Jean Louis David, il franchising dei parrucchieri

Aprire un salone di parrucchieri può essere rischiosi perché le proposte esistenti sono molte e svariate.
Per questo, occorre proporre idee innovative e magari appoggiarsi ad un franchising già conosciuto.
Un esempio è quello di Jean Louis David, marchio conosciutissimo e diffuso su tutto il territorio nazionale.

Oltre ad offrire il prestigio del suo nome, il franchisee riceve in eredità anche il design moderno e accattivante che caratterizza i saloni del brand, ma anche le linee di prodotti per capelli che ormai hanno una vasta clientela.

I nuovi affiliati ricevono una formazione non solo iniziale, ma continuativa, per poter essere sempre al passo con i tempi.

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile consultare il sito Jean Louis David.

Elios Italia, il franchising dell’hair care

Tra i franchising che si occupano di hairstyling si sta facendo conoscere negli ultimi anni il brand Elios Italia, ora presente su territorio nazionale con più di 50 negozi.

Ai franchisee interessati ad prire un punto vendita del marchio, Elios offre collaborazione per:

  • Pratiche amministrative
  • Ricerca del locale
  • Finanziamento dell’investimento
  • Progettazione e costruzione del negozio
  • Formazione del personale
  • Pubblicità per inaugurazione del negozio
  • Pubblicità e assistenza post-apertura

EliosFranchising collabora con i leader del mercato dell‘hair care, per offrire ai
propri affiliati un pacchetto conveniente, con l’obiettivo di creare un’attività con
notevoli guadagni.

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile collegarsi al sito Elios Italia.

Lombardia capitale. Dei parrucchieri

I milanesi non hanno un diavolo per capello, ma hanno grande cura per il loro capelli (e non solo). Sono circa 23mila, infatti, le sedi d’impresa attive nel settore dei servizi estetici in Lombardia al terzo trimestre 2011, in crescita dell’1,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati del registro imprese aggiornati al terzo trimestre 2011 e 2010, i settori che registrano una crescita maggiore rispetto al 2010 sono le imprese specializzate in manicure e pedicure (+8,1%) e gli istituti di bellezza (da 5.230 a 5.476, +4,7). Nella cura della persona e nell’estetica, l’impresa lombarda primeggia e pesa circa un sesto del totale nazionale (16,7%). Tra le province, Milano è prima in Lombardia (29,2% del totale regionale), seguita da Brescia (13,8%) e Bergamo (11,8%). Con 48 nuove attività, Monza e Brianza si attesta come la provincia maggiormente cresciuta nel settore (+2,9%), seguita da Lodi (+2,3%).

La spesa annua dei milanesi per i servizi estetici ammonta a 197 milioni di euro. La spesa per servizi estetici nel 2010 è stata di 284 euro annui a famiglia, cifra che sale però a 1.612 considerando solo gli effettivi acquirenti.

Una tendenza che la Camera di commercio di Milano ha colto, aprendo lo sportello dell’Ufficio Artigianato dedicato a parrucchieri ed estetisti tra cui gli aspiranti imprenditori. Lo sportello è attivo nelle giornate di lunedì e mercoledì dalle 9 alle 13 nella sede della Camera di commercio in Via Meravigli 11/a. È inoltre possibile prenotare un appuntamento inviando una mail all’indirizzo artigianato@mi.camcom.it

In Italia, invece, sono quasi 137mila le sedi d’impresa attive nel settore dei servizi estetici al terzo trimestre 2011, in crescita dell’1,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I settori estetici che registrano una crescita maggiore rispetto al 2010 sono le imprese specializzate in manicure e pedicure (+7,8%) e gli istituti di bellezza (+4,4). Un settore quello della cura della persona ed estetica in cui la Lombardia primeggia, pesando circa un sesto del totale nazionale (16,7%). Tra le province, Roma è prima con 8.871 sedi d’impresa attive nel settore (6,5% del totale nazionale), seguita da Milano (6.684, 4,9%) e Torino ( 5.755, 4,2%). Crotone è la provincia maggiormente cresciuta nel settore dei servizi estetici (+5,9%), seguita da Matera (+3,6%) e Trieste (3,4%).

Davide SCHIOPPA

 

Lo sport nazionale? L’evasione fiscale

di Vera MORETTI

Per risanare i conti pubblici la manovra appena varata dal Governo Monti potrebbe essere assai meno pesante se solo ci fosse la possibilità di metter mano ai miliardi di Euro evasi solo nell’ultimo anno.

