensare che oggi sono sul mercato destinazioni che 40 anni fa, quando eravamo primi al mondo, non erano nemmeno aperte al turismo internazionale. La Cina, per esempio, che non a caso quest’anno era ospite d’onore a Bit 2013: è già la terza destinazione al mondo ed entro il 2015 sarà anche il primo mercato outgoing, con importanti flussi verso l’Italia. E le economie emergenti in genere, che alla Bit di quest’anno erano protagoniste.
Dobbiamo coordinarci di più e fare sistema. Se lo facciamo, l’obiettivo indicato dal Piano di passare dall’11 al 13-14% di quota di mercato nella nostra area di riferimento, quella euro-mediterranea, è assolutamente alla nostra portata.

Si tratta di un settore che soffre di molti mali. Quali i più gravi?
Il turismo subisce innanzitutto le stesse dinamiche che affliggono in generale l’economia italiana in questo periodo.
Anche la grande frammentazione dell’offerta diventa un problema quando dobbiamo confrontarci sui mercati internazionali, dove invece i Paesi nostri concorrenti, come Francia e Spagna, possono contare su imprese di grandi dimensioni.
Ma il quadro non è solo negativo: gli imprenditori del settore hanno dimostrato un’eccezionale capacità di risposta in questi anni, sviluppando nuove proposte che rispondono alle esigenze dei target emergenti.

Lo chiediamo anche a lei: quali sono gli “anticorpi” su cui può contare per guarire?
Innanzitutto, come dicevo, l’eccezionale spirito imprenditoriale dei nostri operatori, che in questi anni hanno letteralmente creato dal nulla nuovi segmenti di offerta. Basti pensare al boom degli agriturismi, e all’enogastronomia in generale, ma anche alle molte modalità nuove in cui è stato declinato il turismo culturale, o al turismo della natura.
Per continuare a svolgere un ruolo di primo piano nell’industria turistica globalizzata, l’Italia, considerando anche la nostra struttura dei prezzi, non può che puntare sulla fascia alta e sviluppare un turismo di qualità. Dobbiamo puntare al segmento Affluent, i turisti con alta capacità di spesa, che amano il Made in Italy e lo stile di vita italiano. Il “brand Italia” è di certo un “anticorpo” molto potente: è fortissimo nel mondo ed è particolarmente apprezzato proprio nelle economie che crescono di più, come la Cina o la Russia.
Un anticorpo vincente è senz’altro puntare ancora di più sui turismi tematici, valorizzando l’incredibile varietà di paesaggi, culture, tradizioni enogastronomiche del nostro paese, di un’ampiezza probabilmente unica al mondo.
Dobbiamo anche sviluppare una politica continuativa di grandi eventi che attraggano flussi importanti di turisti, con l’obiettivo di fidelizzarne delle quote importanti. Expo 2015 è l’esempio principe di questo approccio, solo dalla Cina i Tour Operator locali si sono impegnati a portare un milione di persone. Dobbiamo far sì che non rimanga un momento isolato, ma sia il volano di una crescita costante.

In Italia la ricettività turistica è sinonimo, per la maggior parte dei casi, d’impresa familiare. Vantaggio o svantaggio? Perché?
In se stesse le dimensioni non sono né un vantaggio né uno svantaggio, sono una caratteristica. Il nostro intero tessuto economico è dominato da PMI, spesso di eccellenza, che esportano in tutto il mondo. I lati positivi delle dimensioni ridotte sono la flessibilità e la personalizzazione – pensiamo alla riviera romagnola –; quelli negativi, la minore capacità d’innovazione e d’investimento e, talvolta, una preparazione meno adeguata ad accogliere i turisti internazionali. Sarebbe importante rafforzare nella ricettività i nostri campioni nazionali, mettendoli in grado di competere con le grandi multinazionali anglosassoni, francesi e spagnole.
Una “via italiana” potrebbe venire dal nuovo strumento delle Reti d’Impresa, che può riunire aziende che rimangono indipendenti – un requisito spesso irrinunciabile per molti imprenditori italiani – ma uniscono le forze su alcuni punti chiave, moltiplicando la capacità di investire. Anche le associazioni di categoria possono svolgere un ruolo importante, specie nella preparazione, là dove le PMI non possono arrivare con i propri mezzi.

Qual è il suo punto di vista sulla fiscalità che grava sulle imprese turistiche? Eccessiva, giusta, è un freno…?
Non è un segreto per nessuno che in Italia la pressione fiscale sia eccessiva in generale, e le aziende turistiche non fanno eccezione.
A saldi invariati, sarebbe importante riuscire a modulare la leva dell’Iva per portare le aliquote del turismo a livelli paragonabili a quelli dei nostri concorrenti più diretti, Francia e Spagna, che in media hanno aliquote più basse delle nostre.
Il vero problema è il riequilibrio della fiscalità generale, soprattutto liberando dall’eccesso di tassazione il lavoro e le attività produttive.

