Berlusconi: prima la legge di stabilità, poi dimissioni

Nel pomeriggio l’approvazione da parte della Camera del disegno di legge di rendiconto generale dello Stato per il 2010, con 308 voti a favore, nessun contrario, un astenuto e 321 non votanti. Uno schiaffo per Berlusconi e per la sua non-più-maggioranza. Il Premier ha preso atto e, dopo un breve vertice con la Lega, è salito al Quirinale e, dopo un colloquio con Napolitano, la decisione: prima l’approvazione della legge di stabilità per garantire gli impegni presi con l’Ue, poi dimissioni e voto anticipato.

Dopo il varo della legge di stabilità ci saranno le mie dimissioni in modo che il capo dello Stato possa aprire le consultazioni e decidere sul futuro: non spetta a me decidere, ma io vedo solo la possibilità di nuove elezioni. Il Parlamento è paralizzato“, ha detto Berlusconi al Tg5.
 
Ritengo che sia importante dare la prcedenza all’approvazione di queste misure e quindi intendo chiedere all’opposizione di consentire il varo urgente di queste misure di stabilità che conterranno tutte le richieste dell’Europa“, ha proseguito.
 
Alla domanda se le elezioni siano più vicine, Berlusconi ha risposto: “Sì, mi sembra logico perché il Parlamento è paralizzato per quanto riguarda la Camera dei deputati, al Senato il centrodestra ha ancora una buona maggioranza. Invece con la defezione di 7 membri della maggioranza il governo non ha più quella maggioranza che noi credevamo di avere e quindi dobbiamo con realismo prendere atto di questa situazione e preoccuparci della situazione italiana e di ciò che sta accadendo sui mercati“.
 
Secondo Casini, l’esito dell’incontro tra Napolitano e Berlusconi “dimostra che una via d’uscita c’era, ma sono convinto che Berlusconi abbia la consapevolezza che la situazione economica e finanziaria non ci consente una lunga ed estenuante campagna elettorale“.
 
L’annuncio delle dimissioni del presidente del Consiglio “è una svolta, che salutiamo con grande soddisfazione“, ha invece commentato il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che guardando alla crisi sottolinea come sia “urgente che le dimissioni del presidente del Consiglio consentano di aprire una nuova fase“. “Ci riserviamo un esame rigoroso del contenuto dell’annunciato maxiemendamento alla legge di stabilità per verificare le condizioni che ne permettano, anche in caso di una nostra contrarietà, una rapida approvazione. Il Pd – conclude Bersani – ritiene sconcertante che con le sue prime dichiarazioni il presidente del Consiglio, battuto alla Camera e dimissionario, cerchi di condizionare un percorso che è pienamente nelle prerogative del Capo dello Stato e del Parlamento“.

Un maxiemendamento che piace a pochi

E’ in arrivo un maxiemendamento che il Consiglio dei Ministri ha presentato in Senato, che, in ordine di importanza, ha scalzato decreto e disegno di legge anticrisi.
Si tratta di una decisione destinata a far parlare, anche se le prime reazioni, e relativi malumori, fanno già intuire con quale umore è stata accolta.

A quanto pare, comunque, non si è giunti a questa soluzione senza tensioni all’interno della maggioranza, poiché in molti, Carroccio per primo, si aspettavano, come priorità, il decreto legge con le misure per affrontare la crisi. Ma anche Napolitano aveva alcune perplessità riguardo un decreto con la firma del solo governo in calce.

Sulla stessa lunghezza d’onda Tremonti, da sempre favorevole a seguire la strada parlamentare. Vale a dire quella del maxiemendamento alla legge di stabilità all’esame del Senato. Berlusconi, a quanto pare, avrebbe cercato fino all’ultimo di “difendere” il decreto e avrebbe imputato proprio al ministro dell’Economia la colpa di mettere i bastoni tra le ruote anche con il Quirinale.

Pare sia stato Gianni Letta a spiegare come fosse importante, in questo momento, evitare qualunque contrasto con il Quirinale e a rimetterci, dunque, oltre al premier, è stata la Lega, che, attraverso la voce di Roberto Calderoli, ha espresso tutto il suo disappunto: “Decreto legge alla memoria: quando si calano le braghe bisogna stare molto attenti a coprirsi le spalle perché svolazzano i temuti uccelli paduli”.

Altero Matteoli, ministro delle Infrastrutture, ha spiegato che “nel maxiemendamento saranno
inserite parte delle misure della lettera alla Ue e successivamente faremo un dl e un ddl
” mentre non saranno inserite le misure sulle pensioni e sul mercato del lavoro.

Da Palazzo Chigi è arrivato un comunicato al termine del Cdm: “Il maxiemendamento recepisce sul piano normativo gli impegni assunti dal Presidente Berlusconi nella sua lettera all`Unione europea del 26 ottobre scorso”.

Il Pd ha replicato in modo lapidario la sua delusione: “A una prima occhiata siamo assolutamente lontani da quel che ci vorrebbe. Purtroppo”.

Vera Moretti

Napolitano interviene sul Decreto Sviluppo

Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha rivolto al governo alcune modifiche importanti da prevedere nel nuovo decreto Sviluppo, giusto il giorno in cui il Quirinale annuncia la promulgazione del decreto. In particolare nel comunicato si legge: “quanto alle disposizioni in materia di credito contenute nel decreto-legge il capo dello Stato auspica il più sollecito recepimento della direttiva europea 2010/76 sulla dirigenza bancaria, con il conseguente adeguamento dei poteri di vigilanza regolamentare della Banca d’Italia”.

Oltre agli aspetti finanziari, Napolitano si sofferma a commentare anche altri aspetti del decreto come ad esempio la concessione delle spiagge a 20 anni.  Scende infatti da 90 a 20 anni la durata del diritto di proprietà delle spiagge. Il testo uscito dal Consiglio dei Ministri, come è noto, indicava in 90 anni la durata del diritto di proprietà, cosa che aveva provocato molte polemiche e aveva spinto Bruxelles a chiedere chiarimenti all’Italia.

Wwf e Fai contestano però la misura: “Occorre tornare al ‘diritto di concessione’ che è ora in vigore”. E’ un inghippo la trasformazione del diritto di concessione in diritto di superficie che mette a rischio cementificazione le spiagge. Si vuole infatti separare la proprietà del terreno da quello che viene edificato e questo significa garantire ai privati la proprietà degli immobili, già realizzati o futuri sul demanio marittimo“. Le due associazioni proseguono: “In concreto questo significa che con l’introduzione del ‘diritto di superficie‘ se lo Stato vorrà le spiagge libere da infrastrutture una volta scaduto il termine dei vent’anni, dovrà pagare ai privati il valore degli immobili realizzati perche questi saranno a tutti gli effetti di loro proprietà e quindi potranno essere venduti o ereditati”. “In via teorica – concludono Wwf e Fai – anche se poco applicata, lo stato può ora revocare le concessioni in caso di violazioni cosa non più possibile con il diritto di superficie”.

Mirko Zago