Moda made in Italy, buono il 2014

Apre oggi al pubblico, a Firenze, Pitti Uomo 88, uno degli appuntamenti più importanti per la moda made in Italy maschile e l’occasione per Sistema Moda Italia (Smi) di fare il check up allo stato di salute del nostro fashion. E le cifre sono positive, nonostante le difficili situazioni registrate in Giappone e in Russia.

Secondo le rilevazioni di Smi, la moda made in Italy maschile è cresciuta lo scorso anno del 3,3% a 8,8 miliardi di euro di fatturato. Merito soprattutto dell’export (+5,1%), mentre la domanda interna ha registrato un’altra battuta di arresto: -3,6%.

L’export della moda made in Italy per lui ha superato i 5,5 miliardi di euro di valore e si è attestata al 63,3% del fatturato totale del settore. Allo stesso modo è aumentato l’import, stavolta del 10,3%.

C’è stato movimento un po’ su tutti i mercati, europei ed extra europei. Se nel Vecchio Continente gli acquisti di moda made in Italy maschile sono cresciuti del 4,5%, fuori dall’Europa l’aumento è stato del 5,6%. Mercati europei d’elezione restano Spagna (+10,1%), Regno Unito (+8,4%) e Germania (+4,8%). Cala la Francia (-2,1%) ma mantiene il ruolo di primo mercato. Fuori dall’Europa abbiamo Corea del Sud (+26,9%), Cina (+13,3%), Hong Kong (+11,9%) e Usa +9,4%. Giù Russia (-16,2%) e Giappone (-7,4%).

Nel dettaglio, la moda made in Italy per lui ha fatto registrare, lo scorso anno, quasi tutti segni più nei principali settori: pelle +7,2%, camicie +5,1%, maglieria +2,9%, abiti +2,6%. In controtendenza le cravatte, -3,3%. I settori di maglieria (+6%), camiceria (+5,7% e confezione (+4%) si confermano anche nel primo trimestre 2015, con l’export a +3,8% e l’import a +13,1%.

UniCredit supporta la moda italiana

UniCredit International per la Moda è un progetto avviato nel gennaio 2013 in collaborazione con il Centro di Firenze per la Moda Italiana (Cfmi), dedicato al “Fatto in Italia”, e ha l’obiettivo di mettere a disposizione delle Pmi italiane del settore, che producono esclusivamente nel nostro Paese, un’offerta dedicata di servizi a supporto dell’internazionalizzazione.

Grazie a questa iniziativa, nel 2013 UniCredit ha erogato quasi 100 milioni di nuovi finanziamenti e supportato 100 delle aziende segnalate dal Cfmi, espositrici al Pitti di Firenze e al Cpm di Mosca, con prodotti UniCredit dedicati alla loro attività internazionale.

Nel 2014 la nuova finanza erogata dalla Banca a favore del settore moda è stata pari a 400 milioni di euro, di cui oltre 150 relativi alle imprese segnalate dalla Cfmi.

Tra gli obiettivi principali del progetto di UniCredit era inoltre previsto l’affiancamento strategico di un numero selezionato di piccole e medie imprese “top” del “fatto in Italia” nella moda e sono oggi oltre 100 le imprese che stanno sviluppando con la Banca progetti strategici. Proprio a queste realtà imprenditoriali sono stati erogati oltre 250 milioni di nuova finanza a medio termine, a favore di piani di investimento, internazionalizzazione e operazioni straordinarie.

UniCredit ha inoltre organizzato quattro B2B dedicati al settore moda (a Brescia, Pistoia, Firenze e Bari) per oltre 1.100 incontri di business, 160 imprese seller coinvolte e 60 buyer internazionali con Paesi come Polonia, Germania, Russia, Ucraina, Turchia.

“Nell’anno appena trascorso abbiamo quadruplicato il nostro impegno a favore della Moda, portando le nuove erogazioni al settore a oltre 400 milioni – ha dichiarato Gabriele Piccini, Country Chairman Italia di UniCredit -. Questo è stato reso possibile anche grazie anche ai due recenti accordi che UniCredit ha stretto con Camera Nazionale della Moda, con l’obiettivo di tutelare gli stilisti, la creatività applicata e il prodotto italiano di qualità, e con Sistema Moda Italia, per supportare in modo forte e concreto l’intera filiera della moda attraverso il reverse factoring”.

Tessile italiano da Milano al mondo

Il recente successo di Milano Moda Uomo è stato l’occasione per fare il punto sulla capacità del capoluogo lombardo e della regione di creare eccellenza e ricchezza nel settore del tessile e della moda.