Per molte imprese italiane il 2013 sarà un anno decisivo: scampare o morire? Anche nel turismo siamo arrivati a tanto?
Non sarei così drastico.. Se consideriamo il mercato globale, che ormai è l’unico vero mercato, il turismo è un settore in costante crescita e anche nel 2013 crescerà, tra il 3 e il 5%. Anche lo scorso anno, il calo di presenze degli italiani è stato compensato dagli arrivi di stranieri e la bilancia dei pagamenti turistica ha incrementato il suo surplus. Anche nel turismo ci sono naturalmente tante imprese in difficoltà, ma un certo livello di ristrutturazione fa parte di qualsiasi crisi. Quello che dobbiamo fare è favorire la riconversione in altri settori delle attività che sono ormai fuori mercato, ad esempio facilitando il cambio di destinazione d’uso per gli immobili della ricettività, e concentrare gli aiuti sulle imprese che invece possono restare sul mercato sviluppando nuovi modelli di business.

Che cosa dovrebbe fare il prossimo governo, a suo parere, per rilanciare l’impresa turistica italiana?
Dovrebbe innanzitutto riprendere e sviluppare l’ottimo lavoro che è stato fatto con il Piano Strategico. Noi come sistema fieristico siamo pronti a dare il nostro apporto in questo senso e già portiamo all’estero molte fiere Made in Italy promuovendo l’Italia come sistema-paese.

 

Paola PERFETTI

Il settore del turismo produce posti di lavoro, anche con la crisi

Sono interessanti i dati che emergono dal III Rapporto dell’Osservatorio sul mercato del lavoro nel turismo pubblicato dall’Ente Bilaterale Nazionale del Turismo.

Salta all’occhio, ad esempio, il numero degli occupati che, in Italia, opera nel settore: si tratta di oltre 954 mila persone, nel 2011, tra lavoratori a tempo pieno ed a tempo parziale.
Di questi quasi il 60% sono donne, mentre l’età media è di appena 36 anni.
Ciò significa che quasi il 5% della forza lavoro dipendente del nostro Paese si occupa di turismo.

Tra questi, il 59% degli occupati risulta assunto a tempo pieno mentre gli stranieri rappresentano il 24% della forza lavoro.
Il numero delle aziende turistiche con lavoratori dipendenti è pari a 170.222 (media annua), di queste 24.653 appartengono al comparto ricettivo, 138.627 ai pubblici esercizi, 6.431 all’intermediazione, 304 al comparto termale e 207 ai parchi di divertimento.

Tra le prime cinque regioni italiane per numero di dipendenti nel turismo c’è la Lombardia con 170.107 lavoratori, seguita da Emilia Romagna con 100.295, Veneto con 96.733, Lazio con 94.076 e Toscana che ne registra 73.297.

Per quanto riguarda le province, la prima, per numero di occupati, è Milano, con 93.703 lavoratori dipendenti. Al secondo posto c’è Roma con 76.398 dipendenti. Terza è la provincia di Napoli con 31.706 lavoratori, quarta la provincia di Venezia che ha registrato 28.105 dipendenti e quinta la provincia di Bolzano con 26.211 dipendenti.
E tutte hanno registrato un aumento degli occupati nell’ultimo anno.

Vera MORETTI

Il turismo è sempre più rosa

Da un’indagine condotta dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Monza e Brianza è emerso che le imprese che operano nel turismo sono sempre più rosa.
Più di 1 impresa su 3 legata all’incoming e all’outgoing, è guidata da una donna.

Inoltre, le imprese femminili del settore hanno dimostrato di soffrire meno la crisi, soprattutto se si tratta di ristorazione, che ha registrato un +1,9% annuale, ma bene sono andate anche le agenzie di viaggio e i tour operator (+1,3%).
Le percentuali vedono il 39,8% di agenzie di viaggio e il 33% di ristoranti e affini guidati da donne.

In Lombardia, nel particolare, 1 impresa su 3 legata all’incoming e all’outgoing, è guidata da una donna. Il comparto rappresenta una specificità di genere: in media le imprese femminili in Lombardia sono 1 su 5, nonostante la crisi.
In questo caso, meglio la ristorazione (le imprese rosa fanno registrare in un anno +2%) dei servizi di agenzie viaggio e tour operator (+ 1,6%, meglio della media del settore che si ferma a -0,2%).
Anche in Lombardia le agenzie turistiche “tirano” di più, con il 36,1% guidate da donne, contro il 32% di imprese dedicate a ristorazione e alloggi.

