Finanziamenti alle pmi che si espandono all’estero

Le pmi che puntano concretamente ad espandere i loro orizzonti verso zone dei mercati extra Ue sono al centro di un finanziamento agevolato, concesso se vengono aperti all’estero magazzini, uffici, show-room o negozi.

Possono accedere ai finanziamenti le imprese italiane, che possono essere in forma singola o aggregata e le società a partecipazione giovanile o femminile, con sede legale in Italia, operanti in qualsiasi settore economico ad eccezione di quelli appartenenti ad agricoltura, silvicoltura, pesca.

Tra gli interventi agevolabili:

  • apertura di strutture per il lancio e la diffusione di nuovi prodotti e/o servizi prodotti in Italia o in altri Paesi ma distribuiti con il marchio di imprese in Italia (tutela del made in Italy) in Paesi non membri UE;
  • acquisizione di nuovi mercati per prodotti e servizi già esistenti.

Si possono gestire direttamente o tramite un soggetto locale con apposito contratto da cui risultino attività da svolgere, costi del personale e spazi messi a disposizione.

Sono ammesse al finanziamento agevolato le spese inserite in un preventivo definito sulla base di una scheda programma che si trova nel modulo di domanda:

  • di struttura (arredamento, ristrutturazione e installazione impianti, leasing, affitto o acquisto immobili nel limite del 50% del loro valore, pulizie, vigilanza, utenze, corrispondenza, riscaldamento, cancelleria, materiali e attrezzature, abbonamenti, carburanti, spese di viaggio e missione del personale operante in via esclusiva all’estero adibito al programma, leasing, affitto o acquisto di automezzi, omologazione e registrazione prodotti nel paese di realizzazione del programma);
  • per azioni promozionali (sponsorizzazione di avvenimenti sportivi, culturali e artistici, convegni, seminari, formazione e addestramento personale estero, consulenze specialistiche nel limite del 10% dell’intero importo del programma da agevolare, partecipazione a mostre e/o fiere, spese per organizzazione di incontri, pubblicità sui mass-media, materiale pubblicitario);
  • per interventi vari (campionario, personale in Italia, formazione e cura del personale) non documentabili con fattura, ammesse nella misura del 30% della somma delle precedenti di spese.

Se il progetto prevede il lancio e la diffusione di nuovi prodotti e/o servizi da parte di un’impresa presente con proprie strutture sul mercato di destinazione, sono ammesse al finanziamento solo le spese promozionali e i costi di personale aggiuntivo che opera solo all’estero.

Viene finanziato fino all’85% del totale delle spese preventivate e non oltre il 25% della media del fatturato degli ultimi 3 esercizi.
Tasso agevolato del 15% del tasso riferimento e in ogni caso non inferiore allo 0,50% annuo.
Durata massima di 6 anni.

Si fa richiesta di finanziamento a Simest. Alla domanda va allegata la relazione illustrativa del programma e l’indicazione analitica delle singole voci di spesa previste. Può essere erogato anche un anticipo, tra il 10% e il 30% dell’importo concesso.

Vera MORETTI

La crisi risparmia il tessile e il comparto del lusso

A non affondare, in questo periodo di grave crisi economica, sono soprattutto, o forse sarebbe meglio dire solo, le imprese che hanno investito in internazionalizzazione e, tra queste, hanno registrato bilanci positivi quelle che operano nel settore tessile e nel comparto del lusso.

A dimostrare ulteriormente questa tendenza è una ricerca condotta da Smi, Sistema Moda Italia, e Banca Intesa Sanpaolo, che, immaginando uno scenario possibile per questo 2013, ha previsto una crescita, per le aziende italiane del settore, sui mercati esteri appartenenti all’area extra Ue.

