Telecom fa affari in Argentina

Anche se in ritardo di due mesi rispetto alla scadenza prevista, Telecom ha deciso di accettare la proposta di Fintech per Telecom Argentina.
Secondo quanto pattuito con il fondo argentino, dunque, la società di telefonia sudamericana verrà venduta al prezzo di 960 milioni di dollari, ma nell’ambito di un accordo che prevede più tutele per l’azienda guidata da Marco Patuano.

Secondo l’accordo, infatti, l’impegno di Fintech sarà “garantito da un pegno di un titolo collaterale del valore di 600,6 milioni di dollari”.

Ciò significa che il gruppo delle telecomunicazioni emetterà un bond ad hoc per quella cifra e il fondo di David Martìnez lo sottoscriverà per poi costituirlo in pegno a favore della stessa Telecom International e della capogruppo.
Ma non è tutto, poiché è stata stabilita una penale da 175 milioni di dollari che Telecom incasserà nel caso in cui, trascorsi 30 mesi, l’affare sfumi.
Nel comunicato, infatti, si legge che la cessione dovrebbe “realizzarsi entro i prossimi due anni e mezzo”.

Dei 960 milioni di dollari pattuiti per la vendita delle attività in Argentina, Telecom ne ha già incassati 113,7, in parte per gli attivi nel portafoglio della controllata Tierra Argentea e in parte come importi destinati da Sofora alla distribuzione come dividendo.
Ulteriori 550,6 milioni di dollari, spiega la nota del gruppo, saranno pagati per il 51% di Sofora.

Restano fuori 80 milioni di dollari che saranno corrisposti in parte da “un accordo per la messa a disposizione delle società del gruppo Telecom Argentina di servizi tecnici per tre anni, nonché la rinuncia o l’adesione alla modifica da parte di Telecom di alcuni diritti rivenienti dal patto parasociale con il gruppo Verthein”.

Ci sono poi altre garanzie nel caso in cui i tempi dovessero allungarsi.
Se la vendita a Fintech del 51% di Sofora non verrà conclusa nell’arco di 2 anni e mezzo, infatti, Telecom potrà recedere dall’accordo e avrà sei mesi per riacquistare la quota di minoranza del 17% già ceduta.
Se invece volesse comunque vendere la quota di controllo potrebbe farlo individuando un terzo acquirente, con garanzia da parte di Fintech di un corrispettivo minimo di almeno 630,6 milioni di dollari.
Se alla fine il prezzo fosse superiore, il differenziale sarà suddiviso fra Telecom e il fondo di Martinez secondo una formula prestabilita.

Vera MORETTI

Netflix-Telecom: accordo in arrivo?

La notizia è trapelata da poco ma è già sulla bocca di tutti gli addetti ai lavoro.
Sembra, infatti, che ci sia un accordo tra Netflix, società statunitense di noleggio DVD e videogiochi via internet, e Telecom Italia.

I primi avvicinamenti sono già avvenuti e potrebbero arrivare a buon fine in occasione dell’incontro tra Marco Patuano, AD di Telecom, e Reed Hastings, numero uno di Netflix, previsto durante l’FT-ETNO Summit 2014, in calendario il primo ottobre a Bruxelles.

Si tratta dell’evento organizzato dall’associazione europea degli operatori di telecomunicazioni per fare il punto sull’Agenda Digitale, che quest‘anno avrà come tema principale la rinnovata regolamentazione che dovrebbe mettere in equilibrio i rapporti tra over-the-top e telco.

Luigi Gambardella, chairman del board di ETNO, ha dichiarato: “Sarà un’occasione di confronto fra i maggiori player del settore sul mercato delle reti fisse, mobili e degli internet player”.

Patuano parteciperà al panel sulle politiche digitali, mentre Reed Hastings di Netflix è stato invitato per introdurre l’argomento della neutralità, come esperto degli effetti che hanno i contratti di affiliazione sul mercato e la qualità dei servizi.

Ma il ruolo di Telecom quale potrebbe essere, in concreto? Il colosso italiano della telefonia sarebbe intenzionato a convincere Netflix a puntare anche sull’Italia giocando la carta del suo progetto di sviluppo fibra.

Il colosso statunitense, forte del suo immenso catalogo, che negli States comprende oltre 10mila titoli, e dei prezzi concorrenziali, si sta espandendo anche oltreoceano.
Dopo aver fatto breccia nel Regno Unito, in Danimarca e nei Paesi Scandinavi, ora si dirige verso Austria, Svizzera, Francia, Belgio e Lussemburgo.

