SiBonus, la piattaforma per chi vuole cedere i propri crediti di imposta

Infocamere, società delle Camere di Commercio per l’innovazione digitale, mette a disposizione delle imprese e dei privati la piattaforma SiBonus che consente la compravendita di crediti di imposta maturati. Ecco come funziona e chi può accedere.

Perché nasce SiBonus, la piattaforma per la compravendita dei crediti di imposta?

Sappiamo che molte agevolazioni sono riconosciute alle imprese e ai privati sotto forma di crediti di imposta. Può però capitare che rispetto ai crediti di imposta maturati vi sia incapienza, cioè che questi siano superiori rispetto alle imposte che si possono scontare. Generalmente i crediti di imposta possono essere scontati anche in più anni, ma in molti casi le imprese hanno bisogno di liquidità e quindi avere dei crediti bloccati può risultare poco agevole o comunque può creare difficoltà economiche. Proprio per questo motivo nasce la piattaforma SiBonus. Si tratta di un vero e proprio marketplace che consente la compravendita di crediti di imposta.

La piattaforma SiBonus è raggiungibile dal sito SiBonus.infocamere.it , il servizio è accessibile a tutte le imprese e ad enti privati che abbiano un codice di identità digitale come Spid, Cie, Cns. L’obiettivo è facilitare l’incontro tra venditori e acquirenti dei crediti di imposta alle migliori condizioni. Inoltre il trasferimento tramite piattaforma è sicuro e trasparente. Tra i crediti che possono essere oggetto di scambio ci sono anche quelli relativi a Sismabonus, Bonus facciate e altri bonus collegati ad agevolazioni in edilizia.

Come funziona la piattaforma  SiBonus?

Naturalmente è una normale vendita, quindi chi vende deve indicare il valore del credito, ad esempio 10.000 euro e il prezzo a cui intende venderlo che ovviamente per essere appetibile deve essere più basso rispetto al valore che si può incassare, o meglio scontare, con il Fisco. Nel caso in cui in merito all’annuncio dovessero arrivare più proposte di acquisto, sarà il venditore a decidere a chi vendere il credito.

Il pagamento deve avvenire attraverso IConto S.r.l. (istituto di pagamento di proprietà di InfoCamere) . La procedura prevede che sia stipulato il contratto di cessione sottoscritto con firma digitale, l’acquirente versi nel conto da lui aperto presso IConto il prezzo pattuito. Il venditore attraverso il proprio cassetto fiscale trasferisce il credito all’acquirente. Infine, solo dopo l’effettiva cessione, il venditore avrà il corrispettivo che nel frattempo era fermo nel conto del compratore.

Nel caso in cui un venditore abbia più crediti di imposta, per ognuno di essi, o meglio per quelli che vuole cedere, deve generare un annuncio.

Ogni credito deve essere ceduto per intero, se il venditore ha già utilizzato una parte del credito scontabile in più annualità, deve comunque cedere l’intero residuo degli importi annuali.

Possono essere scambiati anche piccoli importi.

Da InfoCamere una piattaforma online per le imprese

Da oggi gli imprenditori potranno usufruire del servizio impresa.italia.it, una piattaforma online creata da InfoCamere per conto delle Camere di Commercio italiane.
Si tratta di un cassetto digitale che le imprese potranno consultare in modo completamente gratuito per accedere a documentazioni e informazioni necessarie per la loro attività, anche dal proprio smartphone o tablet.

Questa innovativa piattaforma è stata progettata infatti secondo la logica mobile first e assolutamente in linea con i paradigmi di design promossi dal Team Digitale e da AgID, integrata con Spid, che altro non è se non il Sistema Pubblico di identità digitale.

A presentare questa novità è stato un comunicato emanato dal ministero dello sviluppo economico.

Utilizzando questa utile piattaforma, dunque, gli imprenditori potranno avere a disposizione in tempo reale informazioni veloci e di immediata comprensione, non solo su pc ma anche su smartphone e tablet.
In pratica, sarà come avere sempre con sé tutto ciò che serve per dare alla propria impresa la sua carta d’identità digitale. Tutto sotto controllo a cominciare da visure, bilancio, pratiche in corso e tanto altro ancora.
Il cassetto digitale inoltre permette di accedere direttamente ai company profile delle imprese più innovative su startup.registroimprese.it.