I dati, sconcertanti ma veri stimati da Istat, parlano di ben 275 miliardi che, tra evasione fiscale e sommerso, potrebbero non solo dare un’ampia boccata d’ossigeno all’economia nostrana, ma anche assicurare un futuro tranquillo a noi e ai nostri discendenti.
Le cifre parlano di 120 miliardi sottratti al Fisco che corrispondono a 2.093 Euro per ciascun contribuente, ovvero il 13,5% del proprio reddito.

Non a caso, dunque, l’Herald Tribune ha affermato che l’evasione è il vero sport nazionale italiano. Altro che calcio, dunque, perché nei sotterfugi siamo dei veri campioni. A “praticare” maggiormente questa attività sono gli uomini, più delle donne, e i giovani, più degli anziani.
Lavoratori autonomi ed imprenditori sono i veri “campioni”, dal momento che dichiarano la metà del proprio reddito, nascondendo così, in media, 15 mila euro a testa.
Ma anche i proprietari di case, negozi ed appartamenti si astengono dal dichiarare le loro entrate, almeno dell’80%, circa 18 mila euro ciascuno.

Ma qualcosa di “marcio” dev’esserci anche per chi è titolare di sale da ballo e discoteche, dal momento che, poverini, con una dichiarazione media inferiore ai 6 mila euro, si trovano sotto la soglia di povertà, costretti alla fame. E sulla stessa china sono centri benessere, con meno di 3.200 euro dichiarati, e impianti sportivi, che non arrivano a 1.300. Se poi, tra questa categoria inseriamo parrucchieri che “arrancano” con 12.500 euro annuali, e i gioiellieri con 16.300, la situazione è lampante, per non dire vergognosa.

Ciò era già emerso in base alle vendite di beni di lusso, acquistati in quantità maggiore rispetto alle possibilità degli acquirenti. I beni maggiormente imputati sono le auto e le barche, e queste ultime in particolar modo mettono in evidenza le discrepanze che anche il Fisco ha accusato. Sono ben 42.000 le persone che, tra i beni in loro possesso, hanno anche yacht superiori a 10 metri, nonostante un reddito di 20 mila Euro all’anno. Insomma, è possibile essere “poveri” ma possedere un suv, un jet o una barca di lusso?

E non si tratta dei soliti “vip” che sistematicamente vengono scovati e poi perdonati con maxi patteggiamenti, perché tra la popolazione dei furbi ci sono tante persone “normali” che non dichiarano neanche un euro, o, se lo fanno, non arrivano neanche alla metà delle loro entrare reali.

E se i provvedimenti sono così “soft”, sono furbi loro o tonti noi?

L’hairstyle in Lombardia parla mandarino

La crisi sembra solo sfiorare l’hairstyle etnico in Italia, sempre più targato Made in China. Questo è il dato che emerge  da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati del registro imprese al secondo trimestre 2011.

Molti i negozi etnici aperti a Milano, anche se con un leggero calo per l’hairstyle rispetto al 2010, anno del boom in Lombardia. Ad oggi sono 308 i parrucchieri ed estetisti stranieri in città, quasi il 15% tra le imprese individuali attive nel settore, un fenomeno in crescita e in controtendenza rispetto alla leggera contrazione dei professionisti italiani.

I barbieri meneghini ormai parlano mandarino, con quasi la metà delle imprese provenienti dal Sol Levante seguiti a lunga distanza da marocchini, dominicani e francesi, con percentuali oscillanti tra l’ 8% e il 3% .  Un fenomeno recente, considerando solo le imprese individuali cinesi attive nel settore una su tre è nata nel 2010, e 24 sono aperte dall’inizio di quest’anno.

Quali le zone di maggior presenza orientale? I parrucchieri cinesi  si dipanano principalmente intorno a Via Sarpi, anche se cresce la presenza nel resto della città: una attività cinese su cinque si trova in zona Lambrate e Città Studi, mentre è in crescita il popolamento della zona di Vittoria-Forlanini, in poco più di un anno passata dall’avere un parrucchiere cinese su dieci attivo a Milano, a uno su sette.

L’identikit del coiffeur cinese è quello di una donna giovane, con due titolari su tre appartenenti al sesso debole, mentre la metà ha tra i 30 e i 40 anni e uno su tre è under 30.

E i parrucchieri stranieri in Lombardia? Sono quasi mille i titolari di impresa individuale attivi in Lombardia ma di origine estera, con la predominanza che ovviamente va al capoluogo Milano, per quanto riguarda l’hairstyle, con 184 attività, seguito da Monza Brianza e Brescia. Milano è inoltre prima con quasi un parrucchiere straniero su due tra gli attivi in regione (45,3%), seguita da Brescia (13,5%), Bergamo (10,4%) .

Marco Poggi