Professionisti, gli ingegneri sulla multa dell’Antritrust al Cnf

Ha fatto molto rumore, negli ambienti dei professionisti, la sentenza con la quale il Consiglio di Stato ha confermato la multa da quasi un milione di euro inflitta al Consiglio nazionale forense dall’Antitrust.

Il Cnf è stato riconosciuto responsabile di aver violato le regole sulla concorrenza con l’adozione di due decisioni che limitavano l’autonomia dei professionisti: un parere con il quale avrebbe limitato l’impiego di un canale di diffusione delle informazioni e una circolare con la quale sarebbe stata reintrodotta la vincolatività dei minimi tariffari.

Tra i commenti più autorevoli segnaliamo quello di Armando Zambrano, presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri: “Questa è una sentenza che va commentata su due piani differenti. Non c’è dubbio che sul mercato privato noi professionisti abbiamo un problema. Se nel settore pubblico la normativa consente di stabilire un corretto rapporto tra l’attività professionale prestata e il rispettivo valore economico, in quello privato l’abolizione delle tariffe ci ha privati di punti di riferimento. In tal senso è necessario un intervento e noi professionisti tecnici siamo pronti a fare la nostra parte”.

Tuttavia – ha proseguito Zambrano a nome dei professionisti della sua categoria – non chiediamo il ripristino dell’obbligatorietà dei corrispettivi, semplicemente perché allo stato occorre una forte apposizione anche ideologica a questa ipotesi, basata su un contestabile principio di ‘libera’ concorrenza. A nostro avviso la soluzione non sta nel ripristino della tariffa professionale ma nella definizione di standard di prestazione e di corrispettivi economici, in modo da orientare e garantire adeguatamente la committenza privata. Ciò proprio sulla scorta dell’esperienza già maturata nel settore pubblico e nel pieno rispetto della normativa sulla concorrenza e del principio di parità di trattamento”.

Appalti, ingegneri italiani e sicurezza sul lavoro

La sicurezza sul lavoro è da sempre un pallino degli ingegneri italiani, come dimostra la 3° Giornata Nazionale dell’Ingegneria della Sicurezza organizzata lo scorso 6 novembre a Roma dal Consiglio nazionale degli Ingegneri e dall’Ance.

Obiettivo della giornata è stato individuare la strada per rendere gli appalti più sicuri, grazie anche al coinvolgimento degli ingegneri italiani nella fase ex ante dell’emanazione delle norme.

Come ha ricordato Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri (Cni), “il rapporto sinergico tra professionisti, imprenditori e committenti nell’ambito di una corretta gestione degli appalti passa anche attraverso il nostro coinvolgimento nella fase ex ante dell’emanazione delle norme”.

Una posizione che l’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili, condivide con gli ingegneri italiani: “La diffusione della sicurezza nei cantieri – ha ricordato il vicepresidente Ance Edoardo Bianchiè un processo in corso, un cambiamento in primis culturale che necessita di uno sforzo costante nel tempo. Bisogna, infatti, continuare a investire in formazione e rendere sistematiche le ispezioni per far sì che questo processo non si arresti”.

E per non farlo arrestare, è necessario che tutti gli attori coinvolti abbiano sempre una attenzione forte e particolare alle normative. Come ha ricordato Gaetano Fede, Responsabile Area Sicurezza del Cni, “gli ingegneri italiani hanno dato la propria disponibilità a partecipare alla commissione permanente sulla Sicurezza istituita presso il ministero del Lavoro. Se vogliamo invertire la tendenza e tutelare pienamente i cittadini diventa infatti importante poter collaborare a tutto l’iter di emanazione delle normative, specie nello step iniziale. Confrontarci con sindacati, lavoratori e imprese che già sono presenti in questa fase legislativa potrà gettare le basi di una più proficua ed efficace attuazione delle stesse normative”.

Ingegneri italiani al Cern di Ginevra

Gli ingegneri italiani saranno protagonisti a livello europeo grazie a un protocollo di reciproca collaborazione con il Cern di Ginevra. Il protocollo, firmato nel giugno scorso, diventa ora pienamente operativo grazie alla partecipazione di 50 ingegneri italiani a corsi di formazione scientifica presso il prestigioso centro di ricerca ginevrino.

