Fipe si prepara a smascherare le sagre estive fasulle

Ora che la stagione estiva è ufficialmente partita, Fipe ha annunciato di essere particolarmente agguerrita in favore della legalità, che in estate viene sempre minacciata dall’abusivismo commerciale, a cominciare dalle sagre fasulle che in questi mesi sono presenti più o meno in tutte le località turistiche da Nord a Sud.
Si stima, infatti, che si tratti di 27.300 iniziative, per un fatturato di 558.909.000 euro, secondo i dati dell’Ufficio Studi della Federazione Italiana Pubblici Esercizi.

Ma i numeri di chi esercita attività di ristorazione senza però sottostare ai vincoli previsti dalla legge sono sicuramente molto complessi e riguardano in primis falsi agriturismi, ma anche circoli culturali e sportivo-ricreativi, che fatturano 5,2 miliardi di euro.

Ha detto Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe, a proposito: “Numeri davvero impressionanti che corrispondono ad una perdita di imposte dirette e contributi pari a 710 milioni di euro. Il proliferare incontrollato di queste attività e in particolare delle cosiddette finte sagre, che non promuovono prodotti tipici e non hanno legami con il territorio di riferimento, è un grave danno per l’erario e per tutti quei bar e ristoranti che operano nel pieno rispetto della legalità dando i propri servizi ogni giorno e non solo quando è più conveniente. Auspichiamo che almeno sul tema della regolamentazione e del contrasto dei finti circoli privati il decreto legislativo di riforma del terzo settore ora all’esame delle Camere possa dare un importante contributo di chiarezza”.

Per quanto riguarda le sagre, Fipe chiede che le istituzioni diano però la priorità ad eventi gastronomici con una riconosciuta valenza di tradizione, dunque che coinvolgano soprattutto gli operatori del territorio, magari creando collaborazioni con i ristoranti della zona per proporre menù tipici.

Esempio positivo di questo scambio è la Regione Lombardia, che, quando si tratta di commercio su aree pubbliche e sagre, si procede con l’invio ai Comuni di linee guida per riconoscere le sagre autentiche e che introduce un calendario annuale delle manifestazioni con multe per chi opererà senza esservi stato inserito.

Vera MORETTI

Fipe ribadisce l’errore dell’eliminazione dei voucher

Quello che si presagiva sta purtroppo accadendo: l’eliminazione dei voucher sta generando non poca confusione, e, dopo le aspre critiche dovute alla loro abrogazione, poiché considerati strumenti indispensabili in vista di collaborazioni a scadenza o stagionali, ora prevale l’incertezza, poiché, in vista dei lavori estivi, le aziende non sanno come comportarsi, senza la possibilità di usufruire di valide alternative.

Questo è quanto ha ribadito Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe: “L’abbiamo detto e ripetuto: la cancellazione dei voucher è stata un grave errore e un grande danno per le nostre imprese. A questo si aggiunge che, a distanza di due mesi dall’abolizione dei voucher, nulla di concreto è stato fatto per permettere a tutte le imprese di avere uno strumento legale per regolamentare le prestazioni di lavoro occasionali. L’ipotesi che prevede uno strumento normativo soltanto per le imprese fino a 5 dipendenti e per soli 5 mila euro all’anno è non solo limitante, ma anche non risolutiva”.

Ma non è tutto, perché il presidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi ha rincarato la dose: “Il voucher rappresentava per il nostro settore e non solo, uno strumento indispensabile per mantenere nei confini della legalità prestazioni occasionali caratterizzate da alta flessibilità e stagionalità. E’ necessario, perciò, trovare al più presto uno strumento che permetta a imprese di tutte le dimensioni di tracciare queste prestazioni evitando che si alimenti il nero”.

Vera MORETTI

Pos per professionisti, a che punto siamo?

E’ dal 30 giugno scorso che il Pos è diventato obbligatorio per imprese e liberi professionisti, e, da quando la legge è entrata in vigore, ha causato una serie infinita di confusione ed incertezze.

Il motivo principale sono i costi di avvio del servizio e delle commissioni, che rappresentano un ulteriore aggravio per le imprese con margini di redditività ridotti, alle prese con una crisi incessante e pressione fiscale alle stelle.

Tutto ciò è stato illustrato da Confcommercio durante un’audizione nelle commissioni riunite Finanze e Attività produttive alla Camera, nell’ambito della discussione di tre risoluzioni sulla revisione della disciplina che riguarda l’obbligo di accettare pagamenti mediante carte di debito e misure a sostegno del commercio elettronico.

Inoltre, Lino Enrico Stoppani ha aggiunto: “Gli oneri ricadono solo ed unicamente sulle imprese, lasciate peraltro sole a cercare di strappare, da una posizione di minorità, condizioni contrattuali dignitose da soggetti che spesso sembrano operare in condizioni di vero e proprio oligopolio. Se l’ interesse è collettivo è necessario che tutti i soggetti coinvolti abbiano a percepirne i vantaggi, e non solo gli intermediari finanziari che gestiscono i sistemi di pagamento“.

