Mediazione obbligatoria, novità in arrivo

Novità importanti sul fronte della mediazione obbligatoria, strumento ancora poco conosciuto da aziende e professionisti ma molto utile per la risoluzione pacifica di contenziosi che, altrimenti, costerebbero soldi e perdite di tempo.

In base allo schema di decreto legislativo di riforma del contenzioso tributario in esame, è prevista l’estensione della mediazione obbligatoria per tutte le controversie di valore non superiore a 20mila euro. Un’estensione, quindi, che va oltre gli atti emessi dall’Agenzia delle Entrate.

Oltre a questo passaggio, il decreto introduce la mediazione obbligatoria anche in secondo grado, che consente di beneficiare della riduzione delle sanzioni al 40% del minimo previsto; nel corso del giudizio di cassazione, le sanzioni saranno invece al 50%.

Con le novità introdotte dal ddl sarà anche possibile, per l’appellante – sia il contribuente sia l’ufficio impositore – richiedere alla Commissione regionale la sospensione totale o parziale dell’esecutività della sentenza impugnata, purché sussistano gravi e fondati motivi.

Punto della situazione sulla conciliazione obbligatoria a Milano

Il convegno “Sistemi per la risoluzione alternativa delle controversie tra imprese e consumatori” (ADR), organizzato da Innovhub e Camera Arbitrale, aziende speciali della Camera di commercio di Milano tenutosi il 18 aprile è stato il pretesto per analizzare la situazione relativa all’andamento della procedura di conciliazione obbligatoria.

Dal 21 marzo (data di avvio) ad oggi, sono più di quaranta le richieste domande presentate al servizio Conciliazione della Camera arbitrale, azienda speciale della Camera di commercio di Milano: in media circa due al giorno. Riguardano un po’ tutte le materie oggetto di mediazione obbligatoria come la locazione, i contratti assicurativi, quelli bancari e finanziari. La maggior parte dell’impegno della Camera Arbitrale è però orientato all’informazione. Risultano infatti quattro volte più numerose le richieste di informazioni: soprattutto avvocati che si rivolgono allo sportello dedicato alla conciliazione per sapere come funziona la gestione del procedimento della mediazione obbligatoria. Almeno un centinaio le persone che hanno invece richiesto notizie sui corsi di formazione per diventare mediatori.

Sono 260 le domande di conciliazione depositate dall’inizio dell’anno presso la Camera Arbitrale di Milano, cui si aggiungono le 116 depositate ricorrendo a RisolviOnline, il servizio di conciliazione online. Una giustizia alternativa rapida, in media 34 giorni, che coinvolge sempre più consumatori (55% delle domande di conciliazione depositate e il 93% dei procedimenti gestiti con RisolviOnline) per un valore medio che per le conciliazioni è di 150 mila euro, il doppio rispetto ai valori medi del 2010. E-commerce e commercio tradizionale e turismo tra le materie maggiormente trattate.

d.S.

INT vuole il ripristino della mediazione obbligatoria

Sono passati solo cinque mesi dal 6 dicembre, quando la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima nel nostro Paese l’obbligatorietà della mediazione civile e commerciale per eccesso di delega del Governo, ed ora i dieci Saggi nominati da Giorgio Napolitano hanno voluto rilanciare la necessità di forme obbligatorie di mediazione.

Il Comitato scientifico per la mediazione civile e commerciale di INT, nelle persone di Edoardo G.Boccalini, coordinatore nazionale, e Piero Iafrate, responsabile scientifico, chiedono, a questo proposito, che la maggiore urgenza riguarda i tempi e i costi della Giustizia, da accorciare e ridurre.

Nella relazione Finale del Gruppo di Lavoro sulle riforme istituzionali si legge, nella sezione dedicata alla giustizia civile: “trovare soluzioni extragiudiziali delle controversie, forme obbligatorie di mediazione per alleggerire la giustizia”.
Viene affrontata la questione di poter instaurare sistemi alternativi di risoluzione delle controversie, specialmente quando sono di minore entità, con la speranza che la mediazione torni a svolgere il ruolo per la quale è nata, ed avere un ruolo preponderante nel decongestionamento della Giustizia nel nostro Paese.

