Sace (ri)porta Morellato in Cina

La gioielleria e l’orologeria Made in Italy sono sempre più orientate verso i Paesi asiatici.

Questa volta, a sbarcare in Cina, anche se non si tratta della prima volta, è Morellato, marchio padovano dei gioielli di lusso, ma accessibili, grazie a due linee di credito del valore complessivo di 8 milioni di euro garantite da Sace.

Si tratta di due diversi finanziamenti erogati in parti uguali da Intesa Sanpaolo ed Unicredit e destinati a sostenere le spese di apertura di ben 600 nuovi punti vendita tra Cina ed Hong Kong, ma anche le spese previste per le attività promozionali e pubblicitarie, senza dimenticare le esigenze di capitale circolante per far fronte all’aumento delle forniture in Asia.

Ha dichiarato Massimo Carraro, amministratore delegato di Morellato: “La Cina rappresenta una grande sfida per la gioielleria italiana e stiamo avviando un ambizioso piano di crescita nel Paese. Abbiamo trovato in Sace un partner ideale per supportarci nelle nostre strategie di internazionalizzazione”.

Questa operazione va a confermare l’impegno di Sace al fianco dei grandi gruppi bancari per sostenere la crescita dei brand italiani nei mercati esteri chiave per i prodotti d’eccellenza del Made in Italy.

Vera MORETTI

Desperate coworker cercansi

di Alessia CASIRAGHI

Più si è, meglio si lavora. Dev’essere questo il motto che ha spinto numerosi professionisti a cercare uno spazio comune da condividere. Si chiama coworking ed è una moda a stelle e strisce : a inventarla fu proprio un giovane programmatore di San Francisco, che lavorava notte e giorno sorseggiando caffè da Starbucks, e a cui venne l’idea di affittare uno spazio comune da condividere con altri professionisti come lui che da soli non potevano permettersi un ufficio.

Ma in cosa consiste esattamente il coworking? Si tratta di uno stile lavorativo che coinvolge la condivisione di un ambiente di lavoro, spesso un ufficio, dove però ciascuno dei lavoratori mantiene un’attività indipendente.

Ad essere coinvolti in prima persona nelle pratiche di coworking sono soprattutto i professionisti che solitamente lavorano a casa, i liberi professionisti, i freelance o le persone che, viaggiando molto frequentemente, non hanno una base fissa.

Dagli Stati Uniti la pratica di condividere uno spazio lavorativo ha contagiato anche l’Italia. E Milano ne è un perfetto esempio. In alcuni casi si tratta di interi stabili, in centro come in periferia, affittati a professionisti che, pur svolgendo attività differenti, hanno scelto di occupare lo stesso ufficio.

Ma quali sono i vantaggi del coworking? Innanzitutto il risparmio: in alcuni casi si ha la possibilità di poter usufruire di uno spazio a due passi dal centro a cifre più ragionevoli perché l’affitto viene parcellizzato fra i diversi locatori. In secondo luogo, la praticità: affittando uno spazio lavorativo all’interno di un ufficio già avviato, non si dovrà perdere tempo inutile fra allacciamento del gas, connessione wireless, arredo etc. In terzo luogo, il coworking permette di creare sinergie inaspettate e talvolta molto vantaggiose anche dal punto di vista lavorativo.

A tal punto che a Milano è nato un progetto dal nome “CoWo”, fondato nel 2009 da Massimo Carraro, che ha dato vita ad un’unica rete di coworking in Italia che oggi conta ben 59 uffici affiliati lungo tutto lo stivale.

L’idea di base è semplice ma molto efficace: affittare postazioni all’interno di spazi lavorativi già avviati e quindi dotati di tutti i servizi, dalla connessione wireless alla sala riunioni, a una cifra molto vantaggiosa, basti pensare che si parte da circa 200 euro al mese.

Per chi invece ha uno spazio a disposizione e vorrebbe condividerlo, CoWo funziona anche come network per pubblicare annunci di spazi liberi a disposizione. L’unico obbligo è quello di affiliarsi a Coworking Project by Cowo mediante due tipologie di iscrizione: basic o premium.

Non è solo una questione economica. Lavorare insieme è infinitamente più divertente e stimolante, assicurano i professionisti del coworking. Del resto quattro cervelli pensano sempre meglio di uno.