Sanremo e l’ industria musicale italiana

Buona parte delle persone che seguono il Festival di Sanremo vede solo il lato artistico della musica e delle canzoni, non pensando che, dietro alle sette note, ci sono un mercato e un’ industria musicale che, all’interno della più ampia industria culturale italiana, giocano un ruolo importante.

Secondo la recente ricerca “Italia creativa”, realizzata da Ernst &Young su mandato della Siae, nel 2014 il valore dell’ industria musicale italiana è stato di 4,3 miliardi di euro, valore che l’ha piazzata al sesto posto come settore, su 11 considerati: Architettura, Arti Performative, Arti Visive, Cinema, Libri, Musica, Pubblicità, Quotidiani e Periodici, Radio, TV e Home Entertainment, Videogiochi.

Se prima dell’ industria musicale vengono, dopo TV e Home Entertainment (12,2 miliardi), Arti Visive (11,2 miliardi), Pubblicità (7,4), Quotidiani e Periodici (5,1) e Arti Performative (4,3 miliardi), il settore musicale è quello che, dopo le Arti Visive, dà lavoro al maggior numero di persone: oltre 160mila.

Incontrastato il primato dell’ industria musicale per quanto i diritti d’autore, per i quali nel 2014 valeva l’80% del totale: 446 milioni di euro su 563. Ma, oltre a questo storico zoccolo duro di incassi, da segnalare anche il segno più sul fronte dei concerti (+18,3%, per un totale di 346 milioni), mentre sono scesi i ricavi derivanti da radio musicali e diritti televisivi, – 6,5%, e quelli di discoteche e locali da ballo, con un -10%.

Rilevante, nell’ambito del Festival di Sanremo, la parte discografica analizzata nella ricerca di Ernst & Young, basata sui dati della Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana) relativi al 2014 e ai primi 9 mesi del 2015. Ebbene, per il periodo considerato, in ambito discografico l’ industria musicale italiana ha fatto segnare un +25%, pari a 93,9 milioni di euro, circa 18,5 milioni in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con una crescita importante del mercato digitale: +27% a 43 milioni.

Sull’ industria musicale italiana, il Festival di Sanremo ha ancora un impatto significativo, anche se non più massiccio come negli anni d’oro della kermesse musicale. Sono gli stessi artisti ad ammetterlo implicitamente con la loro presenza sul palco dell’Ariston, certi che una partecipazione al Festival possa dare a una spinta non solo alla propria musica, ma anche alla propria immagine e a eventuali tour

 

Il commento del presidente della Siae Filippo Sugar a questi dati sull’ industria musicale italiana e, in generale, su quelli dell’industria culturale (circa 47 miliardi di fatturato, pari al 2,9% del Pil nazionale, per oltre un 1 milione di occupati), non poteva che essere positivo: “Già fotografare assieme tutti questi settori è un dato importante. E’ una fotografia che ci dice che non siamo indietro, che siamo importanti già oggi e che abbiamo un’enorme opportunità per un futuro all’altezza del nostro passato”.

“Imprenditori, investite su Sanremo”

di Davide PASSONI

Seconda puntata del nostro viaggio a Sanremo: oltre il Festival, dentro all’economia locale. Oggi risponde alle domande di Infoiva Claudia Lolli, vicesindaco di Sanremo e assessore alla Promozione Turistica e Cultura della città.

Il Festival è ancora un toccasana per la città? Se sì, in che termini?
Lo è almeno su due fronti. Intanto per motivi di bilancio: la convenzione con la Rai che permette al Comune di incassare una cifra importante a fronte della concessione della gestione del brand. E poi la visibilità: non ha paragoni e non ha prezzo.

Durante la settimana festivaliera che cifre muove nell’economia della città, in valori e percentuali, la macchina della kermesse?
Per quanto riguarda il discorso della ricettività alberghiera, concordo con il presidente di Federalberghi Sanremo, l’ingegner Varnero: siamo intorno alle 15-18mila presenze. Tenga conto del fatto che si tratta di un periodo in cui gli hotel sono a tariffa piena, per cui il giro d’affari è importante. Nelle settimane precedenti il Festival, c’è già un buon movimento di addetti ai lavori, che soggiornano però a tariffe convenzionate. Per il commercio, invece, cambia poco: chi viene qui per lavorare al Festival ha meno interesse a fare shopping o acquisti spiccioli.

Che umori percepisce dalle varie associazioni di categoria del territorio nel periodo del Festival?
Gli umori sono i più diversi. Sicuramente le liberalizzazioni sono sentite come un grosso problema, che ha portato con sé tanti altri nodi irrisolti. C’è anche preoccupazione per un crescente abusivismo commerciale. Come giunta siamo impegnati a sviluppare accordi con le varie associazioni di categoria. Molto importante quello siglato con Confcommercio nel 2012 per realizzare manifestazioni commerciali da farsi su istanze che provengono dall’associazione; capirà che, essendo i commercianti sul campo e avendo il polso di quello che turisti e cittadini cercano, questo tipo di manifestazione ha grande importanza.