Vera MORETTI

Le criticità della giustizia secondo Guido Alpa

Durante il seminario organizzato a Genova dedicato ai temi della deflazione del contenzioso giudiziale e della più generale situazione della giustizia in Italia, organizzato dalla sezione distrettuale ligure dell’Associazione Nazionale Magistrati, dall’Ordine forense di Genova e dal Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, presidente del CNF, ha voluto esprimere il suo parere al riguardo:”Bisogna guardarsi dalle statistiche e dalle deduzioni della Banca Mondiale degli Investimenti, che sono confezionate sulla base di dati discutibili, raccolti in modo scientificamente risibile e orientati a privilegiare i Paesi di common law in danno dei Paesi di civil law”.

Ma a Guido Alpa sta a cuore anche un altro argomento, relativo alla mediazione obbligatoria, per la quale ha ribadito la sua contrarietà: “la motivazione della sentenza della Corte costituzionale non è ancora nota, e non sappiamo se essa contenga indicazioni rispetto alla obbligatorietà concernenti il costo dei procedimenti di mediazione e gli ostacoli all’accesso alla giustizia cioè alla fruizione di un servizio che si richiama alla funzione del giudice ordinario quale giudice naturale del processo”.

Alpa ha poi proseguito elencando le carenze del sistema giustizia, a cominciare dell’insufficiente finanziamento del Ministero della giustizia, fino alle distonie dei rapporti tra sistema centrale e sedi periferiche nella fornitura di mezzi, sussidi, libri, tecnologie, senza tralasciare le carenze della pianta organica, lo status precario dei giudici onorari e i ritardi del processo telematico.

A questo proposito, secondo il presidente del CNF “occorre creare un sistema alternativo per la soluzione delle controversie civili compromettibili in arbitri: il Congresso forense celebrato a Bari qualche giorno fa ha deliberato di istituire Camere arbitrali presso ogni Ordine forense, e ha auspicato la introduzione urgente di regole che consentano di poter trasferire i procedimenti ordinari alle Camere arbitrali”.

Vera MORETTI

Samorì: sì alla mediazione obbligatoria

di Davide PASSONI

In questi giorni è uno degli uomini più sovraesposti in Italia dal punto di vista mediatico, ma il tempo per rispondere a un paio di domande per Infoiva lo ha trovato. Parliamo dell’avvocato Gianpiero Samorì, uno tra i più attivi fra i 12 (o 11, o 10? Boh, abbiamo perso il conto…) candidati alle primarie del Pdl: radio, tv, web, è ovunque. Avvocato di chiara fama, ispiratore e fondatore del movimento Moderati italiani in Rivoluzione, da molti è indicato come il nuovo Berlusconi ma, soprattutto, è e rimane un avvocato.

Proprio come avvocato ci ha stupito quando nei giorni scorsi, diversamente da moltissimi suoi colleghi, si è schierato nettamente a favore della obbligatorietà della mediazione, dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione che aveva bocciato proprio questa obbligatorietà. Tema caro a Infoiva, che alla questione ha dedicato un focus. Abbiamo quindi scelto di sentirlo sull’argomento, al di là del “tormentone primarie”. Lo raggiungiamo mentre è a cena in un ristorante a Roma e, tra un tintinnio di posate e un collegamento ballerino, non resistiamo alla tentazione di chiedergli al volo una previsione sul futuro del centrodestra: “Chi vincerà le primarie del Pdl? Io, naturalmente. E, mi raccomando, voti per me“.

D’accordo avvocato, ma venendo al motivo della telefonata… come valuta il pronunciamento della Consulta che ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati?
Tecnicamente il punto riguarda l’eccesso di delega e su questo credo non ci sia nulla da eccepire. Poi, se vogliamo entrare nel merito del discorso, io sono favorevole alla mediazione obbligatoria perché credo che a tendere sarà uno strumento molto utile. A tendere, non subito, perché c’è il problema di dare un’adeguata formazione ai mediatori.

Uno dei pochissimi avvocati che ha preso una posizione così netta…
La mediazione obbligatoria trasferisce la controversia nell’ambito della ragionevolezza, perché sia definita in maniera logica, pacifica, amichevole. Nessuna nazione sopravvive se si ricorre ai giudici per ogni minima controversia, anche la più banale. La mediazione obbligatoria è uno strumento serio per decongestionare i tribunali e, soprattutto, per cambiare la mentalità delle persone.

