Partite Iva “apri e chiudi”, i controlli dell’Agenzia delle entrate

Le partite Iva “apri e chiudi” sono da tempo sotto la lente di ingrandimento del Fisco. Sono già state chiuse 1.221 partite iva, ecco cosa sta succedendo.

Partite Iva “apri e chiudi”, cosa sta succedendo?

I controlli del fisco sono sempre più incentrati su partite iva e contribuenti. Secondo l’ultimo comunicato dell’Agenzia delle entrate sono state chiuse 1221 partite iva “apri e chiudi”. Sono chiamate Partite Iva “apri e chiudi” quelle partite Iva aperte per avviare un’attività ma poi chiuse prima di essere tracciate dal Fisco e dover quindi pagare le tasse. Il soggetto fraudolento fa perdere le proprie tracce e ripete poi più volte l’operazione per continuare a non pagare le imposte.

Ebbene il 31 luglio 2023 l’Agenzia delle entrate ha emanato 1.221 provvedimenti di cessazione d’ufficio della Partita Iva, in applicazione della nuova normativa diretta a scongiurare il fenomeno evasivo di questo tipo di “imprenditori“. A discapito magari di imprenditori onesti che invece aprono le loro aziende. E anche mantengono famiglie e dipendenti, pagando le tasse anche in momenti difficili come gli ultimi tre anni.

Partite Iva “apri e chiudi”, una distinzione per Regione

Sulle 1221 partite Iva è presente anche uno studio approfondito per regione. Infatti di queste, 359 sono intercettate e chiuse in Lombardia (29%), 254 nel Lazio (21%) e 166 in Campania (14%). A seguire Toscana e Veneto con 105 chiusure. In tutte le restanti regioni i provvedimenti hanno interessato complessivamente 232 soggetti. I criteri di rischio per l’individuazione delle Partite Iva da sottoporre a controllo e i presupposti per la chiusura d’ufficio sono individuati in un Provvedimento delle Entrate. La firma è quella del Direttore, Ernesto Maria Ruffini, il 16 maggio 2023.

Grazie alle analisi svolte dalle strutture antifrode dell’Agenzia sulla base delle nuove norme e con l’ausilio di un nuovo e specifico applicativo informatico è elaborata un’ulteriore lista selettiva di oltre 500 Partite Iva aperte fra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022. E sono caratterizzate da anomalie sotto il profilo soggettivo e caratterizzate da consistenti operazioni economiche, pari nel complesso ad oltre 2 miliardi di euro, sui quali sono in corso approfondimenti.

Le nuove norme  introdotte dalla legge di bilancio

La Legge di bilancio per il 2023 ha introdotto due commi all’articolo 35 del DPR 633/1972 che prevedono nuove misure di prevenzione e contrasto ai fenomeni di evasione connesse al rilascio delle Partite Iva. In particolare, il comma 15-bis.1 prevede la cessazione d’ufficio della Partita Iva per quegli operatori economici caratterizzati da profili di grave e/o sistematica evasione. Ma anche in caso di inadempimento degli obblighi fiscali nell’esercizio di attività che si esauriscono dopo un breve ciclo di vita (cd. “Partite Iva apri e chiudi”).

Il comma 15-bis.2 stabilisce che il soggetto destinatario di un provvedimento di cessazione della Partita Iva possa richiedere l’attribuzione di una nuova Partita Iva solo previa presentazione di una polizza fideiussoria o di una fideiussione bancaria della durata di tre anni e dell’importo minimo di euro 50.000 (o, comunque, parametrato alle violazioni fiscali commesse, se di importo superiore). Vita più difficile per i furbetti che utilizzano le Partita Iva in modo fraudolento. Speriamo invece in un pò più di clemenza verso gli intestatari di partita iva che invece pagano regolarmente le tasse, per un Fisco più amico e meno inquisitorio, almeno per questi soggetti.

Partite Iva: partono i controlli dell’Agenzia delle Entrate. Chi rischia?

L’Agenzia delle Entrate ha reso noto che in seguito all’entrata in vigore della legge di bilancio 2023 partono nuovi controlli per le partite Iva. A rischio le partite Iva “apri e chiudi”. Ecco gli elementi a cui prestare attenzione.

Partite Iva “Apri e Chiudi”: i controlli dell’Agenzia per evitare frodi fiscali

La legge di bilancio 2023 pone l’attenzione sulle partite Iva aperte con l’unico obiettivo di effettuare frodi fiscali, ottenere contributi e agevolazioni.

Per questo motivo i commi da 148 a 150 dell’articolo 1 della legge 197 del 2022 stabiliscono misure specifiche volte a contrastare questo fenomeno. La prima norma da tenere in considerazione è il comma 148 che prevede la possibilità per l’Agenzia delle Entrate di effettuare analisi del rischio connesse alle richieste di apertura di nuove partite Iva invitando i soggetti ritenuti pericolosi a fornire delucidazioni presso gli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate. In particolare, il contribuente titolare di partita Iva ritenuta a rischio dovrà esibire le scritture contabili obbligatorie in modo da verificare che effettivamente sta esercitando l’attività di impresa per la quale ha aperto la partita Iva. In caso di esito negativo del controllo, oppure nel caso in cui il contribuente non risponda all’invito, ci sarà la cessazione d’ufficio della partita Iva.

Garanzia fideiussoria per poter riaprire l’attività e sanzioni applicate

In seguito all’applicazione del provvedimento di chiusura della partita Iva il contribuente potrà richiedere l’apertura di una nuova partita Iva come imprenditore individuale o lavoratore autonomo oppure come rappresentante legale di società, associazione od ente costituito, solo dopo aver rilasciato un’apposita garanzia fideiussoria del valore non inferiore a 50.000 euro per 3 anni. La garanzia fideiussoria dovrà essere superiore a 50.000 euro nel caso in cui le somme dovute per le violazioni fiscali accertate siano superiori a tale ammontare. In questo caso l’imorto della garanzia dovrà almeno essere pari all’effettivo “debito fiscale” maturato.

L’articolo 149 della legge di bilancio 2023 prevede inoltre che nel caso in cui sia adottato il provvedimento di cessazione d’ufficio della partita Iva, il contribuente sarà tenuto al versamento anche di una sanzione di 3.000 euro.

Infine, il comma 150 prevede che l’Agenzia delle Entrate debba provvedere all’emanazione di norme di dettaglio per l’applicazione delle disposizioni dei commi precedenti.

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