AAA farmacisti e sviluppatori di software cercasi

Gli sviluppatori di software, gli infermieri, i progettisti meccanici e metalmeccanici tra le professioni high skill più ricercate, secondo quanto emerge da un rapporto pubblicato da Unioncamere.

Non è lontana l’ipotesi in cui le aziende italiane saranno costrette ad affiggere annunci del tipo “AAA cercasi idraulico”. Per questa figura professionale, difficile da reperire come i farmacisti, le imprese artigiane mettono in conto più di 12 mesi di ricerca.

Tra le professioni intermedie, le aziende lamentano difficoltà di reperimento elevate per gli addetti alla reception e gli operatori di mensa, mentre tra gli operai specializzati è forte la carenza di carpentieri. Non solo, mancano anche tornitori e autisti di pullman.

Per le imprese artigiane gli “introvabili” sono i copritetti e i pavimentatori, che si aggiungono alle carenze ormai “croniche” di idraulici, parrucchieri ed estetisti.

Insomma, il sistema informativo Excelsior di Unioncamere e ministero del Lavoro mette in evidenza che se scovare un lavoro oggi non è impresa facile, ci sono casi in cui i lavoratori in grado di svolgerlo sono vere e proprie “primule rosse”. 28.540 i lavori richiesti dalle aziende artigiane su 117mila considerati di difficile reperimento dal totale delle imprese dell’industria e dei servizi.

Marco Poggi

In calo i fatturati per le PMI romane

Le piccole imprese della provincia di Roma hanno registrato un preoccupante calo del 36% nel fatturato, portando così in evidenza una crisi ancora molto evidente.

Questi dati, pur appartenendo ad una sola provincia, fanno presagire una situazione di emergenza anche per il resto del territorio, dal momento che, secondo Danilo Martorelli, presidente del Cna Lazio, “Roma è il nocciolo duro della Regione”. Le sue parole non sono incoraggianti ma, ahimè, realistiche, dal momento che i piccoli artigiani non se la passano bene, né a Roma, né altrove.

La Cna della Capitale attesta che ben il 91,6% degli imprenditori “non ritiene che il territorio abbia recuperato le potenzialità di sviluppo del periodo precedente alla crisi, e nel 93,1% casi pensano di non essere adeguatamente supportati dalle amministrazioni locali”.

Questo pensiero farebbe pensare ad un crollo imminente di utili e fatturato, con un ulteriore peggioramento delle possibilità di occupazione giovanile. Dati alla mano, infatti, già oggi un giovane su tre non trova lavoro e non sembra esserci uno spiraglio di miglioramento, se anche le imprese ben avviate si sentono lasciate sole per il ben 94%.

A dare manforte a questo pensiero è il presidente di Confartigianato Lazio, Cesare Cocchi, il quale rincara la dose: “Anche se la Regione ha dalla sua le risorse che provengono dal turismo , pur penalizzato, e tutte quelle attività difficilmente delocalizzabili, le nostre imprese fanno fatica ad incrementare l’occupazione italiana sul territorio“.

A peggiorare le cose, poi, c’è la concorrenza dei lavoratori stranieri, spesso non in regola, ma anche i giovani hanno una fetta di colpa, quando sono “restii a fare turni di notte quando a casa hanno genitori che li assecondano in tutto“.
Ma a difendere le categorie giovani interviene ancora Martorelli, il quale ammette che sono demotivati, per nulla incentivati dalla meritocrazia e, quindi, obbligati, se in gamba, a trasferirsi all‘estero.

Martorelli e Cocchi si trovano d’accordo nell’individuare uno dei problemi principali nella difficoltà delle banche ad erogare il credito. La realtà è ben diversa dagli spot ottimisti che vediamo in televisione, e la crisi continua senza speranza che passi presto, anche a causa, secondo Cocchi, della globalizzazione e dell’euro. Anche Martorelli rincara la dose, puntando contro Europa ma anche contro una maggioranza non in grado di risolvere i problemi spinosi che attanagliano l’economia italiana.

Lo Stato impari a spendere bene. Quale Paese ha le nostre spese per mantenere il Palazzo? Quale Paese è costellato da comunità montane che potrebbero essere facilmente razionalizzate? Si teme di infrangere privilegi, ma chi resterebbe a casa potrebbe forse dedicarsi davvero a fare del bene a questo Paese, anziché occupare poltrone“. Accuse gravi e precise, le sue, ma non pronunciate a vanvera, piuttosto, a seguito di riflessioni e osservazioni precise, per chi, come lui, è un addetto ai lavori.