Anche se oggi la maggior parte di chi va in mediazione ci va assistito da un legale…
Diverso è il tema della presenza obbligatoria di un legale in sede conciliativa, è un punto che ancora non ha ragioni certe a suo favore. Senz’altro, se si dovesse andare in questa direzione andrebbe definito anche un profilo tariffario favorevole per il cliente, altrimenti si demotiva la conciliazione e si impedisce l’accesso alla giustizia a tutti, si viola quindi la Costituzione. Insomma, decidere che anche gli avvocati debbano partecipare obbligatoriamente al processo di mediazione può andare bene, ma l’importante è creare uno strumento alternativo a dei costi ragionevoli.

Quindi non è vero che l’avvocatura è l'”ispiratrice occulta” del pronunciamento della Consulta?
L’Italia è il Paese della dietrologia, ma molte volte le cose sono più semplici di quanto sembrano.

Secondo i fautori della mediazione, questa sarebbe uno strumento per snellire la gestione delle centinaia di migliaia di cause pendenti: ora che potrebbe scomparire, quali altre vie suggerirebbe per favorire questo snellimento?
Più che a snellire l’arretrato, credo serva di più a impedire che se ne formi dell’ulteriore. Certo, ci potrebbero essere altre strade da percorrere; magari non prevedere l’impugnabilità delle sentenze in appello ma saltare direttamente a un ricorso in Cassazione molto vincolante; è chiaro però che strade del genere prevederebbero la revisione della Costituzione e il processo sarebbe lungo e complesso. Vedremo.

Dovesse entrare in Parlamento, il tema giustizia sarebbe tra le sue priorità?
Sicuramente. Il funzionamento corretto e migliore della giustizia è un tema che nessuno che entra in politica può eludere o escludere dalla propria agenda.

E le primarie del Pd, chi le vince?
Bersani.

Auspicio o gufata? Staremo a vedere…

“Mediazione, una cultura da diffondere”

di Davide PASSONI

L’Associazione Mediatori e Conciliatori Italiani è una voce importante nel mondo della mediazione italiana. Ecco perché il suo presidente, Damiano Marinelli, 37enne avvocato in Perugia, ci ha tenuto a dire la sua a Infoiva sul tema dell’obbligatorietà o meno della conciliazione.

Come valuta Amci il pronunciamento della Consulta che ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati?
A onor del vero, in queste settimane il caso è montato ma a oggi abbiamo solo un comunicato della Corte Costituzionale nel quale si parla di eccesso di delega come motivo della bocciatura dell’obbligatorietà, nulla di più. Stiamo tutti aspettando il deposito della sentenza per capirne le complete motivazioni.

Bocciatura dell’obbligatorietà salutata con giubilo da più parti…
La mediazione è uno strumento nuovo che va ancora pienamente valutato, che deve essere conosciuto dal cittadino: il modo migliore per farlo conoscere penso sia proprio introdurne l’obbligatorietà. Si potrebbe anche prevedere un limite temporale a questa obbligatorietà, come momento per far entrare la mediazione nell’ottica del soggetto tipo che la utilizzerà, per indurlo a familiarizzare con lo strumento. Se poi si riuscissero ad aumentare i vantaggi fiscali che il ricorso alla mediazione offre, si potrebbe innescare un circolo virtuoso anche quando questa non sarà obbligatoria.

Da più parti si tende a indicare la magistratura come una sorta di “ispiratrice occulta” del pronunciamento della Corte Costituzionale. Che cosa pensa?
Tantissimi dei nostri circa 2500 iscritti sono avvocati. Non esiste più – se mai è esistita – la distanza tra le due professioni: la più attigua a quella di mediatore è proprio quella di avvocato, poi vengono i commercialisti e altri professionisti in generale.

Crede anche lei che la conciliazione possa dare più opportunità agli avvocati, anziché sottrarle?
Sì, ci sono possibilità in più soprattutto per i giovani avvocati. Credo che l’opposizione più forte alla mediazione venga più dalle strutture di rappresentanza che dagli avvocati della base, anche perché sono i primi che lavorano nei tribunali e conoscono la situazione della giustizia italiana: senza strumenti alternativi per lo snellimento dell’arretrato civile, rischia il collasso.

