Niente ripresa se il mercato interno è out

In questi ultimi giorni, da più parti si sente dire che è in atto una ripresa economica che, seppur lieve, dovrebbe contribuire a cambiare la situazione nei prossimi mesi.

Nicola Rossi, presidente di Confesercenti Padova, non è però ottimista al riguarda, perché ancora il nostro mercato interno non ha risentito di questo cambio di rotta.
Le attività commerciali, ma anche quelle che offrono servizi alla persona, l’artigianato di servizio e la ristorazione sono rimaste molti indietro rispetto ad altri settori, più reattivi, ma finché in questi ambiti non si vedranno miglioramenti, sarà impossibile parlare di ripresa.

Finora, infatti, le buone notizie arrivano dall’export, che ha fatto da traino ad un mercato interno ridotto all’osso. E neppure i saldi estivi e il turismo hanno contribuito a risollevare la sorte dei commercianti.

Ma il mercato interno è fondamentale anche per l’occupazione giovanile, rimasta al palo, ma le aziende, quelle rimaste aperte, non assumono e, anzi, tagliano su tutto, personale compreso.
Gli incentivi sulle assunzioni ci sono, ma non bastano a ricoprire la domanda, perciò, fa sapere Rossi, è necessaria una politica di rilancio della domanda interna, che si traduce in meno tasse per famiglie ed imprese, maggiori investimenti pubblici ma anche privati, e soprattutto non aumentare l’Iva, che rappresenta il nodo da sciogliere in queste ore.

A livello locale, il presidente di Confesercenti Padova chiede il rilancio dei consumi con l’applicazione al minimo l’aliquota IRPEF, l’alleggerimento, da parte dei comuni, dei costi dei servizi attraverso accorpamenti, fusioni ed unioni, riducendo da subito IMU e TARES ed altre i poste a carico delle imprese.

Vera MORETTI

Obiettivo Unioncamere: l’internazionalizzazione

Il nuovo obiettivo di Unioncamere? Portare, nei prossimi tre anni, circa 40mila imprese ad accettare la sfida dell’internazionalizzazione. Ad affermarlo è il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, che ha ricordato che “il brand del Made in Italy resta pur sempre il terzo conosciuto al mondo dopo CocaCola e Visa, ma in questo momento il sistema camerale italiano ha oltre sei milioni di imprese impegnate su un asfittico mercato interno e solo duecentomila stanno affrontando un processo di internazionalizzazione. Abbiamo la consapevolezza che il mercato interno ben difficilmente potrà riprendere velocemente. Esistono invece migliaia di microimprese che lavorano per la mondializzazione magari anche senza saperlo e sono protagoniste indirette”.