Se l’Ebola ammazza il turismo

Il virus Ebola fa paura anche alle agenzie di viaggio e all’industria del turismo. La conferma viene dall’indagine sull’indice di fiducia del viaggiatore italiano riferito al mese scorso elaborata da Confturismo Confcommercio in collaborazione con l’Istituto Piepoli. A ottobre, infatti, la propensione al viaggio degli italiani è scesa, anche se di poco: l’indice è passato da 56 a 55 su 100, un valore che però è ai minimi da quando la rilevazione è cominciata, nel maggio 2014, e per la prima volta l’indice è sceso nell’area di “insufficienza”.

Tra le principali cause del peggioramento, il perdurare della crisi economica e il timore di contrarre il virus dell’Ebola, a causa del quale due italiani su cinque prevedono di utilizzare meno l’aereo nei mesi a venire.

Se da un punto di vista macro la tendenza può far male, la paura dell’Ebola d’altro canto favorisce le mete interne, specialmente riguardo ai viaggi che gli italiani hanno intenzione di intraprendere nel trimestre novembre 2014-gennaio 2015, molto caldo per le festività di fine e inizio anno.

Al primo posto nelle preferenze dei nostri connazionali che temono l’Ebola ci sono le città d’arte: oltre un italiano su due, tra quelli che pensano di fare una vacanza nel trimestre in questione, vuole visitare le bellezze delle varie città. Un italiano su tre, invece, punta sulle località di montagna, mentre la lunghezza media della vacanza cala a 3,7 notti.

La destinazione italiana preferita per le città d’arte è la Toscana, mentre il Trentino Alto Adige, la Lombardia e il Piemonte la fanno da padroni in quanto a mete sciistiche. In Europa vince la Spagna, fuori restano preferiti gli Usa, l’Australia e i Caraibi. Come si può notare l’Africa, causa Ebola, non è pervenuta.

‘L’Italia è il turismo, e il turismo lavora per l’Italia’

 

Il nostro viaggio nell’industria del turismo italiana fa tappa quest’oggi in quella che può essere considerata per antonomasia la patrie del turismo made in Italy: la riviera romagnola. Per capire qual è la temperatura del settore e l’umore degli addetti ai lavori, le piccole e medie imprese del turismo della Romagna, Infoiva ha intervistato Patrizia Rinaldis, Presidente dell’AIA Rimini, l’Associazione Italiana che raccoglie gli albergatori di Rimini.

Rimini è da sempre un punto fermo del turismo made in Italy, anche in tempi di crisi: confermate quest’affermazione?
Assolutamente si. Fortunatamente vive ancora di un brand e di una reputazione che hanno un valore enorme, sia a livello italiano che internazionale. E’ questo il valore aggiunto che ci ha permesso di superare le difficoltà del momento: Rimini non ha mai perso posizioni, ha mantenuto stabile il numero di presenze turistiche a differenza di altre regioni, è riuscita a mantenere un certo equilibrio rispetto al passato.

Qual è il vostro valore aggiunto?
Rimini mantiene quel famoso rapporto qualità/prezzo che soprattutto in un momento complesso come quello che stiamo attraversando gioca a sua favore e naturalmente a favore delle famiglie. Inoltre è stata premiata dalle presenze turistiche grazie alla sua offerta che non è legata soltanto al balneare, ma spazia grazie alla presenza dei parchi, senza dimenticare le bellezze dell’entroterra. Un ruolo importante è svolto poi dalle operazioni del settore congressuale e fieristico, che hanno contribuito ad aumentare l’appeal del territorio.

Quali sono le vostre prospettive e attese per la stagione turistica 2013 alle porte?
Io sono un’ottimista per natura. E’ vero, i tempi sono cambiati rispetto al passato, la vacanza ormai la si decide all’ultimo momento e non è più generica. Ma Rimini continua ad avere una percentuale di clientela fidelizzata molto alta: se prima era all’80%, adesso siamo attorno al 60%. Sono pochissime le località in Italia che vantano questi numeri.

Più italiani o più stranieri?
La percentuale italiana resta altissima, anche se la presenza straniera è cresciuta negli ultimi anni fino al 28-30%. I turisti stranieri sono importantissimi, perchè vanno a sopperire al calo della domanda interna: Rimini è un crocevia in un momento in cui i dati del turismo sono in continua evoluzione. La gente si muove, viaggia. Le faccio un esempio: i turisti stranieri che provengono dai Paesi del BRICS hanno numeri elevatissimi e una capacità di spesa che prima non avevano. Per noi è importante aprirci a mercati come la Cina, la Russia, un mercato che abbiamo già in parte aggredito in passato ma che è in continua espansione. La crisi porta ad allargare i propri orizzonti.

