Lavoro in mobilità, crescita vertiginosa

Il lavoro in mobilità è da tempo una realtà e sarà sempre più diffuso con il passare degli anni, tanto che, entro il 2018, il 75% della forza lavoro dell’Europa occidentale sarà mobile. È quanto emerge da un white paper stilato dalla società di analisi IDC e sponsorizzato da OKI Europe. Driver di questo sviluppo potente è il BYOD.

Essendo stato sponsorizzato da una importante azienda di stampanti, il titolo del white paper è piuttosto scontato: “I vostri processi aziendali stanno soffocando la vostra opportunità di mercato? Stampa conveniente e gestione dei documenti tramite gli MFP (stampanti multifunzione, ndr) intelligenti”.

Risulta comunque interessante una tendenza, legata al continuo sviluppo del lavoro in mobilità: le imprese devono avere costantemente sotto controllo il modo in cui i dipendenti lavorano sia in BYOD, sia con i device aziendali, per proteggere la proprietà intellettuale dell’azienda e i dati sensibili, consentendo nello stesso tempo ai dipendenti di accedere alle informazioni ovunque e in qualsiasi momento tramite il lavoro in mobilità.

Del resto, già in uno studio del 2013 sulle abitudini europee e sulle tendenze di mercato dei servizi di stampa, IDC aveva rilevato che un terzo delle aziende consentiva ai propri dipendenti di utilizzare smartphone, laptop e tablet personali. Contestualmente, alla domanda rivolta alle Pmi sulla percezione dell’efficienza dei processi aziendali, molte di esse aveva concordato sulla necessità di un loro miglioramento, considerando che il lavoro in mobilità dei dipendenti avrebbe potuto favorire i processi digitalizzati.

Italiani stakanovisti anche in ferie

E per fortuna non resiste più lo stereotipo dell’italiano pigro e indolente. Tutte le cifre dicono che siamo uno dei popoli che lavora di più, non solo in Europa. E ora scopriamo che lavoriamo tanto anche in ferie.

Lo ha rilevato il Randstad Workmonitor relativo al secondo trimestre 2015. Secondo la ricerca, durante le proprie ferie un italiano su due sarà disponibile al telefono e attraverso la posta elettronica (55%, contro una media globale del 47%) e lo farà in maniera serena, mentre il 48% sostiene di sentirsi costretto a rispondere a email e telefonate (contro una media mondiale del 38%).

L’indagine di Randstad che ha messo in luce queste abitudini lavorative in ferie è stata realizzata in 34 Paesi e ha un titolo molto significativo: “Orario di lavoro e tempo libero: i confini si dissolvono”. Il campione degli intervistati ha un’età compresa tra 18 e 67 anni, lavora per almeno 24 ore alla settimana in maniera retribuita.

Se dalla stessa indagine, tre anni fa, emergeva che solo quattro lavoratori su dieci avevano un datore di lavoro che richiedeva la sua disponibilità fuori dall’orario di lavoro e senza distinzioni, ora la percentuale è salita al 67%. Un dato che ci pone, nel mondo, al settimo posto (con una media globale del 57%) in una classifica che vede in testa la Cina (89%).

La maggioranza degli intervistati (60%) sostiene di non essere dispiaciuta di occuparsi di lavoro nel tempo libero e durante le ferie, +4% rispetto al 2012. Il 69% dei lavoratori italiani risponde immediatamente a chiamate e email di lavoro, mentre la media globale si ferma al 56%.

D’altro canto, il 64% dei lavoratori mondiali sbriga faccende personali in ufficio, mentre tra gli italiani ci si ferma al 57%, +24% rispetto al 2013. Un buon compromesso di scambio tra ferie e incombenze lavorative…

Smartphone aziendale, 2 lavoratori su 3 lo hanno perso

Lo smarrimento del proprio smartphone aziendale può essere un dramma. Lo dice anche Oracle, che ha elaborato un’indagine a livello globale dalla quale emerge che 2 giovani lavoratori su 3 hanno perso il loro smartphone aziendale almeno una volta e 1 su 2 ne ha subito il furto, con grossi rischi per la sicurezza dei dati aziendali.

Secondo l’indagine di Oracle, i dipendenti più giovani trovano più facilmente il modo di accedere a dati e applicazioni aziendali tramite i loro device mobili, con o senza il consenso dei datori di lavoro; ma sono anche quelli che perdono più facilmente il loro smartphone aziendale o ne subiscono il furto.

La ricerca di Oracle evidenzia che “i giovani lavoratori di tutto il mondo sono utenti entusiasti di servizi mobile, ma sono anche più esposti al rischio di perdere i loro device, o subirne il furto, rispetto ai loro colleghi più anziani“.

Entrando nel dettaglio dei numeri, il 71% dei lavoratori fra i 16 e i 24 anni utilizza applicazioni di lavoro sui propri device mobile personali. Il 73% ammette di aver perso almeno uno smartphone aziendale e il 52% ne ha subito il furto almeno una volta. Nella fascia di età fra i 45 e i 54 anni, cala al 20% il numero di coloro i quali sono stati derubati dello smartphone aziendale e al 36% il numero di quanti lo hanno perso.

Secondo Oraclele aziende dovrebbero adottare con altrettanto entusiasmo le piattaforme mobile, ma alcune di esse esitano a causa di preoccupazioni sulla sicurezza dei device mobili e dello smartphone aziendale: preoccupazioni che sono chiaramente ben fondate”. Solo il 24% degli interpellati nella ricerca ha infatti dichiarato che “la propria azienda incoraggia in modo attivo il lavoro in mobilità; il 39% ritiene che i timori per la sicurezza rappresentino un grave ostacolo per i propri superiori”.

Secondo Suhas Uliyar, vp mobile Strategy, product management Oracle, “oggi i lavoratori di ogni età non si staccano mai dal loro smartphone aziendale, li portano con sé ovunque. Non c’è da meravigliarsi che se ne perdano o ne vengano rubati tanti, soprattutto ora che l’abitudine di lavorare in mobilità si sta diffondendo. Possiamo farci una risata pensando ai modi assurdi in cui si può perdere il proprio smartphone, ma questa ricerca evidenzia un vero rischio per le aziende che intendono affrontare in modo serio la protezione dei loro dati. Per una persona qualunque perdere uno smartphone significa perdere qualche centinaio di euro e perdere contenuti amati quali foto, musica etc. Per un’azienda il guaio è molto più grande: potenzialmente, può aprire una pericolosa breccia nella sua strategia di gestione delle informazioni aziendali. Per affrontare il problema -suggerisce- la soluzione non è limitare la possibilità di lavorare in mobilità, con l’effetto di ridurre la produttività; si deve adottare una piattaforma di sicurezza robusta”.