Clerici: “Edilizia scolastica? Per rilanciare il settore serve altro”

Il rilancio dell’edilizia scolastica, «ottimo, ma serve ben altro per rilanciare il settore», le opportunità di crescita per con l’avvento dell’Expo 2015 che «almeno ha portato un po’ di vitalità a Milano» e la ripresa economica sono gli argomenti discussi con il presidente di Assoedilizia, Achille Colombo Clerici, nel corso di una breve intervista concessa per i lettori di INFOIVA.COM.

Dott. Clerici, nei 2-3 miliardi promessi da Renzi per il «pacchetto scuola» sono presenti anche fondi per l’edilizia scolastica… 
Tutto ciò che punta a rimettere in moto i cantieri pubblici è ben accetto. E’ un iniezione di fiducia sotto il profilo sociale ed economico, ma purtroppo solo circoscritta nell’attività pubblica. Per rilanciare il settore serve ben altro…

Per esempio cosa?
Il taglio netto della spesa pubblica. La situazione economica del nostro Paese, secondo il mio parere, deriva principalmente da una crisi di fiducia dei consumatori e degli investitori. Per rigenerare fiducia occorre un deciso colpo di frusta che smuova gli equilibri. E se non si taglia la spesa sarà impossibile diminuire la pressione fiscale, occorre un’operazione draconiana di taglio della spesa che possa far tornare la fiducia agli investitori.

Quando saranno visibili i primi effetti della ripresa economica? Sempre che di ripresa si possa parlare…
Non sarà un processo immediato. Il settore dell’edilizia è la cartina al tornasole dell’economia italiana: lenta nella frenata, ma ancor più lenta nella ripresa. Anche quando torneremo veramente a parlare di ripresa economica, e adesso non mi sembra ancora il caso, per toccare con mano i primi effetti di tale ripresa nel nostro settore sarà questione di anni.

L’Expo 2015 potrà essere un’occasione di rilancio?
Credo proprio di si. Non c’è dubbio che l’Expo del prossimo anno a Milano abbia creato un interesse e una vitalità che nel capoluogo lombardo andavano scemando. Attenzione però alle infiltrazioni della criminalità, non solo nei cantieri dell’Expo, più rigore nel controllo degli appalti e ispezioni nei cantieri sono fondamentali per arginare un fenomeno in crescita.

Jacopo MARCHESANO

Guerra: “Il turismo è ad un passo dal tracollo, ma la politica non ne è al corrente…”

Non ci sono soldi. Come una filastrocca senza soluzione di continuità, ormai ci siamo abituati sentirla in svariate occasioni. Ma c’è un settore in particolare che da anni è in ginocchio e non sembra in procinto di rialzarsi: il turismo. Per fare il punto della questione, abbiamo incontrato il presidente di Assoviaggi Confesercenti, Amalio Guerra, al quale abbiamo chiesto delucidazioni in merito. Già dai comunicati pochi giorni prima delle feste, ne usciva una situazioni ai limiti della sopravvivenza: -33% delle prenotazioni e -20% della disponibilità di spesa per i viaggiatori.

Presidente Guerra, è già possibile un primo bilancio per quanto riguarda il turismo durante le festività appena trascorse?
La flessione rispetto agli anni scorsi è evidente e tangibile, ed è determinata principalmente dall’odierna situazione di incertezza economica e, ovviamente, dalla mancanza di disponibilità economica per una spesa non di prima necessità. Se il 2012 è stato un anno da dimenticare per la crisi del turismo, per le agenzie di viaggio e per i tour operator, il 2013 non ha portato alcun segnale di ripresa. E per il 2014 le previsioni non sono migliori…