Ci ha pensato l’ufficio studi della Camera di commercio di Milano, su dati Infocamere 2013 e 2012 e su dati Istat al III trimestre 2013 e 2012, e ha certificato come sia di oltre 14 miliardi l’interscambio lombardo nel settore della moda nei primi 9 mesi del 2013 (+1,6% rispetto al 2012). Milano è la capitale indiscussa, con circa 7 miliardi di interscambio (quasi 4 miliardi di esportazioni e 3,2 miliardi di importazioni).

In crescita l’export milanese (+6,4%), soprattutto verso i Paesi del Medio Oriente (17,9%), dell’Asia Orientale (11,8%), dell’America centro-meridionale e dell’Asia Centrale (6,7%). Oltre la metà delle esportazioni è diretta in Europa (il 31,4% nei Paesi dell’Unione Europea e il 20,6% verso gli altri Paesi europei) e oltre un quarto in Asia orientale. Tra i Paesi dell’Ue si esporta soprattutto verso Francia (37,4%), Germania (15,3%) e Regno Unito (11,5%). Tra gli altri Paesi europei si esporta soprattutto verso la Svizzera (48,4%) ed è di oltre 200 milioni di euro il valore delle esportazioni in Russia (25,6%).

In Asia orientale le principali mete di esportazione sono il Giappone (25%) e Hong Kong (23,1%). Forte la richiesta USA, il 10% dell’export milanese va in America settentrionale.

In Lombardia sono quasi 15mila le imprese attive nel settore della moda, di cui quasi una su tre a Milano (4.482): oltre 2.600 si occupano di abbigliamento e quasi mille sono industrie tessili e altrettante imprese del settore della pelletteria. Il capoluogo è anche al primo posto in Italia per numero di addetti (80.030), seguito da Napoli (42.304) e Firenze (37.605).

Secondo Pier Andrea Chevallard, segretario generale della Camera di commercio di Milano,“il settore della moda con tutta la sua filiera rappresenta un elemento di punta per rilanciare l’economia di Milano e dell’Italia. Per questo, come Camera di commercio collaboriamo attivamente con la Camera Nazionale della Moda Italiana per sostenere in modo particolare le iniziative rivolte ai giovani stilisti, così da offrire alle nuove generazioni di creativi occasioni di visibilità e la possibilità di sviluppare i propri progetti”.

L’Italia tesse il proprio futuro. O almeno ci prova…

di Davide PASSONI

L’inizio di gennaio ha visto, come da tradizione, i primi appuntamenti di prestigio per il tessile italiano, con i saloni fiorentini di Pitti e le sfilate di Milano Moda Uomo. Si tratta di due delle vetrine più prestigiose per una delle eccellenze della manifattura italiana, quella tessile appunto.

In un mercato mondiale nel quale i Paesi dell’estremo Oriente, Cina in testa, hanno ormai raggiunto una egemonia fatta di grandi volumi, prezzi bassi, costo della manodopera irrisoria ma qualità comunque in crescita, l’Italia è riuscita ancora a ritagliarsi un ruolo da leader. Questo nonostante la difficoltà tutta italiana nel fare impresa, la burocrazia, la fiscalità impazzita.

Nel disgraziato 2013 che ci siamo lasciati alle spalle, si è registrato comunque un export da record per la nostra industria. Il surplus ha toccato quota 110 miliardi di euro e, tra i comparti produttivi, l’Italia si è confermata prima al mondo nel tessile, nell’abbigliamento, nei prodotti in cuoio e nell’occhialeria. Un primato ottenuto a dispetto di tutto e di tutti che deve essere mantenuto e, se possibile, migliorato.

Ma ci sono le condizioni perché questo accada? Come si presenta il 2014 per la filiera tessile italiana. INFOIVA cercherà di scoprirlo questa settimana, attraverso dati, studi, testimonianze dirette. Perché se l’Italia vuole continuare a… filare, non può abbassare la guardia.

La moda è sempre più Made in Tuscany

La Toscana sta diventando sempre più una regione leader per quanto riguarda la moda.
Lo stesso presidente della Regione, Enrico Rossi, in occasione dell’inaugurazione dell’85esima edizione di Pitti Uomo, svoltosi a Firenze dal 7 al 10 gennaio, ha dichiarato: “Se oggi questa regione è in piedi in buona misura lo dobbiamo alla presenza del settore moda“.

Quello di Rossi è stato un vero e proprio omaggio alle tante piccole e medie aziende che operano nel settore dell’abbigliamento e della pelletteria d’alta gamma e che contribuiscono all’esportazione del Made in Tuscany, non solo nelle altre regioni italiane ma anche all’estero.

Anche UniCredit ha deciso di muoversi in questa direzione, tramite una collaborazione col Centro di Firenze per la Moda Italiana.
A questo proposito, si sono incontrati Federico Ghizzoni, amministratore delegato dell’Istituto di credito e Stefano Ricci, presidente del Centro di Firenze.

