Allarme riscaldamento per le scuole: settimana corta per tutti

L’allarme riscaldamento è ormai generalizzato in tutta Italia e a preoccuparsi sono anche le scuole, ecco perché da più parti regioni e province  stanno ipotizzando la chiusura di un ulteriore giorno a settimana per poter risparmiare sulla bolletta e non incidere in modo eccessivo sulle scorte di metano.

Parola d’ordine: risparmiare il metano anche a scuola

Non c’è tregua per la scuola, dopo le lunghe chiusure causa Covid ora si stanno studiando soluzioni per far fronte ai rincari dei prezzi del metano e soprattutto alla razionalizzazione dell’uso visto che c’è penuria. Si ipotizza di abbassare la temperatura negli uffici pubblici, chiudere gli stessi per uno o più giorni a settimana, integrando lo smart working, ridurre l’orario, insomma tutto per risparmiare qualche ora di riscaldamento e anche le scuole potrebbero essere coinvolte in questi progetti.

Allarme riscaldamento a scuola: presidi perplessi

Da più parti sta arrivando la proposta di applicare la settimana corta, in realtà la settimana corta, cioè con chiusura per il sabato e la domenica è una realtà già in molte scuole ed è parte dell’autonomia scolastica riconosciuta agli istituti. In molti casi la scelta tiene in considerazione le esigenze dei genitori. Ora la situazione è critica. Ecco perché, sebbene la scelta rientri nell’autonomia scolastica, in molte province sono proprio tali enti territoriali a suggerire questa piccola riforma.

La stessa però trova titubanze da parte dei presidi che sottolineano come la settimana corta faccia parte della programmazione e deve essere decisa con un anno di anticipo, cioè prima di presentare i programmi alle famiglie per le iscrizioni agli anni successivi. Insomma si potrebbe programmare ora per l’offerta formativa dell’anno scolastico 2023/2024. D’altronde però si tratta di affrontare un’emergenza e come si è optato per la gestione emergenziale in tempi di Covid, si può optare anche ora per l’apertura imminente dell’anno scolastico.

La settimana corta per tutti gli edifici scolastici implicherebbe lo spegnimento degli impianti di riscaldamento il venerdì pomeriggio, per poi riaccenderlo il lunedì mattina.

Allarme riscaldamento nelle scuole: la settimana corta darebbe respiro anche al trasporto pubblico

Le ricadute di questa scelta sarebbero molte, infatti ci sarebbe un ritorno positivo anche per il settore del trasporto pubblico e privato, visto che verrebbe meno la necessità di spostare i ragazzi da casa a scuola anche il sabato. Naturalmente è necessario optare per questa scelta senza ledere la didattica. Anche per questo, oltre al piano di distribuire le ore del sabato nella settimana, c’è anche l’idea di dedicare una giornata alla didattica a distanza che è stata provata già nel periodo della pandemia e potrebbe essere riusata in questa situazione di emergenza al fine di prevenire delle vere e proprie chiusure a causa dell’impossibilità di attivare il riscaldamento.

Dichiarazione aiuti di Stato: istruzioni e termini. Il 30 giugno è definitivo?

Con provvedimento del 27 aprile 2022 l’Agenzia delle Entrate ha reso note le modalità operative attraverso le quali le imprese che hanno ricevuto aiuti di Stato devono provvedere a darne comunicazione. Il termine previsto è il 30 giugno, ma vedremo a breve che sono molti a richiedere il posticipo.

Chi deve inviare la dichiarazione aiuti di Stato?

In base alla normativa devono presentare l’autodichiarazione sostitutiva aiuti di Stato tutti coloro che hanno ricevuto sostegni economici previsti per l’emergenza Covid 19 ai sensi dell’articolo 1 del decreto legge 41 del 2021. Sono invece esonerati coloro che hanno ricevuto misure ascrivibili alla sezione 3.1 e 3.12 del Temporary Framework, trattasi di aiuti di tipo locale.

Per conoscere i nuovi limiti c’è la guida: Aiuti di Stato e pandemia: l’Unione Europea ammette deroghe

Non devono presentare la dichiarazione i soggetti che nel presentare l’istanza per ricevere tali aiuti hanno già dichiarato gli aiuti ricevuti e di non superare i limiti previsti dalla normativa.