Il Consiglio nazionale degli ingegneri, cui spetta il compito di selezionare i professionisti per il progetto, ha appena emanato un bando di selezione tra gli ingegneri italiani per procedere alla scelta dei primi tre partecipanti. Il termine per la presentazione della domanda è il 5 novembre alle 12.

L’obiettivo dell’accordo tra Cern e ingegneri italiani resta quello di innalzare ulteriormente il livello della formazione della categoria in materia di information technology, elettricità, elettromagnetismo, meccanica, ingegneria civile, criogenia. Un’ulteriore conferma della capacità degli ingegneri italiani di stringere sinergie con le più autorevoli realtà scientifiche internazionali.

Come spiegano i vertici del Consiglio nazionale degli ingegneri, l’intesa non è un punto di arrivo per la propria attività, “al contrario, essa rappresenta l’incentivo a costruire una rete di collaborazioni sempre più stretta e fertile contando sulla trasversalità e multidisciplinarità della nostra professione, orientata ad far crescere i molteplici campi in cui ha la possibilità di applicarsi“.

La collaborazione tra Cni e Cern nasce attraverso il format Scintille, piattaforma dedicata alla valorizzazione dell’innovazione nell’ecosistema degli ingegneri italiani, in grado di offrire opportunità crescenti per i giovani professionisti, ma non solo, nel mondo della ricerca così come nel mercato del lavoro.

Ingegneri, è boom di occupazione

La laurea in ingegneria come chiave privilegiata per aprire le porte del mercato del lavoro. Se a qualcuno la cosa può sembrare nient’altro che un luogo comune, ci sono i dati che, almeno in Italia, confermano invece questo stato di fatto. Dati snocciolati durante la recente tavola rotonda “Ingegneri, industria: creazione di valore tecnologico sociale”, nell’ambito del 60esimo Congresso Nazionale degli Ingegneri.

I numeri (elaborati dal Centro Studi CNI, aggiornati a settembre 2015 e diffusi nel corso dei lavori del congresso), dicono che per il settore dell’ingegneria il tasso di disoccupazione, tra il 2014 e il 2015, scenderà dal 6% al 4% e che la domanda di ingegneri da parte delle imprese è vista in aumento del 31%, uno degli incrementi più significativi degli ultimi 15 anni.

Entro la fine di quest’anno, il CNI prevede che entreranno nel sistema produttivo ed economico italiano quasi 19mila ingegneri, 10mila dei quali elettronici e dell’informazione, 7mila industriali e oltre 2mila civili.

Dall’indagine del CNI emerge anche la tendenza degli ingegneri italiani a trovare lavoro al di fuori dei confini nazionali: il 23% degli ingegneri intervistati ha detto di avere avuto esperienze lavorative fuori dal nostro Paese e il 31% sostiene di voler cercare lavoro fuori dall’Italia. Scelte dettate principalmente dalle migliori condizioni economiche che si possono spuntare all’estero (53%), dalla possibilità di una più completa crescita personale (45%) e da una cultura meritocratica più diffusa (30%).

Fin qui le rose. Ora le spine. Secondo quanto rileva il CNI, in Italia manca, tra gli ingegneri, un ricambio generazionale che consenta ai giovani di entrare nel mercato del lavoro. Negli ultimi anni è infatti diminuito il tasso di crescita degli ingegneri under 35 interessati a svolgere la libera professione, mentre sono aumentati gli over 35 e over 40: cacciati dal mercato del lavoro dipendente, hanno iniziato a lavorare in proprio.

Altro dato negativo riguarda il reddito medio, calato a 32.309 euro nel 2014 dagli oltre 40mila euro del 2007. Il motivo, secondo il CNI, è presto spiegato: oggi poco più di 78mila liberi professionisti realizzano quanto, nel 2003, realizzavano 46mila ingegneri.