E fino a ora, la mediazione ha funzionato?
Pensi che sia la mediazione sia gli arbitrati, a oggi aumentano di numero: e gli arbitrati sono economicamente meno vantaggiosi della mediazione. Gli strumenti di Adr (Alternative Dispute Resolution, ndr) sono ormai utilizzati largamente in tutto il mondo e la normativa italiana era vista molto bene in Europa. Certo, c’è poi da dire che se una cosa è obbligatoria non può essere anche costosa, per non limitare la possibilità di accesso alla giustizia a tutti, in spregio all’articolo 24 della Costituzione.

Una volta conosciute le motivazioni della sentenza della Cassazione, come vi muoverete?
Abbiamo cominciato a esaminare le strade da percorrere. Resta anche da capire se la sentenza della Consulta ritiene assorbente l’eccesso di delega o parla anche di lesioni ad altri articoli della Costituzione, nel qual caso le cose sarebbero diverse. Se, come sembra, l’unico vulnus sta nell’eccesso di delega, allora le cose potrebbero essere sistemate con una legge parlamentare che elimini il vizio formale. Certo, fino a che non si conoscono le motivazioni della sentenza, il Parlamento non si può muovere.

Molti hanno visto nella mediazione obbligatoria un’opportunità per fare impresa o per avere un lavoro. Ora rischiano di trovarsi con tempo e soldi buttati e incerte prospettive professionali. Vero?
C’è tanta gente che ha investito tempo e soldi, perché l’interesse sul tema è alto e penso che i suoi sviluppi influiranno molto anche sui possibili investimenti stranieri in Italia. Quale imprenditore straniero investirebbe serenamente da noi sapendo che non ci sono strumenti deflattivi dei procedimenti ordinari cui ricorrere in caso di contenzioso, come la mediazione o l’arbitrato?

Secondo l’Int, chi pensava di fare business con la mediazione si sbagliava, non sono maturi i tempi. Vero?
I tempi maturi li creano anche le persone. Chi ha investio in questo campo può averli valutati maturi perché ha guardato a quanto accade all’estero.

In una parola, quindi, l’Amci è favorevole all’obbligatorietà?
Noi vedremmo di buon occhio il ripristino dell’obbligatorietà. Faccio sempre un esempio: fino a poco tempo fa si fumava ovunque e in auto si viaggiava senza cinture; ora, grazie alle leggi, abbiamo normalizzato dei comportamenti che sono consolidati e seguiti praticamente da tutti. La mediazione, per ingranare bene, deve essere conosciuta, magari anche rendendola obbligatoria per un certo periodo. Magari insieme a delle agevolazioni fiscali, anche se prevederebbero dei capitoli di spesa ad hoc da parte dello Stato che in questo periodo vedo poco probabili.

Avvocati in mediazione, un valore aggiunto

di Davide PASSONI

Nella panoramica che Infoiva dedica all'”affaire mediazione obbligatoria”, non poteva mancare la voce dell’Istituto Nazionale Tributaristi. Se non altro perché al suo interno ha costituito un comitato scientifico per la mediazione civile e commerciale, senza arrivare alla creazione di un vero e proprio organismo di mediazione autonomo. “A maggior ragione oggi siamo contenti di questa scelta – dice Edoardo Boccalini, coordinatore nazionale del comitato e membro dell’Int. Pensavamo e pensiamo che per occuparsi di mediazione in modo proficuo e professionale, sia necessario dedicarvisi a tempo pieno. E non è il nostro caso. Poi l’Int lascia i propri iscritti liberi di fare i mediatori dove vogliono e anche il nostro forte legame non Asac non è vincolante“.

Come valuta l’Int il pronunciamento della Consulta che ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati?
Personalmente mi occupo di mediazione e ho cominciato a crederci e a divulgarne la cultura da oltre 10 anni. Come Istituto non siamo mai stati favorevoli alla obbligatorietà, l’abbiamo sempre considerata qualcosa di contrario alla natura stessa della mediazione. Alla obbligatorietà ci si sarebbe dovuti arrivare per cultura, non per legge. Non vedo un grosso problema dal pronunciamento della Consulta, sarebbe stato strano se non si fosse pronunciata in tal senso.