C’è da sottolineare che in Europa l’offerta sarà limitata a 3mila titoli, sia per problemi di lingua, sia per problemi di sottotitoli, mal sopportati in Italia.

Nel Belpaese sembra che ci sia anche Mediaset interessata ad una partnership, come ha confermato anche Giuseppe Recchi: “Solo oggi con le nuove tecnologie la convergenza sta accelerando. I contenuti si fanno più sofisticati e il pubblico più esigente e questo fa sì che il mercato cambi. Non escludo nulla, ma come opportunità commerciali. L’interesse a livello di operazione sul capitale compete ai soci“.

Vera MORETTI

Le grandi aziende diventano incubatori di startup

Per le startup, potersi avvalere del supporto di un acceleratore aziendale significa muovere i primi passi su un terreno solido.

Un esempio lampante è la Pedius, società fondata dal ventinovenne Lorenzo Di Ciaccio, ideatore di una app che ai non udenti di telefonare, traducendo in messaggi scritti le parole degli interlocutori.
La sua idea è diventata realtà grazie a Working Capital di Telecom, come lo stesso Di Ciaccio ha confermato: “Ho avuto l’opportunità di conoscere i processi interni all’impresa, sapevo a chi proporre il prodotto“.

Dopo il periodo di accelerazione, Pedius è entrata automaticamente nell’albo fornitori del gruppo telefonico, tanto che, ultimamente, ha annunciato il suo primo contratto, con l’assistenza clienti di Telecom: “Un rompighiaccio con cui sarà più facile presentarci alle altre aziende. E convincere i potenziali finanziatori“.

Ciò significa che le startup hanno sicuramente bisogno delle imprese mature, ma è anche vero il contrario, come ha dichiarato Alberto Onetti, che con Mind the Bridge coordina la Startup Europe Partnership, un progetto comunitario che incentiva il dialogo tra multinazionali e giovani aziende innovative: “Le multinazionali hanno processi decisionali troppo lenti per abbracciare le innovazioni radicali, per questo rischiano di finire fuori mercato”.

Quello di Telecom non è un caso isolato, perché, in Europa, si stanno muovendo tante grandi aziende a sostegno delle nuove imprese.
Telefonica per esempio ha un programma di accelerazione con tredici sedi tra Europa e Sud America e un fondo di venture dedicato.
Così come Deutsche Telekom, che ha investito in oltre 70 imprese innovative.

Tra i big italiani c’è Enel, che l’anno scorso ha lanciato Lab, programma di incubazione per startup che operano nel settore energetico, su cui ha investito 15 milioni di euro nel triennio.

Unicredit ha appena inaugurato, in una vecchia filiale di Milano, un acceleratore Fintech in cui ospiterà giovani aziende che offrono servizi legati alla finanza, mentre Unipol ha da poco lanciato il suo incubatore, Ideas.

A fare da apripista è stata Telecom, con il lancio, nel 2009, di Working Capital e quest‘anno ha ricevuto ben 1.300 domande, tra le quali verranno selezionate quaranta progetti, dieci per ognuna delle sedi: Milano, Roma, Catania e Bologna.

A beneficiarne, oltre a Pedius, è stata l’azienda calabrese Eco4Cloud, che fornirà a Telecom il suo software per il risparmio energetico, in grado di tagliare fino al 30% i consumi dei data center.
Con il fondo seed appena lanciato, 4,5 milioni nei prossimi tre anni, Telecom entrerà anche nel capitale delle startup, legando i propri soldi al loro destino.

A questo proposito, Marco Patuano, amministratore delegato, ha dichiarato: “Era il momento giusto per farlo, il mercato italiano ora è molto più maturo“.

Vera MORETTI

Bernabè si dimette da Telecom

Le dimissioni di Franco Bernabè, presidente di Telecom, sono arrivate.
Le indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi avevano fatto capire che questa sarebbe stata la linea da seguire, ma ora è stata ufficializzata da una nota emessa dal consiglio di amministrazione: “Il consiglio ha espresso i suoi vivi ringraziamenti a Franco Bernabè per il grande impegno e l’elevato apporto manageriale profuso in questi anni alla guida della società“.

Ora, in via provvisoria, le deleghe e le attribuzioni organizzative di Bernabè sono passate all’amministratore delegato Marco Patuano.

La decisione dell’ormai ex presidente è scaturita dalla scelta di non procedere all’aumento di capitale di Telecom e giunge a pochi giorni dalla riorganizzazione della controllante Telco, dove sono passati in maggioranza gli spagnoli di Telefonica.