Come associazione albergatori riminesi su cosa avete deciso di puntare per favorire l’affluenza turistica? (prezzi più bassi, settimane corte, offerte ad hoc…)
Non possiamo puntare sui prezzi più bassi, perché la riviera ha già prezzi molto competitivi ed economici.Oggi occorre più che mai puntare sulla qualità del servizio, per difendere i nostri consumatori e garantire loro standard competitivi, che però hanno un loro costo. Come AIA abbiamo deciso di puntare sulla promozione e sulla professionalità. La nostra filosofia in tempi di crisi è: vendere il sogno della tua vacanza. Una vacanza su misura, che sia davvero un momento di distrazione, divertimento, che soddisfi davvero i sogni e bisogni del turista. Sono convinta poi che la crisi porterà a un miglioramento della professionalità dei nostri operatori, che forse avevano perso lo slancio al rinnovamento. Adesso è più difficile che mai, perché il tuo competitor non è più il tuo vicino ma è il mondo.  Occorre rimboccarsi le maniche, rinnovarsi, evolversi. Il turismo è un’industria sotto tutti i punti di vista e come tale deve essere trattata: anche i nostri albergatori devono pensare che non sono solo affittacamere ma veri e propri imprenditori.

La regione Emilia Romagna offre degli incentivi per chi desidera avviare un’attività turistica nella vostra zona?
No. Il grosso nodo problematico per il turismo nella nostra Regione è il fatto che non siano mai stati previsti incentivi fiscali, soprattutto per quanto riguarda la ristrutturazione. Una volta c’era la Legge 40, poi la Legge 3.  Il turismo è ormai un prodotto maturo e in questo momento ha una necessità enorme di ristrutturarsi perché gli standard qualitativi sono cambiati. Consideri che la sola città di Rimini possiede 1100 strutture ricettive: molte sono datate, noi chiediamo loro di riqualificarsi.  Il problema della regione è che non c’è continuità nell’ aiutare le imprese a riqualificarsi: l’anno scorso i finanziamenti sono stati trovati nel residuo di bilancio, la famosa Legge 3. Quest’anno invece sono stati stanziati circa 7 milioni di euro per l’intera regione Emilia Romagna destinati alla riqualificazione delle strutture congressuali. Il massimo che si può fare con questa cifra è accontentare 28-30 strutture nell’intera regione con un finanziamento di 200 mila euro.

Quali sono le maggiori difficoltà che il vostro settore si trova ad affrontare oggi?
Oltre agli incentivi fiscali, avvertiamo la necessità di una politica di acquisizione da parte degli affittuari, con delle leggi ad hoc che possano sgravare chi decide di acquistare le strutture. Inoltre credo che il turismo abbia bisogno di un’ economia di sviluppo legata alle infrastrutture, alle autostrade, alla qualità della balneazione. Il turismo è un bene primario per il Paese: è triste vedere che l’Italia, che possiede l’82% delle maggiori bellezze artistiche e culturali del mondo, sia scesa agli ultimi posti dal punto di vista turistico.

Se potesse fare un appello al Ministro Gnudi, quali sono le priorità da affrontare per il settore turistico in Italia?
Occorre considerarlo un settore industriale sotto tutti i punti di vista, conferendogli quella dignità che gli spetta di diritto.  Il settore turistico in Italia è l’unico che non ha perso forza lavoro e che continua ad avere un’incidenza positiva sul Pil. Ma deve esserci una cabina di regia sul turismo, le problematiche del settore devono essere affrontate a livello nazionale. L’Italia è il turismo, e il turismo lavora per l’Italia.

Alessia CASIRAGHI

Giulia DONDONI

Turismo, un ponte amaro

Del resto è il ponte dei morti, che cosa ci potevamo aspettare? Le previsioni turistiche per questi giorni, infatti, “sono negative, ma purtroppo in linea con la più grave crisi economica mondiale”, afferma il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, commentando i risultati di una indagine svolta dalla Federazione con il supporto tecnico dell’Istituto ACS Marketing Solutions.

Bocca, però, non rinuncia a vedere qualche aspetto positivo: “L’unico elemento consolatorio è dato dal fatto che comunque, nonostante un contesto economico mondiale ancora allarmante, quasi sette milioni di italiani decidano e possano permettersi di trascorrere alcuni giorni di svago fuori casa, esorcizzando la congiuntura e dando atto al settore di quanto il rapporto qualità-prezzo sia al centro di ogni scelta di spesa da parte del consumatore. A pochi mesi dalle elezioni politiche, rinnoviamo al mondo politico la richiesta di saper distinguere tra le varie componenti trainanti il business e l’occupazione e di considerare dunque il settore tra i veri caposaldi in grado di sostenere un rinnovato sistema economico del Paese“.