Sono sempre tenuti a presentare l’autodichiarazione aiuti di Stato coloro che:

  • hanno fruito degli aiuti IMU senza aver compilato la dichiarazione sostitutiva;
  • se risultano superati i limiti e di conseguenza devono essere rimborsate le eccedenze;
  • coloro che hanno hanno fatto ricadere le risorse in parte nella misura 3.1 e in parte nella misura 3.12.

Come effettuare la dichiarazione aiuti di Stato

La dichiarazione aiuti di Stato deve essere effettuata entro il 30 giugno 2022. La normativa prevede che la stessa possa essere effettuata solo telematicamente ( via web utilizzando le credenziali rilasciate dall’Agenzia delle Entrate oppure attraverso i canali telematici). Deve essere utilizzato il modello messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

Per scaricare il modello per la dichiarazione degli aiuti di Stato e le istruzioni, c’è la pagina dedicata dell’Agenzia delle Entrate

Al termine della procedura c’è il rilascio di una certificazione che attesta l’avvenuta presa in carico, o lo scarto della dichiarazione. Questo avviene quando nella compilazione vi sono errori materiali. Le dichiarazioni sostitutive oggetto di scarto  vanno nuovamente compilate, prestando maggiore attenzione. Ricordiamo che sono comunque previsti controlli sugli aiuti di Stato ricevuti.

Chi, compilando la dichiarazione si accorge di avere superato i limiti previsti dal temporary framework, deve indicare nella dichiarazione sostitutiva se intende restituire le eccedenze e le modalità con le quali vuole procedere, ad esempio sottraendoli da aiuti approvati e non ancora ricevuti.

I commercialisti chiedono la proroga dei termini previsti per l’invio della comunicazione

Per i soggetti che devono presentare l’autodichiarazione sostitutiva degli Aiuti di Stato potrebbero però presto esservi delle novità.

Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili in un comunicato stampa del 1° giugno 2022 ha sottolineato che urge la necessità di posticipare il termine per la presentazione della dichiarazione. Tale necessità emerge perché nel mese di giugno si sovrappongono diverse scadenze importanti e di conseguenza diventa difficile riuscire a rispettare anche questo termine.

Tra le scadenze che i professionisti devono rispettare vi sono quelle relative ad Irap, Imu, siamo inoltre nel pieno della stagione della dichiarazione dei redditi, di conseguenza diventa impossibile espletare anche questa incombenza con la dovuta diligenza professionale richiesta. Il termine richiesto per il differimento è fino al 31 ottobre 2022. L’invio del comunicato ha avuto come destinatari anche il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, al Ministro dell’Economia Daniele Franco e al Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti. Non è dato sapere in questo momento quale risposta sarà data, ma è molto probabile che si saprà di più nei prossimi giorni.

PNRR: Cos’è il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza

Negli ultimi mesi si sente sempre più frequentemente parlare di PNRR, Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, ma di cosa si tratta esattamente e può portare benefici diretti ai cittadini?

Il Piano PNRR: cos’è e a quanto ammonta

Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza è un documento presentato dall’Italia all’Unione Europea (e già approvato) in cui sono indicati i i programmi che l’Italia intende sviluppare con l’uso delle risorse del programma europeo Next Generation. Tale programma Next Generation è stato predisposto per aiutare i Paesi dell’Unione Europea a far fronte economicamente alle difficoltà affrontate durante il periodo Covid e a rilanciare l’economia dei vari Paesi, in particolare di quelli che più di altri hanno dovuto affrontare la crisi pandemica, l’Italia riceve dal programma somme elevate perché si tratta del Paese in cui prima degli altri è arrivata la pandemia, quando gli strumenti per combatterla erano praticamente inesistenti e di conseguenza ha pagato un elevato tributo. Vediamo però in linea generale cosa prevede il PNRR.

Il piano Next Generation si compone di due strumenti il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) e il Pacchetto di assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori di Europa (REACT-EU) di 13 miliardi di euro. Il solo RRF consente all’Italia di avere per 191,5 miliardi di euro, da impiegare nel periodo 2021-2026, di questi circa 69 miliardi di euro sono a fondo perduto quindi non rappresentano fondi da restituire. Ulteriori 30,62 miliardi di euro arrivano dal Fondo Complementare predisposto dal governo italiano.

