Pmi, dal 2007 perso il 31% di reddittività

Nonostante gli ultimi dati di questi giorni inducano un timidissimo ottimismo, secondo il Cerved a partire dal 2007, almeno una Pmi su cinque è uscita dal mercato: 13mila sono fallite, 5mila hanno avuto una procedura concorsuale non fallimentare e 23mila sono state liquidate volontariamente. Il peggio sembra definitivamente alle spalle, ma la crisi economica di questi anni ha colpito soprattutto la reddittività: le Pmi italiane hanno perso 31 punti percentuali di margine operativo lordo e hanno più che dimezzato il Roe, il ritorno sul capitale investito, passato dal 13,9 per cento al 5,6 per cento.

Lo scarso accesso al credito (l’ormai famigerato credit crunch) ha avuto le sue responsabilità anche nella nascita di nuove imprese. Sempre secondo la ricerca del Cerved è diminuito il numero di nuove startup, così come il numero di imprese in grado di sopravvivere dopo tre anni. Solo 5mila start up hanno iniziato la loro attività grazie al sostegno del sistema bancario, esattamente la metà degli anni precedenti alla crisi.

In base al quadro macroeconomico elaborato dal Cerved che incorpora, tanto per cambiare, un’ulteriore caduta del Pil dello 0,3%, nonostante gli annunci fin troppo ottimistici del Governo Renzi, nell’anno in corso e una moderata ripresa nel biennio successivo, le pmi torneranno ad accrescere ricavi e valore aggiunto nel 2015-16, ma con una dinamica ancora molto contenuta.

Crollo dei consumi, il 20% delle pmi ridurrà il personale

Il futuro è sempre più incerto per le micro e piccole imprese italiane. Secondo l’ultima indagine dell’Adnkronos, il 20% di esse sarà costretta a ricorrere nelle prossime setimane a tagli di personale per cercare di sopravvivere nel difficile contesto di tutti i giorni. Una quota che sale addirittura al 28% se si considerano le imprese con meno di 20 dipendenti.

Tra le motivazioni indicate nel sondaggio, prevale quasi esclusivamente la previsione di un giro d’affari ridimensionato a causa della perdurante caduta dei consumi. Nonostante tutto, il 70% delle micro, piccole e medie imprese punterà nel futuro più prossimo, invece, a mantenere, tra mille difficoltà, la forza lavoro attuale, sperando che i mesi più complicati della crisi economica dell’ultimo quinquennio siano finalmente alle spalle.

In conclusione, la quasi totalità delle imprese coinvolte nel sondaggio Adnkronos lamenta la mancanza di regole precise e certe e un’eccessiva, manco a dirlo, pressione fiscale arrivata negli ultimi anni ad un livello sempre più insostenibile.

JM

Volano le Pmi sopravvissute alla crisi

 

I numeri snocciolati dalla prima rilevazione dell’Osservatorio sulla competitività delle pmi della SDA Bocconi mettono i brividi: 120 miliardi di euro di fatturato andati in fumo, 405.317 posti di lavoro persi, 8.841 imprese scomparse da quando la crisi ha iniziato a mettere in crisi il sistema  delle piccole e medie imprese italiane.

Le imprese che sono sopravvissute alla crisi, d’altra parte, hanno fatto registrare tassi di crescita lusinghieri che hanno ricompensato gli innumerevoli sforzi compiuti duranti i mesi più bui di gestione:  +26% tra il 2007 e la fine del 2012, ovvero l’equivalente di una crescita media del 4,8% l’anno, e una sola battuta d’arresto nel 2009 (-5,3%), ma con un 2012 piuttosto debole, caratterizzato da una crescita media dell’1,6% e da una metà della popolazione con crescita negativa. I settori più rappresentati tra le piccole e medie imprese di successo sono il commercio all’ingrosso e il manifatturiero (meccanica, alimentari e bevande e chimico-farmaceutico in testa).

La combattività, sul medio e lungo periodo, paga…

Jacopo MARCHESANO