Pignoramento pensione, limiti 2023 aggiornati

Il pignoramento della pensione è una particolare forma di pignoramento presso terzi. Siccome l’assegno pensionistico viene utilizzato anche per beni essenziali alla sopravvivenza, sono previsti dei limiti al pignoramento delle somme, gli stessi sono di anno in anno adeguati. Ecco i nuovi limiti per il 2023.

Pignoramento della pensione: cos’è?

Il pignoramento presso terzi è disciplinato dall’articolo 543 del codice civile che prevede il riconoscimento del diritto di un soggetto creditore di aggredire i beni del debitore sebbene gli stessi siano nella disponibilità di terzi soggetti. Con il pignoramento della pensione, l’ente previdenziale riceve da qualsiasi creditore, quindi Agenzia delle Entrate, ma anche banche e privati, un atto del giudice che dispone il pignoramento della quota della pensione. L’ente previdenziale a quel punto prima di erogare gli importi al pensionato, deve versare la quota all’ente creditore.

Si sottolinea che il pignoramento della pensione può essere disposto solo dal giudice.

In alternativa è possibile rivolgersi, sempre dietro provvedimento del giudice, alla banca o alla posta, in questo caso la pensione viene aggredita dopo che è stata erogata al titolare e quindi è l’istituto di credito presso il quale si riceve la notifica a dover provvedere.

Disciplina pignoramento pensione 2023: limiti

In base alla normativa la pensione non può essere oggetto di pignoramento nella sua totalità, vi è una quota non aggredibile, la stessa corrisponde, in base al decreto Aiuti bis – decreto legge 9 agosto 2022 n. 115, a due volte la pensione minima. Di anno in anno quindi il limite cambia, siccome per il 2023 l’assegno minimo è di importo pari a 503,27 euro, la quota non aggredibile è 1.006,54 euro.

Questo non vuol dire che l’importo rimanente può essere pignorato nella sua totalità, su tale quota infatti è possibile “prelevare” il 20%.

Il limite cambia nel caso in cui vi siano più creditori, in questo caso la quota non pignorabile è pari 1,5 volte rispetto all’assegno sociale, mentre la rimanente parte può essere utilizzata per il pignoramento della pensione fino al 40%.

Pignoramento pensione 2023 dall’Agenzia delle Entrate

I limiti sono diversi nel caso in cui il pignoramento della pensione sia effettuato da parte dell’Agenzia delle Entrate. In questo caso si applicano percentuali che variano in base all’importo dell’assegno pensionistico.

  • 1/10 per assegno di importo fino a 2.500 euro;
  • 1/7 per importi compresi tra 2.500 euro e 5.000 euro;
  • 1/5 per importi superiori a 5.000 euro.

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Pignoramento: come evitarlo senza commettere reati

Il pignoramento è un atto che piace a davvero poche persone, o forse a nessuno, ma può essere evitato senza cadere nell’illecito? Ecco qualche possibile soluzione da attuare prima della notifica dell’atto.

Tipologie di esecuzione forzata sui beni del debitore

Il pignoramento è una procedura messa in atto quando vi sono debiti insoluti e di conseguenza il creditore che possa dimostrare di vantare un credito, chiede all’autorità giudiziaria di emettere un atto di esecuzione sui beni del debitore. Si ha quindi il pignoramento, che può avvenire su diverse tipologie di beni (ad esempio su beni immobili quali abitazioni o terreni, oppure su beni mobili come l’auto, infine è possibile il pignoramento presso terzi, cioè avente ad oggetto i crediti che il debitore a sua volta vanta da terzi). Il creditore solitamente cerca vie brevi, ecco perché spesso si richiede il pignoramento del conto corrente oppure il pignoramento dello stipendio/pensione. Il pignoramento del conto corrente rappresenta il caso classico di pignoramento presso terzi. Vi sono però dei metodi per evitare in modo del tutto legale questa procedura.

Come evitare il pignoramento del conto corrente

I pignoramento del conto corrente e dello stipendio hanno comunque dei limiti, infatti possono essere pignorate le somme eccedenti 3 volte la misura prevista per l’assegno sociale, mentre per lo stipendio il tetto massimo è 1/5.  Per quanto riguarda la pensione, il tetto è stato portato a 1.000 euro.

Un conto corrente in rosso non può essere pignorato. Proprio per questo il primo consiglio è quello di spostare i fondi su un conto corrente intestato a un’altra persona, ad esempio un genitore o un amico fidato. Naturalmente è bene prestare attenzione perché la movimentazione di somme importanti potrebbe destare sospetti. In questi casi è importante, affiancare il trasferimento delle somme a una scrittura privata in cui le parti si accordano sulla titolarità delle somme. Lo spostamento deve avvenire prima che il provvedimento sia notificato.

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Un’altra soluzione sarebbe quella di chiedere alla banca di aprire una linea di credito che preveda la detenzione di una determinata somma di denaro, in questo modo l’ammontare della linea di credito non può essere aggredita dai creditori. Si tratta di una soluzione dispendiosa, consigliata soprattutto alle imprese che hanno l’esigenza primaria di avere liquidità.

Infine, è possibile chiedere alla banca di emettere in favore della persona soggetta a pignoramento assegni circolari. In questo caso le somme del conto sono disponibili su assegni, il conto risulta in rosso e gli assegni possono essere utilizzati per avere liquidità.

Naturalmente il consiglio migliore è cercare di avere un buon rapporto con i creditori e stabilire un piano di ammortamento del debito dilazionato nel tempo, oppure se si ritiene che il pignoramento non sia giustificato, si può contestare l’atto.