La missione 1: Digitalizzaione, Innovazione, Competitività e Cultura

Il PNRR comprende uno stanziamento di 235,12 miliardi , sarà diviso in due fasi. Nella prima fase sono presenti 5 missioni La prima missione che il Governo Draghi intende portare a termine è quella della Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura, l’obiettivo è creare reti infrastrutturali in grado di sostenere la reale crescita del Paese che deve comunque adeguarsi al resto dell’Europa, sarà quindi necessario incrementare la presenza di reti a banda Ultra-Larga. A questo obiettivo sono stati dedicati 40,7 miliardi di euro.

All’interno di questa missione è prevista anche la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, l’obiettivo è ridurre i disagi per i cittadini creando una PA efficiente, da contattare anche da casa o dal luogo di lavoro attraverso il computer in modo da evitare code. Naturalmente sarà assolutamente necessario incrementare la cybersecurity, migliorare le piattaforme per poter sostenere la digitalizzazione senza intoppi. All’interno della missione 1 c’è anche spazio per il turismo e in questo caso l’obiettivo è superare la stagionalità del turismo in Italia, che attualmente rappresenta il 13% del PIL. Tra le proposte c’è la valorizzazione dei borghi che mira sia a una maggiore inclusione sociale, sia a migliorare le infrastrutture e strutture ricettive rendendo i piccoli borghi una vera attrattiva e riducendo il rischio di turisti concentrati in poche zone o città.

Le altre missioni del PNRR

Gli obiettivi successivi sono:

  • transizione ecologica che ha l’assegnazione più massiccia di fondi, circa 60 miliardi di euro che serviranno principalmente a convertire le risorse energetiche utilizzate e che saranno sempre più green;
  • infrastrutture per mobilità sostenibile, prevede il rafforzamento dell’alta velocità ferroviaria, il potenziamento della rete ferroviaria regionale con particolare attenzione alle regioni che attualmente sono in difficoltà, cioè quelle del Mezzogiorno;
  • Istruzione e ricerca (31 miliardi di euro);
  • coesione e inclusione (25 miliardi di euro), prevede il rafforzamento dei Centri per l’Impiego e la loro integrazione con i centri privati, cioè le agenzie per il lavoro, e con i servizi sociali ( una sorta di presa in carico globale del disoccupato);
  • salute (15 miliardi di euro) con ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del Servizio Sanitario Nazionale, rafforzamento del servizio di telemedicina e per la realizzazione del Fascicolo Sanitario Elettronico.

All’interno di questi piani ci sono diversi programmi, ad esempio ci sono provvedimenti volti a tutelare l’infanzia, in questo caso i fondi sono quelli della missione 4, infatti l’obiettivo è incrementare gli asili nido pubblici, provvedimenti per la parità di genere.

Il programma di interventi

Il centro studi di Camera e Senato ha anche definito il piano di interventi, in totale si tratta di 53 misure legislative che dovrebbero riuscire a dare attuazione a tutti gli obiettivi prefissati nel PNRR, la maggior parte degli stessi avrà la forma delle legge delega, quindi il Parlamento stabilisce le linee guida di intervento attraverso una legge delega, mentre il governo provvede al decreto legislativo finale su “incarico” appunto del Parlamento. Questo vuol dire che in realtà la chiave di tutto sarà in mano a poche persone, appunto il Governo, e che ci sarà anche una certa celerità perché in Parlamento è molto più semplice approvare una legge delega con linee guida generali rispetto a una legge vera e propria con il rischio dei ritardi dovuti all’ostruzionismo.

Il coordinamento di tutte le attività e progetti è stato affidato a una task force presso il Ministero dell’Economia che supervisionerà l’attuazione del piano e invierà le richieste di pagamento alla Commissione Europea, di conseguenza se i lavori non vengono effettuati realmente l’Unione Europea non darà i fondi stanziati. Ulteriori task force saranno presenti a livello territoriale per aiutare gli enti locali a sfruttare al meglio le risorse e per semplificare le procedure. La supervisione politica sarà invece affidata al Presidente del Consiglio.