L’ex presidente ha dichiarato: “Ho deciso di fare un passo indietro – ha detto Bernabè – perché in questa fase critica per il futuro di Telecom una spaccatura in seno al cda sulla strada da intraprendere avrebbe determinato una paralisi dell’azienda e l’impossibilità di giungere a una soluzione condivisa. Non c’è stata sufficiente attenzione da parte delle istituzioni per la salvaguardia di un patrimonio che è, prima di tutto, un patrimonio della collettività“.

Al consiglio di amministrazione hanno partecipato tutti i consiglieri, compresi Gabriele Galateri di Genola, presidente di Generali, Gaetano Miccichè, direttore generale di Intesa Sanpaolo, e il rappresentante di Telefonica, Julio Linares, e Renato Pagliaro, presidente di Mediobanca. Il finanziare franco-tunisino Tarak Ben Ammar ha seguito i lavori del board in videoconferenza da Parigi.

I lavori del consiglio si sono svolti in “clima assolutamente tranquillo“, ha tenuto a sottolineare il neo presidente designato, Aldo Minucci. E con la nota conclusiva è stato reso noto che tutte le deleghe andranno all’amministratore delegato Marco Patuano.

Al vice presidente Minucci è stata invece affidata la gestione del cda che ha avviato il processo per l’individuazione del nuovo presidente.
Per quanto concerne la sostituzione di Elio Catania, come da raccomandazione del comitato per le nomine e remunerazione il consiglio di amministrazione, è stato cooptato Angelo Provasoli.

Vera MORETTI

Raggiunto l’accordo con Telefonica: Telecom è spagnola

Già si sapeva, ma ora la notizia è stata confermata: è stato raggiunto l’accordo tra Telefonica e Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo per salire dal 46 al 66% di Telco, la società che controlla il 22,4% di Telecom Italia e nomina la maggioranza del consiglio di amministrazione.

Questo significa che il principale gruppo italiani di telecomunicazioni è ora in mani spagnole, poiché è la Spagna a possederne la maggioranza.
L’accordo prevede che in una prima fase Telefonica acquisti a 1,09 euro per azione parte delle quote Telco per salire dal 46 al 66%, con un’opzione per incrementare in tempi brevi la partecipazione al 70%.

L’intesa tra Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo e Telefonica prevede la possibilità di una scissione di Telco a partire da giugno 2014.
I soci Telco “mantengono la possibilità di vedersi attribuire le azioni di Telecom Italia, uscendo così dal patto parasociale, attraverso la scissione di Telco, che potrà essere richiesta durante una prima finestra tra il 15 ed il 30 giugno 2014 ed una seconda finestra tra il 1 ed 15 febbraio 2015”.

Inizialmente Telefonica sottoscriverà un aumento di capitale per 323 milioni di euro per salire fino al 66% di Telco, poi successivamente realizzerà un secondo aumento di capitale da 117 milioni, dopo il via libera dell’Antitrust in Brasile e Argentina, in modo da arrivare al 70% della holding.
In attesa delle autorizzazioni delle Autorità Antitrust dei vari Paesi, Telefonica manterrà i diritti di voto al 46% esprimendo, come ora, il 50% dei membri del CdA della quota di Telco.

Questo importante passaggio non dovrebbe influire sul piano occupazionale, come ha anche confermato Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom: “Non sono intenzionato a licenziare proprio nessuno. Serve un modello sostenibile nel lungo termine, che favorisca gli investimenti e quindi regole stabili pro-competitive e pro-investimenti”.

Vera MORETTI

Investitori asiatici per Telecom?

Mancano pochi giorni al 19 settembre, quando, durante il consiglio convocato dai vertici Telecom, si dovranno vagliare le alternative per affrontare la crisi ed evitare che un debito troppo elevato faccia declassare la compagnia telefonica.

Le premesse non sembrano tanto incoraggianti, poiché Naguib Sawiris, il magnate egiziano che aveva manifestato l’intenzione di sottoscrivere un aumento di capitale riservato, pare ci abbia ripensato perché la politica dell’azienda “sarebbe più favorevole a un’offerta di Telefonica”.

A smentire questa dichiarazione, ci sono però le parole di Fabrizio Saccomanni, il quale ha dichiarato che il governo non ha alcun tipo di preclusione contro eventuali investitori esteri.
Ciò vale in ugual modo per Telefonica e per Sawiris e quindi qualsiasi soluzione proposta verrà valutata con attenzione e soprattutto senza preclusioni.