Quanto avete investito?
Si è trattato di uno sforzo notevole per il Comune, dato che lo scorso anno abbiamo stanziato 70mila euro per queste iniziative. Per un Comune come il nostro e con i vincoli del patto stabilità, non è cosa da poco. Ci tengo a ricordare, poi, che tavoli con associazione turistiche e commerciali sono sempre aperti.

Festival, rally, ciclismo, casinò, Giraglia… Quanta parte dell’indotto che generano rimane sul territorio?
Il 10 marzo avremo i carri fioriti, il 17 la Milano-Sanremo, poi la Dragon Cup di vela, più avanti la Giraglia: in termini di marketing possiamo dire che il “brand Sanremo è fortissimo”. Quanto rimane sul territorio? Eventi come la Milano-Sanremo lasciano poco in termini economici immediati, a fronte di un investimento sostanzioso, ma come visibilità internazionale per il Comune non c’è niente di meglio, mi creda. Penso che gli eventi di Sanremo costituiscano un giusto mix tra investimento e ritorno, tanto immediato quanto a lungo termine.

Che iniziative mette in campo il Comune a sostegno della piccola imprenditoria locale?
Lavoriamo in sinergia assoluta con tutte le realtà produttive del territorio. Il sindaco viene dal mondo imprenditoriale, così come buona parte della giunta: la sensibilità verso quel mondo c’è ed è forte, mi creda.

Turismo e florovivaismo sono le punte di diamante della vostra economia locale? Avesse solo 1000 euro da destinare e dovesse scegliere uno solo di questi settori, a chi li darebbe?
Direi a manifestazioni turistiche che promuovano l’eccellenza florovivaistica, come quella dei carri fioriti.

Risposta un po’ democristiana…
In questo periodo un po’ tutti dobbiamo esserlo (ride, ndr.)

Ci spieghi perché “Sanremo è Sanremo” anche dal punto di vista dell’economia locale…
Perché è un brand internazionale fortissimo. Anzi, invito tutti gli imprenditori che volessero investire su Sanremo a farlo, perché potremmo dare loro delle grandi soddisfazioni.

“Turismo da Festival? Marginale”

di Davide PASSONI

Prima puntata del viaggio di Infoiva a Sanremo: oltre il Festival, dentro all’economia locale. Oggi intervistiamo il presidente di Federalberghi Sanremo, l’ingegner Igor Varnero.

Il Festival è ancora un toccasana per il turismo in città?
Sicuramente consideriamo il Festival uno dei principali esempi di destagionalizzazione turistica. Al di là della crisi, da un punto di vista di immagine e di ricaduta immediata sulla città, non ha paragoni.

Durante la settimana festivaliera che cifre muove sul mercato dell’ospitalità alberghiera, in valori e percentuali, la macchina della kermesse?
Abbiamo stimato che il Festival può valere intorno alle 15mila presenze in 10 giorni, negli anni buoni anche 20mila. Sanremo, come capacità ricettiva conta su circa 1500 camere, in generale con tariffe molto buone.

Contate molto su un “effetto vetrina” del Festival?
Solo la Nazionale riesce a battere gli ascolti del Festival. Che è anche molto “esportato” all’estero: magari non come negli Anni ’80, ma gli stranieri lo seguono molto, soprattutto in Russia Sanremo È il Festival.

La Russia è per il vostro turismo un mercato di riferimento?
I russi sono i clienti estivi più numerosi, credo che in Russia Sanremo sia la quinta città italiana come percepito popolare, dopo le quattro maggiori città d’arte. In questo senso la ricaduta sulla nostra economia è rilevante ma difficile da calcolare.

Perché?
Il Festival assomiglia più a una fiera di settore che a un festival musicale. Il “turismo da Festival” è marginale, quello che fa lievitare le presenze è tutto il seguito di addetti ai lavori: manager, artisti, discografici, giornalisti…

Siete già al tutto esaurito?
No, contiamo ancora delle disponibilità; credo che al tutto esaurito si arriverà nel weekend finale. Veniamo da 5 anni di crisi molto dura e anche il Festival ne risente; una crisi i cui effetti sul mercato musicale sono stati acuiti dai fenomeni della musica online e della pirateria. Una volta c’era tutto un mondo di cui, non lo nascondo, abbiamo potuto godere e che oggi non c’è più: negli Anni ’80 quando si muoveva un cantante si muoveva con lui una cinquantina di persone, ora le cose sono diverse.

Festival a parte, come sono gli umori degli albergatori sanremesi che guardano alla prossima stagione estiva?
La situazione è complicata. A causa della crisi abbiamo pagato sul mercato italiano la stagionalità, ma tutto sommato le ultime stagioni estive sono andate bene. C’è stato un recupero della clientela straniera in generale e, come detto, di quella russa in particolare; tornano gli scandinavi e Sanremo stessa ha cambiato immagine e sostanza negli ultimi anni, modificando la percezione turistica della città: ora la riqualificazione del percorso della vecchia ferrovia e della passeggiata lungomare ne hanno cambiato il volto, l’hanno resa ancora più bella.

