Fondo Nazionale Innovazione per supportare start up innovative

Il Fondo Nazionale Innovazione nasce dalla cessione del 70% di Invitalia Venture a Cassa Depositi & Prestiti ed è appunto gestito da quest’ultima attraverso la holding CDP Equity. L’obiettivo è partecipare al capitale di start up in modo da supportarne la crescita e l’accesso al credito.

Perché nasce il Fondo Nazionale Investimenti

Una startup è un’impresa che apporta profonda innovazione nel mercato attraverso un modello di rapida crescita replicabile. In realtà può anche essere considerata una fase dell’attività di impresa, cioè quella iniziale di input ed è quindi destinata poi a trasformarsi in un’attività ordinaria.

Il Fondo Nazionale Innovazione nasce per dare al Paese la possibilità di crescere attraverso le sue imprese e sfruttando i talenti presenti in Italia, creando così anche lavoro qualificato. Si tratta di una vera e propria iniezione di capitali che può aiutare nell’input iniziale di crescita. Il Fondo Nazionale Innovazione è in realtà diretto a finanziare due tipologie specifiche di Start up, si tratta di:

  • modelli di business scalabili (che consentono all’impresa di crescere in modo esponenziale con poche risorse);
  • elevata appetibilità per gli altri investitori.

Il ritorno di capitale previsto sugli investimenti è pari al 10- 14%.

Gli investimenti sono rivolti startup e PMI innovative che stiano per lanciare investimenti o che abbiano fatto investimenti nei 6 mesi precedenti rispetto alla richiesta di accesso al fondo. Deve trattarsi di società non quotate. L’investimento può essere effettuato sia immettendo liquidità, in questo caso si tratta di investimenti diretti, sia attraverso fondi indiretti, come ad esempio i fondi di fondi.

I principi su cui è basato il Fondo Nazionale Investimenti

Nel progetto del Fondo Nazionale Innovazione sono indicate 6 principi peculiari:

inclusione: il programma intende sostenere l’innovazione tecnologica rendendola accessibile a tutti, in questo modo l’innovazione tecnologica diventa strumento per la mobilità sociale, di crescita e motore di opportunità per le persone e per le imprese.

Crescita: la crescita di un Paese richiede ingenti investimenti e l’obiettivo di FNI è ricevere anche finanziamenti privati e internazionali, in questo modo diventa possibile coordinare le risorse pubbliche su tutti il territorio, incluso il Sud. FNI vuole quindi essere un volano di crescita.

Presidio strategico a tutela dell’uguaglianza e delle pari opportunità. Le nuove tecnologie hanno profondamente spaccato la società globale in termini di accesso, sono nati dei veri e propri monopoli che di fatto hanno escluso parte della società dalle opportunità che le nuove tecnologie possono offrire. Con il FNI è possibile dare supporto alle start up e PMI innovative e di conseguenza fare in modo che anche in Italia ci possa essere lavoro qualificato.

Ecosistema: una parte dei fondi è dedicata alla formazione in modo da superare i ritardi culturali nell’accesso alle nuove tecnologie. L’obiettivo è recuperare il gender gap attraverso una maggiore presenza femminile all’interno delle start up innovative con posizioni qualificate.

Leadership internazionale: FNI si pone come interfaccia privilegiata verso gli investitori istituzionali in rapporto di collaborazione e pianificazione.

Impatto atteso: l’obiettivo finale è rendere l’Italia sempre più competitiva a livello internazionale, generare lavoro qualificato a moltiplicatore 5.

Per approfondimenti: Imprenditoria femminile e gender gap digitale nell’industria 4.0 

Programma strategico sull’intelligenza artificiale: linee guida 

 

Per le pmi, parte la quarta edizione di UniCredit Start Lab

Le startup e le piccole e medie imprese capaci di proporre progetti e servizi innovativi possono contare su un’iniziativa di UniCredit, arrivata alla sua quarta edizione proprio grazie al successo avuto negli anni scorsi, che vuole aiutare, sostenere ed incoraggiare la nascita di nuove pmi.