Vera MORETTI

Record per lo sportello unico delle attività produttive

Lo Sportello unico per le attività produttive digitale, gestito dai Comuni in collaborazione con le Camere di Commercio, ha raggiunto un nuovo record, anche per merito dell’alleanza siglata tra Anci e Unioncamere.
Infatti, tra febbraio e giugno 2017, confrontato con lo stesso periodo del 2016, sono aumentati del 38% gli adempimenti online svolti dagli imprenditori per l’avvio e l’esercizio d’impresa attraverso la piattaforma Impresainungiorno.gov.it, tanto da aver raggiunto il numero di 34.737 in media al mese.

Nel dettaglio, in sei mesi di attività, sulla piattaforma sono transitate complessivamente oltre 1 milione e 100mila pratiche amministrative, con oltre 200mila visitatori che ogni mese accedono in media alla piattaforma.

Infocamere, inoltre, ha anche pensato ad un’App per i sindaci, per poter monitorare al meglio la struttura e la dinamica imprenditoriale nel proprio comune. Attraverso questa applicazione, dunque, i sindaci potranno avere a disposizione i dati statistici sulle imprese iscritte, cessate, registrate e attive con sede legale nel proprio comune, ma anche di conoscerne le caratteristiche per natura giuridica e settore di appartenenza, di visualizzarne l’evoluzione confrontandola con quella della regione e dell’intero Paese.

Roberto Pella, vice presidente vicario dell’Anci, ha detto che “l’accordo tra Anci e Unioncamere è una pietra miliare, sulla base della quale costruiremo le azioni future per la diffusione degli Sportelli unici per le attività produttive digitali. Ora vogliamo ulteriormente intensificare l’azione congiunta, sviluppando un programma di incontri con i sindaci. Questo lavoro attua anche le indicazioni della Conferenza Unificata, nella quale Stato, Regioni e Comuni hanno valorizzato uno strumento digitale prezioso per tutto il Paese. Ringrazio infine Unioncamere per aver messo a disposizione dei sindaci il patrimonio informativo del Registro delle imprese attraverso una app. Sarà un valido supporto alle loro scelte strategiche per lo sviluppo del territorio”.

Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere, ha aggiunto: “Il gioco di squadra tra istituzioni è sempre un fatto positivo per la collettività. Grazie all’accordo con l’Anci, cresce il numero dei Comuni che hanno deciso di avvalersi delle Camere di commercio utilizzando la piattaforma digitale nazionale. Questo è un vantaggio importante per le imprese italiane, che hanno così a disposizione uno strumento agile, interamente digitale e procedure omogenee e standardizzate”.

Vera MORETTI

Imprese in aumento in Italia nel primo semestre 2017

Meno fallimenti e più nuove imprese: nei primi sei mesi dell’anno sono nate in Italia oltre duecentomila aziende, mentre le cessazioni, per il secondo trimestre 2017, sono state 3.000, quindi il 15% in meno rispetto allo scorso anno, nello stesso periodo, e 5850 procedure concorsuali aperte nella prima metà del 2017.

Questi dati, raccolti da Infocamere, confermano che in Italia stanno nascendo più imprese, e ciò che fa ben sperare è che non si tratta di un exploit, ma di un trend che si sta consolidando di mese in mese.

Nel dettaglio, nei primi sei mesi del 2017 sono nate 209 mila imprese (28mila a giugno, 35mila a maggio, 30 mila ad aprile, 42 mila a marzo, 39 mila a febbraio, 35 mila a gennaio) e la proiezione per l’intero anno, qualora il secondo semestre dovesse avere la stessa tendenza, arriva a 418 mila nuove imprese.
Si tratta sicuramente di un dato incoraggiante, soprattutto se confrontato con le 363 mila del 2016 e le 372 mila del 2015.

Stesso trend per quanto riguarda le procedure concorsuali aperte. Sono 5850 nei primi sei mesi del 2017 (1000 a giugno, 1050 a maggio, 950 ad aprile, 1100 a marzo, 950 a febbraio, 800 a gennaio) e, a fronte di questi numeri, la proiezione per l’anno intero, tenendo sempre costante il risultato del primo semestre anche nel secondo, indica un risultato migliore rispetto a quello dei due anni precedenti: calano a 11.700, rispetto alle 13 mila del 2016 e alle 14 mila del 2015.

