Stufa a pellet: manutenzione, vantaggi e svantaggi

Negli ultimi mesi la richiesta di stufe a pellet sta aumentando vertiginosamente a causa dell’aumento del prezzo del metano. Vediamo quindi quali sono gli svantaggi e i vantaggi di questo prodotto.

Perché cresce la domanda per le stufe a pellet?

Il prezzo del pellet è in continua salita, nelle settimane passate avevamo anticipato una vendita a 10 euro per un sacco da 15 kg, ma solo chi ha spazio sufficiente ha potuto fare scorta. Chi invece deve comprare pochi sacchi alla volta, purtroppo vedrà aumenti ancora maggiori, facendo un giro nei vari spacci è difficile trovare oggi un sacco venduto a meno di 10,90 euro, mentre si trova anche a 14 euro. Molto dipende dalla tipologia e dalla qualità, non sempre al risparmio corrisponde efficienza del pellet.

Per capire le differenze tra le varie tipologie, leggi l’articolo: Riscaldamento a pellet: quanto dura un sacco? Quale resa?

Nonostante questo, visti gli aumenti del costo del metano e il rischio molto elevato di razionamento, sono in molti a cercare una stufa a pellet, vediamo però quali sono i vantaggi e gli svantaggi.

La prima cosa da sottolineare è che non sempre è possibile installare una stufa a pellet. Ne avevamo parlato nell’articolo: Pellet: requisiti per installare una stufa a pellet e quando non si può

La manutenzione della stufa a pellet: un impegno quasi quotidiano

Sappiamo che una caldaia a metano richiede poca manutenzione se non il controllo annuale. Tutto cambia per una stufa a pellet. In primo luogo spieghiamo sinteticamente come è fatta. Naturalmente c’è una camera di combustione, la stessa è collegata a un comparto per la raccolta delle ceneri e un vano per il pellet. Poi naturalmente c’è il sistema per convogliare il calore nel caso in cui la termostufa sia collegata all’impianto di riscaldamento.

Chi sceglie di comprare un bruciatore da installare all’esterno può avere il vantaggio di un vano per il pellet più ampio, questo vuol dire che una volta caricato, anche con più sacchi di pellet, è possibile stare tranquilli anche per più giorni. In caso contrario è necessario provvedere a ricaricare la stufa quando il pellet sta per finire.

In secondo luogo è necessario periodicamente svuotare il cestello della cenere, la cadenza dipende dall’uso più o meno intenso che si fa della stufa e dalla grandezza del cassetto. Generalmente la pulizia si fa una volta a settimana. In terzo luogo è necessario pulire la camera di combustione aspirando le ceneri e avendo cura di lasciare sempre ben puliti i pori presenti nella camera e che aiutano a una giusta circolazione dell’aria. Particolare attenzione deve essere posta anche alla pulizia del cannello di accensione. Questa pulizia dovrebbe essere fatta ogni 2-3 giorni, anche in questo caso dipende dal modello della stufa e dall’intensità dell’uso. Bastano comunque pochi minuti per entrambe le operazioni.

Infine, c’è la pulizia della canna fumaria, operazione che è necessario spesso delegare a un professionista. Questa operazione può essere fatta anche una sola volta l’anno, massimo due volte per un uso molto intenso.

Ora sembra che vi siano solo svantaggi, in realtà abbiamo visto che, nonostante i prezzi del pellet, continua ad essere un sistema più economico rispetto al metano, soprattutto nel caso in cui si propenda per un acquisto di una stufa a biomassa che quindi non brucia solo pellet. A ciò si aggiunge il piacere della fiamma che rende l’ambiente immediatamente più accogliente.

IVA al 5% su gas: l’agevolazione si applica sull’intera fornitura di gas

Con la Risoluzione 47 del 6 settembre 2022 l’Agenzia delle Entrate ha provveduto a fornire chiarimenti circa l’applicazione dell’Iva al 5% sul consumo di gas metano.

Agenzia delle Entrate chiarisce: Iva al 5% sul gas si applica per tutti gli scaglioni di consumo

L’articolo 2 del decreto legge 27 settembre 2021, n. 130, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 2021, n. 171, recante “Misure urgenti per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale” ha introdotto la riduzione temporanea e urgente dell’aliquota Iva al 5% per l’acquisto di gas metano. L’agevolazione è stata poi prorogata diverse volte e attualmente è in vigore fino al 31 dicembre 2022 al fine di agevolare famiglie e imprese attraverso un intervento che va a incidere sui costi energetici.