Mina Pirovano, Presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di commercio di Monza e Brianza, ha dichiarato: “Il turismo si conferma un settore traino delle imprese rosa, in tenuta anche nell’ultimo anno a dispetto delle difficoltà economiche. Occorre ripartire proprio facendo leva da queste specificità al femminile, sfruttando le doti imprenditoriali tipiche delle donne come la flessibilità e la creatività che si applicano in tutti i settori, ed in particolare in quelli, come il turismo, dove l’orientamento al cliente fa la differenza”.

Vera MORETTI

BIT 2013: il Piano Strategico per lo Sviluppo del Turismo

 

Cala il sipario sulla 33esima edizione della Bit, la Borsa Internazionale del Turismo, conclusasi a Milano il 17 febbraio 2013. Molti sono stati gli interventi e le proposte avanzate dai professionisti del settore; tra questi, quella di maggiore rilievo è stato senza dubbio alcuno il Piano Strategico per lo Sviluppo del Turismo presentato nel corso dell’evento dal ministro per gli Affari Regionali del Turismo e dello Sport Piero Gnudi. 

L’obiettivo primo dell’ambizioso progetto consiste nell’arricchire il Pil italiano di 30 miliardi entro il 2020, creando 500mila nuovi posti di lavoro attraverso una strategia unitaria che suggerisce un totale di 61 azioni indispensabili nel restituire al turismo italiano il ruolo di leadership e competitività da sempre ricoperto ma perso negli ultimi anni. 

Nonostante siano indiscusse l’inimitabile ricchezza culturale e l’impareggiabile risorsa turistica di cui l’Italia gode, il Paese non può vivere di rendita, anzi, è indispensabile un repentino cambiamento culturale per arrivare a considerare il turismo come una grande opportunità.  Come fare? Ponendo innanzitutto il settore al vertice dell’agenda governativa. Ma questo non basta.

Il Piano strategico analizza la situazione del territorio, sottolineando come negli ultimi anni il turismo italiano abbia perso quote di mercato, scendendo dal primo posto a livello europeo (anni ’80 e ’90) al terzo, dietro a Spagna e Francia. Questa perdita di posizione è dovuta soprattutto alla difficoltà del Belpaese di attrarre investimenti internazionali con il risultato di infrastrutture insufficienti, scarsa formazione delle risorse umane, incapacità di costruire nuovi prodotti turistici, debolezza e frammentazione nella governance di settore. 

Secondo lo studio presentato, l’Italia presenta una forte asimmetria: se le prime cinque regioni hanno generato il 91% della crescita nel periodo 2000-2010, quelle del Sud pesano solamente per il 12% del totale, generando nel decennio sopracitato appena il 5% della crescita totale italiana. Non è dunque un caso se una delle sette linee guida suggerite dal Piano per valorizzare il Sud prevede la creazione di due grandi poli del turismo (sul modello della Costa Smeralda) nella parte meridionale del Paese, con l’intento di attrarre investimenti privati. 

Ad ogni modo, le linee guida presentate saranno la base su cui articolare le 61 azioni specifiche: il rafforzamento del ruolo del ministero del Turismo, il rilancio dell’Enit, il miglioramento dell’offerta che, oltre ai poli del Sud, include anche la creazione di 30-40 nuovi poli turistici rivolti ai segmenti di fascia alta e ai Bric, la riqualificazione delle strutture ricettive, un intervento sul piano aeroporti e collegamenti intermodali, la riqualificazione della formazione turistica e il rilancio delle professioni e, ultimo ma non ultimo, un piano che stimoli gli investimenti internazionali tramite l’erogazione di incentivi fiscali e la drastica riduzione della burocrazia.  

Si tratta dunque di un progetto piuttosto articolato e ambizioso che, a detta del ministro Gnudi, dovrà avvalersi di una task force dedicata che dipenderà direttamente dal ministro del Turismo. 

Nel caso in cui venisse realizzato entro il 2020, il Piano potrebbe portare il contributo del settore turistico al Pil nazionale dai 134 miliardi attuali a 164 miliardi, incrementando i ricavi dell’incoming dall’estero (da 44 a 74 miliardi), mantenendo stabili a 90 miliardi quelli legati al turismo domestico.

Speriamo bene; avremmo tutti bisogno di una bella vacanza made in Italy.

Giulia DONDONI

Resistere: la parola d’ordine per le imprese del turismo

 

Davide PASSONI

Turismo italiano uguale sole, mare, accoglienza. Terminata BIT 2013, e appurato che la Borsa del travel italiano è ancora oggetto di attenzione da parte di visitatori e buyer, soprattutto stranieri (i dati parlano di 600 top buyer provenienti da 50 paesi, + 25% rispetto alle passate edizioni; più di 2.000 seller italiani), in che modo i piccoli imprenditori del settore possono contrastare la crisi che c’è e si fa sentire?