Secondo l’indagine sono circa 7 milioni gli italiani in viaggio in questo ponte, per trascorrere almeno una notte fuori casa: il 5% in meno rispetto ai 7,3 al 2011. La durata media del soggiorno è di 2,9 notti trascorse fuori casa, rispetto alle 3,2 notti del 2011. L’88% di chi si sposta resta in Italia, mentre l’8% va all’estero. Come previsto, vincono le località montane (39%), seguite da quelle di mare (24%) e dalle città d’arte (20%). Il 5,8% torna al paesello, mentre il 3,8% sceglie il lago e il 2,9% le terme. Chi “tradisce” la patria sceglie soprattutto le grandi capitali europee (59,8%), il 10,6% vola Oltreoceano, il 10,2% sceglie le montagne estere e il 9,8% i mari esotici.

E siccome l’industria alberghiera è una di quelle che maggiormente soffrono il periodo, quali strutture scelgono gli italiani? Principalmente l’albergo (32,6%), poi il bed&breakfast (6,7%), l’agriturismo (5,1%), il campeggio (1,7%). Restano naturalmente fuori dal conteggio quanti stanno trascorrendo il ponte a casa di parenti o amici (29,2%) e il 14,9% che si trova in casa di proprietà.

Il calo rispetto al 2011 non solo il numero di persone che si sposta. Scende anche la spesa media pro-capite, comprensiva di trasporto, alloggio, cibo e divertimenti, che si attesta sui 247 euro (-1,6% rispetto al 2011), per un giro d’affari di 1,71 miliardi di euro (-6,6% anno su anno).

Insomma, il segno meno prevale anche qui. Una tendenza che prosegue, purtroppo, quella palesata dall’ultima stagione estiva, quando un po’ tutti i settori del turismo italiano hanno sofferto i colpi della crisi. In questi casi conviene darsi degli orizzonti a breve termine e fare un passo alla volta: per cui, già concentrati sul ponte dell’Immacolata e poi sul Natale. Sperando che sotto l’albero qualche segno più per il turismo ci sia.

La vacanza comincia online

di Vera MORETTI

La vacanza si sceglie online e questo è confermato anche dalle imprese sul web, dove operano otto imprese su dieci. Forti dei sistemi di booking online, possibili per il 48% dei casi, e della presenza sui social network nel 33,3% della totalità, le aziende del turismo online stanno conoscendo un periodo davvero felice.

Emerge dalla la VII edizione di ‘Impresa Turismo’, l’indagine di Isnart presentata a Roma nella sede di Unioncamere, che l‘industria della vacanza “tiene“ e, tra gli operatori che hanno saputo affrontare bene la crisi, ci sono per la maggioranza quelli più innovativi, presenti perciò sul web, con una media di occupazione delle proprie strutture superiore di 10 punti percentuali rispetto alla media.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha dichiarato: “Per sfruttare appieno le potenzialità del territorio attraverso un turismo moderno e sostenibile dobbiamo avere il coraggio di ragionare sui nostri punti deboli. Tra questi, le infrastrutture, il sostegno al ricorso alle nuove tecnologie, la riduzione del carico fiscale e della burocrazia“.

Questo perché, per venire incontro ai turisti, che sono sempre più concentrati sul web quando si tratta di prenotare viaggi e organizzare vacanze, occorre essere sempre più presenti sui canali di internet e garantire servizi efficaci.
Dardanello, a questo proposito, crede nei finanziamenti, come ad esempio il credito turistico, e nella creazione di fondi di rotazione per le azioni di riqualificazione delle imprese, senza dimenticare la formazione.

Maurizio Maddaloni, presidente dell’Isnart, ha affermato: “Sono cresciuti del 224% i turisti che utilizzano le applicazioni sugli smartphone e per questo motivo Isnart ha creato una nuova applicazione per le strutture turistiche certificate. Sta aumentando il ricorso all’intermediazione professionale organizzata sia da parte delle strutture ricettive che vedono aumentare l’occupazione delle camere, sia dei turisti per prenotare le vacanze“.

Il bilancio a fine anno 2011 era di stabilità, con solo -0,2% di camere vendute, con una media del tasso di occupazione camere pari al 43,8%. Il comparto alberghiero registra un leggero vantaggio, con un tasso medio del 48,4% e un incremento del +1,5% sul 2010. Più difficile invece la situazione dell’extralberghiero, che con il 37,6% di occupazione camere si attesta al -2,3% rispetto al 2010.

Stabilità anche per quanto riguarda le aree di destinazione, anche se si distinguono le strutture ricettive nelle città di interesse storico-artistico (che registrano il 51,1% di vendita delle camere) e nelle destinazioni dei laghi (45,9%).