Perché il brand Italia continua a perdere posizioni nel quadro del turismo internazionale? “La grande bellezza” italiana inizia a perdere un po’ del suo fascino?
Siamo un paese che non riesce a modernizzarsi. Prendiamo l’esempio del WI-FI: non riusciamo a garantire un accesso gratuito, questo è anche uno dei motivi per cui lo straniero non ha un interlocutore di riferimento per le proprie prenotazioni tramite la rete, come succede in tutti i paesi del mondo. Anche da un punto di vista infrastrutturale il nostro Paese è, a voler usare un eufemismo, carente. Quando arriva in Italia, lo straniero è preda di un sistema confuso e mal organizzato di difficile interpretazione. Poi è chiaro che il turista che vuole fortemente visitare l’Italia viene a prescindere, ma una gran parte ne perdiamo per questi motivi, giusto per citare quelli più banali. Senza dimenticare poi che non siamo un Paese nemmeno così a buon mercato…

In una recente intervista, dichiarava come il settore del turismo italiano fosse «ad un passo dal tracollo»…
Purtroppo si. E la ragione principale è l’impossibilità di accedere al credito. Siamo in una morsa fiscale e non ne veniamo fuori, ma il guaio più grosso è che non c’è  interlocuzione con la politica. Non basta una semplice attività di promozione per il turismo, servono fatti concreti, ma purtroppo nelle istituzioni perdura l’ignoranza  e l’incapacità dell’operare nel settore turistico. Alle imprese italiane al giorno d’oggi è chiesto solo di pagare e all’orizzonte non si scorge il benché minimo investimento per il futuro.

Jacopo MARCHESANO

Pmi green, Bruxelles apre il dibattito

Dopo anni di dibattiti, soprattutto fuori dalle istituzioni nazionali e federali, la Commissione europea apre finalmente una consultazione pubblica in vista di una non più procrastinabile preparazione di un piano d’azione verde, il quanto più possibile immediato, per le piccole e medie imprese del continente.

Si intende così raccogliere dati, opinioni e studi, delle parti interessate sulle misure necessarie in sostegno delle Pmi che inevitabilmente le rendano più efficienti sotto il profilo delle risorse e capaci di vendere prodotti e servizi verdi a livello internazionale e su quali attori siano nella posizione migliore per aiutare le imprese in questo processo. Come scrivevamo ieri, i modelli economici che hanno portato alla seconda rivoluzione industriale non sono più sufficienti per intraprendere il cammino che ci porterà direttamente sulle soglie di una nuova era industriale e i risultati di questa consultazione saranno utilizzati per modellare interventi volti a promuovere l’efficenza delle risorse nelle e per le Pmi, da includere nel prossimo piano d’azione verde per le piccole imprese, atteso per fine 2013

Jacopo MARCHESANO

Alemanno (INT): “La classe politica non ci abbandoni…”

“Una nuova prospettiva per l’Italia“ è questo il titolo del IV Congresso Nazionale dell’Istituto Nazionale Tributaristi, che si terrà a Rimini i prossimi 4 e 5 ottobre. Per presentarci l’attesissimo congresso abbiamo ascoltato il presidente nazionale dell’associazione, Riccardo Alemanno.

Presidente Alemanno, il prossimo fine settimana si terrà il vostro IV Congresso Nazionale, parafrasando il titolo quali prospettive prevede per il nostro Paese nel breve periodo?

In contraddizione rispetto  al titolo, evidentemente riferito alla legge n.4 del 2013 sulle professioni non organizzate in ordini e collegi come una maggiore prospettiva di lavoro per giovani e meno giovani, se dovessi valutare quanto è accaduto in quest’ultimo anno direi che le prospettive non sono proprio rosee. Però punto molto sulla capacità degli italiani di risollevarsi, quindi credo che avendo toccato il fondo non sarà impossibile trovare una via d’uscita. Mi auguro che la classe politica ed istituzionale contribuisca in modo deciso alla rinascita del nostro Paese.