Secondo i fautori della mediazione, questa sarebbe uno strumento per snellire la gestione delle centinaia di migliaia di cause pendenti: ora che potrebbe scomparire, quali altre vie suggerisce il Cnf per favorire questo snellimento?
Ci possono essere mille modi. Intanto, ricordiamo che la mediazione è ancora obbligatoria almeno fino alla pubblicazione della sentenza. Poi, sono d’accordo con Maurizio De Tilla quando dice che non ci sono mediatori formati a dovere, ma non quando sostiene che proprio per questo possa naufragare l’istituto della mediazione. Io penso invece che la mediazione sia e continuerà a essere un mezzo utile per snellire l’arretrato della giustizia: continuando a valorizzarla, l’approccio nei suoi confronti sarebbe diverso anche da parte degli avvocati.

Secondo Mascherin del Cnf, il 95% di chi va in mediazione lo fa accompagnato da un avvocato per essere certo che i suoi diritti saranno tutelati…
Non condivido. Chi va in mediazione con l’avvocato ci va perché, quando è chiamato in mediazione, spesso l’avvocato è il primo professionista al quale si rivolge per chiedere chiarimenti. Sono favorevole a che gli avvocati siano presenti in mediazione e che lo siano adeguatamente formati: un avvocato formato che accompagna la parte in mediazione è sicuramente un valore aggiunto.

E quando si dice che l’obiettivo di un mediatore è portare a buon fine una mediazione, anche senza una piena tutela dei diritti di una delle due parti?
Penso invece che una mediazione sia riuscita non solo quando viene trovato un accordo, ma anche quando le parti escono e sono contente e convinte di aver fatto una cosa buona. Ho assistito a mediazioni commerciali trattate da psicologi e sociologi che si sono concluse in maniera impeccabile, con le parti soddisfatte e meravigliate di quello che era successo e con i loro diritti tutelati a dovere.

Da più parti si tende a indicare la magistratura come una sorta di “ispiratrice occulta” del pronunciamento della Corte Costituzionale. Che cosa pensa?
Gli avvocati si potranno ritagliare spazi interessanti nel campo della mediazione, specialmente i giovani. Credo che un avvocato che dà un servizio di questo tipo a un assistito e lo porta in mediazione preparato, seguendolo fino in fondo, gli risolva il problema in tempi più rapidi e con costi inferiori rispetto a quello che accadrebbe portandolo in causa. E che possa chiedergli senza problemi una parcella giusta. Ribadisco quanto detto sopra: un avvocato formato che accompagna il cliente in mediazione è un valore aggiunto.

Molti hanno visto nella mediazione obbligatoria un’opportunità per fare impresa o per avere un lavoro. Ora rischiano di trovarsi con tempo e soldi buttati e incerte prospettive professionali. Vero?
Chi pensava di fare business con la mediazione si sbagliava. Non sono maturi i tempi, non è il momento.

Perché?
Perché la mediazione dovrebbe essere un fattore di civiltà. Si deve ancora raggiungere una cultura che non renda la mediazione obbligatoria ma che faccia capire alle persone che è talmente vantaggiosa che va usata perché, utilizzandola, si guadagna. Manca cultura in questo senso, va creata soprattutto per le nuove generazioni: su cose di questo genere non è corretto né utile ragionare a breve termine.

“Dai governi poca attenzione verso la Costituzione”

di Davide PASSONI

Continua il viaggio di Infoiva per conoscere i diversi punti di vista sulla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati. Dopo la voce dell’Anpar e  del suo segretario, Giovanni Pecoraro, e dopo aver ascoltato il presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, Maurizio De Tilla, oggi spazio al Consiglio Nazionale Forense con Andrea Mascherin, consigliere segretario del Cnf e avvocato in Udine.

Come valuta il Cnf il pronunciamento della Consulta che ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati?
La Consulta si è pronunciata per eccesso di delega semplicemente perché la legge delega non prevedeva la possibilità di istituire l’obbligatorietà della mediazione. Una pronuncia in tal senso era assolutamente inevitabile. Da subito il Cnf e l’avvocatura tutta segnalarono all’allora ministro della Giustizia Alfano e al ministero il problema dell’eccesso di delega, una segnalazione che arrivò anche dalle commissioni giustizia di Camera e Senato. Persino uno studente di giurisprudenza al primo o al secondo anno l’avrebbe notato. Invece fu sottovalutata, forse per una errata valutazione dei principi che ispirano la Costituzione della Repubblica Italiana. Nell’occasione ci si è discostati dalla volontà della Costituzione che vuole leggi delega che diano poteri ben precisi al Governo.

