Le libere professioni e la troppa burocrazia

di Vera MORETTI

E’ stata presentata a Roma l’indagine Sulle funzioni pubbliche e sussidiarie delle libere professioni, effettuata dalla Fondazione Magna Carta insieme all’associazione Amici di Marco Biagi e curata dal professor Luca Antonini docente di diritto costituzionale all’Università di Padova.

Un argomento che sta a cuore ad Antonini è il peso della burocrazia che schiaccia proprio chi, tra i liberi professionisti, rispetta le regole, mentre chi le ignora spesso non viene neppure individuato.
A questo proposito, una delle possibili evoluzioni delle funzioni svolte in sussidiarietà dalle professioni potrebbe riguardare i consulenti del lavoro, “prevedendo che la compensazione tra i crediti e i debiti accumulati con la pubblica amministrazione possa essere certificata dai consulenti del lavoro“.

Anche Marina Calderone, intervenuta nella sede della Fondazione Magna Carta, ha voluto intervenire, definendo il rapporto presentato come “la rappresentazione coraggiosa e consapevole di quella che è oggi l’attività e il mondo delle professioni ordinistiche italiane. Nell’affrontare il tema della sussidiaretà, quindi del servizio allo Stato svolto dalle professioni italiane, c’è anche la consapevolezza che, all’interno di quello che è oggi il contesto dello Stato, non si potrebbero garantire i diritti dei cittadini se non ci fosse un ‘esercito’ di 2 milioni e 300mila professionisti che svolge una funzione di ausilio allo Stato“.

La realizzazione del rapporto è importante, per Calderone, perché, oltre alle funzioni di sussidiarietà svolte dalle professioni, esso contiene anche un messaggio positivo che riguarda le professioni e la loro disponibilità ad assumersi responsabilità nuove e di impegno verso i cittadini.

Federalismo fiscale: spese razionali e contributi tracciabili

I tecnici dell’esecutivo hanno condotto i primi risultati nonché molte proiezioni sulla introduzione del federalismo fiscale.

Tutto questo dovrebbe arrivare presto sul tavolo della Commissione paritetica tra Stato, Regioni ed enti locali, i quali già si trovano al lavoro sui decreti attuativi della riforma varata dal Parlamento l’anno scorso e che si attueranno a partire dal prossimo autunno.

Il piano varato per questa novità è da oltre 200 miliardi di euro e dovrebbe portare ad una semplificazione nonché maggiore tracciabilità delle tasse con una riduzione delle imposte, il raddoppiamento delle addizionali Irpef, un’imposta regionale per favorire gli investimenti sul territorio, una prelievo del 20% gli affitti di locazione ai Comuni. Ma anche a una riforma dell’imposta di registro, alla semplificazione delle accise e delle altre imposte cui sono soggetti i cittadini.

A questo proposito, risulta importante la dichiarazione rilasciata da Luca Antonini, Presidente della Commissione paritetica, su IlCorriere.it: «Saranno tributi visibili, tracciabili. I cittadini pagheranno le imposte sapendo a chi e per che scopo, potranno verificare su internet come vengono utilizzate. Oggi in Italia, con il decentramento delle funzioni che c’è già stato, c’è un tasso di federalismo superiore a quello del Canada. Regioni ed enti locali gestiscono già la metà della spesa corrente complessiva, quei 200 miliardi di cui sopra, ma sono responsabili, e per modo di dire, solo dell’11% delle tasse».

A giugno, la Commissione dovrà fornire il quadro del nuovo assetto federale al Governo e al Parlamento insieme alla specifica delle risorse.

Per ora sono già state definite la banca dati, le prime simulazioni e le spese affidate alle autonomie locali con un importo complessivo di 215 miliardi euro.

L’intero procedimento sarà attuato grazie alle spese dei contribuenti mentre le Regioni avranno anche una forte compartecipazione all’IVA che sarà legata al gettito effettivo e a un incentivo, atto a valorizzare la politica economica ed industriale del territorio.

Per la rimodulazione dell’Irap, le Regioni godranno di tante piccole leggi Tremonti regionali; mentre ai Comuni arriverà un gettito di 4 miliardi di euro l’anno.

Nessuna controindicazione per l’aliquota del 20% sugli affitti, mentre la tassa sulle locazioni versate direttamente ai Comuni consentirebbe una lotta più certa all’evasione fiscale. Per questo, i tecnici stanno prendendo in considerazione l’idea di aumentare in linea generale il premio che i Comuni incassano sull’evasione da loro scoperta (oggi del 30%), mentre a loro potrebbe essere trasferita la titolarità dell’Imposta di registro di 6 miliardi l’anno, che andrebbe preventivamente riformata, rendendola telematica e quindi eliminando tutti gli adempimenti cartacei.

In aggiunta, quindi, si otterrebbe anche una maggiore razionalizzazione della spesa pubblica con un costo standard delle funzioni.

Fonte

Paola Perfetti