Il Made in Italy conquista Hollywood

 

Sempre più spesso le grandi produzioni hollywoodiane diventano vetrina per le eccellenze del nostro migliore Made in Italy. Moda e accessori di tendenza rappresentano da sempre, meglio se italiani, un connubio esplosivo sui più famosi red carpet da Hollywood a Venezia, passando inevitabilmente per Cannes.

Prada, Tod’s, Ferragamo, Gucci sono solo alcune delle firme più richieste sui set internazionali e le creazioni italiano fanno bella mostra si sé, con abiti, orologi e gioielli indossati impeccabilmente dalle più grandi star del cinema.
Ultimamente Miuccia Prada ha realizzato gli abiti per lo sfarzoso kolossal di Baz LuhrmannIl grande Gatsby“, tratto dal romanzo di Scott Fitzgerald, così come Gucci e Ferragamo saranno protagonisti dell’attesissimo Rush di Ron Howard in uscita nelle sale cinematografiche in questi giorni.

Jacopo Marchesano

Luxottica prima nel fatturato accessori moda 2012

Tra le aziende italiane che operano nel comparto moda ed accessori, le prime della classe, e della speciale classifica stilata da Pambianco Strategie di Impresa, realizzata sui dati di bilancio 2012 su 26 gruppi italiani e 14 stranieri, sono Luxottica, Gucci e Prada.

I primi tre posti sono stati attribuiti a queste tre aziende in base al fatturato registrato nel 2012, che, considerando la somma dei tre brand, raggiunge la cifra di 33,2 miliardi di euro, mettendo a segno un aumento complessivo del 12% rispetto all’anno precedente.
Le tre aziende capoliste, inoltre, sono riuscite a migliorare la redditività, battendo anche i margini dei competitor internazionali.

Luxottica, regina della classifica nonché leader indiscussa del settore occhialeria, ha chiuso l’esercizio 2012 con ricavi per 7 miliardi di euro, seguita da Gucci con 3,6 miliardi e Prada con 3,2 miliardi.
Scorrendo la classifica, gli aumenti più consistenti sono stati registrati per Bottega Veneta (38,5%), Prada (29%) e Moncler (21,5%), i marchi cresciuti maggiormente, mentre rispetto al 2011 sono risultate in calo Replay, Gruppo Miroglio, Geox e Dolce e Gabbana.

Nonostante le buone notizie, sembra però che il 2013 non sia destinato a portare con se altre news incoraggianti, poiché è previsto, come ha confermato Pambianco: “un rallentamento della crescita per effetto di un calo sui mercati emergenti“.
Secondo la ricerca, sia per i gruppi italiani sia per quelli internazionali è stata prevista una crescita del fatturato di appena 3-4 punti percentuali e una redditività in calo del 1-2%.

Vera MORETTI

Scarpe ‘made in… Brenta’

 

Chanel, Céline, Gucci, Prada, ma anche Givenchy, Scervino, Ferragamo e Vuitton. Calzature pronte a fare il giro dei 4 Continenti ma che vengono create, lavorate e rifinite in questo lembo di terra che si estende tra Padova e Venezia. Parliamo del distretto calzaturiero della Riviera del Brenta, un luogo simbolo del made in Italy e di quella tradizione di tacchi e tomaie, suole e pelli che da oltre 50anni danno forma ai sogni di ogni donna grazie alle mani esperte dei maestri artigiani.

Infoiva ha deciso di fare tappa qui quest’oggi per raccontare una punta dell’eccellenza del nostro Paese, grazie alla voce di Siro Bardon, Presidente di Acrib, l’Associazione che raccoglie i calzaturifici del Brenta.

Crisi e nuovi mercati: l’Italia è ancora capace di “fare le scarpe” al mondo?
Sul piano quantitativo la risposta è “no”. Sono ormai diversi anni che la Cina produce oltre il 50% delle calzature esistenti sui mercati. Se guardiamo alla qualità, invece, l’Italia è e resta saldamente al primo posto.

Qual è la situazione delle imprese del vostro distretto? Soffrono, si sviluppano, sopravvivono…?
Il nostro distretto non è un “atollo” del Pacifico. Soffriamo come tutti, sicuramente meno di altri proprio per il posizionamento dei nostri prodotti sul segmento più alto del mercato.

Quante sono le imprese che operano nel vostro distretto? Che cifre muovono in termini di fatturato, indotto, occupati?
Le aziende sono 560; occupano 10.500 addetti; la produzione è di 20 milioni di paia l’anno, esportate al 91%, con un fatturato di 1,7 miliardi di euro.

Secondo lei, quali politiche dovrebbero essere adottate a livello nazionale per difendere l’eccellenza delle calzature italiane dalla concorrenza di bassa qualità?
A livello europeo è necessaria l’introduzione dell’etichettatura d’origine obbligatoria. In altri termini, il consumatore deve trovare sul prodotto il “Made in…”. In attesa di questa direttiva europea in Italia si potrebbero attuare politiche per favorire la tracciabilità dei prodotti. Poi, trattandosi di produzioni ad alta intensità di manodopera, bisognerebbe ridurre il carico fiscale che grava sul lavoro.

Domanda da un milione di euro: qual è il futuro dell’Industria calzaturiera italiana?
Io non ho la sfera di cristallo anche se ho una certezza: quando sarà – spero mai o più tardi possibile – l’ultimo paio di scarpe prodotto in Italia proverrà dalla Riviera del Brenta.

Davide PASSONI