Si tratta di UniCredit Start Lab, che, una volta individuati i progetti più meritevoli, attiverà un programma di accelerazione e incentiverà nuovi investimenti.

Nel dettaglio, il bando si rivolge alle startup di meno di cinque anni, oltre che alle piccole e medie imprese innovative e alle persone fisiche con idee imprenditoriali vincenti.
E’ previsto inoltre un programma di accelerazione completo e strutturato in diverse fasi, con iniziative di mentoring e l’assegnazione finale di un premio in denaro.
Inoltre, i progetti innovativi proposti possono riguardare quattro aree distinte, quindi verranno divisi in tre categorie: Innovative Made in Italy, Digital, Clean Tech, Life Science.

UniCredit concede servizi di networking e mentorship, erogando contributi da 10 mila euro per ciascuna delle quattro categorie.

Le domande possono essere inviate entro il 2 maggio 2017.

Vera MORETTI

Aumenta il fatturato delle pmi che introducono nuovi prodotti sul mercato

Una recente ricerca effettuata da Confartigianato ha confermato che il 41,3% delle piccole imprese svolge attività finalizzate ad introdurre innovazioni al proprio prodotto.
Tra queste, ben il 38,8%, che nella totalità rappresenta l’11,1%, ha introdotto un prodotto o un servizio completamente innovativo, anche se si tratta di una percentuale media, con picchi in alcuni settori, come ad esempio il manifatturiero, che arriva a 41,5%, con un aumento di 2,6 punti nell’ultimo triennio analizzato.

Tra le imprese innovatrici, inoltre, il 16,9%, pari al 4,8% delle piccole imprese, ha introdotto un prodotto che rappresenta una novità anche per il mercato internazionale.

Ovviamente, i ricavi generati da questi nuovi prodotti pesano notevolmente sul bilancio aziendale, con una percentuale che arriva addirittura al 17,2%, superiore di 2,6 punti rispetto al 14,6% della media delle imprese da cui si stimano ricavi delle piccole imprese innovatrici generati da prodotti nuovi pari a 25,2 miliardi di euro.

Il 10,1% del fatturato delle piccole imprese è determinato da prodotti introdotti per la prima volta sul mercato di riferimento, quota superiore di 2,5 punti percentuali alla media di 7,6% del totale delle imprese.

In tre anni la quota fatturato da prodotti nuovi per il mercato, è cresciuta di 3,1 punti, aumento diffuso in tutti i settori , ma in particolare, ancora una volta, nel manifatturiero.

Vera MORETTI

Al via il roadshow di Intesa Sanpaolo e Piccola Industria Confindustria

Intesa Sanpaolo prova a far capire alle imprese che le banche non sono degli avversari ma degli alleati nella corsa al business e lo fa con un roadshow congiunto insieme a Piccola Industria Confindustria: “Puntiamo sulle imprese. Per una ripresa oltre le aspettative”.

Il roadshow, che rilancia la partnership pluriennale tra Intesa Sanpaolo e Piccola Industria Confindustria, punta a sensibilizzare le Pmi sulle opportunità che il panorama normativo offre in materia di innovazione.

Il roadshow di Piccola Industria Confindustria e Intesa Sanpaolo toccherà tutto il territorio nazionale per promuovere i contenuti della nuova policy a supporto dell’innovazione e far comprendere alle piccole e medie imprese italiane l’importanza di trasformarsi in Pmi innovative.

Il roadshow si aggancia alle novità introdotte dal cosiddetto Investment Compact, il quadro normativo sviluppato dal governo per realizzare una serie di iniziative a supporto delle Pmi innovative, prevedendo il loro riconoscimento in una sezione ad hoc del Registro delle Imprese ed estendendo loro alcune delle agevolazioni e semplificazioni previste per le startup innovative.

Ecco dunque che in alcune tappe del roadshow di Piccola Industria Confindustria e Intesa Sanpaolo saranno presenti anche il ministero dell’Economia e il ministero dello Sviluppo Economico, che illustreranno alle aziende le opportunità offerte dalla recente normativa in tema di innovazione.

