Giornata nazionale vittime del lavoro

 

Oltre 7 mila morti bianche, quasi 200 mila invalidità permanenti e oltre 5 milioni di infortuni sul lavoro: è questo il bollettino di guerra stilato dal rapporto Inail su morti e incidenti sul luogo di lavoro. Oggi si celebra in tutta Italia la 62ma Giornata per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro organizzata dall’Anmil per sensibilizzare l’intera penisola su un tema che da nord a sud interessa purtroppo tutta l’Italia.

Secondo i dati Inail gli infortuni sul lavoro avrebbero subito una leggera flessione dal 20o1 ad oggi, passando dai 1.023.000 del 2001 a 725.000 del 2011, con una riduzione complessiva di quasi 300.000 unità pari a -29,1%. Il futuro sembra meno rischioso, in particolare se si guarda agli infortuni mortali, scesi dai 1.546 casi del 2001 ai 920 del 2011, segnando un calo pari al 40,5%.

Numeri ancora purtroppo troppo alti per un Paese come l’Italia “le dimensioni del fenomeno permangono ancora oggi troppo elevate e del tutto inaccettabili per un Paese civile – sottolinea l’Anmil – 725mila infortuni nel solo anno 2011 stanno a significare che in pratica ogni giorno, comprese ferie e festivi, ben duemila lavoratori subiscono un trauma con conseguenze più o meno pesanti in termini fisici, psicologici ed anche economici. Ogni anno, inoltre, sono almeno 40mila (più di 100 al giorno) i lavoratori che subiscono una invalidità permanente di medio-alta gravità”.

La Giornata per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro “vuole essere, prima di tutto, un momento di incontro tra le forze vitali della società per non dimenticare e per sottolineare, una volta di più, che uno Stato civile non può permettere che si creino situazioni discriminanti tra i cittadini, ma deve anzi operare affinché qualsiasi barriera venga eliminata e l’handicap che esiste soprattutto in relazione alle difficoltà che un disabile incontra tenda a scomparire” conclude l’Anmil.

E in materia di sicurezza sul luogo del lavoro, proprio in questi giorni il Ministro del Welfare Elsa Fornero ha confermato l’attuazione del Testo Unico sulla Sicurezza “entro la legislatura”. Il governo sta esaminando in questi giorni un ‘pacchetto’ di semplificazioni in materia di lavoro e previdenza “finalizzate a alleggerire gli obblighi burocratici, e quindi i costi, a carico dei datori di lavoro, senza mai ridurre le garanzie dei lavoratori” e “a disciplinare i tempi per controlli e verifiche sulle attrezzature, nonchè ridurre i tempi di attesa per avviare le azioni di assistenza agli infortunati“.

Il Ministro Fornero ha poi assicurato come la legislazione italiana in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro sia “all’avanguardia rispetto a quella di altri Paesi europei ma il quadro legislativo è ancora ricco di potenzialità e bisogna curare con maggiore efficienza le modalità di attuazione”.

Alessia CASIRAGHI

Incentivi per incoraggiare l’assunzione di donne e under 29

Il Ministro del Welfare Elsa Fornero ha presentato un decreto interministeriale che ha lo scopo di risolvere, anche se parzialmente, il problema della disoccupazione di giovani e donne.

In concreto, saranno destinati 230 milioni in incentivi pubblici rivolti ai datori di lavoro che assumeranno, a tempo indeterminato o determinato, nuovo personale costituito da giovani e/o donne, che in questo periodo rappresentano, almeno lavorativamente parlando, le fasce deboli del Paese.

Per quanto riguarda le assunzioni a tempo indeterminato, il datore di lavoro riceverà 12.000 euro per ogni lavoratore stabilizzato trasformando in tempo indeterminato (anche a tempo parziale) contratti di lavoro a tempo determinato, ma anche a progetto, forme di collaborazioni coordinate e continuative o di associazioni in partecipazione con apporto di lavoro.

Gli incentivi previsti per le assunzioni a tempo determinato, invece, prevedono contributi di 3 mila euro qualora la durata del rapporto di lavoro sia di almeno 12 mesi; 4 mila euro per non meno di 18 mesi e 6 mila euro per durate superiori ai 24 mesi.

Il finanziamento è gestito da INPS e diventerà subito attivo. Riguarderà infatti, i rapporti di lavoro stabilizzati o attivati entro il 31 marzo 2013 con giovani fino a 29 anni e donne di qualunque età.
La distribuzione degli incentivi avverrà in ordine cronologico e fino ad esaurimento e la presentazione delle domande sarà a breve possibile anche in via telematica.

Vera MORETTI

Pensioni: da gennaio sistema retributivo addio

Dal primo gennaio 2012 la rendita di chi lascia il lavoro sarà calcolata con il sistema contributivo. Addio quindi al sistema retributivo per le pensioni degli italiani, è la proposta avanzata dal nuovo Ministro del Welfare Elsa Fornero.

Ma cosa significa il passaggio da un sistema retributivo ad uno contributivo? In pratica le pensioni non verranno più calcolate garantendo il reddito ottenuto nell’ultima parte della carriera lavorativa del contribuente, ma attraverso un sistema – meno vantaggioso ma più equo – con cui si riceverà in proporzione di ciò che si è versato. Do ut des, insomma, in cui ad essere favoriti saranno coloro che resteranno più a lungo al loro posto di lavoro.

Come funziona il sistema contributivo? Il contribuente dipendente verserà il 33% del suo stipendio ogni mese (nel caso di un lavoratore autonomo la quota scenderà al 20%).

I contributi versati subiranno poi, a fine carriera, una rivalutazione in base all’andamento quinquennale di Pil e inflazione: in pratica più saliranno questi parametri, maggiore sarà la rendita ricevuta. Il calcolo non finisce però qui. Al momento della pensione, al capitale accumulato verrà applicato un coefficiente calcolato in base all’età in cui ci si ritira dal lavoro: più alta l’età, più alto il coefficiente. Quindi, chi deciderà di andare in pensione prima subirà una riduzione proporzionale nella futura busta paga.

Il nuovo sistema entrerà in vigore il 1 gennaio 2012, ma solo per coloro che nel 1996 avevano un’anzianità di servizio inferiore ai 18 anni. Fra questi vanno distinte tre categorie:

  • coloro che lavoravano già nel 1996 vedranno applicarsi un sistema misto, ossia retributivo per gli anni lavorati prima del 1996, e contributivo per quelli successivi
  • coloro invece che hanno firmato il primo contratto di lavoro dopo il 1996 vedranno applicarsi alla loro pensione unicamente il sistema contributivo
  • continueranno invece ad avere la pensione calcolata in base al sistema retributivo coloro che nel 1995 avevano già compiuto i 18 anni di anzianità o oltre

Il sistema retributivo, in ogni caso, sparirà completamente nel 2030.

Alessia Casiraghi