Le novità sulla legge di stabilità

Ormai sembrava una notizia certa, tanto da essere stata battuta prima che se ne avesse la conferma. Ma, all’ultimo momento, è arrivata la “sorpresa”, e l’aumento dell’Iva, che sembrava scongiurato, ci sarà.
Dopo sette ore di discussione, dunque, la legge di stabilità da dieci miliardi di euro è stata varata e, nonostante alcuni benefici, sicuramente susciterà polemiche.

Se da una parte le aliquote più basse dell’Irpef diminuiranno di un punto, dal 23 al 22% per lo scaglione fino a 15.000 euro e dal 27 al 26% per quello fino a 28.000 euro, dall‘altra l‘Iva salirà. La buona notizia è che l‘incremento sarà di un punto anziché due, passando rispettivamente dal 10 all’11% e dal 21 al 22% a partire da luglio 2013.

Mario Monti si è detto soddisfatto dalla manovra e confida nella fiducia degli italiani, perché “vedano in queste decisioni prese nella legge di stabilità, che non sono modificazioni della rotta, che questa stessa rotta ha un senso“.

Vediamo i punti salienti della nuova legge di stabilità:

Irpef: come anticipato, l’aliquota scenderà di un punto e, a seconda degli scaglioni, dal 23 passerà al 22% e dal 27 arriverà a 26%. Questa novità entrerà in vigore dall’1 gennaio 2013 ed interesserà anche le pensioni di guerra e di invalidità, se superiori a 15.000 euro.
Questo provvedimento dovrebbe aumentare il reddito disponibile a vantaggio delle famiglie e di una ripresa della domanda interna.

Iva: dall’1 luglio 2013, aumenterà di un solo punto, passando dal 10 all’11% e dal 21 al 22%.

Tobin Tax: buona parte delle risorse della legge di stabilità arriveranno proprio da questa tassa, dalla quale sono però esclusi i titoli di Stato. La tassa sulle transazioni finanziarie diverrà subito operativa, perché considerata un aggiustamento necessario.

Deduzioni e detrazioni: altro passaggio obbligatorio è stata la revisione di alcuni sconti fiscali, per i redditi superiori a 15.000 euro. A questo proposito, è stata introdotta una franchigia di 250 euro per alcune deduzioni, che non riguardano la sanità, e detrazioni Irpef. Per le detrazioni, il tetto massimo di detraibilità è di 3.000 euro.

Banche e assicurazioni: passa da 0,35 a 0,50% l’acconto sulle riserve tecniche delle assicurazioni. La norma prevede che nel 2014 il prelievo riscenda allo 0,45%. Posticipate invece di cinque anni le deduzioni riconosciute alle banche per il maggior valore riconosciuto al riallineamento per l’imposta sostitutiva.

Sconti fisco per fondo taglio debito: possibilità di fare erogazioni liberali al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato e usufruire di uno sconto fiscale pari al 19% dell’imposta lorda.

Imu Chiesa: verrà definita in tempo per essere applicata dall’1 gennaio 2013.

Statali: contratti bloccati fino al 2014 e per tutto il 2013 non verrà erogata l’indennità di vacanza contrattuale, che tornerà nel 2015 e sarà calcolata sulla base dell’inflazione programmata.

Salario produttività: dal 2013, gli aumenti salariali aziendali saranno tassati al 10% entro il limite di 3.000 euro lordi, per una spesa che, per l’anno prossimo, sarà di oltre 1 miliardo di euro e della metà per il 2014.

Assistenza disabili: la retribuzione per i giorni di permesso, che possono essere al massimo tre al mese sia per il disabile sia per la cura di parenti affetti da handicap, scende al 50%, a meno che i permessi non siano fruiti per le patologie del dipendente stesso della P.A o per l’assistenza ai figli o al coniuge. Sono esclusi dal pagamento intero quindi i permessi fruiti per prendersi cura dei genitori disabili.

Sanità: i tagli previsti sono quantificati in 1 miliardo a regime al fabbisogno sanitario nazionale, grazie a un’ulteriore riduzione della spesa per l’acquisto di beni, servizi e dispositivi medici.

Stop affitti e acquisti auto e immobili: la stretta riguarda le amministrazioni pubbliche, per le quali lo stop è esteso anche all’acquisto o al leasing di autovetture, oltre che di arredi e spese di consulenze informatiche.

Regioni, Comuni in difficoltà: i tagli, già previsti dalla spending review, aumentano di 1 miliardo per le regioni a statuto speciale. Sono previsti inoltre 160 milioni alla Campania e circa 130 milioni per il Fondo per i Comuni in condizioni di predissesto.

Esodati: previsto, per il 2013, un Fondo di 100 milioni, al quale ne è stato aggiunto un ulteriore fondo di salvaguardia, sempre di 100 milioni, qualora dovessero apparire eccezioni o situazioni non evidenti.

Pubblica amministrazione: introdotte misure per sbloccare i pagamenti da parte della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese.

Università: il budget degli atenei potrà crescere del 3% all’anno. Per alcuni enti di ricerca la percentuale sale al 4.

Beni del demanio: via libera alla vendita dei beni demaniali attraverso fondi immobiliari.

Tav e trasporto: a partire dal 2013, previsti quasi 800 milioni di euro per finanziare studi, progetti, attività e lavori. 1,6 miliardi per il trasporto pubblico locale. 800 milioni di euro per la RFI e 300 milioni per l’Anas. 300 invece i milioni di penalità per lo stop al Ponte di Messina.

Intercettazioni meno care: tariffa flat per le intercettazioni telefoniche.