Queste le prossime tappe del roadshow: Vicenza (8 ottobre), Ancona (12 ottobre), Forlì (19 ottobre), Bari (12 novembre), Ivrea (18 novembre).

Al via Start Cup Campania

Chi ha nel cassetto un’idea innovativa e desidera svilupparla, ha tempo fino al 21 aprile per presentarla e partecipare così a Start Cup Campania, il Premio per l’innovazione promosso dalle Università campane che punta a mettere in gara gruppi di persone che elaborano idee imprenditoriali basate sulla ricerca.

Obiettivo di questa business plan competition il cui obiettivo è sostenere l’innovazione tecnologica finalizzata allo sviluppo economico e alla nascita di imprese ad alto contenuto di conoscenza.
Si tratta di una sfida che si trova all’interno del Premio nazionale per l’innovazione (Pni), una competizione analoga organizzata da diverse università italiane, alla quale prendono parte i vincitori delle edizioni locali.

Start Cup Campania offre ben quattro opportunità:

  • un percorso formativo sul business plan per i gruppi che supereranno la fase preselettiva;
  • premi in denaro rispettivamente di 5mila, 3mila, 2mila per i primi tre classificati, più due da mille euro per il quarto e il quinto in graduatoria;
  • partecipazione delle idee vincitrici al Premio nazionale per l’innovazione;
  • misure di accompagnamento alla realizzazione e allo sviluppo delle idee imprenditoriali vincitrici, anche in forma d’impresa, attraverso accordi fra Start Cup Campania ed altri enti.

La competizione è aperta a gruppi di almeno tre persone, che presentino idee innovative in campo scientifico e tecnologico, indipendentemente dallo stadio di sviluppo.

Per prendere parte al concorso è necessario che almeno un componente del gruppo appartenga a una delle Università promotrici o abbia conseguito un titolo di studio presso uno di questi Atenei.

Per candidarsi è sufficiente iscriversi al sito Startcupcampania.unina.it compilando la scheda di descrizione della propria idea di business.

Vera MORETTI

Premiate le 4 imprese toscane più innovative

Sono state riconosciute le quattro aziende vincitrici del Premio Impresa Innovazione Lavoro, tutte molto attive nell’alta tecnologia e premiate dal Consiglio regionale della Toscana, che ha anche istituito questo premio, allo scopo di dare spazio a chi si impegna quotidianamente per far crescere qualitativamente e quantitativamente la propria attività.

Gian Luca Lazzeri, consigliere regionale dell’Ufficio di presidenza dell’Assemblea toscana, ha presentato così il riconoscimento: “Con questo premio abbiamo inteso riaffermare la forza delle idee e della creatività per creare nuovi posti di lavoro e strade di sviluppo. Ci eravamo prefissi e ci prefiggiamo un traguardo ambizioso, che vogliamo raggiungere premiando chi ha saputo coniugare estro, creatività e cultura affinché la nostra regione torni ad essere oltre che culla d’arte e dell’umanesimo, anche terra di saperi tecnologici e di innovazione scientifica che trovino traduzione nel saper fare impresa del nostro territorio”.

Le aziende che hanno partecipato sono in tutto 38, operanti nei vari poli e distretti tecnologici della Toscana. Il criterio di scelta e i riconoscimenti assegnati sono stati illustrati da Fabrizio Landi, presidente della commissione giudicatrice: “Abbiamo seguito i criteri della dimensione di impresa: grande, piccola e media, start-up, della qualità dell’idea, dell’impatto del prodotto e della sua realizzabilità”.

Vincitrice della categoria startup è stata la D-Orbit srl di Sesto Fiorentino, con il progetto di un dispositivo di rimozione per satelliti.
Nella categorie pmi le aziende premiate sono state due: la 01S srl di Sansepolcro (AR) con un progetto per la valorizzazione del patrimonio di informazioni della Pubblica amministrazione attualmente non disponibile e la Philogen Spa di Siena per la sperimentazione clinica di un nuovo farmaco biotecnologico per la cura del melanoma metastatico.
Infine, il premio alla grande impresa è stato assegnato alla Thales Italia Spa di Sesto Fiorentino (FI) per il progetto di una piattaforma integrata per la gestione delle operazioni aeroportuali.