Che misure utilizzate per evitare che, in questa settimana, qualche albergatore faccia il furbo con i prezzi, come qualcuno accusa?
Il mercato è libero e non sono le associazioni di albergatori a fare pressioni per regolarlo in tal senso. I prezzi seguono la domanda: quando c’è, il prezzo sale. È una polemica che si può fare ovunque, da Milano a New York. Detto questo, i prezzi medi degli hotel a Sanremo durante il Festival non mi sembrano fuori mercato.

Pensa che le strutture ricettive della città siano all’altezza, in termini di quantità e qualità, di quanto il turista si aspetta da Sanremo?
Scontiamo un problema strutturale del turismo italiano, e ligure in particolare. Deve pensare che l’investimento in strutture alberghiere è molto pesante: solo per rifare una camera si possono spendere 20-25mila euro. Si parla quindi di milioni di euro per riqualificare le strutture. Siamo in crisi marcata dal 2002: l’11 settembre ci ha tolto il turismo americano e l’ingresso nell’euro ha ridotto pesantemente i margini per chi opera nel settore, rispetto a località del mondo nelle quali il lavoro, l’energia, i servizi costa la metà rispetto all’Italia. Capisce che la capacità di investimento delle aziende è rimasta segnata.

E la Liguria?
La Regione Liguria è molto debole negli investimenti sul turismo, perché è piccola e i finanziamenti agli hotel arrivano col contagocce. La Liguria investe 2 milioni e mezzo di euro all’anno in promozione, quando regioni come il Trentino o il Piemonte ne mettono sul piatto fino a 40. Di conseguenza le nostre aziende soffrono.

A scapito della qualità degli standard ricettivi?
La qualità media degli alberghi 3-4 stelle a gestione familiare di Sanremo è in linea con gli standard di mercato, altri invece hanno investito meno e si vede.

E la logistica?
La Liguria è tagliata fuori dagli investimenti ferroviari e i turisti, di conseguenza, si muovono su strada; peccato che abbiamo un’autostrada che risale agli Anni ’70 con tutti i suoi limiti e che, complici l’aumento delle tariffe e il caro benzina, andare in vacanza in auto stia diventando un lusso…

Vi sentite la “periferia dell’impero”?
Da Sanremo a Roma in treno ci vogliono 7 ore, 4 per andare a Milano, mentre da Ventimiglia a Parigi che ne vogliono 6. Abbiamo a mezz’ora di auto un aeroporto internazionale, Nizza, tra i più importanti della Francia e noi stiamo cercando di sfruttarlo creando un collegamento low cost con la Riviera. Noi, mentre qualcun altro avrebbe dovuto essere attento e pensarci… La politica non dà risposte all’economia: il turismo non si fa in un posto che non si può raggiungere o che si raggiunge con costi e tempi troppo elevati.

E quindi tocca agli imprenditori metterci una pezza…
La forza dell’Italia, anche nel campo alberghiero, sono le piccole imprese, che investono non solo per fare soldi ma anche per passione: secondo me questa visione è un trampolino di lancio, non un ostacolo. Ecco perché a Sanremo, così come e in tante altre parti d’Italia non ci sono multinazionali dell’hotellerie.

Il Festival di Sanremo visto con gli occhi dell’economia

di Davide PASSONI

Perché Sanremo è Sanremo, anche per l’economia. Passateci l’attacco poco originale, ma nella settimana in cui l’Italia lascia da parte le schermaglie della campagna elettorale e si mette davanti alla tv a godersi il Festival, noi di Infoiva non potevamo non cercare di capire che cosa significa la kermesse canora per la città ligure in termini economici.

Dietro al sipario del Teatro Ariston, infatti, ci sono tutto un mondo e un indotto che ruotano intorno al Festival e che hanno ricadute sul tessuto produttivo ed economico di Sanremo; in alcuni casi si tratta di un ritorno immediato, ma per lo più la kermesse canora ha effetti a medio termine sulla vita imprenditoriale della città. I settori che più rapidamente risentono dei benefici portati in Riviera dal carrozzone del Festival sono quello alberghiero e della ristorazione; per gli altri, che esista o no il Festival della Canzone Italiana, nell’immediato cambia assai poco.

Ma il Festival è anche un’occasione di business per il mercato discografico italiano. Se a farla da padrone sono sempre di più le major internazionali e se internet ha cambiato radicalmente il modo di creare, fruire e vendere musica, resta comunque il fatto che etichette indipendenti, studi di registrazione, agenti rappresentano tante sfaccettature del lato business della musica, quello che spesso passa in secondo piano rispetto al lato artistico.

Siccome però a noi di Infoiva dell’arte interessa poco ma preferiamo concentrarci sul business, ecco che questa settimana faremo quattro passi (metaforicamente…) in Riviera a sondare gli umori di imprenditori, commercianti, ristoratori. Per scoprire se Sanremo è veramente Sanremo anche per chi lavora e produce sul territorio.