Una svista marchiana, quindi… Perché?
Penso si tratti di un problema culturale. Purtroppo gli ultimi governi, di qualsiasi colore, compreso quello tecnico attuale, sempre più trascurano i principi della Costituzione in nome dei dettami delle banche centrali e dei principi dell’economia. Anche nel caso della mediazione è accaduto, poiché si è pensato che potesse essere uno strumento per ridurre gli arretrati civili, in ossequio a direttive europee che andavano in tal senso: peccato che, però, non sia stata seguita una corretta procedura costituzionale.

Ci sono altri casi in cui si rischiano pronunciamenti analoghi?
La stessa cosa accade ora con i provvedimenti governativi in materia di geografia giudiziaria e liberalizzazione delle professioni: con fretta e superficialità si agisce sacrificando la Costituzione in nome di dettami economici e inevitabilmente si arriverà a vizi costituzionali simili. Anzi, le dico già che nei casi appena citati è presente l’eccesso di delega.

Torno a chiedere: perché?
Si fa ricorso troppo spesso ai decreti legge, non più a leggi complesse elaborate dal Parlamento, e in questi decreti si trattano temi delicatissimi come l’accesso alla giustizia o riforma delle professioni.

Soluzioni?
Serve recuperare una cultura parlamentare e della separazione dei poteri: chi deve legiferare è il Parlamento, la magistratura deve fare la magistratura. Se guardo alle leggi degli ultimi anni, devo tornare molto indietro nel tempo per trovare una legge complessa e strutturata elaborata dal Parlamento. Per esempio, quella della riforma della professione di avvocato, attualmente in discussione, è una legge di 65 articoli fatta solo dal Parlamento, ma è una specie di mosca bianca.

Come sono gli umori della vostra “base” relativamente a questa vicenda?
L’avvocatura non è contraria alla mediazione in sé. C’è un detto tra gli avvocati virtuosi: la miglior causa che ho fatto è quella che non ho mai fatto. Ossia, sono riuscito a conciliare la vertenza prima di andare in giudizio. Questo tentativo gli avvocati virtuosi lo hanno sempre fatto: mediazione, conciliazione, transazione fanno parte del dna dell’avvocato e sono valori condivisi dall’avvocatura. Detto questo, così come era stata costruita la mediazione aveva dei punti deboli tra cui proprio l’obbligatorietà.

Perché?
Perché non prevede la tutela dei diritti in gioco ma l’incontro degli interessi. Il mediatore non è un giurista, è più una persona che mette d’accordo le parti ma senza necessariamente conoscere il diritto e non può quindi offrire una tutela dei diritti degli interessati. Non a caso, il 95% delle persone che va in mediazione ci va con un avvocato, anche se la mediazione non ne contempla l’assistenza obbligatoria.

Scarsa fiducia nei confronti dei mediatori?
Le faccio un esempio. Se una vittima di incidente stradale avrebbe diritto per i danni subiti, poniamo, a 50mila euro di risarcimento ma in fase di mediazione transa per 1000, i suoi diritti sono calpestati, ma tecnicamente si tratta di una mediazione riuscita. Ecco, un avvocato sarebbe in grado di dire a quella persona che i 1000 euro che per lui sono un grande risultato, in realtà non ne tutelano i diritti. Ecco, quando la mediazione viene scelta dalle parti, deve essere loro chiaro che non tutela i diritti.

Secondo i fautori della mediazione, questa sarebbe uno strumento per snellire la gestione delle centinaia di migliaia di cause pendenti: ora che potrebbe scomparire, quali altre vie suggerisce il Cnf per favorire questo snellimento?
Per esempio delle camere arbitrali istituite presso gli ordini forensi. Si tratta di una proposta che il Cnf sta portando avanti, per garantire tecnicità, tempi più brevi e rispetto e tutela dei diritti. Misure alternative al processo sono condivise non solo dal Cnf ma dall’avvocatura in genere, purché il cittadino sia sempre nelle condizioni di avere il diritto costituzionale di accedere alla giustizia. Vede, la mediazione costa molto, non è gratuita; nel diritto del lavoro c’era la conciliazione obbligatoria e gratuita, ma è stata eliminata. Perché costava troppo e non aveva quella funzione deflattiva del numero di cause e di rispetto dei diritti che avrebbe dovuto avere.