Il Congresso si articolerà in due giornate: la prima, venerdì 4 ottobre, sarà dedicata all’iscrizione dei Delegati al Congresso nella mattinata e nel pomeriggio ai dibattiti su tematiche economico-sociali. Argomenti molto attuali, soprattutto in questo delicato periodo storico…

Il programma è molto vario e vasto, ci sono molti interessanti spunti di riflessione. Le tematiche economiche e fiscali saranno al centro dell’attenzione, cercheremo di capire come ridurre la pressione fiscale attraverso il recupero crediti dalla lotta all’evasione fiscale e dal taglio della spesa pubblica. Siamo pronti a ribadire le nostre indicazioni che usciranno dai dibattiti, in questo periodo storico servono esclusivamente fatti concreti e meno promesso. Sicuramente i buoni rapporti internazionali e l’andamento dello spread sono importantissimi  e vitali, ma tutto ciò non basta, le famiglie hanno bisogno di più aiuti per riprendere la corsa ai consumi.

Il secondo giorno sarà dedicato alle elezioni del nuovo Consiglio e al dibattito sulle strategie di crescita dell’INT, quale futuro prevede per l’Istituto?

Per pensare al futuro non dobbiamo mai dimenticare il passato. Se penso a 16 anni fa alla nascita dell’Istituto non posso che prevedere un futuro sempre più importante nel panorama delle associazioni di rappresentanza professionali. Questo perché di anno in anno ci accorgiamo della sempre maggiore credibilità che l’associazione si è guadagnata nei confronti delle Istituzioni, dei tributaristi e dell’utenza. Un futuro sicuramente importante, costellato da nuove e diverse sfide, perché abbiamo grandi obiettivi da raggiungere…

Jacopo MARCHESANO

Dimessi i ministri Pdl, è crisi di governo

E crisi fu. Dopo settimane di avvertimenti e minacce, la decisione è stata presa: Silvio Berlusconi, dopo 5 mesi di governo Letta, apre la crisi di governo, pretendendo ed ottenendo le dimissioni del 5 ministri del Popolo delle Libertà. Il premier, che oggi salirà al Quirinale, vuole comunque verificare i numeri alle Camere «dove ognuno si prenderà le proprie responsabilità» forse già domani.

Il casus belli, almeno sulla carta, è la mancata approvazione del decreto legge per evitare l’aumento dell’Iva. Ed è proprio in nome di un’imposta, definita letteralmente «un’odiosa vessazione», che il Cavaliere ritira la truppa dei suoi ministri aprendo di fatto l’inevitabile crisi di governo.

«L’irresponsabilità sta salendo a livelli che non erano razionalmente valutabili, siamo ad una crisi al buio che non si vedeva dal dopoguerra», sono le dichiarazioni a caldo del segretario del Pd Guglielmo Epifani. A questo punto, però, il ritorno alle urne, pur messo in conto dal Partito Democratico, deve fare i conti con la necessità imprescindibile di cambiare la legge elettorale e anche il congresso previsto per inizio dicembre, per eleggere il nuovo segretario dopo il traghettatore, torna in forse. La speranza dei massimi dirigenti del partito di maggioranza relativa alla Camera è un governo di scopo, della durata di qualche mese, per portar approvare la legge di stabilità e, magari, la nuova legge elettorale.

Una nuova maggioranza in realtà sembra impossibile da costruire, nonostante Nichi Vendola si dichiari disponibile ad un governo che, prima di tornare alle elezioni, cambi il Porcellum ed approvi la Legge di Stabilità. Improbabile, invece, contare sull’apporto dei parlamentari grillini: «Bisogna andare al voto, anche con l’attuale legge elettorale, per vincere e salvare l’Italia. È l’ultimo treno. Napolitano non si opponga. I prossimi mesi saranno per cuori forti».