Esistono inoltre punti di criticità nella gestione degli incassi attraverso carte di pagamento, che potrebbero essere superate con alcuni interventi mirati.

Ad esempio, Confcommercio ha illustrato la necessità di introdurre tutele a favore dell’esercente in presenza di uso improprio delle carte di pagamento, ad esempio nei casi di furto e di clonazione.
Tale necessità è urgente anche nei casi di vendita per corrispondenza, poiché vanno fornite agli operatori commerciali regole certe e chiare.

Da non trascurare poi i problemi di intasamento delle linee, responsabili di rallentamenti o interruzioni del servizio, ma anche la necessità di semplificare le procedure amministrative nella fatturazione del servizio, che in alcuni casi, soprattutto con imprese con più Pos, comportano ulteriori complicazioni.

Vera MORETTI

Stoppani: “Il governo dimentica la ristorazione”

 

Intervistato da Radio Rai il presidente di Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, Lino Enrico Stoppani non rinuncia alle polemiche nei confronti del governo Letta: «Ancora una volta l’enogastronomia-ristorazione viene considerata la cenerentola dell’economia italiana. E invece deve  essere inserita a pieno titolo nel patrimonio culturale del Paese. Abbiamo una rete di imprenditori stimati, apprezzati e ricercati in tutto il mondo, che qualificano la cucina italiana e la rendono fondamentale elemento di attrazione della domanda turistica estera».

Stoppani si è schierato anche contro l’aumento dell’Iva sulla «ristorazione sociale, cioè quella relativa ai pasti nelle scuole e nelle aziende» perché, specifica Stoppani, « Esistono attività di ristorazione come quelle relative a circoli privati, circoli sportivi, sagre e feste di partito che sono esenti da Iva e da imposte dirette. Pertanto, prima di ipotizzare un aumento di qualsiasi aliquota sarebbe bene far pagare l’imposta sul valore aggiunto a chi ne è del tutto esente, mettendo fine a disequilibri sociali e concorrenza sleale nel mercato». 

Estate 2012: piange il portafogli, anzi no, la valigia

 

Estate 2012 all’insegna del risparmio. E per ogni portafogli che piange,c’è una valigia sul letto che resta vuota. La Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizi aderente a Confcommercio ha rivelato infatti che negli ultimi 5 anni sono stati cancellati 41 milioni di viaggi e 195 milioni di giornate di vacanza.

E se tra Conto Satellite sul Turismo 2012 e le bandiere del gusto enogastronomico c’era da illudersi che l’Italia, terra di viaggio e di buon cibo, fosse immune alla ventata di profonda crisi che ha investito anche il comparto del turismo, ci sbagliavamo di grosso. I dati preoccupanti sul turismo sono legati al continuo crescere del numero degli italiani che non si concedono neanche un giorno di vacanza.

A fronte di oltre 17 milioni di italiani che nei 3 mesi dell‘estate del 2008 avevano fatto almeno un viaggio, 4 anni dopo se ne contano solo 12,7 milioni, cioe’ 4,5 milioni di turisti in meno per trimestre.

L’ipotesi di spostare al lunedì la festività infrasettimanale potrebbe essere il compromesso per non inficiare troppo sulla produttivita’ delle imprese e salvare nel contempo le vacanze brevi che italiani tendono a ridurre, come risulta dalla ricerca – sottolinea Lino Enrico Stoppani, il presidente Fipe.Ma bisogna valutare bene l’impatto sul turismo, affinche’ non diventi troppo pesante. E’ preoccupante questo ritorno al modello degli anni ’70 della mono-vacanza estiva. Aspettiamo con interesse il piano strategico nazionale del ministro Gnudi”.

Ma quali sono le regioni d’Italia a risentire maggiormente di quest’ondata di crisi? Il sud balza al primo posto: la quota trimestrale di coloro che viaggiano per vacanza è in media del 12,2% a fronte del 26,1% del nord e del 23,6% del centro. Ma va anche detto che è nelle regioni del sud dell’Italia che si concentrano le spiagge e le località di villeggiatura più belle.

Le previsioni sull’estate 2012, parlano di 25 milioni di italiani in vacanza da luglio a settembre  (40%, a fronte del 48% nel 2008, cioe’ 29 milioni di persone) anche se il numero dei viaggi per vacanza sarà di 32 milioni (a fronte dei 44 milioni del 2008) generando un volume di presenze atteso di 302 milioni.