Nel frattempo, Telco aspetta al varco le decisioni del gruppo spagnolo.
Se Telefonica manifestasse l’intenzione di rilevare Telecom, Mediobanca, Intesa e Generali, che insieme controllano l’11,8% di Telecom, sarebbero felici di passare il testimone al gruppo spagnolo. Ma se viceversa Alierta decidesse di mantenere lo status quo, allora gli italiani, invocando la scissione, avrebbero le mani libere per valorizzare questa quota, anche autonomamente, cedendo le azioni del gruppo telefonico al miglior offerente.

Dalle indiscrezioni, sembra che Bernabè stia vagliando l’interesse di potenziali investitori asiatici, che sarebbero pronti a sottoscrivere un aumento di capitale riservato senza pretendere in cambio particolari diritti di governance.
Il presidente di Telecom avrebbe illustrato a diversi investitori di lungo termine un nuovo piano per risanare Telecom capace di creare valore per tutti, anche senza operazioni straordinarie, salvo tamponare l’emergenza debiti che si è creata quest’anno dopo che il margine lordo delle attività domestiche è sceso oltre ogni previsione.

L’ad Marco Patuano starebbe infatti lavorando a un nuovo piano industriale da presentare al consiglio del 19 settembre.
Della ricerca di nuovi investitori si sarebbe invece occupato Bernabè, e secondo fonti finanziarie, tra i candidati ci sarebbe il fondo sovrano del Qatar, che fra l’altro insieme alla Cdp ha recentemente sottoscritto un veicolo che dovrà investire nel made in Italy e nel turismo.

Vera MORETTI

Anche i mercati esteri interessati a Telecom

Lo scorporo di Telecom è notizia che tiene banco in questi ultimi giorni e, per questo, ogni notizia che trapela viene subito ribattuta da agenzie e quotidiani.

A questo proposito, Marco Patuano, amministratore delegato della società, ha ammesso, in occasione di un’iniziativa della commissione europea sull’agenda digitale, la presenza di investitori sul mercato, provenienti anche dall’estero.

Queste le sue parole: “La Cassa Depositi e Prestiti e’ impegnata in investimenti infrastrutturali ma non e’ l’unico fondo presente al mondo. Sicuramente i potenziali investitori sono più di quanti si pensi comunemente“.

Vera MORETTI

Raggiunto un accordo tra Telecom e i sindacati

E’ stato siglato un accordo tra Telecom Italia e le Organizzazioni Sindacali per aumentare la produttività interna attraverso una più efficace organizzazione del lavoro e l’internalizzazione di lavorazioni esterne.
Si tratta di un’intesa innovativa per quanto riguarda la riqualificazione del lavoro, che permette anche di rispettare le indicazioni del Piano triennale aziendale, che prevede una prosecuzione del processo di riduzione dei costi, compreso quello del lavoro.

Telecom Italia, unitamente con le Organizzazioni Sindacali, ha ritenuto opportuno pensare ad interventi strutturali che potessero compensare la riduzione dei volumi di lavoro e salvaguardare la lunga durata dei livelli occupazionali.
Gli esuberi lavorativi, inoltre, previsti per il biennio 2013-2014 saranno gestiti attraverso ammortizzatori sociali come i contratti di solidarietà, che permettono di evitare licenziamenti.

Gli esuberi, 3.000 in tutto, saranno gestiti in questo modo:

  • 2.500 saranno gestiti attraverso contratti di solidarietà distribuiti su circa 32.000 addetti,
  • 500 lavoratori lasceranno la società perché in possesso del diritto alla pensione o, su base volontaria, avendo maturato il requisito pensionistico durante il periodo di fruizione della mobilità.

Ulteriori 350 esuberi individuati in Telecom Italia Information Technology nel periodo 2013/2014 saranno gestiti attraverso gli stessi strumenti di ammortizzazione sociale.

Tra le richieste sindacali che Telecom ha accolto c’è anche quella relativa alla Divisione Caring Services: la societarizzazione di queste attività sarà avviata dall’1 aprile 2014 e, nel frattempo, si provvederà alla chiusura di 47 centri con meno di 46 addetti, i quali potranno chiedere di lavorare in telelavoro.

Telecom provvederà anche alla riorganizzazione del lavoro dei tecnici che eseguono interventi di manutenzione e riparazione guasti.
Ad ogni tecnico verrà assegnato un automezzo sociale, che egli custodirà nella propria abitazione. In questo modo, oltre ad un risparmio di tempo, grazie alla delocalizzazione degli automezzi si potranno ottimizzare le modalità operative e migliorare gli standard di sicurezza.

Il settore maggiormente in crisi è quello del Directory Assistance: sono stati individuati ammortizzatori socialmente sostenibili, che consentano anche di formare nuove competenze per i lavoratori del settore con l’obiettivo di reimpiegarli in altre attività produttive.

