Tassazione separata: cos’è, come si calcola e quando si applica

Nel presentare la dichiarazione dei redditi o nel visualizzare il prospetto di un pagamento può capitare di leggere la formula “tassazione separata”, ma cos’è e come funziona?

Tassazione separata: quale ratio?

Sappiamo che le imposte sul reddito solitamente sono calcolate sui redditi prodotti nell’arco dell’anno solare. I criteri di determinazione dell’aliquota applicata sono progressivi, quindi l’aliquota cresce in modo più che proporzionale rispetto al reddito. Questa modalità prevista dall’articolo 53 della Costituzione può però creare delle distorsioni nel caso in cui si percepisca in un determinato anno il reddito prodotto in più anni.

Il caso tipico è il trattamento di fine rapporto. Sappiamo che questa misura per chi ha accumulato nel tempo molti anni di lavoro con un unico datore di lavoro, cosa molto frequente soprattutto in passato, può essere davvero un bel gruzzoletto. Questo implica che se venisse applicata l’aliquota corrispondente progressiva, le imposte da pagare potrebbero essere eccessive, soprattutto perché trattasi di accantonamenti periodici maturati negli anni. La soluzione per evitare questa distorsione è la tassazione separata. Da questa introduzione emerge che tali redditi prodotti in più anni, ma percepiti in un’unica soluzione finale, non sono tassati cumulandoli agli altri redditi, ma separatamente.

Quali redditi sono sottoposti a tassazione separata?

I redditi che sono soggetti a tassazione separata sono indicati nell’articolo 17 del Tuir.

Si tratta di:

  • trattamento di fine rapporto e indennità equipollenti, nell’ambito del rapporto di lavoro sono comprese indennità di preavviso, somme da capitalizzazione di pensioni, somme capitalizzate in seguito a patto di non concorrenza, somme percepite a titolo risarcitorio o in seguito a provvedimenti di autorità giudiziaria o in seguito a transazione;
  • emolumenti arretrati per prestazioni di lavoro dipendente riferibili ad anni precedenti ed erogati per effetto di leggi, contratti e sentenze;
  • indennità percepite per la cessazione dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa se il diritto all’indennità risulta da atto avente data certa e antecedente all’erogazione oppure risulta da sentenze, atti esecutivi, provvedimenti dell’autorità giudiziaria, somme corrisposte a titolo risarcitorio;
  • somme a titolo di indennità per la cessazione di rapporti di agenzia delle persone fisiche e delle società di persone;
  • indennità percepite per la cessazione da funzioni notarili;
  • indennità percepite dai lavoratori subordinati sportivi al termine dell’attività sportiva;
  • plusvalenze;
  • indennità per la perdita dell’avviamento spettanti al conduttore in caso di cessazione del rapporto di locazione per immobili urbani adibiti ad usi diversi rispetto all’abitazione e indennità di avviamento delle farmacie spettanti al precedente titolare.
  • indennità spettanti a titolo di risarcimento;
  • redditi derivanti da recesso, esclusione, riduzione del capitale, liquidazione societaria;
  • somme percepite a titolo di rimborso imposte e oneri.

Sono inoltre sottoposte a tassazione separata le somme e i beni percepiti in qualità di erede o di legato.

Quale aliquota viene applicata nella tassazione separata?

Nella maggior parte dei casi l’aliquota viene calcolata sommando i redditi di due periodi di imposta differenti, dividendo la somma per due e quindi ricavando il reddito medio. Viene quindi applicata l’aliquota prevista per tale fascia di reddito. Se in uno dei due anni precedenti non è stato percepito alcun reddito, quello prodotto nell’unico anno si divide al 50%. Nel caso in cui invece non sia stato prodotto alcun reddito nei due anni, si applica l’aliquota più bassa prevista dalla normativa.

Se il reddito è versato da un sostituto di imposta sarà costui a dover effettuare il conteggio. Il sostituto di imposta o il contribuente che determinano l’imposta lo fanno in via provvisoria o a titolo di acconto. Sarà poi l’Agenzia delle Entrate a effettuare nuovamente i calcoli.

Zainetto fiscale: cos’è e quali vantaggi porta a chi fa investimenti finanziari

Gli investimenti finanziari sono sempre dei rischi e possono generare delle perdite, minusvalenze, e dei guadagni o plusvalenze. I guadagni sono tassati con un’aliquota al 26%, a parte alcune tipologie, ad esempio i Titoli di Stato (ed equiparati) che sono tassati al 12,5%, le perdite invece restano a carico dell’investitore. Lo zainetto fiscale mira ad alleggerire il carico delle perdite. Ecco come funziona.

