Fondi per l’export, in arrivo 130 milioni

 

Dopo mesi di preparazione, il piano straordinario per il Made in Italy è pronto ad essere inserito all’interno del Dl Sblocca Italia previsto per fine agosto. Per riallinearsi con Paesi come Spagna, Francia e Germania, il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e dal viceministro Carlo Calenda hanno optato per una prima tranche minima da 130 milioni per l’internazionalizzazione delle imprese. Obiettivo dichiarato, nel medio e lungo periodo, favorire la nascita di 22mila nuovi esportatori incrementando il giro d’affari dell’export nostrano.

Expo 2015, al netto di polemiche e giochi di palazzo, viene considerato il volano per rafforzare 15 grandi eventi fieristici italiani. Il modello è Pitti e tra le priorità per indirizzare altri 30 milioni ci sono eventi di portata internazionale come Salone Nautico, Emo, Marmomacc, Salone del Mobile, Vinitaly, Tuttofood, Milano Unica, Panoramico/Altagamma.

«Queste risorse sprigionano nuovo entusiasmo e saranno un volano per le Pmi, che andando all’estero faranno da prestigiosa vetrina per l’Italia – ha commentato speranzosa Licia Mattioli, presidente del Comitato di Confindustria per l’internazionalizzazione e l’attrazione di investimenti esteri –. Con il viceministro Calenda si sta facendo un ottimo lavoro, che parte dalle reali esigenze delle aziende e questo ci rassicura su come verranno impiegati questi 130 milioni».

JM

“Made in”, bene da tutelare

Le rappresentanze delle eccellenze italiane si ribellano alle decisioni europee in materia di tutela dei brand nazionali. Tocca a Federorafi aprire le danze, a nome e per conto di un settore che è riconosciuto da sempre tra le eccellenze del made in Italy.

La decisione della Commissione Ue di togliere il dossier ‘Made in…’ dall’agenda 2013 ci lascia senza parole e rappresenta uno schiaffo alle imprese manifatturiere e ai cittadini – afferma Licia Mattioli, presidente di Confindustria Federorafi. Il settore orafo, colonna portante del made in Italy nel mondo con oltre il 70% di prodotto esportato, è da tempo ‘sotto attacco’ da parte dei principali Paesi competitor, in particolare asiatici, che sono sempre più aggressivi anche sul mercato domestico. La decisione del Commissario De Gucht, motivata dal pericolo che la proposta di regolamentazione potesse risultare in contrasto con il quadro giuridico dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, è incomprensibile se teniamo presente che in altre aree del mondo, come gli Usa, la Cina e il Giappone, sono da tempo in vigore regole simili che non ci risultano siano state mai messe in discussione dalla WTO“.

Le fanno eco i principali distretti orafi-gioiellieri-argentieri attraverso i loro massimi rappresentanti: Ivana Ciabatti, Presidente della Sezione Orafi di Confindustria Arezzo, Francesco Barberis, Presidente Associazione Orafa Valenzana, Giuseppe Corrado, Presidente della Sezione di Confindustria Vicenza, Romano Sagni, presidente dell’Associazione Argentieri.

Bene ha fatto – conclude Mattioliil Ministro Passera nell’inviare alla Commissione la ferma protesta dell’Italia per la decisione presa e speriamo di avere un primo riscontro nel Consiglio UE del 29 p.v. dedicato al commercio. Auspichiamo un ripensamento o la presentazione di una proposta su nuove basi giuridiche e, soprattutto, un maggiore sostegno anche dagli altri Paesi dell’Unione Europea. In questa direzione non mancherà certamente il supporto delle forze di impresa agli Europarlamentari e all’Esecutivo per una soluzione positiva ed in tempi brevi che rimetta al centro dell’attenzione il rispetto nei confronti del consumatore e la tutela delle imprese“.

Licia Mattioli, prima donna a guidare l’Unione industriale di Torino

Momento storico per l’Unione Industriale di Torino, che per la prima volta sarà capeggiato da una donna. Si tratta di Licia Mattioli, presidente di Federorafi e titolare della ‘Antica Ditta Marchisio’ antico laboratorio orafo artigiano di Torino. La nomina è stata formalizzata dalla giunta alla presidenza dell’associazione per il quadriennio 2012-2016. Ad indicarla la terna di saggi al termine di una consultazione che ha coinvolto tutte le principali componenti associative.