Da più parti si tende a indicare la magistratura come una sorta di “ispiratrice occulta” del pronunciamento della Corte Costituzionale. Che cosa risponde?
Posso dire con certezza che la Consulta si è sempre dimostrata autonoma e indipendente, senza considerare i desiderata di avvocature o governi pro tempore.

Mediazione obbligatoria: nuovi ambiti

Dall’anno scorso è obbligatoria la norma che prevede, per alcune materie, la c.d. mediazione (conciliazione) obbligatoria. Sono oggetto di conciliazione “obbligatoria” le controversie in materia di affitto di azienda, patti di famiglia, locazione, comodato, contratti bancari e assicurativi, diritti reali (per es. proprietà, usufrutto, diritti di superficie ecc.), successione ereditaria, divisione, risarcimento danni per responsabilità medica o diffamazione a mezzo stampa anche via web.

Dal 21 marzo 2012 diverrà inoltre obbligatoria anche la mediazione in materia di liti condominiali e risarcimento danni da incidenti stradali. La legge prevede infatti il passaggio della lite in mediazione prima dell’eventuale accesso al giudizio ordinario.

La conciliazione è un metodo per gestire in modo rapido le controversie dei privati e delle imprese: il primo incontro di mediazione si tiene, infatti, dopo 15 / 20 giorni dal deposito della domanda di mediazione e la procedura deve concludersi entro 4 mesi.

Si tratta di uno strumento attento agli interessi delle parti; sono proprio queste ultime infatti, con l’aiuto del mediatore, ad individuare l’eventuale accordo risolutivo della controversia, col grande vantaggio di studiare tutte le possibili soluzioni che consentano il mantenimento di buoni rapporti.

Naturalmente la procedura conciliativa, oltre che obbligatoria nei casi sopra descritti, può essere anche volontaria, quando le parti stabiliscono di percorrere questo tentativo.

La mediazione / conciliazione è uno strumento semplice, utilizzabile per le liti di consumo, ma anche per liti assai più complesse come quelle societarie. Per attivare questo strumento ci si può far assistere da un consulente, un avvocato per esempio, oppure presentare domanda in proprio.

Fonte: camcom.gov.it

Associazione Sistema Conciliazione: non si deve modificare la mediazione obbligatoria

L’Associazione Sistema Conciliazione (cui aderiscono Adr notariato, i consigli nazionali dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, degli ingegneri e dei geometri, Conciliatore bancario finanziario, Unioncamere e Consiglio nazionale forense, che però non ha sottoscritto la lettera) teme che alla normativa sulla mediazione possano essere apportate modifiche sostanziali, che produrrebbero “un notevole ridimensionamento della sua portata deflattiva”.

L’Associazione sa che la normativa deve subire dei correttivi però è contraria a modifiche azzardate e sostanziali definite in maniera troppo rapida senza consultare le parti che invitano Alfano a sforzarsi affinchè i cambi “siano individuati solo dopo un periodo congruo di applicazione della norma ed elaborati con l’intento di accrescere l’efficienza dello strumento più che tutelare le istanze di questa o quella categoria professionale, in coerenza con quella volontà di cambiamento in più contesti da ella sottolineata”.

Nello specifico, l’associazione esprime riserve sia sull’introduzione di un limite di valore per l’obbligatorietà della mediazione sia sull’obbligatorietà dell’assistenza. Per l’associazione è importante ribadire  che l’aver introdotto la condizione di procedibilità individuando come parametro gli ambiti di applicazione della norma invece che il valore della lite, sia stata una decisione strategica per il conseguimento di un riduzione strutturale del contenzioso, poiché è solo grazie ad essa che è possibile far conoscere in modo accelerato ai cittadini e agli operatori economici la validità della mediazione come strumento di efficienza reale nella gestione della controversia, senza sminuirla agli occhi della collettività ad alternativa interessante solo nelle liti “bagatellari””.