Jacopo MARCHESANO

Merletti: “Bene il Redditometro ma…”

 

Il Redditometro è la “novità” fiscale più temuta di questa prima parte di 2013 messa a punto dall’Agenzia delle Entrate contro l’evasione fiscale.  A parlarne oggi in esclusiva per il nostro portale è il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti: « il Redditometro deve essere impiegato unicamente nei casi di palese e fortissima incoerenza fra reddito dichiarato e tenore di vita». Inoltre, come sottolineava anche il Presidente Alemanno (INT) «va garantita ai contribuenti la reale possibilità di fornire in contraddittorio la più ampia prova contraria specie per quanto riguarda la componente relativa alle spese stimate dall’ISTAT ». 

Giorgio Merletti rappresenta la carica dirigenziale più alta all’interno di Confartigianato Imprese da 2012, rappresentando più di 700.000 artigiani e piccole imprese.  Il suo mandato terminerà a fine 2016.

 

Jacopo Marchesano

 

 

Giordano: “Il Redditometro non è la soluzione”

Terminato il periodo di prova e rodaggio, in questi giorni entra a pieno regime il famigerato Redditometro. Il nuovo strumento messo a punto dall’Agenzia delle Entrate è così già in grado di sfornare la prima lista di potenziali evasori fiscali che potrebbero ricevere l’invito a presentarsi negli uffici dell’ente di riscossione per spiegare le ultime spese, nel caso dovessero sorgere discrepanze con quanto dichiarato precedentemente al Fisco nei mesi scorsi. Il sistema sarà in grado di ricostruire per ciascun contribuente le spese effettuate di cui l’amministrazione fiscale ha certezza e di metterle a confronto con il reddito dichiarato. In materia di Redditometro abbia ascoltato l’interessante parere del Presidente nazione di ADICONSUM Pietro Giordano.

Presidente Giordano, nei mesi scorsi l’ADICONSUM ha diffuso un comunicato stampa spiegando come la lotta all’evasione fosse una battaglia di civiltà e di equità. Non crede che il Redditometro sia lo strumento giusto per arginare questa terribile piaga del nostro Paese?

Non sarà lo strumento giusto per sconfiggere la vera evasione, quella dei grandi patrimoni, quella che incide in modo più gravoso sulle casse dello Stato, sarà impossibile con questo strumento scovare tutti i fondi neri presenti all’estero nei paradisi fiscali. Il vero problema non è tanto la piccola evasione quotidiana dei piccoli commercianti, quanto l’evasione continua e sistematica di alcune grandi categorie di professionisti.

Il principio su cui si basa il Redditometro è che “tutto quanto è stato speso nel periodo d’imposta sia stato finanziato con i redditi del medesimo periodo”.

Il rischio in questo caso è che siano sempre gli stessi ad essere penalizzati, in questo caso i lavoratori dipendenti, non i grandi professionisti. Oggi sarebbero possibili tutti i controlli per colpire duramente i veri evasori fiscali e non accanirsi su chi, magari dopo 30 anni di sacrifici e risparmi, si è potuto permettere una vacanza di 3.000 euro.

Quali sarebbero per lei le misure da adottare alternative, o congiunte, al Redditometro?

Soprattutto accordi bilateri con gli Stati, sul modello tedesco, che assicurano più riservatezza ai grandi patrimoni, con un occhio sempre rivolto a scovare le varie società di comodo sparse per il mondo. Il Redditometro quindi è una delle soluzioni, non quella definitiva e risolutiva.

 

Jacopo MARCHESANO

Stagnaro: “Ridistribuire le tasse non basta se non riduciamo la spesa”

Sono giorni convulsi a Palazzo Chigi, quelli al rientro dalle vacanze estive. Dopo aver approvato il decreto legge sull’Imu, firmato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sabato mattina, il governo presieduto da Enrico Letta starebbe pensando a nuovi provvedimenti per risanare le piccole e medie imprese. In queste ore, tuttavia, è ancora il decreto n. 102 «Disposizioni urgenti in materia di Imu, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonchè di Cig e di trattamenti pensionistici» ha dominare la discussione. Proprio in merito al provvedimento, tempestivamente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, abbiamo chiesto il parere a Carlo Stagnaro, Direttore Ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni.