Infine, sono in netta diminuzione le cessazioni, che tra aprile e giugno 2017 sono state 3.008 imprese, contro le 3.537 del corrispondente periodo del 2016.
In termini percentuali, la frenata è stata del 15% e segna una conferma del risultato dello scorso anno, quando si era già registrata una flessione del 3% rispetto al 2015.

Vera MORETTI

Imprese in aumento da gennaio ad aprile 2017

Nonostante la ripresa, per quanto riguarda la produzione industriale, sia alquanto altalenante e complessa, forse arrivano segnali positivi per quanto riguarda le imprese e il numero di quelle che sono nate nei primi quattro mesi dell’anno.

Il saldo, da gennaio ad oggi, rimane dunque positivo, perché sono di più quelle che nascono rispetto a quelle che falliscono, e il trend è in continua crescita ogni mese, così come le chiusure sono in progressivo calo.

Ciò emerge da dati resi noti da Infocamere, che sicuramente fanno ben sperare circa una definitiva uscita dalla crisi da parte del tessuto produttivo italiano.
I numeri parlano di 146 mila imprese nate tra gennaio ed aprile, così ripartite: 30 mila ad aprile, 42 mila a marzo, 39 mila a febbraio, 35 mila a gennaio.
Questo andamento fa ben sperare anche per i rimanenti mesi dell’anno, e si stima che, a fine 2017, si dovrebbe arrivare a 438 mila nuove imprese, che sarebbe in netta salita rispetto alle 363 mila del 2016 e le 372 mila del 2015.

Trend opposto, ma ugualmente comunque positivo, per quanto riguarda le procedure concorsuali aperte. Sono 3800 nei primi quattro mesi del 2017 (950 ad aprile, 1100 a marzo, 950 a febbraio, 800 a gennaio). E anche in questo caso la proiezione per l’anno intero, tenendo sempre costante il risultato del primo quadrimestre anche nel secondo e nel terzo, indica un risultato migliore rispetto a quello dei due anni precedenti: calano a 11.400, rispetto alle 13 mila del 2016 e alle 14 mila del 2015.

Tornano infine a diminuire le liquidazioni volontarie, poiché nel complesso, tra gennaio e marzo, hanno lasciato il mercato 19 mila imprese, il 5,1% in meno rispetto allo stesso periodo del 2016 e il livello più basso dal 2009.

Vera MORETTI

Imprese artigiane in ripresa ma ancora in saldo negativo

Bilancio negativo per le imprese artigiane, soprattutto se si tratta di pmi.
Il saldo tra iscrizioni e cessazioni di impresa per le ditte individuali, infatti, è di -12.333 unità, pari all’1,39%, a fine 2016, mentre si arriva a 6mila in meno per le società di persone (-2,51%).
Le società di capitali, al contrario, hanno registrato un bilancio positivo: +2.477 imprese pari al +3,28% rispetto al 2015.
Nel complesso, dunque, il 2016 si è chiuso con segno negativo tra iscrizioni e cessazioni (-15.811 unità) ma in miglioramento rispetto al 2015. Ed è il risultato meno pesante dal 2011.

Si tratta di dati resi noti dall’analisi di Unioncamere e InfoCamere, condotta analizzando i numeri raccolti dal registro delle imprese delle Camere di commercio relativi allo scorso anno.

Ci sono, però, alcuni settori in cui si è registrato un segno positivo, come le imprese artigiane attive nel noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese, anche grazie all’impulso positivo proveniente dalle Attività di servizi per gli edifici e per il paesaggio.
Saldo positivo anche per gli Altri servizi (+864), trainati dai servizi alla persona (+1.205).

Riduzioni più consistenti, invece, per le costruzioni, che nel 2016 hanno perso oltre 10mila attività, e la manifattura, che si riduce di quasi 5.500. Quasi 2mila in meno, poi, le imprese artigiane che operano nel Trasporto e magazzinaggio.

A livello territoriale, le uniche province con saldo positivo sono Milano (+300 imprese, +0,43%) e Bolzano (+26, +19%). Tutte le altre archiviano un 2016 con segno meno, con cali compresi tra il -0,12% di Grosseto e il -2,95% di Chieti.

