BCE annuncia un nuovo aumento del costo del denaro. Critiche dall’Italia

Il presidente della Bce, Christine Lagarde, nel suo intervento in occasione dell’Ecb Forum on Central Banking 2023 del 27 giugno 2023 ha annunciato un nuovo, imminente, aumento del costo del denaro. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito che non è la soluzione.

Lagarde: nuovo aumento del costo del denaro a Luglio

L’ultimo aumento del costo del denaro è solo di qualche giorno fa, ha portato un aumento dei tassi di interesse su mutui a tasso fisso e variabile, ma ha un forte impatto anche sulle imprese che, se hanno bisogno di liquidità per fare investimenti, sanno che avranno condizioni di prestito particolarmente gravose.

L’obiettivo della BCE è contenere l’inflazione attraverso una politica monetaria in grado di incidere sulla domanda di beni e quindi sui prezzi. A un anno dall’inizio della nuova strategia della Bce, gli effetti sull’inflazione sono ridotti, le famiglie e le imprese italiane hanno difficoltà a far fronte agli impegni economici e sono in molti ad annunciare un rischio recessione per l’Italia.

Giorgia Meloni: l’aumento dei tassi non è la soluzione

Il premier Giorgia Meloni nel discorso alla Camera ha sottolineato “la semplicistica ricetta dell’aumento dei tassi non pare a molti la strada più corretta da perseguire. Questa inflazione non è figlia di un economia che cresce ma di fattori esogeni come la crisi energetica. Non si può non considerare il rischio che l’aumento dei tassi finisca per colpire più le economie che l’inflazione, che la cura si riveli più dannosa della malattia”. Secondo il Presidente del Consiglio l’Italia ha bisogno di sostegno alla crescita e non di misure che rischiano di mettere in difficoltà ancora di più le persone.

Certo per chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile nell’ultimo anno e che quindi ancora beneficia poco degli effetti sulla rata dell’ammortamento, ha notevoli difficoltà e ha visto la rata crescere a dismisura. Chi vuole accedere ora a un finanziamento sa che le condizioni sono proibitive, non solo perché i tassi sono alti, ma anche perché le banche hanno stretto le maglie del credito.

Antonio Tajani: errati gli annunci con largo anticipo

Sulla stessa linea il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani che è intervenuto al X Congresso confederale nazionale della Confsal, dove ha sottolineato che il costante aumento del costo del denaro non favorisce la crescita, inoltre critica la politica dell’annuncio con largo anticipo perché va a irrigidire ancora di più gli operatori. Tajani sottolinea che l’aumento del costo del denaro non è la soluzione giusta perché noi soffriamo un’inflazione non dovuta a situazioni interne, ma a fattori esterni come la guerra ai confini dell’Europa che ha portato aumenti nel settore energetico che a catena si sono riversati su tutto il sistema a causa del loro perdurare. Insomma l’aumento dei prezzi non è dovuto all’aumento della domanda quindi non si deve agire sulla domanda di beni e ricalibrare domanda/offerta.

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Lagarde conferma: lo scudo antispread ci sarà. Effetti per imprese e famiglie

Al Forum annuale della Banca Centrale Europea Christine Lagarde, presisente della BCE, ha confermato: lo scudo antispread ci sarà per proteggere i Paesi maggiormente esposti al rischio di uno spread elevato.

Lagarde conferma: lo scudo antispread proteggerà i Paesi esposti

Il rialzo del costo del denaro, e quindi dei tassi di interesse generalmente applicati, è ormai una certezza. Prenderà il via tra pochi giorni, ma la Presidente della Banca Centrale Europea ci tiene a ribadire che non ci saranno rischi per i Paesi, come l’Italia, che hanno un elevato debito pubblico e che quindi rischiano un rialzo dello spread. La BCE ,al fine di contrastare un’esplosione nei differenziali di rendimento, adotterà anche misure flessibili per il reinvestimento di titoli in scadenza in obbligazioni dei Paesi maggiormente esposti. Le obbligazioni sono un modo per aumentare la liquidità dei Paesi e quindi si tratta di una sorta di quantitative easing mirato a tutela solo di specifiche situazioni a rischio.

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Parola d’ordine: contenere l’inflazione

Lagarde nelle dichiarazioni rilasciate all’apertura del Forum annuale della Banca Centrale Europea ha sottolineato che in questo momento la sfida più importante è contenere nei limiti l’inflazione. Secondo le previsioni per qualche tempo l’inflazione continuerà a viaggiare a ritmi sostenuti, per poi ricominciare una lenta discesa. I primi risultati dovrebbero esservi già alla fine del 2022 con un rallentamento della corsa.

Le tappe previste per il rialzo dei tassi di interesse sono già fissate, un primo rialzo di sarà a luglio 2022, mentre a settembre sarà presentato un percorso a tappe con ulteriori rialzi del costo del denaro. Lagarde ha dichiarato che il processo di normalizzazione della politica monetaria continuerà a ritmo sostenuto. Vista l’incertezza del periodo storico che tutti stiamo affrontando, non si può definire ex ante il ritmo con cui tale processo sarà portato avanti. Lo stesso sarà quindi caratterizzato da gradualità e opzionalità. Insomma si tratterà di una procedura abbastanza flessibile da consentire interventi costanti in caso di bisogno.