Ingegneri contro la Pa: inefficace e inadeguata

Dura presa di posizione da parte del Consiglio Nazionale degli Ingegneri contro la mancata modernizzazione della Pa. Una presa di posizione che parte dall’esperienza degli ingegneri che operano nella Pubblica amministrazione e che, nel recente Congresso nazionale della categoria, ha preso la forma di una ricerca.

Il Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha infatti rilevato che il 60% degli ingegneri che operano come dipendenti pubblici ha indicato che la propria struttura di appartenenza non ha investito in capitale umano né in innovazione negli ultimi anni.

Una ricerca del centro Studi del Cni – scrivono gli ingegneri in un comunicato -, presentata durante l’assise congressuale a Venezia e risultato di una indagine compiuta tra gli iscritti al consiglio, ha fatto rilevare che il 41% degli ingegneri intervistati indica tra le principali cause della mancata ripresa del Paese la presenza di una Pa inefficace. Oltre il 60% dei 117mila ingegneri che operano come dipendenti pubblici considera la Pa inadeguata ai compiti complessi che in questo momento di crisi il Paese richiede”.

Quasi il 60% degli ingegneri che operano come dipendenti pubblici – continuano gli ingegneriha indicato che la propria struttura di appartenenza non ha investito né in capitale umano né in innovazione negli ultimi anni. Particolarmente debole l’orientamento della Pa alle ‘nuove’ tecnologie, come le ICT. Su un campione di 447 amministrazioni analizzate da Banca d’Italia, solo il 10% dispone di piattaforma in grado di dialogare con i cittadini, di svolgere pratiche e di effettuare pagamenti on line; il 50% dispone viceversa solo di un sito istituzionale con informazioni di base per i cittadini e senza nessuna possibilità di interazione (siti monodirezionali)”.

Tra le principali cause di un carente sviluppo delle ICT nella Pa viene segnalata la carenza di personale qualificato. Non è raro che funzioni complesse vengano assegnate a personale con competenze e con curriculum studiorum palesemente inadatti”.

Scarsa appare oggi l’attenzione al ruolo ed alle funzioni che possono essere svolte solo da figure tecniche, come ad esempio gli ingegneri – conclude il comunicato -. Per ben l’83% degli ingegneri dipendenti pubblici uno degli aspetti più critici è la presenza di livelli dirigenziali con profilo e competenze non idonee al ruolo specifico e tecnico che rivestono, mentre il 67% lamenta il basso ricorso a figure tecniche, come gli ingegneri, anche là dove questi sarebbero effettivamente necessari. Il 62% ritiene di non disporre di strumentazioni sufficienti per svolgere in modo idoneo le proprie mansioni”.

L’accesso al Fondo di Garanzia PMI per gli ingegneri

Deliberate dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri le linee guida per l’accesso degli ingegneri liberi professionisti al Fondo di Garanzia PMI.

La relativa circolare del Consiglio Nazionale degli Ingegneri punta a regolamentare l’accesso da parte dei liberi professionisti al Fondo di Garanzia PMI, facendo seguito all’ok dato dal ministero dello Sviluppo Economico dal 10 marzo 2014.

La circolare specifica che un professionista che si reca in una banca o da un altro intermediario finanziario per chiedere un prestito o per farsi anticipare della liquidità, sia garantito dallo Stato, attraverso l’apposito Fondo.

Il Fondo di Garanzia PMI riserva ai professionisti fino ad un massimo del 5% del proprio ammontare. La circolare precisa come non sia in capo al professionista che richiede l’accesso al Fondo l’attivazione della procedura per poterne usufruire, ma come tocchi alla banca procedere alla richiesta di attivazione.

Il Fondo di Garanzia PMI non garantisce il 100% della somma richiesta dal professionista, ma una parte fino a un massimo di 2,5 milioni di euro per alcune tipologie di operazioni e fino a un massimo di 1,5 milioni di euro per altre tipologie.