Dott. Stagnaro quali sono le sue prime impressioni relative ai recenti provvedimenti adottati dal governo in materia economica?

Credo che gli ultimi provvedimenti siano stati abbastanza deboli, per usare un eufemismo. Non risolvono i grandi problemi delle aziende italiane, che rimangono la tassazione sul reddito d’impresa, la tassazione del lavoro e il malfunzionamento della giustizia civile. Il governo su tutti e tre i fronti per adesso non ha dato segni di vita, la sensazione è che per ragioni essenzialmente politiche non sia in grado di tagliare la spesa pubblica, senza scontentare nessuno.

Nel decreto è contenuta una clausula che farebbe aumentare accise e acconti IRES E IRAP nel caso in cui non dovessero rientrare i fondi, pari a circa 1,5 miliari di euro, previsti dall’aumento dell’IVA. 

Il punto è chiaro: le tasse o si tagliano o si mantengono. Se non si tagliano, ma vengono ridistribuite internamente i rischi aumentano, perché per quel che riguarda la tassazione sul reddito d’impresa e la tassazione sul lavoro siamo ben oltre i livelli di guardia. Ormai siamo arrivati a un livello di pressione inaccettabile, che in alcuni casi finisce per tradursi in un drastico calo dei consumi e paradossalmente quindi in un minore gettito fiscale.

Quali sono, secondo lei, gli ingredienti indispensabili per uscire da questa particolarissima congiuntura economica?

Senza dubbio la riduzione della spesa, che possa permettere anche un conseguente taglio delle tasse, la riforma per una maggiore concorrenza fra le imprese e le riforme per rendere più efficace ed efficiente la pubblica amministrazione.

 

Jacopo Marchesano 

Il Governo impone il taglio degli stipendi ai manager Pa

 

Cattive notizie per i grandi manager Pa, la crisi forse, meglio tardi che mai, colpisce anche loro: è stato approvato dalla Commissione Affari costituzionali e bilancio del Senato il taglio del 25% degli stipendi delle Spa pubbliche, completando così l’esame del Dl del fare.

Tutti quelli che non rientrano già nel tetto introdotto con il decreto Salva-Italia (circa 300mila euro, il trattamento economico del primo presidente della Cassazione, non proprio una sciocchezza) al prossimo rinnovo si vedranno sforbiciare del 25% tutti i compensi, “a qualunque titolo determinati”. Si tratta dei manager delle società a controllo pubblico diretto o indiretto, quotate e non quotate in Borsa, come Eni, Enel, Finmeccanica, Poste e Ferrovie «che emettono esclusivamente strumenti finanziari, diversi dalle azioni, quotati nei mercati regolamentati».

Jacopo MARCHESANO

Istat: produzione industria sale mentre il Pil scende

 

Notizie in chiaroscuro per la situazione economica del nostra Paese, al rialzo della produzione industriale risponde l’ormai sistematico calo del prodotto interno lordo.

Dati incoraggianti, come detto, sul fronte della produzione industriale a giugno, che sale dello 0,3% rispetto al mese precedente: si tratta di un lieve aumento che segue il +0,1% di aprile. Rispetto a giugno 2012, il dato, però, resta comunque negativo, -2,1%.

Per quel che riguarda il Pil, il secondo trimestre del 2013 è l’ottavo consecutivo in cui si registra un calo del prodotto interno . Lo comunica l’Istat ricordando che un’analoga situazione non si è mai registrata dal primo trimestre 1990, segno evidente di una crisi che non sembra avere fine . L’istituto di statistica evidenza anche come tutti i settori economici che contribuiscono al Pil siano col segno meno: in particolare vanno giù agricoltura, industria e servizi.

Jacopo MARCHESANO