La disciplina generale prevede l’applicazione dell’Iva al 10% limitatamente agli usi civili fino a 480 metri cubi annui, mentre per i consumi eccedenti si applica l’Iva al 22%. Per quanto riguarda invece il gas metano per usi industriali, è prevista l’aliquota al 10% per le imprese estrattive, agricole e manifatturiere, comprese le imprese poligrafiche, editoriali e simili, mentre le altre sono assoggettate ad Iva al 22%.

Tali differenze hanno indotto molte persone e imprese del settore ad avere dubbi sull’aliquota da applicare, e in particolare si sono chiesti se la riduzione al 5% valesse solo per la porzione di consumo generalmente assoggettato al 10% oppure per il consumo complessivo.

L’Agenzia delle Entrate con la Risoluzione 47 del 6 settembre ha specificato che: per quanto riguarda gli usi civili con la disposizione in esame si intende ridurre al 5% l’aliquota IVA applicabile alle somministrazioni di gas metano, (…), indipendentemente dallo scaglione di consumo”.

Sottolinea l’Agenzia che dalla lettura congiunta delle varie norme emerge l’obiettivo del legislatore di ridurre il più possibile il costo finale del gas per gli utenti e proprio per questo motivo, chiarisce l’Agenzia deve ritenersi che l’aliquota agevolata del 5% debba applicarsi anche agli oneri generali di sistema.

Risoluzione-n.47-2022

Allarme riscaldamento per le scuole: settimana corta per tutti

L’allarme riscaldamento è ormai generalizzato in tutta Italia e a preoccuparsi sono anche le scuole, ecco perché da più parti regioni e province  stanno ipotizzando la chiusura di un ulteriore giorno a settimana per poter risparmiare sulla bolletta e non incidere in modo eccessivo sulle scorte di metano.

Parola d’ordine: risparmiare il metano anche a scuola

Non c’è tregua per la scuola, dopo le lunghe chiusure causa Covid ora si stanno studiando soluzioni per far fronte ai rincari dei prezzi del metano e soprattutto alla razionalizzazione dell’uso visto che c’è penuria. Si ipotizza di abbassare la temperatura negli uffici pubblici, chiudere gli stessi per uno o più giorni a settimana, integrando lo smart working, ridurre l’orario, insomma tutto per risparmiare qualche ora di riscaldamento e anche le scuole potrebbero essere coinvolte in questi progetti.

Allarme riscaldamento a scuola: presidi perplessi

Da più parti sta arrivando la proposta di applicare la settimana corta, in realtà la settimana corta, cioè con chiusura per il sabato e la domenica è una realtà già in molte scuole ed è parte dell’autonomia scolastica riconosciuta agli istituti. In molti casi la scelta tiene in considerazione le esigenze dei genitori. Ora la situazione è critica. Ecco perché, sebbene la scelta rientri nell’autonomia scolastica, in molte province sono proprio tali enti territoriali a suggerire questa piccola riforma.

La stessa però trova titubanze da parte dei presidi che sottolineano come la settimana corta faccia parte della programmazione e deve essere decisa con un anno di anticipo, cioè prima di presentare i programmi alle famiglie per le iscrizioni agli anni successivi. Insomma si potrebbe programmare ora per l’offerta formativa dell’anno scolastico 2023/2024. D’altronde però si tratta di affrontare un’emergenza e come si è optato per la gestione emergenziale in tempi di Covid, si può optare anche ora per l’apertura imminente dell’anno scolastico.

La settimana corta per tutti gli edifici scolastici implicherebbe lo spegnimento degli impianti di riscaldamento il venerdì pomeriggio, per poi riaccenderlo il lunedì mattina.

Allarme riscaldamento nelle scuole: la settimana corta darebbe respiro anche al trasporto pubblico

Le ricadute di questa scelta sarebbero molte, infatti ci sarebbe un ritorno positivo anche per il settore del trasporto pubblico e privato, visto che verrebbe meno la necessità di spostare i ragazzi da casa a scuola anche il sabato. Naturalmente è necessario optare per questa scelta senza ledere la didattica. Anche per questo, oltre al piano di distribuire le ore del sabato nella settimana, c’è anche l’idea di dedicare una giornata alla didattica a distanza che è stata provata già nel periodo della pandemia e potrebbe essere riusata in questa situazione di emergenza al fine di prevenire delle vere e proprie chiusure a causa dell’impossibilità di attivare il riscaldamento.