Ricordiamo che per 11 anni la politica monetaria europea è stata “pilotata o manipolata” attraverso misure volte a contenere il costo del denaro, aumentare la liquidità disponibile e di conseguenza favorire gli investimenti. Si tratta di politiche espansive applicate quando c’è necessità di crescita. Parlare di normalizzazione della politica monetaria vuol dire lasciare che la stessa segua le “naturali” leggi del mercato.

Come inciderà sulle famiglie e sulle imprese il rialzo dei tassi di interesse?

Naturalmente queste decisioni avranno riflessi nella vita quotidiana dei cittadini. In primo luogo con un sicuro aumento dei tassi di interesse su mutui e prestiti, si prevedono quindi maggiori difficoltà per famiglie e imprese che vogliono fare degli acquisti o degli investimenti importanti. Non solo, perché il rialzo dei tassi di interesse avrà effetti anche sui piccoli prestiti. Maggiori vantaggi vi sono invece per coloro che hanno dei risparmi da investire perché potranno avere rendimenti maggiori.

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Ricordiamo che il Forum della BCE si tiene in Portogallo, a Sintra e continuerà fino al 29 giugno 2022.

Scudo anti-spread: cos’è e a cosa serve la misura annunciata dalla BCE?

Negli ultimi giorni sentiamo spesso parlare di scudo anti-spread, misura annunciata dalla BCE per proteggere i Paesi maggiormente esposti al rischio di uno spread elevato. In cosa consiste questo piano anti-spread?

Perché serve uno scudo anti-spread?

Sappiamo che lo spread è il differenziale tra i titoli di credito italiani a 10 anni quello dei titoli tedeschi. Quando i titoli di Stato di un Paese, in questo caso l’Italia, hanno un elevato rischio di insolvenza a causa della situazione politica ed economica, lo spread tende a salire. Di fatto in questa situazione i Titoli diventano poco appetibili. Gli stessi Titoli sono uno strumento utile agli investimenti e alla crescita economica, diventa quindi una sorta di cane che si morde la coda.

Negli anni passati un elevato spread dovuto alla situazione politica instabile ha richiesto molti sacrifici all’Italia, ecco perché quando gli italiani avvertono che lo spread sta per salire, o potrebbe salire, l’ansia sale. D’altronde non è mai stato del tutto chiaro se il livello dello spread in quegli anni saliva per la situazione politica o se ci sia stato un aumento “speculativo” e gestito da fonti esterne. Resta il fatto che dopo anni di relativa tranquillità, sembra di rivivere un vecchio incubo. Ricordiamo che quando aumenta lo spread, aumentano anche i tassi di interesse che l’Italia paga sul debito pubblico perché deve offrire interessi alti affinché qualcuno ritenga i titoli di Stato italiani “interessanti”.

Perché c’è il rischio di un nuovo aumento dello spread?

Ora si aggira di nuovo lo spettro dello spread che sale. Il motivo ufficiale è l’annuncio dell’aumento del costo del denaro da parte della BCE. A cui si aggiunge il termine del quantitative easing, cioè lo strumento attraverso il quale la BCE comprava il debito dei Paesi in difficoltà.

BCE: arriva l’annunciato aumento del tasso di interesse. Spread vola

C’è chi sostiene, come il Governatore della Banca d’Italia Visco, che uno spread sopra i 200 punti sia ingiustificato. Dovrebbe restare sotto i 150 punti. Di fatto sono in molti a temere che ci possa essere una forte ondata di aumenti. In realtà il rischio di aumento dello spread non coinvolge solo l’Italia, ma anche altri Paesi e in particolare Spagna, Grecia e Portogallo.

Per cercare di evitare questo rischio, la BCE ha annunciato l’intenzione di creare uno scudo antispread. Fin da ora è bene dire che non si conoscono i dettagli di questo strumento. Un piano antispread era stato già annunciato nel 2012 ma di fatto non fu necessario usarlo. Questo prevedeva in favore dei Paesi virtuosi, cioè impegnati con piani di pareggio di bilancio, l’uso di un fondo salva-Stati da usare nel caso in cui quegli stessi Paesi fossero oggetto di attacchi speculativi a causa dell’elevato debito pubblico.

Cosa prevede lo scudo anti-spread della BCE?

Nel comunicato reso noto nei giorni passati, la BCE ha parlato di “flessibilità nel reinvestimento dei rimborsi in scadenza nel portafoglio Pepp”, ma sono in molti ad avere dubbi sull’efficacia di questo strumento. Lo stesso comunicato però annuncia l’esistenza di un mandato ai comitati dell’Eurosistema insieme ai servizi della Bce di accelerare “completamento della progettazione di un nuovo strumento anti-frammentazione da portare all’esame del Consiglio direttivo”.

La maggior parte degli analisti ritiene che nel concreto il piano anti-spread sarà uno strumento che consente di acquistare debito pubblico dei Paesi in maggiori difficoltà. Lagarde ha annunciato che funzionarà in favore dei Paesi che avranno uno spread che cresce molto e in poco tempo. Ciò in deroga al principio generale secondo il quale i Titoli sono acquistati da Francoforte avendo come punto di riferimento le dimensioni di un’economia.

C’è anche chi ritiene che nella situazione attuale, sebbene l’Italia abbia un rating basso, non vi è un reale rischio di aumento del debito pubblico e questo perché l’inflazione porta le entrate dello Stato ad aumentare (tassazione sui consumi) e questo dovrebbe bastare a mantenere un certo equilibrio nei conti italiani. Naturalmente non mancano teorie inverse e che suggeriscono la necessità di avere sotto controllo l’inflazione e indurre una riduzione dei prezzi.