Sono ancora le eccellenze a fare da traino ad un comparto altrimenti in sofferenza, che resistono grazie alla fama e alla possibilità di assorbimento in grandi gruppi, oltre alla capacità di orientare il proprio business sui mercati emergenti.
A fronte di una domanda interna in forte perdita (-9.2% nel 2012), l’export ha brillato in Cina, Russia, Giappone e Stati Uniti, mentre ha arrancato in Paesi che, fino a poco tempo fa, rappresentavano una sicurezza per l‘economia italiana, come Germania e Francia.

In attesa che la situazione interna si sblocchi, quindi, Intesa Sanpaolo e Smi convengono che la strada da seguire è ancora quella delle esportazioni, senza dimenticare le pmi, che necessitano di un’espansione verso nuovi mercati per evitare di fallire .
Non si tratta di un’utopia, perché, se da una parte i brand Made in Italy piacciono, dall’altro il mercato ha bisogno di aria fresca, che potrebbe arrivare proprio dai piccoli produttori.
Non solo marchi di lusso, ma anche artigiani che, da sempre, sono sinonimo di alta qualità.

Vera MORETTI

Se gli stranieri preferiscono gli spaghetti

 

Battuta d’arresto come non se ne vedevano dal 2009 per l’export italiano: secondo quanto diffuso dall’indagine Istat a settembre 2012 le esportazioni sarebbero calate del 2% rispetto ad agosto 2012 e del 4,2% su base annua. Ma a far risalire la china della crisi delle esportazioni ci pensa la buona cucina rigorosamente made in Italy: il settore dell’agroalimentare infatti avrebbe registrato, secondo Coldiretti, un aumento nelle esportazioni pari all’1,2%.

Ma vediamo nel dettaglio: la crisi dell’export si è fatta sentire sia per quanto riguarda i mercati di sbocco europei (-2,1%) sia per i mercati extra Ue (-2%). In calo sono state soprattutto le vendite di beni strumentali (-4,5%) e di prodotti energetici (-2,3%), mentre i beni di consumo durevoli hanno segnato un aumento dell’1,0%.

Rispetto a settembre 2011, la flessione delle vendite risulta accentuata per Cina (-18,8%), paesi Mercosur (-13,7), Romania (-13,6%), Spagna (-12,8%) e Germania (-10,3%), mentre aumentano i flussi verso Stati Uniti (+19,4%) e paesi ASEAN (+22,9%).

Un segnale di controtendenza, che fa ben sperare, viene invece dal settore dell’agroalimentare italiano: secondo un’analisi Coldiretti su base Istat, a settembre 2012 si è registrato un aumento nelle esportazioni pari all’1,2% per un valore totale di 2,731 miliardi.

La crescita dell’agroalimentare è dovuta ad un aumento del 5,4 % delle spedizioni di prodotti agricoli e dell`1,1 % di quelle degli alimentari e delle bevande – sottolinea Coldiretti. –  Ad aumentare sono state le esportazioni in valore dei prodotti simbolo della dieta mediterranea Made in Italy come la pasta, il vino e le conserve di pomodoro”. E se l’auspicio è quello di cavalcare il trend più che positivo del cibo made in Italy, “il valore dell`export agroalimentare è destinato a far segnare a fine anno il nuovo record con un valore delle spedizioni superiore ai 30 miliardi di euro fatti registrare lo scorso anno – stima Coldiretti. – Un risultato importante poiché l’agroalimentare svolge in realtà un effetto traino per l`intero Made in Italy all’estero dove il buon cibo italiano contribuisce in misura determinante a valorizzare l`immagine dell’Italia all’estero“.

Sul fronte importazioni, i dati registrati da Istat non sono invece per nulla positivi: la battuta d’arresto ha riguardato anche il settore import, gli acquisti sono calati del 4,2% a livello congiunturale e del 10,6% su base annua.

Segnali di forte flessione si rilevano per gli acquisti da Giappone (-35,0%), India (-30,9%) e paesi EDA (-26,0%), mentre sono in forte crescita gli acquisti dai paesi OPEC (+18,0%) e Russia (+16,7%). Gli acquisti di autoveicoli (-44,9%) sono in netta flessione.

 

Alessia CASIRAGHI