Le Pmi, infine, vengono descritte come in balìa dei mercati azionari, piene di incertezze e totalmente dipendenti dal “balletto della politica”.
Spetta a Martorelli la conclusione: “Ritengo che il dulcis in fundo sia l’incertezza che riguarda oggi l’Ice, l’istituto per il commercio estero. È da ripensare con logiche più dinamiche e moderne, questo è certo, ma sopprimerlo significa togliere a noi piccole imprese lo strumento per aggredire i mercati. Attendiamo risposte anche su questo fronte“.

Vera Moretti

Voglia d’Impresa a Torino

Torna a Torino, il 28 e 29 settembre, l’appuntamento dedicato al mondo della neo imprenditoria e a chi vuole mettersi in proprio: Voglia d’Impresa, evento biennale promosso dalla Provincia di Torino.

Nel 2011 si affronterà il tema della crescita imprenditoriale e delle variabili che possono condizionarlo e si analizzerà un aspetto emergente nel panorama del lavoro in proprio: la generazione dei lavoratori a Partita Iva, una realtà a cavallo tra microimprenditoria e lavoro autonomo.

La manifestazione, inclusa nella “Settimana europea delle Pmi 2011”, prevede la partecipazione di rappresentanti delle Istituzioni europee, del Ministero dello Sviluppo economico e del mondo accademico.

Mercoledì 28 settembre si parlerà delle“Politiche e strategie per il sostegno delle PMI in Europa e in Italia”, ci si interrogherà sul tema “Quale ricetta per la crescita e il successo delle piccole imprese” e di come soggetti pubblici e privati possano contribuire a creare un ambiente fertile per lo sviluppo delle piccole imprese del territorio.

Ampio spazio sarà destinato ai professionisti e ai lavoratori autonomi, con un’approfondita analisi dei motivi di questa scelta professionale, in relazione alle trasformazioni del mondo del lavoro e dell’impresa. Infine, giovedì 29, ci si concentrerà su chi opera nei servizi di supporto all’imprenditoria, con un workshop europeo sulle “Professionalità per la creazione e lo sviluppo d’impresa: competenze e strumenti a confronto”.

La partecipazione è gratuita, ma è necessaria l’iscrizione on line.

Clicca qui per scaricare il programma.

Alessia Casiraghi

Bloccati 33 miliardi di euro di pagamenti dai Comuni

I Comuni bloccano 33 miliardi di euro di pagamenti, e “La causa di questo mancato pagamento  va ricercata nelle disposizioni previste dal Patto di stabilità interno, che per ragioni di contenimento della spesa pubblica, non consentono il pagamento di lavori o di forniture ricevute. Il paradosso è che in questa condizione di insolvenza si trovano molte realtà comunali che, pur avendo i soldi, non possono saldare le spettanze, altrimenti non rispetterebbero più i vincoli previsti dal Patto. Un danno economico non di poco conto, che penalizza soprattutto le piccole imprese e le aziende artigiane che devono attendere tempi biblici per ricevere le loro spettanze”, commenta il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi.

Il Comune di Roma presenta la quota di spesa non onorata più alta di tutti: l’importo, al 31 dicembre 2009 (ultimo dato disponibile), è pari a 6,26 mld di euro. Seguono Milano, con 3,85 mld di euro e Napoli, con 3,39 mld di euro. Rispetto alla fine del 2008, l’incremento percentuale medio nazionale dei residui passivi è stato del + 5,4%.

In termini pro capite,  il Comune meno virtuoso è quello di Avellino, con un ammontare complessivo di pagamenti non effettuati pari a 3.754 €.

Segue Carbonia con 3.622 €, Salerno con 3.608 € e, al quarto posto Napoli con 3.529 €.

In una fase di grave crisi economica mettere in pagamento oltre 33 miliardi di euro sarebbe una boccata di ossigeno non indifferente per migliaia e migliaia di piccole imprese. Se in questa elaborazione abbiamo analizzato solo la situazione dei Comuni capoluogo di Provincia, in capo ai Comuni non capoluogo stimiamo vi siano altri 7 mld di pagamenti non erogati. Infine, non dimentichiamo che ci sono altri 35/40 mld di euro di crediti che le imprese avanzano dalle Regioni in materia di sanità, per questo è urgente che il Governo intervenga subito per il bene delle piccole imprese e dei loro occupati”. conclude il segretario.

Marco Poggi

Nuovo bando europeo per le pmi

Al via il bando europeo che incentiva le attività di ricerca e sviluppo specificamente per le piccole imprese.

Aprirà a breve la nuova call del programma Europeo “Research for the benefit of SMEs”, del VII programma Quadro – Area Capacities.

Il programma vuole favorire azioni di ricerca portate avanti da imprese che danno in outsourcing la attività di ricerca a cosiddetti RTD Performers, ossia università, centri di ricerca o industrie specializzate.