Pellet: quanto costa? Conviene o è preferibile il metano?

Uno dei principali problemi che gli italiani dovranno affrontare nel prossimo inverno è la spesa per il riscaldamento. Le alternative sono diverse, ma ad oggi appaiono tutte costose, tra queste vi è il pellet che negli ultimi anni è stato sempre più richiesto a causa del buon rapporto qualità/prezzo. Oggi però gli italiani si trovano a dover far fronte a prezzi davvero imbarazzanti con raddoppio del 100% del prezzo rispetto allo stesso periodo di un anno fa.

Costo pellet 2022 certificato

La prima cosa da sottolineare è che quando si parla di pellet è bene riferirsi sempre a pellet certificato, cioè un prodotto che rispetti gli standard di qualità previsti dalla normativa. Solo acquistando pellet certificato si può avere la certezza di acquistare un combustibile che abbia una buona resa e non presenti sostanze particolarmente dannose per la salute e per l’ambiente, ad esempio collanti. All’interno poi delle certificazioni ci sono diverse fasce di qualità e di conseguenza di prezzo.

Lettura consigliata: Pellet, metano e gasolio: quanto ci costerà in più il riscaldamento quest’anno?

Ogni paese ha i suoi criteri di certificazione a livello europeo e con riconoscimento internazionale, la certificazione è Enplus, quindi nella maggior parte delle case degli italiani si potrà notare il classico sacchetto con la certificazione Enplus. In alcuni casi accanto a questa si può notare la certificazione Din e Din Plus, che si trova su pellet proveniente dalla Germania, mentre Onorm M 7135 per quello proveniente dall’Austria.

La certificazione Enplus risponde alla direttiva EN 14961-2 ed è una certificazione che offre il vantaggio di seguire tutta la filiera di produzione del pellet: dal bosco, allo stoccaggio della legna alla trasformazione, trasporto e vendita.

La certificazione Enplus ha tre livelli:

  • Enplus A1, cioè pellet di alta qualità (con un residuo ceneri inferiore allo 0,7%);
  • Enplus A2: pellet di una qualità inferiore (con un residuo ceneri inferiore all’1,5%);
  • En-b: prodotto di scarsa qualità, adatto esclusivamente per utilizzo industriale.

Per evitare truffe con false certificazioni basta prestare attenzione a un dettaglio, cioè il codice azienda accanto alla certificazione. Questo può essere verificato sul sito https://enplus-pellets.eu/en-in/ in modo da controllare se l’azienda produttrice è autorizzata ad usare la certificazione Enplus.

Quali sono le quotazioni prezzi pellet 2022?

Fatta questa doverosa premessa si può ora parlare di prezzi del pellet. La passata stagione invernale era iniziata con pellet Enplus A1 al prezzo di 5 euro per un sacchetto di 15 kg, al termine della stagione però lo stesso sacchetto aveva una media di circa 7,50 euro. Quindi con un rincaro del 50%. Si riteneva che la stagione potesse iniziare da quel prezzo, cioè 7,50 euro per il sacchetto di 15 kg di Enplus A1, invece chi ha preferito la pre-vendita nei mesi estivi, cioè quando il prezzo era più basso ha avuto un’amara sorpresa, cioè in media un pellet Enplus A1 costa 10 euro per un sacchetto di 15 kg.

Quando si parla di prezzi medi del pellet è bene prestare attenzione, infatti, il prezzo dei vari marchi oscilla tra 9,50 euro e 11 euro, con previsioni al rialzo per i prossimi mesi, cioè a partire da settembre. Ci possono essere lievi oscillazioni di prezzo tra pellet di abete e di faggio. Generalmente il faggio brucia più lentamente quindi riesce a mantenere il calore, ma nella fase iniziale di accensione impiega più tempo a raggiungere la temperatura pre-impostata.