L’ISNART è l’Istituto nazionale di ricerche sul turismo del sistema delle Camere di commercio italiane che, riportiamo fedelmente, “realizza studi e pubblicazioni sul turismo, indagini, rilevazioni e progetti di fattibilità, elaborazione dati, costituzione e forniture di banche dati ed Osservatori, svolgimento di attività editoriali e di promozione e diffusione con ogni mezzo dei propri servizi, organizzazione di convegni, seminari e dibattiti in ambito turistico”.

Con il Presidente Maurizio Maddaloni, 58 anni napoletano, laureato in Giurisprudenza, già operatore turistico del settore incoming che ha ricoperto numerosi incarichi nel settore, tra i quali presidente di Promuovi Italia, consigliere dell’Enit e che oggi è presidente della Camera di Commercio di Napoli, presidente di Unioncamere Campania, numero uno di Confcommercio Campania (a livello nazionale è stato vicepresidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia e attualmente siede nel Consiglio generale della FIAVET, la federazione nazionale degli agenti di viaggio di cui è presidente onorario della Campania), abbiamo misurato la temperatura del sistema turismo nel Belpaese, controllando lo stato di salute delle sue piccole imprese. Il referto? Non troppo buono…

Quali prospettive sono emerse dall’ultima Bit relativamente al settore turistico italiano?
L’appuntamento fieristico è stato innanzitutto una conferma della crisi ancora in atto nella nostra economia e nel turismo in particolare. Secondo una recente indagine del nostro istituto, il 64 per cento delle imprese turistiche non effettuerà investimenti nel 2013. Il turismo interno soffre notevolmente il peso delle manovre fiscali. Le nuove tasse incidono sui consumi turistici e i periodi di vacanza tendono a diminuire.

Si tratta di un settore che soffre di molti mali. Quali i più gravi?
Il crollo della domanda interna e la zavorra della burocrazia che impedisce nuovi investimenti. Poi c’è ancora da decidere come e chi fa promozione dell’Italia. E’ stato uno dei principali interrogativi anche durante i giorni della Bit quando il ministro Gnudi ha presentato il piano strategico per il 2020. Bisognerà puntare, con il prossimo esecutivo nazionale, ad un modello di governance condivisa tra Stato e sistema delle Regioni.

Quali sono gli “anticorpi” su cui può contare per guarire?
Serve un passo diverso nelle politiche di promozione e un forte rafforzamento del nostro sistema di offerta. E’necessario puntare su una radicale semplificazione delle procedure amministrative per le imprese che vogliono investire nel turismo in Italia e, naturalmente, una netta riduzione della pressione fiscale.

In Italia la ricettività turistica è sinonimo, per la maggior parte dei casi, di impresa familiare? Vantaggio o svantaggio? Perché?
Il nanismo imprenditoriale è una caratteristica strutturale della nostra imprenditoria turistica. Incentivare le reti d’impresa e quindi la possibilità di consorziare una serie di attività da svolgere sul territorio, può essere una strategia vincente. Fare rete e puntare sulla certificazione di qualità, sono le direttrici obbligatorie da seguire per vincere la concorrenza dei mercati internazionali, basata sull’offerta di strutture e servizi con standard molto elevati.

Per molte imprese italiane il 2013 sarà un anno decisivo: scampare o morire? Anche nel turismo siamo arrivati a tanto?
Il turismo è una cartina di tornasole infallibile per misurare lo stato di salute della nostra economia. In più soffre della concorrenza spietata dei mercati internazionali. C’è da aspettare almeno la seconda metà del 2013 per iniziare ad intravedere un po’ di luce proveniente dal tunnel della recessione. Resistere, per molte imprese, significa non abbassare gli standard di qualità e investire innanzitutto sulle risorse umane e sulla capacità, tutta italiana, di fare dell’accoglienza un valore aggiunto fondamentale e decisivo.

Che cosa dovrebbe fare il prossimo governo, a suo parere, per rilanciare l’impresa turistica italiana?
Abbassare la pressione fiscale su imprese e famiglie, innovare l’offerta per renderla appetibile ad un turista con minore capacità di spesa, dare un ruolo più forte alla politica nazionale per rafforzare il comparto del turismo. Appena qualche giorno fa abbiamo concluso un’indagine su “Quale politica per il turismo dal nuovo governo nazionale” attraverso 1615 interviste complete. Operatori e imprenditori intervistati ritengono, nel 60,2% dei casi, che è necessario un rapido intervento del governo nazionale sul fronte della riduzione della pressione fiscale sulle imprese mentre per un altro 36% il nuovo governo dovrebbe innanzitutto ridurre le tasse sulle famiglie.