Inoltre, Lazzeri ha ricordato che il Premio rappresenta un’evoluzione del Premio Vespucci, la cui ultima edizione fu quella del 2010, “perché quel riconoscimento premiava le idee, senza la garanzia che quei progetti si trasformassero in produzioni e, quindi, in sviluppo e posti di lavoro”.

Alle aziende sono state consegnate riproduzioni bronzee in scala dell’opera “La Speranza d’Oro”, donate dall’artista Niccolò Niccolai, il quale ha spiegato :“La speranza è l’unica bacchetta magica a nostra disposizione, l’unica che può mettere ordine nel caos così da far nascere progetti di ordine”.

Marco Bellandi, della Fondazione per la ricerca e l’innovazione di Firenze, partner organizzativo del premio, e Rosa Dello Sbarba, intervenuta in rappresentanza dell’assessore allo Sviluppo economico Gianfranco Simoncini, hanno riaffermato l’importanza di aver puntato “su un sistema efficiente di trasferimento tecnologico alle imprese in una logica di integrazione che vede interagire in modo proficuo le Università, le istituzioni territoriali e le imprese”.

Vera MORETTI

Verona supporta le pmi innovative

Le pmi che operano nel settore del marmo, legno, fashion e ICT con sede nella provincia di Verona sono al centro di un progetto promosso dalla Camera di Commercio di Verona attraverso Verona Innovazione.

L’iniziativa, a carattere europeo, si chiama “Open Alps – Open Innovation per le piccole e medie imprese” e vuole sostenere l’innovazione delle pmi residenti in tutto il territorio della Regione Veneto incentivando la creazione di collaborazioni e sinergie volte a trasferire il sistema europeo di “Open Innovation (OI)” nel territorio.

Verranno selezionate 200 imprese locali che potranno usufruire, gratuitamente, di alcuni servizi chiave, come:

  • iscrizione e promozione nella piattaforma Web internazionale di Open Innovation,
  • possibilità di partecipare al premio internazionale per l’innovazione Open Alps,
  • formazione per migliorare i propri processi di innovazione,
  • informazioni per accedere ai finanziamenti pubblici volti a favorire i processi di innovazione.

Saranno poi individuate 50 pmi che potranno avvalersi di un check-up mirato a identificare i fabbisogni e le opportunità per potenziare l’innovazione.
Al termine del check-up, inoltre, saranno scelte 5 imprese destinatarie di un servizio di coaching tecnologico finalizzato all’elaborazione di un progetto di trasferimento tecnologico.

Vera MORETTI

Talenti del Green si diventa

 

Green marketing, pianificazione sostenibile del territorio, project finance per ambiente ed energia. Sono solo alcune delle professioni che vedono il futuro sotto la lente del ‘green’. Cresce l’importanza della Green Economy in Italia: nel 2012 sono state circa 12 su 100, pari a oltre 184mila unità, le imprese che hanno investito in campo ambientale, almeno secondo il rapporto Green Italy 2012.

Ma il settore ‘verde’ significa soprattutto per il nostro Paese crescente dinamicità dal punto di vista occupazionale: nel 2012 infatti circa il 30% delle assunzioni non stagionali programmate dalle imprese del settore privato ha riguardato figure professionali legate alla sostenibilità.

Per una volta tanto, insomma, per l’Italia l’erba del vicino non sembra poi così verde. Ma come nascono e si formano i talenti ‘green’ del futuro?

Infoiva lo ha chiesto a Francesco Perrini, professore di Corporate Finance & Real Estate presso l’Università Bocconi di Milano, e da quest’anno direttore scientifico del Mager, il Master in Green Management, Energy and Corporate Social Responsibility.