Il prezzo ovviamente diminuisce per un pellet Enplus A2, le differenze sono soprattutto di resa, infatti un bruciatore con un prodotto che ha un basso potere calorifero impiega maggior tempo a raggiungere la temperatura impostata, di fatto consuma di più soprattutto nel caso di stufe a pellet in automodulazione, cioè modelli che, raggiunta la temperatura impostata, bruciano solo piccole quantità di pellet per mantenerla. Tendenzialmente il pellet Enplus A2 costa circa 1 euro in meno rispetto ad Enplus A1.

Quali sono i motivi dei rincari prezzo del pellet 2022?

La motivazione ufficiale dei venditori è l’introvabilità dei prodotti che porta i prezzi alle stelle, a ciò si aggiunge la produzione quasi nulla dell’Italia quindi siamo costretti a importare il pellet con spese di trasporto notevoli. Deve inoltre aggiungersi che gli impianti di produzione di pellet hanno un elevato dispendio di energia e di conseguenza i rincari energetici pesano anche in questo settore.

Conviene avere la stufa a pellet o è preferibile il metano ?

Fino a poco tempo fa la risposta era affermativa, oggi è difficile fare calcoli senza sapere esattamente come andrà la stagione. Qualcuno però ci ha provato, i calcoli sono basati su quotazioni del metano nel mese di aprile 2022. In quel caso veniva rilevato che il pellet sarebbe stato meno conveniente del metano nel caso in cui avesse superato il prezzo di 8,90 euro al sacchetto.

Il problema però è un altro, infatti queste stime sono poco convincenti oggi, ad agosto 2022, perché si annunciano nuovi rialzi del metano e soprattutto la razionalizzazione dello stesso perché, sebbene gli approvvigionamenti dell’Italia siano sufficienti anche grazie alla politica adottata con forniture dall’Algeria, la normativa europea prevede che in caso di difficoltà, il metano debba essere redistribuito in favore di altri paesi. A titolo informativo, ad aprile i prezzi del gas metano erano: 0,859 €/Smc, oggi siamo già a 1,08 €/SMC, quindi il calcolo che abbiamo visto in precedenza già non è più valido.

Poi c’è un altro fattore, cioè noi parliamo del costo di riscaldarsi con un prodotto o l’altro, ma dimentichiamo i costi della stufa a pellet o di una caldaia a condensazione, sono simili, ma se abbiamo una stufa a pellet nuova difficilmente ne abbiamo ammortizzato il costo e se compriamo un nuovo prodotto, come un bruciatore a biomassa o una caldaia a condensazione dobbiamo valutare sempre l’ammortizzazione del costo, tranne nel caso in cui possiamo beneficiare di detrazioni. Come ad esempio nel caso in cui si intenda fruire del bonus stufe a pellet.

Consigliamo la lettura di: Stufe a pellet a rischio: mancano componenti per la produzione

Taglio accise carburanti: proroga fino all’8 luglio e novità per il metano

Buone notizie per gli italiani, la proroga del taglio delle accise sui carburanti va oltre le aspettative. Sconti assicurati fino all’8 luglio 2022. Buone notizie anche per chi ha veicoli alimentati a metano.

Proroga fino all’8 luglio 2022 del taglio delle accise sui carburanti

Il prezzo dei carburanti non accenna a diminuire, anzi negli ultimi giorni ci sono stati ulteriori lievi incrementi di prezzo che hanno portato il Consiglio dei Ministri a prorogare dal 3 maggio 2022 fino al giorno 8 luglio 2022 il taglio delle accise sui carburanti. Il taglio è stato già prorogato una volta e proprio il 2 maggio era in scadenza la proroga. Prevede uno sconto di 25 centesimi, per effetto di questo taglio, vi è un’ulteriore riduzione del prezzo come conseguenza di una riduzione dell’IVA pari a 5,5 centesimi.

Il risultato di tale cumulo è uno sconto è 30,5 centesimi. Questo consente di mantenere il costo dei carburanti sotto la soglia dei due euro. Ad oggi al self service è possibile acquistare benzina a circa 1,79 centesimi, il diesel sta subendo aumenti maggiori e ora è il costo è di 1,81 centesimi al litro, sempre al self service. I costi aumentano di qualche centesimo per il servito, inoltre vi sono delle oscillazioni tra i vari distributori.