Per quanto riguarda, infine, il nuovo premio di risultato per il periodo 2013-2015, le erogazioni saranno legate al raggiungimento di obiettivi annuali legati ai risultati economici (Ebitda e Ricavi) e qualitativi (Customer Satisfaction) dell’azienda.

Marco Patuano, AD di Telecom, ha dichiarato: “L’intesa raggiunta dimostra la nostra disponibilità a un confronto positivo con le Organizzazioni Sindacali, volto a garantire il rispetto e la tutela dei lavoratori, che rappresentano un importante capitale per il Gruppo. In questo contesto, ritengo particolarmente importante sottolineare l’atteggiamento costruttivo e responsabile dei sindacati, che non si sono limitati a condividere una soluzione non traumatica per la gestione degli esuberi ma hanno contribuito, d’intesa con l’Azienda, a realizzare un progetto di ampio respiro per aumentare la produttività a tutela del mantenimento dei livelli occupazionali nei prossimi anni. L’accordo siglato oggi, permettendoci di rispettare gli obiettivi di efficienza previsti nel Piano triennale, ci consente di proseguire con maggiore serenità il percorso degli investimenti necessari per un’azione di rilancio di Telecom Italia”.

Vera MORETTI

Telecom rinvia l’emissione dei bond ibridi

Intervenuto ad un convegno all’Università Bocconi di Milano, Marco Patuano, Ad di Telecom Italia, ha dichiarato: “Con il bond ibrido di oggi Telecom Italia ha voluto dare un segnale al mercato sulla propria capacità di finanziamento, anche se prevede di ottenere condizioni migliori nelle prossime emissioni”.

La domanda è stata molto alta e un segnale importante è stato riuscire a contenere la tranche.
Volevamo dare un segnale al mercato, ma in questo momento di alta volatilità è lecito attendersi per il futuro condizioni migliorative rispetto a quelle attuali”.

Telecom Italia aveva annunciato ad inizio febbraio un piano per l’emissione di 3 miliardi di euro di bond ibridi nei successivi 18-24 mesi con una componente equità del 50%. E’ stato tenuto il roadshow a fine febbraio ma poi il gruppo ha deciso di rinviare l’emissione.

Vera MORETTI

Unioncamere: un patto con Telecom per le imprese digitali

 

Se il Decreto Sviluppo, varato qualche giorno fa in Parlamento, ha focalizzato l’attenzione e gli interventi previsti su start up e Agenda Digitale, lo sviluppo delle imprese digitali in Italia sta a cuore a Unioncamere. L’Unione italiana delle camere di commercio ha infatti sottoscritto un accordo con Telecom Italia per supportare la massima diffusione delle infrastrutture di rete broadband e ultrabroadband su tutto il territorio nazionale.

Il protocollo d’intesa, siglato da Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere e Marco Patuano, Amministratore Delegato di Telecom Italia,  avrà durata triennale e mira a sensibilizzare le piccole e medie imprese italiane all’utilizzo efficiente dei servizi ICT resi disponibili dalla banda larga. Lo scopo del progetto è diffondere la cultura dell’innovazione digitale presso le micro e piccole imprese e nei distretti industriali di tutto il territorio nazionale, anche attraverso forme di cooperazione pubblico-privato.

L’obiettivo è di accrescere la competitività fra i sistemi d’impresa i sistemi territoriali, per avvicinarsi sempre più ai dettami dall’Agenda Digitale europea.

Le nuove tecnologie sono oramai uno strumento imprescindibile per la competitività delle nostre imprese – ha spiegato Ferruccio Dardanello, il Presidente di Unioncamere.  – Con questo accordo intendiamo richiamare l’attenzione di quegli operatori che ancora hanno scarsa familiarità con i servizi ICT sulle opportunità oggi disponibili, ma anche dare nuovo impulso agli investimenti in maniera da contribuire a colmare il digital divide che ancora incide sulle economie di tante aree del Paese”.

La realizzazione di infrastrutture broadband e ultrabroadband e soprattutto la diffusione dei servizi che esse abilitano – ha continuato Marco Patuano, Amministratore Delegato di Telecom Italia – daranno un forte impulso alla crescita economica delle piccole imprese e dei distretti industriali  La competitività di un sistema territoriale è infatti sempre più legata alla sua capacità di vivere in rete e di sviluppare i suoi nuovi usi. Siamo convinti che anche attraverso questa importante iniziativa, e con l’impegno concreto delle istituzioni locali, si possano traguardare gli obiettivi indicati dall’Agenda Digitale europeo”.

Alessia CASIRAGHI