Il grande bluff delle liberalizzazioni

Quando se ne cominciò a parlare diversi anni fa, le liberalizzazioni sembravano la soluzione unica e irripetibile per fa risparmiare agli italiani carrettate di soldi e rendere finalmente felici le associazioni dei consumatori, da sempre impegnate a combattere monopoli e oligopoli che andavano a danno dei cittadini.

Invece, pare che nei i settori interessati dall’apertura alla concorrenza avvenuta con le liberalizzazioni, negli ultimi 20 anni si sia mosso assai poco, a eccezione di medicinali e telefonia. Anzi, nonostante le liberalizzazioni, i prezzi e le tariffe sono aumentati più dell’inflazione, con il risultato che i consumatori ci hanno rimesso un’altra volta

È quanto emerge da un’analisi dell’Ufficio studi della Cgia, che hanno messo i fila i settori nei quali, dal 1994 a oggi, si sono registrati gli aumenti tariffari più eclatanti, nonostante l’apertura del mercato con le liberalizzazioni. Al primo posto ci sono le assicurazioni sui mezzi di trasporto, le cui tariffe sono aumentate del 189,3%, contro una crescita dell’inflazione del 50,1%.

Seguono i servizi bancari e finanziari, con una crescita del 115,6% (inflazione +50,1%). Al terzo posto i trasporti aerei, +71,7% dal 1997 a oggi (inflazione +41,5%). Tocca poi ai pedaggi autostradali, liberalizzati dal 1999 (+69,9%, inflazione +36,5%), al trasporto ferroviario dal 2000 (+58,3%, inflazione +33,1%), al gas dal 2003 (+43,2%, inflazione +23,1%), alle poste dal 1999 (+40,4%, inflazione +36,5%), ai trasporti urbani dal 2009 (+27,3%, inflazione +9%) ed elettricità dal 2007 (+21%, inflazione +13,6%)

In controtendenza e favoriti dalle liberalizzazioni solo la telefonia (23%, inflazione +38,8%), e i medicinali (-12,1%, inflazione +50,1%). Saldi, quindi, ancora negativi.

Per onestà di ricerca, l’Ufficio Studi della Cgia ha anche precisato che l’andamento delle tariffe di energia e trasporti è stato in parte condizionato dai costi delle materie prime e da aggravi fiscali di cui non è stato possibile tenere conto nell’analisi sugli effetti delle liberalizzazioni.

I rincari avvenuti nel settore del gas – dice il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi hanno sicuramente risentito del costo della materia prima, mentre l’energia elettrica è stata influenzata dall’andamento delle quotazioni petrolifere e dall’aumento degli oneri generali di sistema, in particolare per la copertura degli schemi di incentivazione delle fonti rinnovabili. I trasporti urbani, invece, hanno subito gli aumenti del costo del carburante e quello del lavoro. Non va dimenticato che molti rincari sono stati condizionati anche, e qualche volta soprattutto, dall’ aggravio fiscale. Tuttavia, nonostante le liberalizzazioni avvenute negli ultimi decenni abbiano interessato gran parte di questi settori, i risultati ottenuti sono stati deludenti. In linea di massima, oggi siamo chiamati a pagare di più, ma la qualità dei servizi resi non ha subito miglioramenti sensibili, anzi in molti casi è addirittura peggiorata”.

Liberalizzazione delle assicurazioni, sì o no?

Tra gli impegni del nuovo governo, in vista dell’ondata di liberalizzazioni che dovrebbero riguardare il nostro Paese, il segretario dell’Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori) Primo Mastrantoni propone quello della governance delle assicurazioni.

Il costo medio delle polizze auto nel nostro Paese, fa notare Mastrantoni, è di 407 euro, a fronte dei 230 euro nel resto d’Europa.

Un livellamento dei prezzi nostrani a quelli comunitari potrebbe dunque essere auspicabile, poiché non si capisce come mai le nostre compagnie debbano essere le più costose del Vecchio continente.

Le agenzie imputano i prezzi alti delle polizze al fatto che esistono clienti “furbi” che fanno salire i prezzi anche per i più “virtuosi”.

Secondo l’Isvap la media delle frodi in Italia e’ del 2-3%, pressoché a livello europeo, ma in Italia c’è la maggiore percentuale di lesioni personali (il famoso colpo di frusta).

Per risolvere il problema delle frodi, consiglia Mastrantoni, le assicurazioni dovrebbero quindi aggiornare i propri sistemi di liquidazione dei sinistri. Non solo: è lo stesso sistema concorrenziale tra agenzie che non funziona e che andrebbe corretto. Sono infatti moltissime le imprese assicuratrici con amministratori in comune tra loro.

Nel 2008 tali imprese rappresentavano l’87% dell’attivo totale del settore.

Fonte | Ansa.it