La scelta della giunta verrà ratificata in occasione dell’assemblea generale che si svolgerà a fine settembre. Licia Mattioli, nell’accettare l’incarico, ha indicato quali componenti della sua squadra, in qualità di vicepresidenti Vincenzo Ilotte, Rinaldo Ocleppo ed il futuro Presidente dell’Amma, mentre sul quarto nominativo si è riservata, a norma di statuto, di procedere a  successiva nomina. Due volte vicepresidente del Gruppo Giovani dal 2001 al 2007, componente della giunta della Camera di Commercio di  Torino, vicepresidente dell’Unione Industriale di Torino con Gianfranco Carbonato approda in Giunta di Confindustria, ove è presente da  quattro anni e poi, nel 2011, prima donna dopo 65 anni, diviene  presidente nazionale di Federorafi.

‘Sono onorata di essere chiamata a rappresentare un territorio così importante, trattandosi della seconda associazione industriale del Paese, un’area con una struttura produttiva solida, fortemente innovativa e proiettata sui mercati internazionali – ha commentato Mattioli subito dopo la designazione – ma anche molto preoccupata per la gravissima situazione che il Paese sta vivendo in queste ore, a causa della pesante speculazione finanziaria internazionale alla quale vanno a sommarsi i guai della nostra economia ed il deficit politico-istituzionale interno”. ”E’ un momento di grande incertezza, molto delicato per il futuro delle nostre imprese nel quale è necessario reagire con fermezza e determinazione perchè temo che il tono della congiuntura, nei prossimi mesi, non sarà affatto positivo – ha proseguito – per questo dobbiamo prepararci, attraverso iniziative di politica industriale, a livello locale e nazionale, a sostenere sia le nostre  aziende in difficoltà sia a supportare quelle più dinamiche sui mercati in crescita”.

Orafi penalizzati dalla scomparsa dell’ICE

di Vera MORETTI

Gli studi di settore permettono di capire l’andamento dell’economia italiana in ogni ambito commerciale ma, come proposto da Confindustria FederOrafi, per questo particolare settore occorrerebbe distinguere tra commercio al dettaglio, che comprende 22.000 negozi di vendita di oreficeria/gioielleria, e il comparto produttivo, con oltre 10.000 imprese e 50.000 dipendenti che vanta il sesto saldo commerciale attivo con l’estero.

Licia Mattioli, presidente di Confindustria FederOrafi, ha presentato, a questo proposito, un testo nel quale, oltre a presentare tale richiesta, viene fatto un bilancio dell’andamento produttivo.

La crisi si è fatta sentire, causando, tra il 2005 e il 2010, un abbassamento del quantitativo di oro lavorato del 58%. Se, infatti, nel 2001, si trasformavano in gioielli quasi 500 tonnellate di oro, nel 2010 le tonnellate erano scese a 116. Conseguenza di ciò, è stata la riduzione non solo della produzione, ma anche di addetti, tanto che molti sono statti mandati in cassa integrazione, e delle imprese, alcune delle quali hanno subito pensatissime perdite.

Considerando che da sette mesi orami in Italia non esiste più l’ICE, che aveva come compito principale quello di aiutare le imprese, soprattutto PMI, nell’internazionalizzazione, il rischio di rimanere indietro rispetto gli altri Paesi è concreto. A questo, poi, si aggiunge l’aumento dei prezzi delle materie prime, che negli ultimi due anni ha visto l’oro aumentare del 60%, l’argento del 142% e il platino del 41%.

Dice la Mattioli: “Le imprese non stanno a guardare ma stanno reagendo per rilanciarsi sul mercato interno e su quelli internazionali (l’Italia esporta il 70%), investendo in nuovi prodotti, in innovazione tecnologica, in ricerca e sviluppo. Per evitare un’indiscriminata, dannosa e generalizzata “caccia alle streghe” bisogna quindi leggere bene i numeri. L’evasione va combattuta e l’Agenzia delle Entrate ha i mezzi e le competenze per affrontarla all’interno però di un contesto di regole fiscali chiare, certe, non vessatorie e, soprattutto, armonizzate almeno a livello dei 27 Paesi dell’Unione Europea per non creare ulteriori discriminazioni per i gioielli made in Italy“.

