Nordest: la città più ricca è Padova

Tra i comuni del Nordest, quello che risulta essere il più ricco è Padova, poiché ha il reddito Irpef medio più elevato della zona, pari a un imponibile per contribuente di 29.915 euro: segue il Comune di Moruzzo (Udine), con 29.660 euro e quello di Treviso, con 29.645 euro.
Appena fuori dal podio troviamo Brunico (Bz), con un‘Irpef media di 29.065 euro, Noventa Padovana (Pd), con 28.715 euro e Monteviale (Vi), con 28.709 euro.

La Cgia ha fornito anche i dati delle località dove il reddito è, invece, minore.
Fanalino di coda è Dambel (Tn), con un imponibile Irpef di soli 14.344 euro per contribuente, al penultimo posto troviamo Drenchia (Ud), con 15.165 euro, mentre al terzultimo posto si piazza Velo Veronese (Vr), con 15.848 euro.

Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, ha dichiarato in proposito: “Seppur in calo, a seguito della crisi che ha aumentato il numero dei cassaintegrati e dei disoccupati, i dati medi riferiti all’imponibile Irpef rimangono ancora abbastanza elevati. Tuttavia, la crisi ha impoverito un po’ tutte le fasce sociali e gli effetti più negativi hanno colpito soprattutto le famiglie numerose e quelle che si sono ritrovate senza reddito o con una forte decurtazione dello stesso“.

Vera MORETTI

Prestiti in calo anche nel Nordest

Le imprese del Nordest, che inizialmente sembravano non patire eccessivamente la difficoltà di accesso al credito, hanno visto diminuire repentinamente i prestiti da parte delle banche.

Dall’ottobre 2012 allo stesso mese dell’anno successivo, infatti, la riduzione complessiva è stata di 6,6 miliardi di euro.
A registrare la contrazione maggiore sono state le province di Trieste (-8%) e quelle di Rovigo e di Trento (entrambe con – 6,4%), anche in generale, rileva la Cgia, a subire la stretta più pesante è stata la provincia di Treviso, con un calo di 1,1 miliardi di euro.

Al contrario, quelle che risentono meno di questo calo sono le imprese di Venezia e Belluno.
La provincia più “finanziata” è Verona (20,66 miliardi di euro), ma Treviso (20,27 miliardi di euro) e Vicenza (20,19 miliardi di euro) dimostrano di tenere bene il passo.

Ha commentato Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia: “Ormai siamo scivolati in un circolo vizioso. Da un lato, le banche hanno chiuso i rubinetti del credito anche perché è in forte calo la domanda, dall’altro, chi ha ricevuto gli impieghi non è in grado di restituirli secondo gli accordi presi, facendo lievitare a dismisura le insolvenze. In questo gioco perverso, a rimetterci sono soprattutto le piccole imprese che hanno un potere negoziale con il sistema creditizio molto contenuto“.

Vera MORETTI

Nordest italiano al pari dei big europei

La Cgia, calcolando l’indice di competitività di 10 realtà territoriali appartenenti ai più grandi e sviluppati Paesi d’Europa, ed includendo anche quattro aree del Nordest italiano, ha avuto conferma di quanto aveva ipotizzato.

Le realtà nostrane incluse, ovvero Veneto, Friuli Venezia Giulia e le province autonome di Trento e Bolzano, non hanno per niente sfigurato, nemmeno se confrontate con alcune delle città e regioni europee tra le più avanzate.

Al primo posto della classifica spicca Stoccolma (100 punti), seguita dall’Alta Baviera (94,6 punti) e la Zuid-Holland (84,2 punti).
Dopo Stuttgart al quarto posto (82,7) ecco al quinto Bolzano (72,5), mentre Trento (48) è all’ottavo posto e il Veneto (43 punti) al decimo.
Tra le nostre realtà chiude al dodicesimo posto il Friuli Venezia Giulia (35,3 punti).

Gli indicatori presi in esame sono stati ben 12: sette che riguardano il mercato del lavoro; due la ricchezza prodotta, uno la produttività, un altro la povertà e l’ultimo la ricerca e l’innovazione.

Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, ha dichiarato: “Se la crisi ha penalizzato la nostra posizione riferita agli indicatori del mercato del lavoro e del Pil recuperiamo alcune posizioni quando analizziamo la produttività. Perdiamo meno degli altri quando osserviamo il trend del rischio di povertà, anche grazie alla presenza sia delle piccole imprese a conduzione familiare sia delle associazioni di volontariato che garantiscono un buon livello di coesione sociale”.

Vera MORETTI