Commissario anticorruzione: presiederà la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche e sarà a costo zero.

Patronati: taglio ai patronati di 30 milioni di euro nel 2014 e di altri 30 milioni nel 2015.

Quote latte: torna sotto la gestione di Equitalia la riscossione delle multe per lo sforamento delle quote latte.

Cieli bui: per risparmiare le notti saranno meno ricche di illuminazione pubblica.

Aerei e Nato: in arrivo nel 2013 40 milioni di euro per la manutenzione della flotta di aerei antincendio e 58 milioni di euro, distribuiti in tre anni, per la partecipazione dell’Italia alla spesa per la ristrutturazione del quartier generale della Nato.

Spending review: le nuove misure di razionalizzazione della spesa pubblica si basano su un censimento di spesa pari a circa 50 miliardi: 11 miliardi per l’acquisto di farmaci, sette miliardi per i dispositivi medici e 32 miliardi di acquisti per gli investimenti. La prima fase della spending review ha garantito un risparmio di circa 4,4 miliardi per il 2012, 10,3 miliardi per il 2013 e 11,2 miliardi per il 2014. La spesa censita alla quale fanno riferimento questi risparmi è pari a circa 60 miliardi di acquisto di beni e servizi. L’importo censito nelle due fasi della spending è di 110 miliardi, circa il 65% della spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi.

Vera MORETTI

Confcommercio boccia l’aumento dell’Iva

Dopo avere ripetutamente dichiarato che il primo obiettivo della spending review e della legge di stabilità sarebbe stato quello di evitare, a partire dal prossimo mese di luglio, l’aumento di due punti percentuali delle aliquote IVA, il Governo ha deciso, nella seduta del Consiglio dei Ministri di ieri conclusasi a notte avanzata, di procedere alla riduzione di un solo punto dei programmati aumenti IVA e, contestualmente, di ridurre di un punto l’aliquota Irpef sui primi due scaglioni di reddito. E’ il caso di dire che la notte non ha portato consiglio“.

Bocciata su tutta la linea da parte di Confcommercio-Imprese per l’Italia la manovra elaborata dal Governo con la Legge di Stabilità che prevede un incremento per le aliquote Iva dal primo luglio 2013 dal 21 al 22%, per l’aliquota ordinaria e dal 10 all’11% per l’aliquota agevolata, cui fanno da contraltare le riduzioni delle aliquote Irpef dal 23 al 22% per il primo scaglione (fino a 15.000 euro) e dal 27 al 26% per il secondo scaglione (da 15.001 euro a 28.000 euro).

Per Confcommercio si tratta, infatti, di un duplice errore di metodo e di merito: di metodo, perché gli obiettivi fondamentali dell’azione di politica economica del Governo non possono essere repentinamente rimessi in discussione; di merito, perché l’aumento dell’aliquota IVA del 10 per cento all’11 % e dell’aliquota Iva del 21% al 22 %, in un contesto ancora pienamente recessivo e segnato dall’estrema debolezza della domanda interna, genererà effetti pesantissimi a carico dei consumi e degli investimenti, delle imprese e dell’occupazione. Effetti che non saranno neppure compensati dalle riduzioni IRPEF, posto che gli aumenti IVA incideranno maggiormente proprio sugli scaglioni di reddito più bassi, a partire dai soggetti fiscalmente incapienti”.

Secondo le stime elaborate da Confcommercio l’aumento dell’Iva comporterà nel 2014 una perdita dei consumi correnti tra 5 e 7 miliardi di euro. In particolare i 5 miliardi ‘guadagnati’ dalla riduzione delle imposte dovute all’Irpef verranno largamente mangiati dall’incremento dell’Iva, che su base annua si aggirerà attorno ai 7 miliardi di euro. In questo scenario, destinata a crescere infatti è l’inflazione:la modificazione di tutti i prezzi dovuta all’incremento dell’Iva, che comporterà un gradino di 8 decimi di punto nel luglio 2013, per un’inflazione che passerà nella media del 2013 dal previsto +1,8% a +2,2%, ridurrà il valore, in termini di potere d’acquisto, di tutti i risparmi attualmente detenuti dalle famiglie – continua Confcommercio. – E’ verosimile una riduzione dei consumi nel 2013 rispetto allo scenario di base (-0,8%) di un ulteriore decimo di punto (quindi a -0,9%). Ovviamente gli effetti sul 2014 sono ben peggiori e quantificabili complessivamente in 3-4 decimi di punto (da +0,5 a +0,1-0,2%). L’inflazione nel 2014 passa dal 2,0% dello scenario di base a 2,4% dello scenario con incremento Iva”.

L’inasprimento dell’aliquota IVA ridotta penalizzerà poi prodotti alimentari, e ricadrà a domino sull’impresa turistica e sul settore delle ristrutturazioni edilizie: “evidentemente il Governo non ha considerato che i turisti stranieri non godono della riduzione delle nostre aliquote Irpef mentre dovranno pagare di più per i prezzi interni che cresceranno perché l’Iva aumenta dal 10% all’11%” sottolinea Confcommercio.

Il presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia Carlo Sangalli ci tiene poi a sottolineare che la decisione dell’aumento dell’Iva non è stata discussa tra Governo e parti sociali: per ridurre la pressione fiscale, che in Italia pesa per il 55%, la via maestra da perseguire è quella della lotta all’evasione e all’elusione fiscale,così pure devono andare avanti i processi di dismissione del patrimonio pubblico e le semplificazioni per abbattere la tassa della burocrazia”. La strada per la crescita è ancora lontana.

Alessia CASIRAGHI