Novità anche per gli automobilisti che usano il metano

Con il nuovo provvedimento adottato dal Consiglio dei Ministri, oltre alla proroga del taglio delle accise sui carburanti, si adottano misure volte a tenere sotto controllo il costo del metano. In questo caso le accise sono pari a zero, inoltre è stata fissata l’IVA al 5%. Questa misura vede la luce perché il metano, pur avendo un costo inferiore rispetto ad altri carburanti, e proprio per questo negli ultimi anni c’è stato il boom degli impianti a metano sulle autovetture, sta comunque vedendo forti aumenti di prezzo.

Anche stavolta, come è già successo con le proroghe precedenti, il Governo ha reso noto che al fine di evitare manovre speculative, la Guardia di Finanza sarà attiva nel monitoraggio dei prezzi e in particolare controllerà l’assenza di aumenti anomali e non giustificati dall’aumento del costo della materia prima.

Proroga del taglio delle accise sui carburanti e altri aiuti alle famiglie

Il consiglio dei Ministri tenutosi il 2 maggio 2022 non ha previsto solo la proroga del taglio delle accise sui carburanti, ma anche un corposo pacchetto di aiuti alle famiglie. Il valore complessivo della manovra sarà di 6/7 miliardi di euro anche se qualcuno vocifera che potrebbero arrivare a 14 miliardi. Mentre alcuni sindacati mostrano soddisfazione, non manca chi, come Landini segretario della CGIL, continua a chiedere uno scostamento di bilancio, maggiori aiuti alle famiglie per contrastare i rincari dei prezzi e aumento degli stipendi. D’altronde c’è chi sostiene che un aumento degli stipendi potrebbe portare a una vera e propria svalutazione del denaro.

Novità in arrivo anche per il prezzo dell’energia, infatti il valore ISEE per poter accedere al Bonus Sociale vede un nuovo rialzo e dovrebbe arrivare a 15.000 euro. In passato era a 8.000 euro, poi innalzato a 12.000 euro.

Stangata d’autunno? Aumenti in vista per le tariffe, ma attenti agli allarmismi

L’economia italiana è in forte ripresa come non accadeva da anni, ma tutto questo ha dei riflessi anche sui costi e il Codacons, associazione dei consumatori, parla di stangata d’autunno e prevede un aumento considerevole delle tariffe più importanti con un maggiore esborso per le famiglie di circa 1500 euro distribuito su soli 3 mesi. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Stangata d’autunno: attenzione all’eccessivo allarmismo

Occorre sottolineare che i titoli allarmistici sulla stangata d’autunno sono un po’ esagerati, infatti nella stima del Codacons sono inseriti anche i costi relativi al rientro a scuola degli studenti. Si calcola che per ogni figlio, tra corredo scolastico e libri, ci sia un esborso di circa 1200 euro. Tale somma però non è determinata solo da rincari, ma anche da prezzi “base”. Codacons calcola il solo corredo scolastico (astucci, diari, quaderni, zaini, colori) nel 2021 costerà 550 euro circa per alunno, ma su queste voci è possibile comunque operare con oculatezza, ad esempio evitando prodotti griffati. In realtà gli effetti rincari sono più bassi e li vedremo nel prosieguo.

Tenendo in considerazione esclusivamente i rincari, Federconsumatori stima una spesa in più pari a 7,1 euro per il corredo scolastico del 2021. Addirittura Federconsumatori per il 2021 ipotizza una riduzione della spesa relativa ai libri, calcola che uno studente del primo anno di liceo debba spendere per i libri 668,20 euro, pari all’1,3% in meno rispetto al 2020. Per uno studente di prima media, invece, sempre secondo Federconsumatori, la spesa per i libri sarà di 429,30 euro, pari al 3,1% in meno rispetto al 2020. Naturalmente sono stime, infatti molto dipende anche dalle scelte dei libri scolastici operate dagli insegnanti, ogni singola famiglia potrà valutare l’effettiva spesa.

Rincari d’autunno: nel 2021 l’inflazione corre

Ritornando alle voci sulla stangata d’autunno, in Italia attualmente si registra un’inflazione al 2,1% e questo porta ad un aumento dei prezzi al consumo, a farne le spese più di tutti è il comparto energetico, trasporti, turismo. Dal solo aumento dell’inflazione secondo le stime fatte ci sarà un aumento di 190 euro del costo della vita.