La proprietà intellettuale di quanto realizzato spetterà alle stesse imprese partecipanti, che quindi possono beneficiare dei risultati della ricerca sviluppata da università e/o centri di ricerca Europei.
I progetti hanno durata massima di 24 mesi ed un costo complessivo mediamente tra 1 Milione e 1,5 Milioni di Euro.

Istat: Italia, Paese di piccole imprese

Che l’Italia sia un Paese di piccole e medie imprese, soprattutto piccole, lo certifica anche l’Istat. Da una “radiografia” dell’Istituto Nazionale di Statistica sulle imprese italiane attive, nel 2009, nell’industria e nei servizi, emerge che queste erano poco meno di 4,5 milioni e occupavano complessivamente circa 17,5 milioni di addetti. Il 95% di esse aveva meno di 10 addetti e impiegava il 47% dell’occupazione totale. Le imprese senza lavoratori dipendenti erano circa 3 milioni, pari al 65,2% del totale delle imprese attive.

La parte del leone la fa il settore manifatturiero, con il 23% del totale degli addetti, seguito dal commercio all’ingrosso e al dettaglio (20%) e dalle costruzioni (11%). Ben due terzi delle imprese sono individuali e coinvolgono il 25% degli occupati; delle rimanenti, il 18% sono società di persone, il 17% società di capitali, l’1,1% società cooperative.

Dato significativo: tra il 2008 e il 2009 è diminuito dell’1% il numero delle imprese e del 2% la relativa occupazione. Nell’industria si riducono tutte le attività manifatturiere a eccezione delle cosiddette “utilities” (imprese che forniscono energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata) e delle imprese di fornitura di acqua, reti fognarie, attività di trattamento dei rifiuti e risanamento. Giù anche i settori delle costruzioni e del commercio, crescono invece le attività finanziarie e assicurative e quelle immobiliari.

Small Business Act: se ne parla il prossimo 25 ottobre a Reggio Calabria

Il prossimo lunedì 25 ottobre, presso la Camera di Commercio di Reggio Calabria, il Ministero dello Sviluppo Economico, insieme alla Camera di Commercio di Reggio Calabria e la Camera di Commercio di Messina, ha organizzato, un convegno per discutere dello Small Business Act, come sostegno alla crescita delle piccole imprese dell’area dello stretto ed il credito e Venture Capital come fattori di sviluppo. L’obiettivo principale del Convegno è informare le imprese sulle iniziative messe in campo dal Ministero Sviluppo Economico, dall’ AIFI, dall’ABI e Borsa Italiana e dalla Regione Calabria per facilitare l’accesso al credito delle micro-piccole imprese e favorire la conoscenza di strumenti finanziari complementari alle forme tradizionali di reperimento di capitali, come il Ventur Capital e i segmenti di Borsa dedicati alle PMI, in un contesto come il Mezzogiorno dove sono realizzati solo il 4% degli investimenti italiani di Venture Capital.

Che cos’è lo Small Business Act?

Partite Iva: cosa succede se non si ottempera agli obblighi di versamento delle imposte?

Alcuni dei problemi più diffusi nell’ambito delle piccole e medie imprese sono lo sfasamento dei flussi finanziari e la carenza di liquidità, che costringono, in alcune ipotesi, a non ottemperare agli obblighi di versamento delle imposte. Si può ricorrere in questi casi al cosiddetto ravvedimento, per rimuovere spontaneamente la violazione entro determinati termini di legge ottenendo una riduzione delle sanzioni.

Secondo la regola generale (art. 13 del  D.Lgs. 472/1997 e successive modifiche), la sanzione è pari al 30% dell’importo non versato e può essere ridotta al 2,5%  del tributo se la violazione viene sanata entro il periodo breve di 30 giorni e al 3%  del tributo se l’infrazione viene regolarizzata oltre i 30 giorni ed entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno in cui è stata commessa la violazione. Oltre al tributo e alla sanzione vanno versati gli interessi moratori calcolati al tasso di interesse legale dell’1% a partire dal 1^ gennaio 2010 e del 3% per l’anno 2009.

È indispensabile che, relativamente al periodo in questione, la violazione non sia ancora stata constatata e non siano iniziati accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di accertamento di cui l’autore della violazione abbia avuto formale conoscenza.

Anche in tale ipotesi, la via del ravvedimento non viene preclusa, ma la sanzione sarà pari al 10% dell’imposta dovuta (1/3 della sanzione ordinaria del 30%) nel caso di pagamento entro 30 giorni dal ricevimento della relativa comunicazione, rateizzabile sino a 20 rate trimestrali qualora il debito superi i 5.000,00 euro.