Com’è nata l’idea di creare un Master ad hoc dedicato ai futuri professionisti della Green Economy?
L’Università Bocconi svolge attività di ricerca e di didattica sui temi della “green economy” da molti anni, prima ancora che venisse coniato questo termine. Nel 2001 i tre principali centri di ricerca sui temi dell’energia, dell’ambiente e della sostenibilità (IEFE, SPACE – ora confluito nel CRESV – e CERTeT) hanno avviato il Master in Economia e Management Ambientale (MEMA). Dopo 10 anni di ottimi risultati in termini di diplomati (più di 300) e di rapporti con aziende del settore “green”, nel 2012 la Bocconi ha deciso di accettare una nuova sfida e proporre il master in lingua inglese: Master in Green Management, Energy and Corporate Social Responsibility – MaGER. Tra qualche giorno inizierà la seconda edizione del MaGER, ma ci piace precisare che si tratta della XII edizione del nostro master. Il Mager, che si è aggiudicato il 5° posto nella classifica dello “Eduniversal best master ranking” per la categoria “Sustainable development and environmental management”, ha permesso alla Bocconi di piazzarsi davanti a importanti competitor come HEC di Parigi, l’Imperial College di Londra e Yale, sui temi della sostenibilità ambientale.

Quali sono oggi in Italia le opportunità di lavoro nel settore Green?
Se facciamo riferimento alla definizione di Green Job dell’UNEP, sono tantissime le possibilità di lavoro “verdi”:  fonti energetiche tradizionali, risorse rinnovabili, mercato delle emissioni e implementazione dei meccanismi flessibili, carbon finance, certificati verdi, project finance per ambiente ed energia e finanza sostenibile, sistemi di gestione ambientale, rapporti di sostenibilità, green marketing, pianificazione sostenibile del territorio e delle risorse ambientali, gestione dei rifiuti, corporate social responsability.

Il futuro dei vostri studenti sarà più nella grande azienda o nella piccola azienda? O meglio, saranno futuri imprenditori? In Italia o all’estero?
Guardando al passato, gli oltre 300 studenti diplomati dal Mager lavorano sia in grandi aziende multinazionali che operano nel settore energetico (Eni, Enel, Edison, E.On), della consulenza (Accenture, KPMG, PWC), del settore bancario (Unicredit) e della grande distribuzione (IKEA, Autogrill), ma anche in PMI che hanno sviluppato competenze molto specifiche e  svolgono servizi di consulenza per aziende (piccole e grandi) del manifatturiero, delle energie rinnovabili, e molte altre ancora.

Quale è la diffusione delle imprese Green in Italia?
Le imprese che fanno del sostenibile un loro punto di forza si diffondono in modo pervasivo in tutta Italia. Sono stati stilati diversi studi e classifiche, ma in linea generale,  tutti sono in sintonia nel rilevare che la concentrazione massima si ha nel Nord e nel Centro Italia.  Il rapporto GreenItaly 2012, realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere con il patrocinio dei Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, vede la Lombardia al primo posto in quanto ad imprese che investono nelle tecnologie e prodotti verdi. Segnali positivi arrivano, però, anche dal Sud Italia, ad esempio Calabria, Basilicata e Sicilia sono prime nell’imprenditorialità bio secondo l’indice IGE 2012 realizzato da Fondazione Impresa.

Il nostro Paese è all’avanguardia nel settore Green o c’è ancora tanto da fare per migliorare?
L’Italia ha reinterpretato in chiave del tutto particolare la green economy, unendo innovazione, conoscenza, identità del territorio e la qualità del “made in Italy”, che da sempre ci contraddistingue in tutto il mondo, con eco-efficienza,  rispetto dell’ambiente, e valori etici della competitività. Ovviamente lo spazio per migliorarsi c’è sempre, ma la coesione che questo fenomeno ha creato coinvolge migliaia di piccole e medie imprese. Il rapporto GreenItaly 2012 vede segnali evidenti di “eco convergenza” nel nostro sistema: un’ impresa su quattro, infatti, investe in prodotti e tecnologie a basso impatto ambientale ed elevata efficienza energetica.