Vera MORETTI

Le imprese tornano a crescere nel 2015

Finalmente le imprese, in Italia, sono tornate a fare quello per cui esistono, oltre che produrre: crescere e far crescere l’economia. Secondo un’analisi sulla nati-mortalità delle imprese italiane diffusa da Unioncamere – InfoCamere, nel 2015 queste hanno toccato quota 6 milioni e 57mila unità, grazie a un saldo finalmente positivo tra aziende aperte e chiuse pari a 45mila unità: 372mila contro 327mila cancellazioni.

Si tratta di un ritmo di crescita tornato sui livelli precrisi, +0,75%, che, nonostante sia decisamente presto per cantare vittoria, fa ben sperare, specialmente per l’apporto dato alla crescita dalle imprese create da donne, stranieri e giovani. Si va infatti dalle 14.300 imprese femminili, alle 32mila di imprenditori stranieri fino alle oltre 66mila create da under 35.

Sempre l’analisi di Unioncamere – InfoCamere rivela che nel 2015 hanno faticato ancora le imprese manifatturiere (-2.416 unità), le agricole (-5.460) e, soprattutto, quelle edili (-6.055). Buone le performance delle imprese commerciali (+11.990), turistiche (+11.263) e di servizi alle imprese (+9.409), tre comparti che, da soli, totalizzano i due terzi della crescita registrata lo scorso anno.

Soddisfatto il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello: “La vivacità con la quale il sistema imprenditoriale ha ricominciato a crescere ci fa capire che i momenti più difficili della lunga crisi che ha attraversato il Paese sono probabilmente alle spalle. È bello soprattutto constatare che nel 2015 quasi 120mila giovani under 35 hanno scelto di scommettere sulle proprie capacità, dando vita a una nuova impresa. Il sistema camerale intende lavorare per fare in modo che tutte queste nuove realtà, molte delle quali sono sicuramente innovative e promettenti, superino con successo la delicata fase di start up e si affermino sul mercato“.

Siamo un Paese di startup

Italia, Paese di santi, poeti, navigatori e startupper. Secondo i dati contenuti nel report strutturale sulle startup innovative redatto da Infocamere e relativo al terzo trimestre 2015, nel nostro Paese sono nate quasi 500 nuove startup negli ultimi due mesi.

Nel dettaglio, al 30 settembre 2015 erano 4.704 le startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese, +11,8% rispetto alla fine di giugno (456 aziende in più), con 18.677 soci.

Per quanto riguarda i settori merceologici nei quali sono attive le startup innovative italiane il 72,3% di loro opera nel campo dei servizi alle imprese, il 18,8% nell’industria, il 4,2% delle startup nel commercio.

Dai dati emerge anche come startup faccia rima con giovani. Sono infatti 1.122 le startup under 35, il 23,9% del totale. Le società in cui almeno un giovane è presente nella compagine societaria sono quasi 2mila (1.890), il 40,2% del totale.

Purtroppo, però, la dimensione femminile delle startup italiane è ancora troppo debole: sono solo 611, pari al 13% del totale. Le società in cui almeno una donna è presente nella compagine societaria sono invece poco più di 2mila (2.099), il 44,6% del totale.

Per quanto riguarda la distribuzione geografica delle startup innovative italiane, la Lombardia è la regione che ne incuba il numero maggiore: 1.018, pari al 21,6% del totale. A seguire Emilia-Romagna con 541 (11,5%), Lazio 455 (9,7%), Veneto 360 (7,6%) e Piemonte 326 (6,9%), mentre il Trentino-Alto Adige è la regione con la più elevata incidenza di startup in rapporto alle società di capitali: 91 startup ogni 10mila società di capitali.

Se poi si considera che lo scorso anno il valore della produzione media, calcolato sulle 2.663 startup innovative che hanno reso noti i loro bilanci, è stato di 131mila euro, si capisce come in Italia vi sia terreno fertile per innovare, fare business e produrre ricchezza.