Si incorre in sanzioni penali quando l’omissione del versamento IVA dovuto in base alla dichiarazione annuale supera i 50.000,00 euro nel periodo d’imposta e si protrae sino al 27 dicembre dell’anno successivo.

Dott.ssa IPPOLITA PELLEGRINI

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Nuove precisazioni dell’Agenzia delle Entrate sugli elenchi Intratsat.

L’Agenzia delle Entrate, attraverso la circolare n.36/2010 ha specificato i corretti adempimenti da parte dei contribuenti minimi italiani per le operazioni intracomunitarie effettuate e quelli a carico dei soggetti passivi d’imposta per le operazioni con soggetti di altri Stati membri considerati piccole imprese. L’Agenzia precisa anche che Il contribuente che ha presentato per gennaio e febbraio 2010 gli elenchi mensili, perché prevedeva di superare nel trimestre la soglia dei 50 mila euro, non potrà “ritrattare”: nel caso in cui a marzo l’ammontare delle operazioni rilevanti si attesti al di sotto di tale limite, egli dovrà comunque rispettare la tempistica mensile per tutto il 2010. Infine per quanto riguarda le attività di e-commerce, l’Agenzia dice che acquisti e vendite effettuati online rientrano nella definizione relativa ai servizi elettronici e pertanto debbono essere inclusi negli elenchi riepilogativi. La risposta vale sia per i software scaricati (e quindi acquistati) via Internet sia per le cessioni di beni tramite e-bay.

Sono le micro-imprese quelle che reggono il sistema produttivo.

Secondo una recente indagine Istat che ha fotografato il sistema produttivo italiano  nel 2008, risulta che poco più di 4,5 milioni di imprese occupano, complessivamente, circa 17,9 milioni di addetti e che più del 95% delle imprese sono piccole imprese con meno di 10 addetti.

Secondo questa indagine, il 21 per cento degli addetti (quasi 3,8 milioni) lavora nelle piccole imprese (da 10 a 49 addetti) e il 12,5 per cento (oltre 2,2 milioni) in quelle di media dimensione (da 50 a 249 addetti). Soltanto 3.735 imprese (0,08 per cento) impiegano 250 addetti e più, assorbendo, tuttavia, il 20 per cento dell’occupazione complessiva (circa 3,6 milioni di addetti).

La struttura delle imprese, in termini di attività economica, è caratterizzata da una forte concentrazione dell’occupazione nel settore manifatturiero, con oltre il 25 per cento degli addetti totali, nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (20 per cento dell’occupazione totale) e nelle costruzioni (poco più dell’11 per cento). In particolare, all’interno del manifatturiero si conferma il peso rilevante della fabbricazione di prodotti in metallo, le cui imprese occupano 792mila addetti, delle industrie tessili (quasi 597mila addetti) e delle industrie alimentari (oltre 439mila addetti). Le imprese industriali presentano una dimensione media maggiore rispetto a quelle del settore terziario.  In particolare, si va da un massimo di 35 addetti per impresa nel settore della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, a 9,6 nelle attività manifatturiere, mentre per le costruzioni e il commercio, trasporto e alberghi la dimensione media è rispettivamente di 3,2 e 3,6 addetti per impresa. Per gli altri servizi si registrano valori inferiori alla media nazionale (pari a 4 addetti), ad eccezione dei servizi di informazione e comunicazione e delle attività finanziarie e assicurative (rispettivamente 5,6 e 7,5 addetti per impresa).

Analizzando il peso, in termini di addetti, dei diversi settori economici all’interno di singole classi dimensionali, si rileva che l’incidenza dell’industria in senso stretto è minima nelle imprese più piccole (5,9 per cento), ma cresce all’aumentare della classe dimensionale, raggiungendo il valore più elevato nella media impresa (da 50 a 249 addetti), con quasi il 50 per cento dell’occupazione. I settori del terziario sono caratterizzati dalla presenza di micro e piccole imprese: tra quelle che occupano fino a 10 addetti sono più numerose sia quelle del commercio, trasporto e alberghi, sia quelle degli altri servizi (complessivamente rappresentano oltre il 77 per cento delle micro imprese). Il settore degli altri servizi contraddistingue anche il segmento delle grandi imprese (250 addetti e oltre), con quasi il 37 per cento degli addetti, dove l’industria in senso stretto rappresenta il 32 per cento dell’occupazione. Data la struttura del sistema produttivo italiano, un segmento di particolare interesse è quello delle imprese senza lavoratori dipendenti, il cui input di lavoro è costituito dai soli lavoratori indipendenti. Esse ammontano a circa 2 milioni e 954 mila (65,4 per cento del totale delle imprese attive).

Con riferimento alla forma giuridica, due terzi delle imprese sono ditte Individuali.