Quali sono i settori del Green in Italia che ci invidiano di più all’estero?
Senza essere esaustivo, è d’obbligo citare alcuni esempi italiani. Nella prevenzione dei rifiuti, l’esperienza del CONAI è stato in passato un esempio per molti altri paesi stranieri e continua ad essere veicolo di innovazione nella riduzione degli imballaggi. Nel settore chimico italiano abbiamo aziende votate a produzioni attente all’ambiente, che competono nel panorama internazionale: Novamont, MAPEI, Kerakoll ecc. Il settore della moda, un Made in Italy invidiato in tutto il mondo, sta dimostrando di aver intrapreso un percorso non certo irrilevante per ciò che riguarda il miglioramento della sostenibilità ambientale delle proprie produzioni. Infine, visto il territorio e i suoi prodotti, è d’obbligo citare le filiere agricole di qualità ecologica, esportate  in tutto il mondo.

Quale Paese andrebbe invece preso a modello per quanto riguarda la diffusione e la creazione di imprese Green?
Esistono numerose esperienze in diversi Paesi dove è stato possibile sostenere la diffusione e la creazione di imprese green. Un primo esempio è la “regione solare” di Friburgo, in Germania, diventata una delle aree leader al mondo per il fotovoltaico, in termini di produzione e innovazione dei prodotti: una politica industriale e territoriale che è anche una politica ambientale. Un altro esempio è la Corea del Sud dove, nel 2009, i green stimulus funds erano l’80% degli stimulus funds totali, favorendo in particolare la conversione ad una mobilità sostenibile.

Alessia CASIRAGHI

Lazio: 58 milioni di euro alle PMI innovative

Imprese innovative, start up e spin off. Sono questi i destinatari del fondo di 58 milioni di euro stanziato dalla regione Lazio, tramite la Filas e grazie ai fondi europei Por Lazio 2007-2013.

I fondi sosterranno piccole e medie imprese, nonché microimprese del Lazio impegnate nella realizzazione di progetti altamente innovativi. Le aree interessate dal Bando dell’Asse I sono ricerca, innovazione e rafforzamento della base produttiva.

Diverse le entità degli stanziamenti: 4 milioni saranno a disposizione per lo start up di nuove realtà imprenditoriali e di spin-off che valorizzino i risultati di ricerche condotte da università e organismi di ricerca del Lazio, sia pubblici che privati. L’obiettivo è incentivare le spin-off, fenomeno di nascita recente ma che vede la regione Lazio al primo posto per il Centro-Sud e al quinto in Italia. Ai vertici troviamo infatti Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Piemonte, che nell’ultimo decennio hanno dato vita a 46 nuove aziende a partire da progetti di ricerca nati tra università e centri di ricerca italiani.

20 milioni di euro saranno invece destinati al bando co-research, mirato a sviluppare forti sinergie tra sistema della ricerca pubblica e privata e mondo produttivo. I protagonisti in questo caso cono le PMI e le piccole ‘nuove imprese innovative‘, che riceveranno un finanziamento fino ad un massimo di 300.000 euro per azienda. Grazie al bando co-research infatti, le PMI e le piccole e nuove imprese innovative di produzione e di servizi alla produzione – in collaborazione con gli organismi di ricerca – potranno presentare progetti di sviluppo sperimentale e ricerca industriale fortemente innovativi della durata massima di 24 mesi.

Il bando legato alla microinnovazione riceverà invece una fetta di 30 milioni di euro destinati sempre alle micro e piccole imprese. Lo scopo è supportare le aziende con un aiuto pari al 70% dell’investimento ritenuto congruo per realizzare progetti, della durata di 12 mesi, di alta innovazione di prodotto, processo, innovazione organizzativa e marketing. Anche gli investimenti materiali per l’attuazione di progetti d’innovazione potranno essere finanziati con uno stanziamento pari al 50%.

I restanti 4 milioni di euro riguarderanno invece i voucher per l’innovazione delle piccole imprese di produzione o di servizi. Si tratta di un finanziamento pari al 70% da impiegare nell’acquisto di diverse tipologie di servizi: dalla gestione della proprietà intellettuale ai servizi tecnologici, dai sevizi di supporto per utilizzare al meglio il design a quelli per l’aggiornamento gestionale e per la crescita dell’impresa, fino ai servizi per la ricerca dei nuovi mercati.

A.C.