Alessia CASIRAGHI

Secondo la FIPE gli italiani a casa ad Agosto sono 35 milioni

Secondo una ricerca commissionata ad Axis Research, sono quasi tre milioni in più dello scorso anno gli italiani che questa estate non partono in vacanza. Anche per Ferragosto si registra un calo. Per risparmiare gli italiani stanno a casa o si concedono una sola vacanza.

Solo il 25% degli italiani ha fatto quest’anno una vacanza prima dell’estate e oltre 35 milioni di non hanno ancora fatto e non faranno vacanze estive: 2,8 milioni in più dell’anno scorso. “Questa indagine – commenta il presidente Fipe, Lino Enrico Stoppani – ci dice che si torna alla monovacanza, dalla durata media di massimo due settimane complessive, così da sfruttare le economie di scala, almeno per quanto riguarda il costo del viaggio. Non sono belle notizie per un settore, il turismo, che non beneficia di alcun genere di sostegno economico“.

Chi parte soggiornerà nel 45,5% dei casi in alloggi privati (in affitto, di proprietà, di parenti e amici oppure in bed & breakfast o in barca), mentre il 42,9 lo farà in strutture ricettive collettive (hotel, villaggi turistici o campeggi, in crociera). “Insomma – conclude Stoppani, – la crisi ci sta restituendo un nuovo consumatore, più razionale e attento al giusto rapporto qualità/prezzo e al proprio benessere. C’è poi chi ha seri problemi economici come i cassaintegrati che non riescono a concedersi la vacanza. E anche il tempo non ha incoraggiato le partenze. Si è così dato un taglio ai divertimenti più costosi. Solo apparentemente un passo indietro ma, invece, un ponte interessante per un futuro diverso e, forse, più sostenibile“.

 

 

La FIPE rifiuta i buoni pasto dell’Eni: commissioni troppo elevate

Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe, la federazione dei pubblici esercizi fa sapere che in merito alla gara per l’assegnazione del servizio sostitutivo della mensa della società italiana degli idrocarburi (Eni) “I nostri esercenti rifiuteranno i buoni pasto dei quarantamila dipendenti dell’Eni“. La gara è stata indetta con il criterio del massimo ribasso comportando per gli esercenti convenzionati il pagamento alla società emettitrice aggiudicatrice una commissione sicuramente superiore al 4% del valore nominale del buono: un costo insostenibile.

Stoppani ha sottolineato come “I pubblici esercizi sono l’anello debole di questa filiera che è in grado di generare un valore complessivo da 2,5 miliardi di euro circa. Ancora una volta sono proprio gli esercenti che rischiano di dover pagare gli sconti che i datori di lavoro pretendono dalle società emettitrici per acquistare i buoni da distribuire ai loro dipendenti”.

Rimane da valutare quale sarà il comportamento reale delle parti auspicando un punto comune che non penalizzi i lavoratori.

Mirko Zago

Pranzo di Natale? Quasi 5 milioni di italiani mangeranno a ristorante. Ottimo giro d’affari per i ristoratori

Secondo la Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi, saranno quasi cinque milioni gli italiani che si riverseranno nei 54.863 ristoranti aperti nel giorno di Natale per il tradizionale pranzo del 25. Il giro d’affari per i ristoratori si aggira attorno ai 217 milioni di euro.

Quest’anno il pranzo di Natale sarà all’insegna delle ricette tradizionali regionali. I ristoranti che stanno proponendo le ricette popolari perdute e rivisitate in chiave moderna hanno colto proprio questo spunto per proporre un Natale originale e all’insegna dell’italianità. Tanto è vero che anche i ristoratori che non si avventurano nelle ricette storiche, prevedono comunque di offrire ai clienti un menu meno esotico e più stagionale: l’ananas lascia il posto alle arance; legumi e ortaggi compariranno in maniera forte; la carne va più del pesce,anche se di allevamento. Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe, spiega: “Il Natale è la festa della famiglia per definizione  e il ristorante è il posto più adatto per accogliere le grandi tavolate di parenti ed amici con lo stesso calore della casa. Con queste ricette storiche rivisitate si sta aprendo una nuova fase rinascimentale della cucina”. La scelta culinaria dei ristoranti sembra essere stata apprezzata dai consumatori che hanno già fatto registrare il tutto esaurito in molti locali.  Ma quanto costerà mangiare fuori il giorno di Natale? Il prezzo medio per un pranzo composto da antipasto, due primi piatti, due secondi, contorni di stagione, dolci natalizi, caffé, bevande costerà in media 43,50 euro, appena l’1,2% in più del 2009. Rispetto allo scorso anno cresce il numero di chi consumerà il pranzo di Natale nei 60mila ristoranti aperti da nord a sud della penisola. Forti anche di alcune iniziative di intrattenimento (la presenza di Babbo Natale nel locale e i menu bambini, per esempio), i 5 milioni di italiani che andranno al ristorante rappresentano un aumento del 2,8% di clientela rispetto al 2009.