Cos’è lo zainetto fiscale

Lo zainetto fiscale è un meccanismo di compensazione tra perdite generate dagli investimenti finanziari e guadagni e consente di ridurre l’imponibile o capital gain. Gli investimenti in strumenti finanziari comportano sempre dei rischi di perdite, grazie allo zainetto fiscale è possibile, in sede di dichiarazione dei redditi, indicare le perdite generate dai propri investimenti e i guadagni e compensare le perdite andando quindi a ridurre la base imponibile della tassazione delle rendite finanziarie. Ad esempio, se una persona in un anno ha registrato minusvalenze pari a 2 e plusvalenze pari a 10, non dovrà pagare l’aliquota del 26% su 10, ma potrà compensare le perdite e pagare l’imposta solo su 8.

Nel caso in cui in un anno le perdite, o minusvalenze, siano superiori rispetto alle plusvalenze è possibile utilizzare il meccanismo di compensazione anche per gli anni successivi, questo per un massimo di 4 anni. In questo caso il concetto di zainetto riesce a chiarire bene il meccanismo perché è come se si mettessero in uno zaino le perdite che non sono state compensate con le plusvalenze generate nello stesso anno e le si portassero dietro fino alla totale compensazione.

Su quali minusvalenze e plusvalenze si usa lo zainetto fiscale

Lo zainetto fiscale può essere utilizzato solo per la compensazione di minusvalenze e plusvalenze che abbiano la stessa natura e in particolare che siano classificati come “redditi diversi”. Il Tuir ( Testo Unico Imposte sul Reddito) non ci fornisce una definizione di redditi da capitale e redditi diversi, ma semplicemente fa un elenco dei redditi da capitale all’articolo 44. Sono redditi da capitale:

  • gli interessi e i proventi derivanti da mutui, depositi e conti corrente;
  • gli interessi e i proventi delle obbligazioni e titoli similari;
  • le rendite perpetue;
  • i compensi per prestazioni di fideiussioni e garanzie;
  • i proventi derivanti dalla divisione di utili di società, ad esempio in caso di dividendi derivanti dal possesso di un pacchetto azionario, partecipazioni in società e comunque partecipazione al capitale.

I redditi non catalogabili in quelli visti sono, invece, redditi diversi e tra questi rientrano la differenza tra il prezzo di acquisto e il prezzo di vendita delle azioni.

Una particolare attenzione deve essere posta anche agli ETF, si tratta di fondi comprendenti diversi prodotti finanziari. In questo caso se trattasi di ETF non armonizzati e quindi che si pongono al di fuori delle norme dell’Unione Europea, la tassazione applicata è quella ordinaria: i ricavi sono tassati con le aliquote ordinarie, come se fossero reddito da lavoro.

Per gli ETF armonizzati, che di conseguenza rispettano la normativa dell’Unione Europea, devono invece essere fatte delle differenze. Questi infatti se generano plusvalenze sono qualificate come redditi da capitale, mentre se generano minusvalenze sono classificate come redditi diversi e di conseguenza non è mai possibile avvalersi dello zainetto fiscale. Le minusvalenze generate dagli ETF possono però essere compensate da altre plusvalenze classificabili come redditi diversi, ad esempio con le plusvalenze derivanti dalla vendita di azioni, ETC, certificati, strumenti derivati come opzioni e futures.

Come si usa lo zainetto fiscale

Ricordiamo che per dichiarare i rendimenti e le perdite derivanti da investimenti finanziari è necessario utilizzare il modello redditi persone fisiche. Deve essere compilato il riquadro che consente di indicare sia le minusvalenze che si portano in compensazione nell’anno, sia quelle che si intende portare in compensazione negli anni successivi.

Esiste inoltre un’altra modalità per utilizzare lo zainetto fiscale. Nella maggior parte dei casi quando ci si affida intermediari finanziari per i propri investimenti, gli stessi fungono anche da sostituti di imposta e aprono un dossier titoli in regime fiscale amministrato. In questo caso sarà la società di intermediazione ad occuparsi degli oneri fiscali e quindi a far valere le minusvalenze, riportarle agli anni successivi se necessario e pagare le imposte dovute. Se l’investitore sceglie il regime fiscale amministrato non ha obblighi dichiarativi.