Il solo comparto dei trasporti che ha visto ad agosto un forte aumento di domanda ha registrato aumenti di prezzi del 5,3%, questi però non sono del tutto giustificati se non con la necessità del settore turismo di aumentare le entrate dopo i blocchi dovuti al covid e all’aumento di domanda degli italiani.

Stangata d’autunno 2021: il settore energetico registra aumento del costo della materia prima

Particolarmente importante è l’aumento del prezzo del metano, raddoppiato rispetto a quello dei mesi primaverili, tale aumento è dettato da un incremento della domanda da parte dei Paesi asiatici. A ciò si aggiunge che il 1° ottobre l’ARERA ( Autoritàdi Regolazione per Energia, Reti, Ambiente) provvederà ad aggiornare le tariffe e ovviamente su queste si rifletterà proprio l’aumento del costo del metano che a sua volta porterà aumenti anche della bolletta elettrica. Ciò perché la maggior parte delle centrali termoelettriche utilizza il metano per produrre energia. L’aumento a famiglia per il costo di elettricità e gas spalmato sull’ultimo trimestre del 2021 sarà di 24,5 euro.

Non va meglio con i carburanti, infatti attualmente c’è un aumento del 17,8% del prezzo della benzina rispetto allo stesso periodo di un anno fa, mentre per il gasolio l’aumento registrato rispetto a settembre 2020 è del 16,7%. L’aggravio calcolato per i carburanti è di 75 euro in più a famiglia. L’aumento dei prezzi di carburante secondo le stime porterà ad un aumento anche del costo dei prodotti che viaggiano su gomma, ad esempio quelli del settore alimentare.

Ancora carburanti in calo

Nessun cambio di rotta per i prezzi dei carburanti che, in linea con il trend del periodo, procedono la corsa al ribasso anche in questo inizio settimana.

Nonostante la benzina abbia guadagnato 5 euro/mille litri e il diesel 3,6, , i listini a livello Paese si presentano ancora in calo rispetto ai prezzi raccomandati con alcuni aggiustamenti per difetto.
Tra i ribassi più consistenti ci sono quelli di IP (1 cent euro/litro su entrambi i prodotti), Esso (-0,5) e TotalErg (-0,4 soltanto sulla verde).

Vera MORETTI

La benzina torna sotto 1,8 euro

Era da quattro mesi che non succedeva ma oggi la benzina è tornata sotto quota 1,8 euro al litro. L’ultima rilevazione simile risale al 28 dicembre.

Anche questa mattina le compagnie si sono presentate con i listini in ribasso, ad eccezione di Eni, e ciò ha contribuito a far scendere maggiormente le medie ponderate, sempre in modalità servito.
Oggi, dunque, sarà conveniente fare il pieno ed approfittare di questo ulteriore calo.

In media, il costo della benzina è di 1,796 euro al litro, mentre quello del gasolio è di 1,693 (-0,5 cent). Sono invece fermi gpl e metano.
I cali di oggi sono compresi 0,5 e 1 cent per la verde e sono di 1 cent per il gasolio. Q8 è la comagnia meno cara per la benzina, Eni per il gasolio.

A livello Paese, si va da 1,797 euro al litro di Q8 a 1,807 di Tamoil, mentre per il gasolio i prezzi oscillano tra 1,692 euro al litro di Eni a 1,7o7 sempre di Tamoil.

Vera MORETTI

Ancora in calo i prezzi della benzina

La corsa al ribasso dei prezzi dei carburanti continua, e anche l’apertura di questa nuova settimana lo conferma.
In realtà, questo lunedì sembra confermare i ribassi effettuati dalle principali compagnie nel corso del fine settimana.
Eni, infatti, aveva inaugurato il week-end con benzina e diesel a -1,5 centesimi, e gli aveva fatto seguito IP (-1 centesimo sulla benzina e -0,5 sul diesel), Q8 (-0,5 centesimi su entrambi i prodotti), Tamoil (-1 sulla benzina) e TotalErg (-0,5 centesimi sulla verde).

Per quanto riguarda le medie ponderate odierne, i prezzi a livello nazionale vedono la benzina arrivare a 1,817 euro/litro (-0,9 centesimi) e il gasolio a 1,719 euro (-0,7centesimi), mentre è rimasto invariato il Gpl a 0,804 euro, e il metano, infine, sale a 0,991 euro/kg (+0,1 centesimi).

Vera MORETTI