Attraverso il Fondo di Garanzia PMI, i professionisti possono fruire di garanzie sui finanziamenti richiesti e concessi. Finanziamenti che possono essere utilizzati per eseguire:

  • operazioni di consolidamento delle passività a breve termine presso una banca;
  • operazioni a fronte di un investimento;
  • operazioni di rinegoziazione dei debiti a medio o lungo termine;
  • operazioni di liquidità per il pagamento dei fornitori e del personale;
  • operazioni di fideiussione legate alle attività del professionista o del suo studio.

Dagli ingegneri una scossa al ddl corruzione

Il ddl corruzione in questi giorni sta facendo un gran parlare di sé, soprattutto per i tira e molla e le strategie da prima repubblica che si stanno giocando intorno al suo testo. Intanto, la corruzione in Italia non si ferma, specialmente in un campo, quello dell’edilizia e delle grandi opere, nei quali gli ingegneri sono impegnati ogni giorno.

Proprio il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, a modo suo, fa capire al governo che la conversione in legge del ddl corruzione non è più rinviabile con un convegno il cui titolo parla chiaro: Open Government e Agenda Digitale: Trasparenza e Anticorruzione. Appuntamento per domani, 26 marzo, alle 16 nella Sala del Refettorio della Camera dei Deputati. Accreditamento obbligatorio cliccando qui.

Le parole chiave del convegno con il quale gli ingegneri, oltre a informare e sensibilizzare sulle tematiche in questione, cercheranno di dare una mossa al ddl corruzione sono sintetizzate negli obblighi per le amministrazioni: diritti per i cittadini; strumenti per il monitoraggio; sanzioni per gli inadempienti.

Con questo incontro – commenta il Presidente del CNI, Armando Zambranovogliamo ribadire il ruolo di vera e propria ‘sentinella della legalità’ che gli ingegneri italiani assumono oggi nel contesto nazionale. Intendiamo dare un forte segnale alla politica ed alla pubblica amministrazione, affinché trasparenza e rispetto delle leggi siano la bussola dell’agire nel rispetto della correttezza e della moralità. In questo senso le nuove tecnologie possono essere uno strumento essenziale per favorire la crescita della cultura della legalità nel nostro Paese”.

Ingegneri, crescono le assunzioni

Quando un ragazzo è di fronte alla scelta della facoltà universitaria cui iscriversi, oltre che alle proprie inclinazioni dovrebbe guardare anche a quelle che sono le professioni più ricercate dal mercato del lavoro in quel momento, per poter sperare di non ritrovarsi, dopo pochi anni, laureato e disoccupato. Se lo facesse, forse andrebbe a infoltire le schiere degli ingegneri.

Il Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri ha infatti comunicato, attraverso una nota, che nel 2014 la richiesta di ingegneri da parte delle imprese in Italia ha visto un’impennata del 9% rispetto all’anno precedente. Parallelamente, il numero degli ingegneri in cerca di lavoro è sceso del 6,8% rispetto al 2010.

Tradotte in numeri, queste percentuali dicono che il numero degli ingegneri disoccupati è passato dai circa 30mila del 2013 ai 27.300, del 2014; i posti di lavoro destinati agli ingegneri e occupati sono passati invece dai 16.360 del 2013 ai 17.840 dello scorso anno.

È pur vero però che, come ricorda il Consiglio Nazionale Ingegneri, il miglioramento della situazione occupazionale non nasconde comunque che, almeno in Italia, i livelli di disoccupazione che interessano gli ingegneri sono ancora troppo alti rispetto alla media europea e rispetto a quelli che erano i livelli pre-crisi. Sono infatti oltre 27mila i laureati in ingegneria in cerca di occupazione e 150mila gli ingegneri disoccupati che, però, non sono in cerca di un lavoro.

Anche sul fronte degli ingegneri, poi, il Cni rileva che, l’Italia è spaccata in due. Mentre al Nord e al Centro i minimi segnali di ripresa ci sono, al Sud le offerte di lavoro per i laureati in ingegneria sono scese del 21,4% dal 2013 al 2014.

L’ Agenzia Nazionale per la Certificazione Volontaria delle Competenze degli Ingegneri

La parola d’ordine per i professionisti italiani pare ormai essere certificazione. Di fronte a un’economia e a una politica che vanno esattamente nella direzione opposta, ossia quella di non riconoscere il valore e l’importanza della libera professione per la crescita economica e sociale del Paese, ci devono pensare le associazioni professionali a certificare l’importanza di questo ruolo.

