L’arrotino è sempre meno ambulante

di Vera MORETTI

E’ la fine degli arrotini “ambulanti”, quelli che, dai cortili delle case, chiamavano a squarciagola le massaie e aggiustavano lì per lì forbici e coltelli.
Ormai, un po’ perché di massaie ce ne sono sempre meno, un po’ perché i tempi evolvono, anche chi fa questo lavoro lo fa in un laboratorio attrezzato.

Quello che conta rimane l’abilità manuale e l’aggiornamento, nonché lo scambio di informazioni sul mestiere.
Questo è quanto ha dichiarato Lorenzo Preattoni, presidente dell’Aaec, associazione nazionale volontaria arrotini e coltellerie. Stare al passo coi tempi è una necessità che si è acuita con il calo di fatturato registrato con la crisi economica.

Il problema dell’aggiornamento e dello scambio è sentito maggiormente a Sud, come testimoniato da Emanuele Doronzo, vicepresidente pugliese dell’Aaec e arrotino da 39 anni.
A quanto pare, infatti, “soprattutto al Sud c’è poca disponibilità ad aprirsi al confronto con altri colleghi, è un mondo chiuso che comporta il non crescere qualitativamente, tranne per coloro che hanno una spiccata voglia di ricerca e lo fanno singolarmente. Purtroppo non ci sono scuole, e noi impariamo solo perché abbiamo voglia di farlo, e perché è solo così che avviene la crescita“.

Un altro fattore determinante per resistere alla crisi è senza dubbio la fidelizzazione del cliente perché, è indubbio, se il lavoro viene eseguito con sapienza e precisione, si torna dallo stesso artigiano, del quale ci si fida.

Ma anche specializzarsi è molto importante perché, come sottolinea Preattoni, “è diverso affilare coltelli da carne o per sfilettare pesce, o coltelli da macellaio che vengono usati per tagliare la gomma, perché cambia completamente la funzione originaria, ed è l’arrotino che può migliorare la funzione adattandola al tipo di lavoro“.

Per garantire la qualità del lavoro, sembra ormai indispensabile avere un laboratorio dove operare, perché è difficile poter lavorare in strada senza macchinari e, con gli utensili sofisticati di oggi, le macchine sono necessarie. Ciò viene dimostrato anche da quanto denunciato dai consumatori, i quali si lamentano degli arrotini da strada, che spesso rovinano i coltelli.
La tecnologia oggi è importante molto più della tradizione quindi fare l’ambulante rappresenta ormai un lusso che si possono concedere in pochi, ovvero gli arrotini più esperti e che viaggiano con un furgone che dispone di tutti i mezzi necessari a svolgere il proprio lavoro con precisione.

Come una volta, anche adesso la clientela tipica degli arrotini è quella “piccola”, ovvero privati e piccole imprese, anche se qualcuno riesce a lavorare anche per le grandi catene.
Il maggior lavoro viene dal settore agricolo, seguito dalla macelleria e dal calzaturiero, ora però in forte calo.

E le nuove generazioni? Ci sarà un ricambio o dovremo assistere all’estinzione di questa categoria? Doronzo spiega: “Negli ultimi anni ho visto un interesse maggiore per l’attività, ma purtroppo pochi dei giovani che si sono avvicinati al mestiere l’hanno fatto con passione, anche perché è un lavoro che richiede un’abnegazione totale. Io lavoro circa 12-13 ore al giorno qui in negozio, in piedi da mattina a sera. O ami il lavoro veramente o sei un qualunque“.

Banda larga: il finanziamento si fa largo in Piemonte

Se la banda si fa larga, cresce anche il finanziamento. La Regione Piemonte ha istituito un bando con contributi fino a 135 mila euro per tutte le imprese che si impegneranno a fornire servizi di banda larga Wisp (Wireless Internet Service Provider) ai comuni del territorio.

L’obiettivo della Regione è ridurre il digital divide che caratterizza ancora molte zone della Penisola, e che ostacolo il corretto sviluppo del servizio wireless in tutto il Paese. Per partecipare al bando istituito dalla Regione Piemonte occorre dimostrare che la propria impresa ha sede nel territorio regionale, ed è regolarmente iscritta al Registro degli Operatori di Comunicazione (R.O.C.). Un ulteriore requisito è che l’azienda sia già operativa come fornitura di servizi di Rete in almeno 10 Comuni del territorio.

La Regione concederà alle azienda selezionate incentivi per finanziare fino all’80% delle spese totali, per un tetto massimo fissato a 135 mila euro. I finanziamenti potranno cioè essere utilizzati per l’acquisto di macchinari e brevetti, servizi di consulenza, spese relative al personale, a patto che siano finalizzate alla realizzazione del progetto.

Le spese dovranno riguardare interventi inerenti l’acquisizione di nuove tecnologie o servizi tecnico-scientifici e l’applicazione di questi ultimi alla produzione.

Gli interventi dovranno essere effettuati necessariamente dopo la presentazione della domanda di iscrizione al bando, e dovranno concludersi al massimo entro 2 anni dalla concessione dei finanziamenti.

Per partecipare al bando, è necessario compilare la domanda disponibile online sul sito della Regione Piemonte, e spedirla entro 5 giorni a Finpiemonte S.p.A.

Il bando sarà attivo a partire dal prossimo 20 febbraio e fino al 28 giugno 2013.