Lo stesso Ghizzoni ha dichiarato: “A oggi con UniCredit International per la Moda abbiamo erogato quasi 100 milioni di nuovi finanziamenti e oltre 100 delle aziende segnalate da CFMI, espositrici di Pitti Uomo a Firenze e di CPM a Mosca, hanno usufruito dei prodotti UniCredit dedicati alla loro attività internazionale. Abbiamo lavorato seriamente al progetto Fatto in Italia e abbiamo contattato 440 imprese, creando anche il portale UniCredit International per la Moda che ha registrato nell’anno 8000 visitatori unici. Ancora 389 aziende hanno partecipato con noi all’iniziativa Destinazione Cina, che si è tenuta lo scorso ottobre a Firenze e a Napoli per supportare chi vuole esportare in quel Paese“.

I progetti futuri riguardano una serie di contatti ed incontri, per il settore calzaturiero, tra i buyer di Emirati Arabi, Oman, Germania e Polonia.
Inoltre, tra il 16 e il 18 gennaio, durante il Pitti Bimbo, avrà luogo un B2B dedicato, appunto, all‘abbigliamento bimbo con 30 aziende esportatrici.

Gaetano Marzotto, presidente di Pitti Immagine, ha confermato che i dati relativi all’export sono molto incoraggianti: “Nel mercato interno abbiamo perso il 20% del fatturato, consumi per circa 10 milioni di euro“.

Vera MORETTI

Prato, il rilancio in sei mosse

Passa dall’emersione del lavoro irregolare, dalla certificazione della qualità dei prodotti e dallo sviluppo il rilancio del distretto tessile di Prato.
Il Progetto Prato, articolato in sei linee di intervento, sarà finanziato da principio da 10 milioni di euro stanziati dalla Regione, mentre il resto dei fondi – almeno alcune decine di milioni – arriverà dall’Unione europea e da finanziamenti nazionali, che si aggiungeranno ai 25 milioni stanziati dal Governo Berlusconi nel 2010 per affrontare l’emergenza occupazionale.

Per quanto riguarda lo sviluppo, si parla di diversificazione del modello di business attraverso una spinta dei comparti tecnologici applicati al tessile tradizionale e il potenziamento della ricerca nel campo dei materiali e delle fibre, anche in collaborazione con Università e Governo cinesi.

Altri filoni di intervento puntano a incentivare chi deciderà di mettersi in regola: in provincia di Prato, infatti, è cresciuta una comunità asiatica tra le più grandi d’Europa, che conta quasi 40.000 persone – quasi la metà sono clandestine – e gestisce circa 4.000 aziende nel campo del tessile. Un distretto specializzato nei comparti dell’abbigliamento e parallelo a quello tessile degli italiani che ha 3.000 imprese, più di 17.000 addetti e 3,1 miliardi di ricavi, realizzati per oltre la metà sui mercati internazionali.

Non è tutto: Prato si candida anche a creare un soggetto di certificazione della qualità dei prodotti e un osservatorio sulla sicurezza fisica, chimica e dei processi produttivi nel sistema moda.
Siamo pronti a dare il nostro contributo alla definizione dei contenuti del progetto – afferma Andrea Cavicchi, presidente dell’Unione industriale pratese – Serve sostanza manifatturiera, che aiuti il distretto nel suo insieme a ritrovare la giusta direzione, in una fase economica come questa, molto contrastata. Bisogna però avere la voglia di mettersi in gioco – sottolinea – Nei giorni scorsi ho visto pochi pratesi al Pitti Uomo: un errore, non si può essere passivi e aspettare, altrimenti c’è il rischio di rimanere tagliati fuori dai cambiamenti della moda”.

Francesca SCARABELLI

+ 7,2% di fatturato per il settore tessile nel 2010

Il settore tessile naviga a gonfie vele. Secondo lo studio effettuato da Sita Ricerca per conto di SMI, Sistema Moda Italia, nel 2010 sono stati rilevati ritmi di crescita importanti a seconda dei settori. La moda uomo si è confermata sostanzialmente stabile rispetto al 2009 con un fatturato pari a 8,1 miliardi di euro.

Ancora una volta è l’export a guidare la crescita con un recupero su base annua del +3,4%. Le potenzialità sarebbero maggiori ma in ogni caso ha permesso alla moda maschile di compensare, almeno parzialmente, le criticità del mercato domestico. Per il 2011 si attende una crescita più marcata e robusta.

Per l’anno solare 2010 una nuova contrazione del sell-out, corrispondente al -2% circa. La crescita sarà trainata dalle vendite all’estero specie nei mercati francese e statunitense. Nel frattempo si stanno già ammirando le nuove collezioni a Pitti Uomo a Firenze, iniziato qualche giorno fa.