Ecco allora il progetto Cert-Ing, voluto dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, che ha portato all’istituzione dell’Agenzia Nazionale per la Certificazione Volontaria delle Competenze degli Ingegneri, “l’Agenzia Cert-Ing”.

Una certificazione che, a detta degli ingegneri, serve a “valorizzare l’esperienza degli iscritti agli albi, convalidandone la competenza acquisita in specifici settori attraverso l’attività professionale esercitata in forma societaria, autonoma o subordinata”.

Nella realtà dei fatti, l’Agenzia Nazionale per la Certificazione Volontaria delle Competenze degli Ingegneri è un organismo unico nel suo genere, dotato di un proprio statuto e di uno specifico regolamento, che si occuperà, a livello nazionale, della certificazione delle competenze degli ingegneri anche in conformità all’obbligo di aggiornamento della competenza professionale, definendo le modalità delle attività degli Ordini territoriali e vigilando sulla correttezza delle procedure di certificazione.

Gli ingegneri italiani? Bravi ma sottopagati

E’ stata effettuata un’indagine da Page Personnel in collaborazione con il Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri relativamente ai redditi degli ingegneri in Italia e in altri paesi europei come Spagna, Francia e Regno Unito.

Ciò che è emerso è che gli ingegneri italiani, pur essendo preparati, sono pagati poco rispetto ai loro colleghi del resto d’Europa, come ha confermato anche Francesca Contardi, amministratore delegato di Page Personnel: “Il primo dato che emerge dalla nostra è la netta differenza tra le retribuzioni italiane e quelle degli altri paesi europei. Se è vero, infatti, che i salari nazionali sono maggiori (seppure di poco) rispetto a quelli della Spagna, sono invece nettamente inferiori a quelli di Regno Unito e Francia, a dimostrazione che, almeno per ora, il nostro mercato del lavoro fatica ancora a uscire dalla crisi. Ad esempio, a tre anni dall’inserimento in genere un disegnatore meccanico guadagna in media una retribuzione lorda annua di 35.000, in Inghilterra lo stesso profilo può raggiungere i 64.000. Il risultato di questa situazione è immediato e scontato: il trasferimento”.

E questo non rappresenta per nulla una difficoltà, o un ostacolo: oltre al desiderio, da parte degli ingegneri italiani, di essere riconosciuti per il loro valore, c’è da sottolineare che la loro fama è ben considerata all’estero, dove la richiesta è in continuo aumento. Così si spiega una “fuga” sempre più consistente verso Germania e Nord e Sud America.
Non c’è, inoltre, un interscambio, poiché le aziende italiane, al contrario, non sono intenzionate ad assumenre personale estero, non solo per la situazione economica effettivamente complicata, ma anche e soprattutto perché le competenze straniere sono difficili da importare a causa delle notevoli differenze di legislazione nei vari paesi.

Contardi, a questo proposito, ha aggiunto: “Il contesto generale è difficile, e ha segnato anche il settore degli ingegneri. Ci sono tuttavia alcune categorie che hanno notevoli chance di occupazione, anche perché il numero di ingegneri che si laureano presso le nostre università è decisamente inferiore alle necessità del mercato. Penso, ad esempio, agli informatici, ai meccanici e ai meccatronici e a tutti coloro che hanno un know how estremamente specifico. Il basso numero di laureati in ingegneria dipende probabilmente dal fatto che si tratta di una disciplina molto complicata e che richiede agli studenti spiccate doti analitiche e matematiche”.

Nonostante, però, la comprovata preparazione, anche gli ingegneri sono stati interessati dalla crisi e dalla disoccupazione, particolarmente quest’anno. Ad avere meno prospettive lavorative sono gli ingegneri civili ed ambientali, anche se, tutto sommato, si tratta di un settore che, rispetto ad altre realtà professionistiche, ha retto meglio alle difficoltà del periodo.

Vera MORETTI