Chevrolet e Fiat forse insieme per il mercato Usa

Possibile partnership tra Fiat e Chevrolet, che potrebbe ricorrere alla casa automobilistica torinese per un’operazione di rebadging del fortunato Doblò, così come fa Opel in Europa con il Combo.

Non si tratta di una soluzione nuova, soprattutto per quanto riguarda il settore dei van. Un esempio è il Transit Connect di Ford, che è stato assemblato in Turchia e ha venduto 25.287 unità vendute a ottobre, con una crescita del 16% rispetto allo stesso periodo del 2010.
Ma anche Nissan inizierà, con l’anno nuovo, la vendita negli Usa del NV200, il furgone compatto già in commercio al di fuori degli States.
Il gruppo Chrysler lancerà invece un veicolo commerciale a marchio Ram derivante dal Fiat Doblò e costruito anch’esso in Turchia.

Gli Stati Uniti, dove finora i van non hanno avuto un seguito assiduo, sono considerati un mercato in espansione, tanto che si pensa al 2012 come all’anno della svolta. Le case produttrici puntano specialmente alla possibilità di risparmiare carburante e di ridurre i costi di gestione.

In tutto questo, Chevrolet ha mandato fuori produzione il suo HHR e cerca urgentemente un sostituto. E visto che in Europa la Opel, marchio di GM nel vecchio continente, sta vendendo il Combo di derivazione Doblò, è possibile che questo van compatto sbarchi negli Usa con il marchio Chevrolet. Le versioni potrebbero essere due: quella a 5 posti e quella a 7, e 6 diverse motorizzazioni.

Nulla finora è ufficiale, ma sembra che i contatti tra Fiat e Chevrolet si siano già avviati. Tutto sta ai vertici dei due costruttori, se non riterranno rischioso mettere in commercio, dopo quello a marchio Ram, un altro modello simile, questa volta targato Chevrolet.

Vera Moretti

Il mercato dell’auto messo in ginocchio dall’aumento dell’Iva

Il mercato dell’auto in Italia è in grave difficoltà: oltre all’aumento dell’Iva dal 20 al 21%, anche l’Ipt ha subito un rincaro, con rialzi che raggiungono anche i 500-600 Euro.

Lo scenario, se non apocalittico, è quantomeno desolante dal momento che, come ha dichiarato Gianni Filipponi, direttore generale dell’Unrae, l’organizzazione che riunisce i rappresentanti degli autoveicoli esteri, “quest’anno le nostre stime evidenziano un mercato di appena 1.650.000 nuove immatricolazioni. In ulteriore ribasso, quindi, rispetto alle nostre previsioni precedenti di 1,7-1,75 milioni di unità“.

La situazione non è affatto rosea, dunque, poiché, se queste stime dovessero essere confermate, si registrerebbe una diminuzione del fatturato del settore di ben 3 miliardi di Euro. E, a quanto pare, il 2012 porterà notizie peggiori, dal momento che, prima dell’introduzione dell’Iva al 21%, si pensava potesse rappresentare l’anno della ripresa dell’intero comparto.

In attesa di un confronto tra concessionari, case costruttrici e governo, auspicabile, data la condizione in cui versa il settore, i costruttori stanno cercando di limitare al massimo l’impatto dell’incremento dell’Iva.

Se, infatti, Fiat ha aggiornato il listino tenendo conto dell’aliquota, Ford ha confermato, per quasi tutti i suoi modelli, il prezzo precedente e modificato solo il costo di alcuni accessori. L’incremento dell’Iva è invece applicato per S-Max e Galaxy.

Invariato anche il listino completo di Opel, mentre Renault, pur avendo aumentato i prezzi, ha cercato di mantenerli accessibili. Discorso simile per Citroen, che ha inserito l’aumento dell’Iva sui cataloghi proponendo una serie di valide promozioni per accattivare i clienti. Non vale questo discorso per Peugeot, le cui vetture sono tutte aumentate tranne la 207, per la quale sarà la stessa casa automobilistica a farsi carico dell’1% in più di Iva.

Suzuki applica l’aumento del listini ma con arrotondamento all’Euro intero inferiore, e una soluzione simile è stata seguita da Lexus e Toyota. Hyunday Motor non applicherà alcun aumento dell’Iva per automobili immatricolate entro il 30 settembre 2011.

E i cosiddetti brand premium? Le case autonomistiche di lusso ammettono di non risentire della crisi perché, nel loro caso, l’impatto dell’Iva al 21% sui prezzi finali delle vetture risulta essere davvero irrisorio.

Vera Moretti