Meno tasse per i gioielli

Riduzione dell’IRAP sui contratti di prestito d’uso per i metalli preziosi, con diminuzioni relative alla base imponibile.

Risposta positiva da parte dell’Agenzia delle Entrate all’istanza dello scorso 31 maggio di FederOrafi riguardante i contratti di prestito d’uso per i metalli preziosi. D’ora in poi le somme che gli operatori corrispondono alla banca per il prestito d’uso del metallo prezioso ai fini Irap diminuiranno in relazione alla base imponibile. Per quanto concerne invece le operazioni di prestito d’uso con l’estero, l’Agenzia delle Entrate ha avvalorato le 5 fattispecie rappresentate dalla Federazione.

“In un momento di così grande difficoltà per il Paese e per il comparto orafo, la risposta positiva dell’Agenzia ai quesiti della Federazione è un’iniezione di fiducia e un tangibile beneficio per tutte le imprese del settore – ha affermato Licia Mattioli, Presidente FederOrafi. – Mi riferisco alla certificazione secondo cui gli interessi per l’utilizzo del metallo nel prestito d’uso non sono imponibili Irap, una tassa già ‘poco amata’ dagli imprenditori. Ma ha uguale rilevanza l’avvallo dato alla casistica prospettata da FederOrafi circa i complessi adempimenti Iva nelle ipotesi di cliente extra-UE o UE e per operazioni Italia su estero o estero su estero”.

Il nuovo accordo è il frutto di un lavoro preparatorio svolto dalla Federazione nazionale degli Orafi, con l’assistenza di Confindustria Arezzo e Vicenza, quasi un anno prima della formalizzazione dell’istanza all’Agenzia lo scorso maggio.

A.C.

Due nuove leggi per il settore orafo

La scorsa settimana sono state portate all’attenzione della X Commissione permanente della Camera due importanti proposte di legge per il settore orafo, entrambe finalizzate a normare strettamente i materiali gemmologici in Italia. Obiettivi delle proposte sono: tutelare maggiormente il consumatore, che sarà informato in maniera chiara sulle caratteristiche del prodotto che vuole acquistare; responsabilizzare l’operatore sulla denominazione corretta e sulla qualità delle merci che propone al cliente; contrastare la concorrenza sleale di operatori italiani o stranieri; tutelare ed esaltare la professionalità degli operatori di settore. Durante la giornata sono state avanzate ulteriori proposte, tra le quali la definizione della figura del gemmologo.

Tutte le componenti del settore orafo hanno partecipato all’incontro, con un unico documento condiviso dalle associazioni rappresentative di un comparto che, come ha ricordato Licia Mattioli, presidente di Confindustria Federorafi, conta circa 11mila imprese e oltre 20mila dettaglianti, per un fatturato annuo di 6,5 miliardi di euro.

Licia Mattioli ha anche commentato: “Abbiamo fatto un passo importante verso l’approvazione di una proposta di legge intesa a regolamentare il mercato dei materiali gemmologici, responsabilizzando gli operatori e tutelando meglio di quanto non accada al presente i consumatori“.

Nuovo presidente donna per Federorafi, si tratta di Licia Mattioli

Al vertice di Confindustria Federorafi è salita Licia Mattioli, è la prima volta che una donna riveste questo ruolo all’interno dell’organizzazione.  Mattioli è stata eletta all’unanimità dall’assemblea degli industriali del settore. Il primo obiettivo che la Mattioli vuole raggiungere è l’approvazione della legge sui “titoli e marchi”, che regola la produzione e la commercializzazione dei titoli e marchi dei gioielli, da tempo ferma al Senato.

Seconda volontà sarà di rivolgersi all’Unione europea per liberalizzare il commercio dei gioielli e per contrastarne la contraffazione e la copiatura. Infine, si impegna per promuovere il gioiello italiano nel mondo. Federorafi, ricordiamolo, raggruppa da 65 aziende oltre 500 aziende del settore dell’oro.