Imprenditori immigrati, salvezza dell’economia

In un momento in cui i flussi dell’immigrazione in Europa hanno toccato livelli da esodo storico, con anche tragedie che toccano da vicino e scuotono le coscienze, in Italia è sempre più chiaro che gli imprenditori immigrati rappresentano un’ancora di salvezza per l’economia nazionale. Si tratta di una verità della quale abbiamo scritto più e più volte e per la quale, ora, arriva l’ennesima conferma da uno studio Unioncamere-InfoCamere sulla base dei dati degli ultimi tre anni del registro delle imprese, dal quale risulta che gli imprenditori immigrati che hanno aperto un’attività in Italia tra il 30 giugno 2012 e il 30 giugno 2015 sono 86mila in più su un totale di aziende etniche di circa 540mila, pari all’8,9% del tessuto produttivo nazionale.

Secondo lo studio, il maggior numero di imprenditori immigrati attivi in Italia si concentra nei settori delle costruzioni, nel commercio al dettaglio e all’ingrosso, nel noleggio, nelle agenzie di viaggio e servizi alle imprese e nella ristorazione e alloggio. Nel complesso, in numero di aziende registrato da Unioncamere è cresciuto di 70mila unità nei tre anni oggetto dello studio.

La maggior parte degli imprenditori immigrati che aprono un’attività in Italia sceglie come forma societaria quella dell’impresa individuale, con un totale di circa 432mila, pari al 13,3% del totale delle imprese registrate con questa forma giuridica. Marocco (66.273), Cina (48.116) e Romania (47.677) i principali Paesi di provenienza degli imprenditori.

Spacchettando i settori produttivi e confrontandoli con la provenienza degli imprenditori stranieri, si nota che nella confezione di articoli di abbigliamento le imprese individuali straniere, principalmente cinesi, sono il 45% del totale. Gli immigrati sono il 43% anche delle 7mila imprese individuali nel campo nelle telecomunicazioni; Bangladesh, Pakistan e Marocco sono i principali Paesi di provenienza dei titolari. Nel campo delle costruzioni, gli imprenditori immigrati sono soprattutto romeni e albanesi

Secondo il Presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello, che ha commentato questi dati sugli imprenditori stranieri, “la via dell’impresa si conferma una delle modalità attraverso le quali, gli stranieri giunti in Italia, possono integrarsi nel nostro sistema economico e sociale. Oggi ci confrontiamo con imponenti flussi migratori, e vale allora la pena di ricordare che oltre alle politiche di accoglienza, vanno messi in campo strumenti e politiche di integrazione a basso costo per il nostro Paese. Tra queste quelle di supporto all’avvio dell’attività imprenditoriale, dove le Camere di Commercio giocano un ruolo importante per chi vuole aprire una nuova impresa”.

Imprenditrici, ricchezza d’Italia

E meno male che ci sono loro, le imprenditrici, a tenere alta la bandiera dell’impresa italiana. Sì, perché stando ai dati diffusi dall’Osservatorio per l’imprenditoria femminile di Unioncamere e InfoCamere, le imprenditrici in Italia hanno sfondato il tetto del milione e 300mila unità.

A fine giugno, sottolinea l’Osservatorio, sono infatti 1.306.214 le imprese iscritte al Registro delle Camere di commercio che hanno una donna al vertice o una partecipazione femminile maggioritaria. Queste realtà guidate da imprenditrici costituiscono il 21,6% del totale delle imprese italiane.

L’Osservatorio rileva anche un altro dato importante: le attività che queste imprenditrici portano avanti, sono inserite in molti dei settori chiave dell’economia italiana come, per esempio, l’industria della vacanza e del tempo libero che produce occupazione e fatturato non solo in questo periodo estivo.

Sono molti i segmenti di questo settore nei quali la partecipazione femminile è molto alta e il numero delle imprenditrici tiene testa a quello dei colleghi maschi. Le imprese a guida rosa superano il 40% nelle agenzie di viaggio, negli altri servizi di prenotazione (come quelli che riguardano le guide turistiche), negli alloggi per le vacanze, nelle attività legate ad archivi e biblioteche.

Sempre restando nel settore del turismo e dello svago, le imprenditrici alla guida di realtà proprie sono circa un terzo dei tour operator, degli hotel, delle forniture per catering, dei bar, dei musei, dei parchi divertimento e tematici e degli stabilimenti balneari. Qualcosa meno ma sempre comunque oltre il 25% le imprenditrici che operano nella direzione dei campeggi, nei ristoranti, nelle mense, nelle palestre e in altre attività ricreative e di divertimento.